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  1. #3041
    GdR Master L'avatar di Eclisse84
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reietti

    Ryuk Leithien


    Ricordo pochi eventi felici nella mia vita, pochi che vale la pena di vivere realmente, nonostante ogni cosa abbia preso una piega negativa. Fino ai sette anni avevo ancora lei accanto a me, anche se accanto… non è prettamente la parola corretta, ma almeno c’era la sua presenza, se non sapessi per certo che fosse una strega, che anche il suo animo era permeato da qualcosa di oscuro, giurerei che la sua natura fosse tutt’altra, mi calmava come nessuno, mi sentivo tranquillo, in grado di resistere a mio Padre, era la stessa sensazione che provavo in presenza di Rickard, ma nel suo caso era solo a causa della sua aura persistente. Non ho mai smesso di sperare di avere un minimo di rapporto anche con mio Padre, nonostante fosse palese la sua incapacità genitoriale e quella costante pesantezza con la quale ho imparato a convivere. Mia madre aveva un potere che nessun altro possedeva, qualcosa che non ho mai capito, fino a quando Auron mi guardò negli occhi in quel modo, nel giorno in cui gli tolsi sua madre e sua sorella, non saprei neanche spiegare cosa a parole, a gesti o in qualsiasi modo si possa esplicare qualcosa. E’ stata come una crepa che si aperta e non si è più chiusa, una finestra attraverso la quale ho iniziato a vedere altro, cose che non immaginavo, ma che mi piaceva osservare oltremodo. Era come se avessi vissuto sempre in una stanza buia e per la prima volta avessi aperto la finestra, la quale affacciava sulle alte montagne verdi, con lo spettacolo dei colori del sole a rifrangersi sulla superficie di un lago. Perché restare al buio, quando avevo un tale spettacolo da ammirare?



    Ora è come se fossi costretto a stare su di una sedia, con le gambe e le braccia legate, senza potermi alzare, senza poter arrivare a quella finestra, la vedo, so che c’è, so cosa si vede attraverso di essa, ma posso viverne solo il ricordo. Dopo aver vissuto da padre, dopo essere stato chiamato in questo modo da un figlio che mi reputava tale, ora mi sento come se quella stanza mi fosse crollata addosso mattone dopo mattone, ne sento chiaramente il peso e non riesco ad alzarmi da dove mi trovo. Non mi rendo neanche conto immediatamente della presenza di qualcuno, delle mani sulle mie a spostarle dal viso



    non apro subito gli occhi, ma quando lo faccio metto a fuoco il viso di Esperin, mi guarda con occhi tristi, lucidi, forse compassionevoli, ma non mi importa, l’istinto mi porta a fare qualcosa che lei mi anticipa. Mi stringe in un abbraccio ed io mi lascio andare, lentamente i muscoli delle spalle si sciolgono e mi sento meno rigido, così come la morsa allo stomaco si attenua ed il mal di testa si allevia.



    La stringo ancor più a me, senza farle nel male e porto la testa nell’incavo del suo collo, mi abbandono ad una sensazione piacevole che sgomita e per un solo istante penso che tutto si potrà sistemare, una illusione che probabilmente la mia mente vuole costruirsi, un pilastro che ancora non è caduto sulla mia testa, per aiutarmi ad affrontare quel che resta di questa guerra. Resto fermo sentendo i battiti del cuore che si regolarizzano, assieme al fiato che si era fatto sempre più veloce, il profumo dei suoi capelli è lo stesso che sentito ieri alla valle… come posso dimenticarlo.



    “Gli ho detto di Mayla, ma non la verità su sua madre, non deve sapere cosa ha fatto, deve odiare solo me, non avrei mai dovuto avvicinarmi a lui e farlo soffrire in questo modo. E’ cresciuto come speravo, almeno questo… mi fa sentire meglio”
    non piango, gli occhi sono tornati asciutti anche se il gonfiore persiste. La mano scivola sulla schiena di Esperin in una carezza, non so neanche perché lo sto facendo, mi fa sentire in un altro modo, come avrei voluto essere. Respiro più profondamente mentre la testa resta nell’incavo del suo collo e l’altro braccio la tiene stretta a me.



