Apro gli occhi lentamente.
I primi raggi del sole filtrano nella tenda, creando dei piacevoli giochi di luce. Credevo che non sarei riuscita a chiudere occhio, ma stranamente... ho dormito bene.
Forse è stata in assoluto la prima volta, da quando sono qui, che son riuscita a farmi un sonno continuo, che ho abbassato la guardia.
Mi alzo abbastanza velocemente e mi metto a sedere. Mi sento... bene. Energica, sicura di me... quasi ottimista, oserei dire. L'allenamento notturno mi è stato di grande aiuto.
Non ho ancora idea di come riuscire a gestire il dolore che ho dentro, ma avere la consapevolezza che anche una persona come
lui, che a vederlo sembra che niente e nessuno possa nemmeno lontanamente scalfirne i sentimenti (dopo la sorprendente scoperta che... sì, anche
lui ha dei sentimenti!!!!), abbia difficoltà ad affrontare la sofferenza... mi fa sentire meglio.
Non che avessi bisogno di questo confronto per capirlo razionalmente, ma dentro di me... non saprei descriverlo... è come se il mio cuore avesse compreso soltanto ora che tutti soffrono.
Che tutti sono costretti a vivere in questo mondo, a sopravvivere al dolore... al male.
Le immagini di morte e distruzione affiorano di nuovo nella mia mente, ma decido di bandirle nel preciso istante in cui mi alzo dal pagliericcio: non per sempre, so che sarebbe impossibile, ma almeno per oggi. Non devo pensare ad altro se non alla battaglia. Devo rimanere calma e concentrata.
Mi tremano le mani quando afferro l'armatura: l'ultima volta che l'ho indossata io...
lei... Stringo saldamente la mano destra con la sinistra. Non è il momento di tremare e di abbandonarsi al dolore.
Ho avuto tempo per piangere, quello potrei continuare a farlo anche per tutta la vita, ora è giunto il tempo di lottare. Non importa cosa accadrà. Cosa mi faranno. Cosa dovrò subire.
Come stanotte: finché avrò fiato nel mio corpo continuerò a combattere. Costi quel che costi.
Mi infilo l'armatura, distogliendo volontariamente lo sguardo dai residui di macchie di sangue ormai secco. Riesco a muovermi con agilità. Non sembra, ma è piuttosto comoda.
Raccolgo i capelli in una coda, faccio un respiro profondo ed esco dalla tenda, per dirigermi verso quella del
mio compagno. Spero di non incontrare nessuno perché non sono in vena di chiacchiere.
Non sono praticamente mai in vena di chiacchiere, ma oggi più del solito.
Faccio pochi passi ed eccolo uscire dalla tenda.
Ci scambiamo uno sguardo d'intesa e poi lo seguo in silenzio verso il Glados, continuando a ripetermi nella testa le parole che ha pronunciato solo poche ore fa. Ad attenderci c'è
Drako che, dopo aver poggiato una mano sulla spalla del
mio compagno, ci rivolge delle parole d'incoraggiamento.
Gli rivolgo un sorriso appena accennato, un cenno di assenso con la testa e... ok... sono pronta.
Posso farcela. Devo farcela. Andrà tutto bene. Tornerò a casa sana e salva. Sì.
Lui tornerà, sicuro. Io? Ehm... io...
"
Facciamogli il culo"
Un sorriso affiora spontaneo sul mio volto.
"
Andiamo!"
Torneremo entrambi. Insieme.