Trascorsero pochi mesi da quando Irina aveva accettato la mia proposta, dovevamo attendere ancora pochi mesi, forse quattro o cinque e finalmente la casa a Faradorn sarebbe stata pronta, sapeva che me ne volevo andare il più lontano possibile, ma non le avevo ancora accennato alla casa che stavo costruendo per il nostro futuro. Ci incontravamo ormai tutti i giorni e le notti che trascorrevamo l’uno accanto all’altra erano ormai costanti, come fossimo già sposati, nessuno al Castello Nero badava troppo alla mia assenza, anche perché non mancavo mai di farmi vedere di giorno da mio Padre, avevo retto la sceneggiata per tutto quel tempo, fingendo di aver accettato il suo diniego alle mie nozze, qualche volta mi ero persino fatto sorprendere mentre sfogliavo il libro delle casate. Una sera mi recai a casa di Irina, ricordo che vidi delle persone attraverso la finestra che dava sulla sua camera, oltre lei ed Elysa c’erano altre due donne, così entrai e non badai troppo ai formalismi, visto che lei era a letto, pensai che stesse poco bene e mi allarmai velocemente.
“Ryuk…” Esclamò Elysa appena mi vide, aveva una espressione strana, il volto sbiancato e gli occhi lucidi, il verde dei suoi occhi era ancora evidente con quel contorno che si faceva sempre più rosso nell’osservarmi, ma dopo poco sorrise, anche se mi parve tremendamente forzato.
“Lasciateci soli per favore” Mi voltai verso Irina, mentre le donne uscirono rapidamente dalla stanza, così mi accomodai sul letto accanto a lei, cercando di capire cose stesse accadendo
“Se stai male posso chiamare i migliori guaritori del regno, non temere” Per tutta risposta prese la mia mano e la portò sul suo ventre, per poi poggiarci la sua sopra. Non capii, non riuscivo a collegare fino a quando non vidi i suoi occhi brillare
“Saremo presto una famiglia” sgranai gli occhi incredulo, mi pietrificai all’istante, non sapevo come reagire, non sapevo cosa fare e per un momento rabbrividii con uno strano pizzicore alle gambe, probabilmente pensai di andarmene, ma non lo feci. Restai seduto accanto a lei con una presa di coscienza che si faceva sempre più forte: avrei avuto una mia famiglia con la donna che amavo, sarei diventato padre e mai e poi mai avrei permesso che i miei figli crescessero come me.
“La nutrice ha detto che sono gemelli” non era raro nella linea di discendenza Leithien che ci fossero casi di parti gemellari, non me ne sorpresi troppo, anzi, la gioia che stavo provando raddoppiò, ero così felice che non riuscii a contenermi, scoppiai a piangere sembrando uno sciocco e la strinsi a me. Quella notte dormii con lei al mio petto e la mano sul suo grembo, anche se troppo presto, mi illudevo di riuscire a trasmettere ai bambini la mia presenza a far sentire loro quanto desiderassi conoscerli.