    Altre sensazioni sopraggiungono rapide, come il desiderio di baciarla ancora, di stringerla per tutta la notte senza pensare a nient’altro, ma freno ogni impulso, non alzo il capo verso di lei per evitare di perdere la lucidità ed avvicinarmi più del dovuto, non voglio farle ancora del male. Ma anche se mi freno, le mie braccia dicono altro, come il modo che ho di stringerla

  2. #3042
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reietti

    Esperin Raeghar


    Resto in silenzio e ad occhi chiusi stringendolo tra le mie braccia e liberando la mente da qualsiasi pensiero, sento solo il desiderio di calmarlo e di non farlo sentire solo anche se da come si comporta sembra lui il primo a volerlo essere. Ricambia il mio abbraccio e poggia la testa nell'incavo del mio collo, istintivamente ancora ad occhi chiusi poggio la testa sulla sua e con la mano salgo ad accarezzargli i capelli mentre sento il suo corpo rilassarsi e lasciarsi andare tra le mie braccia, smette di singhiozzare ed i battiti del suo cuore rallentano mentre il suo respiro si regolarizza col mio.



    Sento che sta un po’ meglio, la mia aura è forte ed in questi momenti aiuta molto, sono felice di averlo seguito e di aver visto il suo comportamento con Auron come anche di essere rimasta qui per lui nonostante non sia facile per me stargli vicino mettendo da parte i miei sentimenti. Dovevo farlo, non potevo lasciarlo da solo dopo quello che è successo in quella cascina e dopo aver visto quanto gli abbia fatto male. Lo stringo ancora e sento che lui fa lo stesso, non voglio pensare più a niente ma solo vivere questo momento. “Gli ho detto di Mayla, ma non la verità su sua madre, non deve sapere cosa ha fatto, deve odiare solo me, non avrei mai dovuto avvicinarmi a lui e farlo soffrire in questo modo. E’ cresciuto come speravo, almeno questo… mi fa sentire meglio” lo ascolto in silenzio anche se non comprendo le sue parole, probabilmente c’è tanto di questa storia che non mi ha detto e che forse non è mio diritto neanche sapere, forse da come parla le colpe non sono solo sue ma anche di Irina. Sento una stretta al cuore nel sentire il nome di sua figlia, vittima innocente di questa follia incomprensibile e mi chiedo se abbia fatto bene a nascondere la verità a suo figlio, qualunque essa sia, soprattutto arrivati a questo punto.



    Sento la sua mano scivolare sulla mia schiena in una carezza mentre con l’altra continua a stringermi a sé e mi sembra di percepire nuovamente quel coinvolgimento da parte sua di cui mi ero convinta negli ultimi giorni, quel desiderio di contatto e di vicinanza che non sono riuscita ad evitare di provare anch'io nei suoi confronti. Tutte quelle sensazioni tornano a colmare per un singolo istante quel vuoto che ho sentito abbracciandolo ma come un tornado mi travolgono per poi andare via nuovamente, scacciate dalla consapevolezza che probabilmente si sta comportando in questo modo solo perché non ha le forze di stare da solo dopo quello che è successo ed ha bisogno del sostegno di qualcuno. Vorrei tanto illudermi che non sia così, vivere questo momento e restargli vicino come se in quella valle non fosse accaduto nulla, come se il suo passato ed il gesto che ha compiuto non influissero sull'opinione che ho adesso di lui, ma non posso e neanche ci riesco.



    Le sue parole, il suo tono e la verità che mi ha rivelato su sua figlia si ripetono continuamente nella mia testa come un ammonimento a mantenere il controllo di me stessa ed a comportarmi razionalmente. Mi irrigidisco e dopo un respiro profondo sciolgo l’abbraccio, abbasso lo sguardo e metto distanza tra noi restando però ancora seduta per terra.



    Dovrei tenere per me questa domanda forse troppo personale ma non ci riesco, è più forte di me e sento di aver bisogno di saperlo per non impazzire “Perché l’hai fatto?



    Alzo nuovamente lo sguardo su di lui in attesa della sua risposta, così da dare finalmente un senso e mettere un punto a tutta questa storia.

