Il giorno seguente Irina mi invitò a casa sua e mi sembrò un gran passo avanti per noi, fino a qualche tempo prima mi era concesso, al massimo, attenderla sulla soglia delle scale, a volte anche per interminabili minuti. La casa era modesta, eccessivamente modesta, almeno per i miei standard, la mia era una questione di abitudine, non mi ritenevo un altezzoso figlio di papà, forse un po’, ero comunque decisamente lontano dall’aspirante contadino che mi ritrovo ad essere oggi, ma credevo che ambienti così piccoli non bastassero neanche per la servitù. Mi guardai bene dal dimostrare la mia sorpresa, certo che dall’esterno erano più che intuibili le dimensioni dell’abitazione, ma trovarmici all’interno me lo fece sembrare ancor più claustrofobico, se possibile. Il Padre non c’era, se ricordo bene, credo fosse lontano a curare qualche trattativa per il commercio dei suoi prodotti ortofrutticoli, e cercai di ricacciare indietro l’ipotesi che io fossi stato invitato unicamente per questa assenza. Conoscevo poco Elysa, probabilmente non ci eravamo mai scambiati parole che andassero oltre un saluto, a volte mi ero limitato a semplici cenni del capo, non che badassi più tanto a lei in fin dei conti, quella era la prima volta che mi ci avvicinavo. Mangiammo la torta, era buona, nulla di eccezionale, ma ne presi due fette per far piacere ad Irina, l’aveva fatta lei ed avevo intenzione di ingraziarmela in ogni modo mi fosse concesso farlo. Terminata la seconda porzione, decisi di tira fuori dalla tasca il ciondolo, l’avevo fatto incartare per bene e glielo porsi
“Un pensiero da parte di tua sorella e mia”
Irina puntò lo sguardo su di me, era decisamente perplessa da quel gesto improvviso e dalle mie parole, mi sembrò persino di notare commozione nel momento in cui i suoi occhi si posarono sul ciondolo e sentii di aver guadagnato punti nei suoi riguardi. Quasi non guardai Elysa, il regalo l’avevo fatto a lei, ma fondamentalmente m’importava poco della sua reazione, osservavo unicamente Irina.
“E’ molto bello”
sentii queste parole venir pronunciate con un tono diverso, da quello che conveniva ad una persona soddisfatta da un dono, sembrava quasi scocciata, neanche imbarazzata o sorpresa, mi parve che la cosa non fosse per niente gradita. Irina notò il mio sguardo mutare e si apprestò a poggiare la sua mano sulla mia, con l’intento di farmi calmare
“E’ il suo modo di reagire alle sorprese, ci farai l’abitudine”
Alzai un sopracciglio, decidendo di prendere per buone le sue parole, non avrei comunque detto nulla che mancasse di rispetto alla festeggiata, ma il mio disappunto era più che visibile. Irina si alzò dalla sedia e si congedò un istante per andare a rinfrescarsi il viso, lasciando me ed Elysa soli. Cominciai a tamburellare con le dita sul tavolo, perdendo lo sguardo nell’ambiente, il piccolissimo ambiente, quindi feci due o tre volte il giro della stanza con gli occhi, prima che la ragazza attirasse la mia attenzione
“Io so chi sei, Ryuk Leithien” puntai lo sguardo su di lei e chinai il capo verso destra, mostrando un sorriso forzato, all’epoca possedevo ancora la mia naturale dentatura, non quella acuminata di oggi
“Chi non lo sa?”
Risposi io spavaldo.
“Appunto"
Rispose lei sporgendosi verso di me.Imitò il mio gesto col capo con tale sfrontatezza, che mi trattenni a stento dall’afferrare il piatto nelle mie mani e farglielo mangiare. Non capii cosa intendesse, non continuammo la discussione, Irina tornò e decisi di finirla li, mangiando l’ennesimo pezzo di torta, ovviamente quella notte non conclusi nulla.