DAHMER GRAY
Elen sta per lasciare la tenda, il suo saluto mi suona ancora imbarazzato, potrei ancora trattenerla, mi basterebbe niente, ma non lo faccio. E' la cosa migliore per me lasciarla andare. Valerius, però, interrompe questa specie di commiato poco convinto, confuso, combattuto. Sì, è decisamente meglio che io dia ascolto al nonno piuttosto che cedere ai miei istinti. Mi annuncia che si sta recando a Capo Tempesta e che questo deve restare un segreto a meno che la sua assenza non si faccia troppo prolungata. In quel caso, mi dà l'incarico di riferirlo a Drako. Si accorge solo dopo della presenza di Elen, rimedia a questa leggerezza promettendole aiuto per le terre del suo popolo. Lo guardo curioso e allo stesso tempo ammirato. E' un uomo giusto, sta senz'altro facendo la cosa giusta. Sarà certamente un Lord migliore di Aiden per Capo Tempesta e quelli come lui rendono ancora più onorevole e importante la causa di Drako. E' poi così difficile essere come lui? Immensamente. Almeno per quelli come me. Potremmo al massimo esserlo per imitazione, che non riuscirebbe nemmeno troppo bene. Valerius cerca di salvare la sua terra, quella in cui è cresciuto nonostante vi abbia trovato odio, rivalità, morte. O quasi. Dall'altra faccia della medaglia ci sono io, invece, che ho distrutto tutto ciò che odiavo. Io che sono lo sterminatore dei Dreth e nelle cui vene scorreva solo vendetta. Giustizia... le parole di Vicent mi echeggiano in testa fastidiose, insulse. La mia non sarà stata giustizia, ma la vendetta era un mio diritto. La mia rivalsa. E' stato davvero così? Che mi ritrovo in mano? Se Drako sapesse... non avrei nemmeno una testa sul collo. Ma non potevo lasciare impunito chi mi ha torturato per anni, chi mi ha ignorato per anni. Erano tutti colpevoli, sì. Tutti, ma non Selene. Tutti, ma non quelle sacerdosse al tempio. D'altro canto sono un assassino e di nuovo la voce di mio cugino si fa fastidiosa. La scaccio via con l'annuire della testa alle parole di Valerius: "Non dirò nulla, anche perchè qualcosa mi dice che tornerai, nonno" gli dico con un mezzo sorriso. Esco dalla tenda e vado al tavolo, vi scorgo la Princy tutta sola soletta: dei guerrieri del Kratoning ancora niente. "Non sono ancora tornati?" le domando poggiandomi al tavolo con i gomiti. La osservo, la fisso serio. Ha qualcosa di diverso. La scruto meglio, piego la testa di lato. Assottiglio gli occhi... sì, ha qualcosa di diverso in faccia. Oh! Ma ha i capelli corti! Non sta male, anche se preferisco i capelli lunghi, li trovo più femminili, ma immagino che quelle con quel faccino come il suo stiano bene pure pelate. "Ti stanno bene i capelli" commento, aggiundendo poi "comunque, l'importante è che piacciano a tuo marito, in fondo. A proposito, dov'è?". La mia domanda suona distratta, al vero sono distratto, c'è qualcosa che mi mette a disagio ma non so bene cosa. Quella voce... le parole di quel broccolo. Forse menare le mani mi aiuterebbe a spegnerle.