  3. #3043
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reietti

    Ryuk Leithien


    Arrendermi a questo abbraccio è stato istintivo, naturale, come se le sue braccia così esili fossero un rifugio sicuro per me, una strana e confortante sensazione di benessere, qualcosa che ho già avvertito in sua compagnia diverse volte. Resto fermo con il capo ancora appoggiato al suo collo e sento la sua testa sulla mia, non posso fare altro che ricordarmi dei giorni passati e della valle, qualcosa al quale non è facile sottrarmi. Esperin si allontana sciogliendo l’abbraccio ed in quell’istante sento nuovamente il vuoto, il benessere si affievolisce, ma non si annulla, mi rendo conto che la sua sola presenza mi aiuta come mai avrei potuto pensare e quel che covo per lei non è poi così gestibile come speravo. Si siede accanto a me, non c’è contatto, qualcosa che desidero, ma che mi freno dal cercare, comprendo che probabilmente è l’ultima cosa che vuole, se si è avvicinata a me sarà per spirito compassionevole, come avrebbe fatto suo padre, eppure una parte di me non smette di pensare alla frase che mi ha detto ieri, quella che mi ha scatenato quei ricordi e mi ha portato ad allontanarla da me.“Perché l’hai fatto?



    La sua domanda mi coglie di sorpresa e volto gli occhi di scatto verso di lei, mi rendo conto solo ora di aver parlato troppo, di aver aggiunto qualcosa che avevo omesso nel mio discorso, ho persino pronunciato il nome di mia figlia, non lo facevo da troppo tempo. Abbasso lo sguardo nuovamente e mi strofino gli occhi ormai secchi, il naso fa male, ma è un dolore sopportabile. Cosa dovrei fare? Dirle tutto? Cosa potrebbe cambiare? Vedrebbe l’altro lato della verità, potrebbe giudicarmi in un altro modo, cosa che non voglio, è meglio per lei che mi stia lontana. Irrigidisco la mascella, come se la mia bocca fosse serrata, come se non avessi intenzione di parlare e proseguire il discorso, come se tutto quello che avevo da dirle si fosse consumato alla valle in una verità che le ho buttato in faccia, ma quella stessa verità non può avere giustificazioni, è questo che mi rende la persona meno adatta a lei. Il comportamento di Irina non potrà mai essere una attenuante per ciò che ho fatto a mia figlia e, probabilmente, se mi libero anche di questo peso con lei, raccontandole la realtà, le cose rimarranno uguali ad ora. Smetto di digrignare i denti e prendo un profondo respiro, ma gli occhi restano a fissare la terra “Irina Tyrell avrebbe potuto ottenere qualsiasi cosa volesse, non era un tipo da farsi mettere i piedi in testa, le piaceva condurre il gioco e chi le stava attorno era solo una pedina per raggiungere ciò che desiderava.”



    Parlo con tono freddo come se questa parte del discorso non mi toccasse, ormai ho imparato a collocare quella donna nel posto giusto della mia mente, ben lontana dall’ideale che mi ero creato di lei “Tutto ciò che c’è stato tra noi non è stato altro che un suo piano, per mettere le mani sui diamanti della mia casata” faccio un attimo di pausa “sembra il cliché di un romanzo da quattro soldi” volto il capo verso di lei e decido di raccontarle le cose come sono andate



    “Si è infilata nella mia vita un passo alla volta, ogni sua azione era ponderata e mirata a farmi crollare ai suoi piedi: il suo cercarmi, ma ritrarsi, concedersi poco alla volta e poi allontanarmi, la sua consapevolezza da donna matura in confronto al ragazzino che ero a poco più di diciassette anni… in pochi mesi era riuscita a farmi il lavaggio del cervello, così comunicai a mio padre la decisione di sposarla, ma ovviamente quel che ottenni fu solo una grossa risata. Quando lei lo seppe non reagì troppo male, ma aveva già il suo piano di riserva… mi rendo conto di essere stato un immenso stupido a non capirlo prima. Il nostro rapporto prese un’altra piega, Irina non si era mai concessa a me del tutto, improvvisamente sembrò che non ne avesse mai abbastanza, rimase incinta facilmente. Auron e… Mayla, erano la sua assicurazione,i nipoti di Tywin Leithien, così somiglianti a me, cos’altro potevano essere per lei? Mio padre ha sempre voluto che io gli dessi degli eredi, non di certo per spirito paterno, puoi immaginare da sola il motivo. Un giorno, mentre stavo andando da lei, la sentii parlare con la sorella, e ti assicuro che se non bastasse il modo che aveva di ironizzare su me, il modo in cui parlò dei bambini fu pari a merce di scambio, non c'era nulla di materno nel suo discorso. Non ci ho visto più: ho perso ogni briciolo di lucidità, ogni brandello della mia scarsa ragione si è dissolta nel nulla e la rabbia è diventata così incontenibile e che dopo essermi scaraventato su ogni cosa trovassi a portata di mano, dopo aver… ucciso sua sorella e soffocato lei, mi sono ritrovato con…”
    mi manca l’aria e abbasso nuovamente lo sguardo



