Tatto. Stringere le mani della donna, mentre crolla a terra in un pianto disperato.
Il corpo è scosso da fremiti, come se un essere misterioso si fosse impossessato di lei, ed il volto è sconvolto dal dolore.
L'uomo, ancora in piedi, dietro la moglie, ha le mani sul viso, nel vano tentativo di coprire le lacrime che stanno rigando il suo volto. Continua a ripetere, con la voce scossa dai singhiozzi, che ciò che è accaduto non è possibile. Continua a domandarsi come può essere accaduto tutto questo, a chiedersi il perché di tanta crudeltà, perché li ha abbandonati in quel modo. Ora, tra le mani, stringe il recipiente contenente le ceneri della sua
amata figlia scomparsa.
Udito. Ascoltare le loro grida, le loro domande, i loro dubbi, i loro lamenti. Il loro dolore. Le orecchie si riempiono della loro sofferenza e dei loro tormenti e ciò
le spezza il cuore.
Vorrebbe alleviare la loro pena, ingannare il loro dolore, ma non ha questo dono. Come non ha avuto il potere di riportare a casa la loro
figlia, sana e salva. Di proteggerla e di prendersi cura di
lei, proprio come aveva giurato a se stessa di fare da quando non erano che due bambine indifese.
Vista. Osservare la mano della donna che scivola via dalla
sua, come se fosse priva di forza e di vita. Vedere l'uomo che, ancora con il volto bagnato di lacrime, si inginocchia accanto a lei, nel tentativo di starle accanto.
Ora la mano è sul cuore e stringe forte il petto, quasi nel voler afferrare l'organo che, se fino a qualche minuto fa era colmo di preoccupazione ed ansia, ora è pieno di dolore e disperazione, per poterlo strappare via dal petto.
Poi, improvvisamente, la donna perde i sensi sotto ai suoi occhi, tra le braccia del marito.
Gusto. Assaporare le lacrime che
le colano lungo la guancia, solcano le
sue labbra e muoiono nella
sua gola.
Hanno un sapore amaro, acre come la delusione che avverte nel
suo animo e la rabbia che pulsa all'impazzata nel
suo cuore. Si morde il labbro inferiore con collera e dopo pochi secondi avverte chiaramente il sapore metallico del sangue sulla lingua. Il sangue che ha imbrattato la
sua armatura il giorno della battaglia. Il sangue della sua
migliore Amica. Di sua
sorella. Chiude un attimo gli occhi ed un'immagine affiora nella sua mente: il
cavaliere cade a terra ed il
suo sangue schizza sul volto della
giovane elfa che, con un rapido gesto della lingua, si pulisce le labbra. Ora è il
suo sangue che cola nella
sua gola. Il sapore della vendetta.
Olfatto. Fiutare l'odore di morte che aleggia nell'aria. Il familiare aroma di dolci appena sfornati che, fino a qualche mese fa, inondava la stanza e che da bambina poteva inalare a pieni polmoni, ora è svanito e non tornerà mai più. La donna, destata dall'apparente sonno,
la lega in un abbraccio e solo in quel momento un intenso profumo di lavanda
le invade le narici.
Forse non sentirà mai più quel dolce profumo. Né qui, né altrove. L'odore della morte non potrà mai più abbandonarla.
Le lacrime bagnano ancora i loro volti, ma tutti e tre sono consapevoli che è giunto il momento di separarsi. Non sanno se e quando potranno incontrarsi di nuovo, ma i loro cuori, sebbene colmi di dolore, rabbia e disperazione, saranno legati in eterno. La morte, per uno strano scherzo del destino, li ha uniti in un legame indissolubile.
Stringono la
giovane ancora una volta, sussurrandole parole di incoraggiamento e prudenza.
Vorrebbero che fuggisse con loro, che si allontanasse per sempre da questa guerra che già ha arrecato loro tanto dolore, ma devono lasciarla andare. Non possono far altro che restare a guardare, mentre si allontana silenziosa nella notte.