Devon Balythòn
Mi sto prendendo cura di Elen, decisamente, è dal momento in cui ho iniziato a pulirle la fronte che non ha accennato una parola. Il sudore si inietta sul panno, il quale genera delle macchie trasparenti dalla consistenza oleosa, l'effetto imperlato sul viso della fanciulla svanisce nel nulla. Cerco di sorriderle, peccato che la spossatezza è ancora più evidente rispetto a prima, il risultato è una smorfia allegra mal riuscita, credo di avere abusato dei miei poteri, dovrò resistere finché i guerrieri non saranno pienamente soddisfatti della mia medicina.
La tenda inizia a riempirsi di gente, gente estranea e gente conosciuta... immediatamente i miei occhi rimbalzano su un ragazzo muscoloso, di età superiore alla mia, credo di averlo frequentato un sacco di volte.
Colui che mi ha cresciuto più della mia famiglia, colui che grazie ai suoi insegnamenti divenni un uomo dalle tante risorse belliche e uno dei buoni soldati di corte. Già, la corte... da bambino l'ho sempre associata a un luogo dei divertimenti più che a un luogo raffinato e dalla massima importanza, cosa che mi ha fatto letteralmente cambiare idea quando mi resi conto della gente che la popolava. Una massa di pettegoli, sapevano tutto su tutti. Io no, ero l'ultimo a sapere le cose, perfino l'argomento della morte familiare, sono sempre stato dell'opinione di piangere sulla spalla di qualcuno e di rimanere con i piedi piantati per terra. Ma poi arriva il momento in cui la tua personalità cambia incredibilmente, distruggi gran parte della dignità che ti appartiene perchè hai l'istinto di mandare tutto a quel paese, e come se non bastasse ti lasci prendere dalla disperazione dedicandoti alla prostituzione. Quel ragazzo, purtroppo, ero io.
Per me, la corte è un luogo zeppo di ricordi che preferirei eliminare del tutto. Mi faccio schifo solo a pensarci, i miei occhi sono pronti ad impregnarsi di lacrime amare, lacrime che implorano pietà agli Dei per essere divenuto quel mostro intenzionato a soddisfare i propri istinti sessuali.
La sua voce mi chiama, attira la mia attenzione... non posso mostrarmi così debole davanti agli occhi di tutti, perciò strofino gli occhi con la manica della giacca e mi volto verso il pubblico con un'aria seria, anche se un sorriso mi viene spontaneo sfoggiarlo
“Devon! Sei… sei cresciuto” «Già, Drako...» dico in un sussurro piegando gli angoli della bocca all'insù per simulare un sorriso, in effetti sono passati tre anni dal nostro ultimo incontro, non me lo ricordavo così robusto. Mi poggia una mano sulla spalla, ricambio con piacere il gesto ma con una leggera titubanza poichè mi sento fin troppo osservato da tutta questa gente. Dovrò abituarmi...
“Sembri affaticato, c’è del cibo pronto in pentola se hai fame, spero sia andato tutto bene in questo viaggio. Hai conosciuto Elen? La nostra guaritrice Vanya” lo ringrazio sorridendo ancora con un cenno d'assenso, ora che ci penso sono giorni che non metto qualcosa tra i denti, credo che a breve ci farò un pensierino.
Ma la cosa che mi fa sorprendere è la parola
Vanya... oh, adesso capisco il motivo per cui ho certe somiglianze con la ragazza! Mamma mi raccontava spesso delle sue vere origini, discendeva proprio da questa tribù; quindi ci potrebbe essere una possibilità che io e la fanciulla potremmo essere parenti, ma ne dubito fortemente, poichè la sua era una discendenza piuttosto lontana, magari lei e i genitori di Elen avevano un cugino o uno zio in comune. Nonostante ciò, il mio cognome rimarrà Balythòn per sempre, come imposto da mio padre. Un'altra presenza si fa viva qui dentro, da qui s'intravede il... cavallo di prima?
Sul manto è inciso il nome di Larieth a caratteri cubitali... cos'è, un regalo per la fidanzata? Drako non sembra gradire la presenza dell'animale, senza ombra di dubbio. Egli ordina all'uomo barbuto di farlo sloggiare, proprio qui s'intromette Ryuk con un'altra frase che mi fa storcere un po' il naso
“Posso cucinarci il pranzo per domani, la carne di cavallo è saporita con un contorno di patate novelle” Meglio sparire per il momento, voglio godermi un po' di solitudine. Piuttosto, andrò a mangiare una bella scodella di cibo da quel pentolone laggiù, lontano da occhi indiscreti...