    “con loro tra le braccia e…” respiro profondamente chiudendo gli occhi “… il resto lo sai. Auron è sopravvissuto per miracolo. L’ho portato lontano da me, l’ho abbandonato ad una coppia di contadini che si sono presi cura di lui, non meritava una vita accanto a me, gli avevo già tolto troppo dalla nascita.” Gli occhi tornano a pizzicare, ma questa volta riesco a trattenermi



    “Sono andato da lui poco fa, non gli ho detto la verità su sua madre, su come lei lo considerasse, non c'era bisogno di farlo sentire peggio. Gli ho detto che è morta di parto ed io non mi sentivo in grado di occuparmi di lui e di sua sorella, così ho compiuto un gesto disperato. Adesso non sentirà il bisogno di vendicare una mia probabile morte, suo padre è l'uomo che l'ha cresciuto, non io"

  4. #3044
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reietti

    Esperin Raeghar


    Ryuk si volta di scatto nella mia direzione come se non si aspettasse la mia domanda, probabilmente l'agitazione del momento e la mia aura lo hanno portato ad aprirsi più di quanto volesse ed adesso preferirebbe non averlo fatto. Per qualche istante resta in silenzio e si strofina gli occhi ancora gonfi ed arrossati ma ormai asciutti e sembra indeciso, pensieroso, fin quando la sua mascella non si irrigidisce, segno che probabilmente non ha altro da aggiungere su questo argomento.



    Istintivamente porto una mano al suolo così da darmi la spinta per alzarmi dato che non è il caso che stia ancora così vicina a lui ma prima che possa farlo lo sento riprendere a parlare. Nomina Irina, la madre dei suoi figli, con un tono freddo e distaccato che da subito mi lascia spiazzata. La dipinge come una donna fredda e calcolatrice che utilizzava le persone come pedine di una scacchiera al fine di raggiungere i propri obiettivi e da questo, in parte, intuisco cosa possa essere successo tra loro, come mi confermano subito dopo le sue parole “Tutto ciò che c’è stato tra noi non è stato altro che un suo piano, per mettere le mani sui diamanti della mia casata” i diamanti... tutto ruota sempre attorno a quelle stupide pietre, come se fosse la sua personale maledizione “sembra il cliché di un romanzo da quattro soldi” alzo lo sguardo ed incrocio il suo, sembra intenzionato a continuare il discorso e resto ad ascoltarlo senza dire nulla mentre parola dopo parola mi descrive quello che è successo.



    Le tattiche e la consapevolezza di quella donna, che neanche merita di essere definita tale, che poco alla volta è riuscita a raggirarlo nel tentativo prima di farsi sposare e poi di restare incinta così da dare degli eredi a Tywin e garantirsi i vantaggi della posizione che ne sarebbe derivata, i suoi sentimenti calpestati e ridicolizzati con la sorella ed il suo trattare i suoi stessi figli semplicemente come merce da scambio, come se fossero la sua personale assicurazione per una vita agiata. "Non ci ho visto più: ho perso ogni briciolo di lucidità, ogni brandello della mia scarsa ragione si è dissolta nel nulla e la rabbia è diventata così incontenibile e che dopo essermi scaraventato su ogni cosa trovassi a portata di mano, dopo aver… ucciso sua sorella e soffocato lei, mi sono ritrovato con…” abbasso lo sguardo e lui fa lo stesso, i miei pensieri entrano in conflitto tra di loro sia nell'immaginare il dolore che deve aver provato nel veder crollare tutto quello in cui credeva e sia per la consapevolezza di cosa stia per dirmi, di quello che ha fatto subito dopo aver ucciso loro due “con loro tra le braccia e…”



