Flash parte prima di quattro
Credo che fossero le prime ore del pomeriggio, non ne sono certo, era il secondo mese del sole, faceva decisamente caldo, per uno come me, nato all’estremo nord, quel periodo è un’agonia. Pensai diverso tempo se fosse giusto quello che avevo in mente, insomma… non avevo mai fatto nulla del genere per una donna, non avevo neanche mai lontanamente immaginato che avrei potuto impegnarmi tanto per poter anche solo sperare di accendere un interesse in lei.
Irina ed io ci eravamo visti solo poche volte, mi aveva concesso qualche passeggiata, mai di sera, sempre di pomeriggio ed al calar del sole se ne andava via, non mi aveva neanche mai concesso il lusso di approfittare dell’atmosfera del tramonto per potermi avvicinare un po’ di più. Manteneva sempre le distanze fisicamente, non le avevo neanche sfiorato la mano, mi domando ancora cosa mi scattò nella testa, non ero un tipo paziente all’epoca, non aspettavo che la tizia di turno decidesse di concedersi dopo qualche moina, le prendevo, alzavo loro la gonna e basta… senza tanti complimenti, perfino la septa cercava di indottrinarmi al riguardo: A che servono le parole? Mettile a novanta e prendi ciò che vuoi.
Sarà che nessuna era mai stata capace di tenermi testa o che inesorabilmente puntavano tutte alla stessa cosa: pensavano che compiacendomi avrebbero avuto qualche tornaconto dal figlio del Lord, qualche volta le accontentavo anche, tanto non mi costava nulla, un diamante o due in meno, non mi avrebbero di certo mandato in banca rotta.
Ad Irina non importava nulla della mia condizione sociale, non le interessavano i miei averi o possedimenti, era una donna intelligente, potevano conversare su diverse cose, come la musica, tempo prima mi aveva chiesto di comporre una canzone, qualcosa di unico che fosse per lei pensato da me, non so quanti spartiti io abbia imbrattato, mi sembrava tutto così banale, tutto così scontato…
ma alla fine riuscii a comporre qualcosa, ci impiegai diversi giorni durante i quali non ci vedemmo, rimasi chino sullo scrittoio ad innervosirmi e poi d’improvviso le note vennero fuori, l’una dopo l’altra…