    Serro i pugni ed indurisco lo sguardo mentre lo sdegno per quello che ha fatto a sua figlia torna a prendere il sopravvento rendendo insignificante tutto il resto, come è ovvio che sia “… il resto lo sai. Auron è sopravvissuto per miracolo. L’ho portato lontano da me, l’ho abbandonato ad una coppia di contadini che si sono presi cura di lui, non meritava una vita accanto a me, gli avevo già tolto troppo dalla nascita” resta in silenzio e prendo un respiro profondo cercando di elaborare le sue parole, di fare ordine tra i pensieri contrastanti che affollano la mia mente in questo momento collegandoli con un filo logico. Il suo gesto non potrà mai avere attenuanti, non potrà mai essere perdonato e perdonarsi per averlo compiuto, sarà un peso che porterà sulla coscienza per tutta la vita ed anche oltre, niente potrà mai cancellarlo. Parlandomene mi ha però permesso di capire cosa abbia fatto scattare la sua follia, cosa lo abbia portato a spegnere qualsiasi barlume di ragione macchiandosi di questo crimine orrendo ed adesso almeno so che i suoi discorsi su Auron erano veri, che non erano stati creati appositamente per darmi un'immagine di lui che non rispecchiava la realtà come ero arrivata a pensare, so che l'amore che ha sempre mostrato per lui era sincero. “Sono andato da lui poco fa, non gli ho detto la verità su sua madre, su come lei lo considerasse, non c'era bisogno di farlo sentire peggio. Gli ho detto che è morta di parto ed io non mi sentivo in grado di occuparmi di lui e di sua sorella, così ho compiuto un gesto disperato. Adesso non sentirà il bisogno di vendicare una mia probabile morte, suo padre è l'uomo che l'ha cresciuto, non io" non dico ancora nulla, non so neanche se ci siano parole adatte e forse neanche dovrei aggiungere altro ed intromettermi, lo osservo soltanto per qualche istante riflettendo su quanto siano differenti l'uomo che ho davanti ora di cui conosco gli errori più gravi ed i tentativi di fare la cosa giusta per il figlio che ama, l'uomo che credevo di conoscere ieri prima che accadesse tutto, l'uomo senza speranza di redenzione che mi ha dipinto lui e quello semplicemente privo di coscienza e di diritto di vivere che conoscono tutti. Leggo talmente tante realtà differenti ora nei suoi occhi dorati e finalmente alla luce di quello che so riesco a collocare tutte le cose che penso, o quasi, al loro posto. "Quello che hai fatto è ingiustificabile" mi ritrovo a dire quasi senza accorgermene, con lo sguardo basso ma la voce ferma e sicura "come lo è quello che ha fatto Irina" come può una donna comportarsi in questo modo, posso arrivare a comprendere il tentativo di raggirare qualcuno per soldi ma trattare in questo modo i propri figli, provare gioia alla loro nascita solo nel constatarne i colori ed i tratti simili al padre... è una cosa ignobile e deplorevole che fatico persino a ritenere possibile, Auron non dovrebbe neanche chiamarla madre.



    Non riesco a non pensare a come possa essersi sentito quando le parole della donna che amava e per la quale stava andando contro la propria casata hanno mandato in frantumi tutte le sue certezze, la speranza di essere riuscito finalmente a crearsi una famiglia sua, lontana da Tywin, dall'Adamantem e... da quei diamanti maledetti che hanno condizionato tutta la sua vita, ed a come possa sentirsi ora nell'essere cosciente di aver distrutto tutto ciò che ne restava con le proprie mani. Mi sento quasi stupida ad aver creduto che potesse provare determinati sentimenti per me, dopo un'esperienza del genere probabilmente non riuscirà più a legarsi ad una donna ed anche se fosse non credo di voler più essere io quella donna, non dopo tutto questo "E' vero che Auron non meritava di crescere accanto al Ryuk che eri a vent'anni, ma non meritava neanche di crescere accanto ad una madre che non andrebbe neanche definita tale, né di vivere una vita come la tua al Castello Nero con Tywin. E' cresciuto bene e tu gli sei stato vicino in questi anni, a modo tuo. Anche se ora lo hai allontanato, se gli hai dato una ragione più che valida per farti odiare e probabilmente lo sta facendo davvero, ci sarà sempre una parte di lui che rimpiangerà quello che avevate, non sarai mai solo uno che ogni tanto passava a trovarlo"



    Incrocio le braccia attorno alle gambe e distolgo nuovamente lo sguardo dal suo "credo che meriti di sapere la verità" su di lui, su sua madre e su quello che è successo... prima che la guerra finisca e corra il rischio concreto di non poterglielo dire mai più "troppe volte hai già scelto per lui."

  5. #3045
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reietti

    Ryuk Leithien

    Probabilmente dovrei sentirmi sollevato nell'aver raccontato ogni cosa, dovrei sentirmi meglio, con un peso in meno a gravare sulla mia coscienza, in realtà mi sento all'esatto opposto, come quando si viene scoperti e si è costretti a raccontare qualcosa che si preferiva tenere per sè. Non che Esperin mi abbia costretto, assolutamente, mi è venuto naturale raccontarle la verità, nonostante cosa è accaduto ieri alla valle, le avevo narrato i fatti in modo da allontanarla da me, in modo che lo shock fosse così forte da non dare spazio a ripensamenti o a probabili giustificazioni nei miei riguardi, ma ormai è certo che non ha più intenzione di tornare, meglio per lei... è quello che volevo per la sua sicurezza, anche se tenerla ad un passo, come stiamo ora, mi fa ribollire lo stomaco "Quello che hai fatto è ingiustificabile, come lo è quello che ha fatto Irina"



    Se esistesse un termine ancor peggiore sarebbe quello più adatto, ho sempre creduto che non ci fosse donna peggiore di mia nonna, la crudeltà rinchiusa in un corpo esile, dagli occhi che risucchiano l'anima e lei, le anime, le dannava con un solo sguardo, ma Irina... Irina è stata una maledizione, una disgrazia che non auguro a nessuno, ha giocato e basta, non sopporto di rivede i suoi occhi in Auron, è come se lei vivesse ancora attraverso lui, ma per sua fortuna è totalmente diverso "E' vero che Auron non meritava di crescere accanto al Ryuk che eri a vent'anni, ma non meritava neanche di crescere accanto ad una madre che non andrebbe neanche definita tale, né di vivere una vita come la tua al Castello Nero con Tywin. E' cresciuto bene e tu gli sei stato vicino in questi anni, a modo tuo. Anche se ora lo hai allontanato, se gli hai dato una ragione più che valida per farti odiare e probabilmente lo sta facendo davvero, ci sarà sempre una parte di lui che rimpiangerà quello che avevate, non sarai mai solo uno che ogni tanto passava a trovarlo"



    Non riesco a sollevare lo sguardo, queste sue parole mi riscaldano da un lato e mi trafiggono dall'altro, perché la verità è che so quanto Auron ci tenga a me, mi ha fatto sentire un padre amato e questo non sarebbe accaduto se io fossi stato come mio padre, ma questo mi fa anche paura, perché nonostante tutto Auron potrebbe commettere ugualmente un gesto sconsiderato. Non so più dove sbattere la testa "credo che meriti di sapere la verità" Volto il viso verso di lei e resto in silenzio, dirgli la verità... dopo che gli ho mentito per l'ennesima volta guardandolo negli occhi? Anche se questo potrebbe significare un ricongiungimento... ma no, sarebbe come zappare sulle intenzioni che ho verso di lui, non potrà mai avere una vita serena se resta legato a me "troppe volte hai già scelto per lui." Mi alzo in piedi e mi ripulisco i pantaloni dalla terra "Hai ragione"



    Le dico con un fil di voce, cos'altro potrei dirle? Che è vero, ha realmente ragione, ma non la ritengo la cosa giusta da fare. "Probabilmente gli parlerò quando questa guerra sarà conclusa, se mi sarà possibile" la mia ultima alba sarà quella che segnerà il giorno del nuovo regno o del nuovo capitolo di quello attuale, non avrò modo di parlargli in ogni caso. "Grazie... come sempre"



    Le dico con tono mesto, prima di voltarmi e raggiungere la mia tenda.


  6. #3046
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reietti

    Esperin Raeghar


    Ryuk resta ad ascoltarmi in silenzio con un'espressione consapevole che diviene più dura quando nomino Irina e subito dopo più triste e rassegnata quando invece parlo di Auron. Sono certa che sia cosciente dell'amore che suo figlio nutre per lui e del fatto che non svanirà nonostante questa discussione come lui vorrebbe, certe cose superano l'orgoglio e la ragione e lo so bene, altrimenti non sarei qui con lui adesso, non lo avrei seguito e non sarei rimasta bloccata a pochi passi del Glados dopo averlo visto in quello stato, ma non me ne pento ed anzi sono contenta di averlo fatto sia perchè ne aveva bisogno e sia perchè ora so come stanno le cose.



    Resta ancora in silenzio e solleva il busto per tornare in piedi, mantiene lo sguardo basso e sembra riflettere sulle mie parole, sul consiglio di rivelare ad Auron quello che è successo diciotto anni fa lasciandolo libero di scegliere se allontanarlo o, eventualmente, perdonarlo perchè la scelta dovrebbe essere solo sua.



    "Hai ragione" torno a guardarlo mentre si alza in piedi, mi ha dato ragione ma la sua espressione sembra dire altro, sembra confermarmi che la sua decisione è rimasta la stessa e che non dirà niente a suo figlio perchè convinto che questo sia il modo più sicuro per permettergli di avere una vita serena dopo questa guerra. "Probabilmente gli parlerò quando questa guerra sarà conclusa, se mi sarà possibile" scelgo di non aggiungere altro dato che mi sono già intromessa abbastanza nonostante sappia che non crede nemmeno lui a queste parole, limitandomi ad annuire poco convinta.



    Probabilmente lo farebbe davvero, gli parlerebbe e cercherebbe di recuperare il loro rapporto, il problema è che è certo che non ne avrà la possibilità, mi ha sempre detto che è convinto che al termine di questa guerra morirà, che pagherà il conto col proprio passato e nonostante io cerchi di non pensare a queste parole o a questa eventualità non posso negare di sentire lo stomaco contorcersi al solo pensiero. "Grazie... come sempre" non rispondo alle sue parole, mantengo lo sguardo basso e le braccia ancora poggiate sulle ginocchia continuando a riflettere su tutto quello che è successo, sulle cose che mi ha detto e sulle mie risposte. Sento i suoi passi allontanarsi, quell'andatura che ormai conosco bene ma che stanotte mi sembra diversa, più pesante "Ryuk" mi ritrovo a chiamarlo prima che si allontani, perchè mi rendo conto di volergli dire un'ultima cosa.



    Ritiro la mano che mi accorgo di aver proteso nella sua direzione e torno a volgere lo sguardo verso il lago, senza guardarlo. Gli ho detto quello che penso di ciò che ha fatto, quello che penso della decisione di mentire ad Auron per la sua sicurezza, ma non gli ho detto che "mi dispiace per quello che hai passato nella tua vita" e non è pietà o compassione, semplicemente un dato oggettivo che mi procura una stretta al petto... se non bastasse l'aver visto morire la propria madre davanti ai propri occhi di bambino, il non averla potuta vivere come un figlio vorrebbe a causa dei soprusi di Tywin, l'essere cresciuto accanto a quell'uomo, se così lo si può definire, sperando fino alla fine di ricevere un minimo gesto paterno da parte sua.



    Ma questo, Irina, sua figlia... non riesco neanche ad immaginare quanto possa essere devastante un'esperienza del genere e non so come si possa superare o reagire alle parole di quella donna ed a cosa ne è seguito, è da una parte comprensibile anche se non giustificabile che tutto questo abbia avuto conseguenze negli anni. Aspetto che vada via e resto seduta ad osservare il lago, prendendo un altro sassolino per farlo rimbalzare sull'acqua.

  7. #3047
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reietti

    SAGE BLOODBORNE

    La ragazza Alinor mi apostrofa ironicamente come poco esperto anche di inchini ed in effetti è così, sono un ragazzo di campagna che fino a poco tempo fa era indegno anche solo di guardare negli occhi una dama di sangue nobile! Il mondo non dovrebbe essere diviso in ricchi e poveri, nobili e contadini, ma dovrebbe essere un posto dove tutti possono condividere quello che hanno con il proprio vicino, un posto in cui nessuno debba soffrire perchè non ha nulla ed invidiare chi ha tutto, scavare tra i rifiuti per mangiare ciò che il ricco ha gettato via senza tanti complimenti ed è questa l'idea che voglio portare avanti con Drako e i reietti.
    Rido alla sua battuta, ma poi lei si fa seria e mi risponde che si certo ha paura. Provo a confortarla circondandole la spalla con una mano, mentre con la coda dell'occhio vedo Elen avvicinarsi con una bottiglia di idromele.
    Alinor racconta di essere stata la vincitrice di una delle battaglie tra le fila dei reali e ritiro d'istinto la mano, ma lei sembra non andarne fiera, quindi le sorrido, mandando giù l'idromele e facendo cenno con la mano di non preoccuparsi.
    "Oh, io ... la prima e unica battaglia è stata un vero successone: mi hanno tagliato un braccio, il mio compagno è fuggito scomparendo nel nulla ed abbiamo perso."
    Mi chiede di Dahmer.
    "Dahmer è ..." - un bastardo nel vero senso della parola? Uno che ti uccide il cucciolo di casa senza farsi problemi? L'ultima persona al mondo con cui vorresti restare su un'isola deserta? - " ... è un ottimo combattente. E' forte e tenace, non si arrende mai. Sarà un fantastico compagno con cui andare in battaglia."
    Sorseggio ancora l'idromele guardando Elen, poi di nuovo Alinor: non sono mai stato circondato da così tante belle ragazze.
    Sorrido


  8. #3048
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reietti

    Esperin Raeghar


    Le ore stanno passando e presto sorgerà l'alba, sta per iniziare una nuova battaglia e non sono affatto tranquilla nel sapere che dovrà scendere Alinor nonostante sappia che è molto forte e tenace, avrei preferito combattere io... mi avrebbe anche aiutata a pensare meno ed a concentrare le mie energie in quello che è importante al momento. Sono rimasta qui sulla riva del lago senza fare niente, continuando a lanciare sassi nell'acqua ed osservandoli mentre affondano, non ho voglia di stare in compagnia né di tornare in tenda. Ho ripensato molto alle parole di Ryuk, a quello che è successo in passato ed a quello che ha detto ad Auron e nonostante non sia convinta che abbia fatto la scelta giusta mentendogli non posso fare a meno di pensare che almeno lui ha avuto il coraggio di affrontarlo, di chiarire le cose prima che questa guerra finisca e prima di non averne più forse la possibilità. Io invece? Che giudico gli altri, che mi intrometto in questioni che non mi riguardano... cosa ho fatto? Ho procrastinato l'inevitabile, un chiarimento che avrebbe dovuto avvenire subito, forse ancora prima della mia fuga. Non ho mai avuto il coraggio di parlare con Lantis da quando sono qui, di guardarlo negli occhi e spiegargli le mie ragioni, inizialmente non volevo rischiare che la rabbia cieca gli facesse compiere qualche stupidaggine davanti ai saggi, poi probabilmente perchè avevo paura di quello che avrei visto... o che non avrei visto più, perchè sono cosciente che davanti avrò un'altra persona ora rispetto al fratello amorevole dei miei ricordi. Mi ritrovo a camminare verso la mia tenda evitando di farmi notare, entro e trovo quasi subito la sacca di Alinor con dentro i ricordi della mia famiglia che custodivo del cassetto delle mie stanze. Prendo un ritratto, è quello che cercavo per convincermi di stare per fare la cosa giusta, e sfioro i contorni delle figure con nostalgia e tristezza. Era una bella famiglia la nostra, l'affetto che ci legava e che sento tutt'ora è forte nonostante la morte e nonostante la guerra, nessuno avrebbe mai potuto immaginare quali eventi avrebbero scosso le nostre vite eppure tutto questo va fatto e le conseguenze vanno affrontate prima di non averne più occasione. Inoltre... Lantis ha diritto di sapere, come ne aveva diritto Efrem, non posso tenergli nascosta una cosa del genere anche se Drako non approverà questa mia decisione. Prendo una pergamena e ne approfitto per scrivere poche semplici righe che forse mi serviranno al termine dell'incontro, o forse no... è talmente paradossale tutta questa situazione che non so più cosa ritenere reale e cosa solo frutto della mia immaginazione. Ripiego la missiva in tasca e torno nei pressi del Glados "Rem tene, verba sequentur" chiudo gli occhi e dopo un profondo respiro attraverso il portale.

  9. #3049
    GdR Master L'avatar di Eclisse84
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reietti

    Ryuk Leithien

    Continuo ad avanzare nonostante la frase di Esperin, le dispiace per cosa ho passato nella mia vita, se vita la si può definire, avrei potuto averla più semplice, essere un Leithien non ha esclusivamente dei risvolti negativi se riesci a prendere il meglio di una vita come quella che ti offre il casato: denaro, rispetto ottenuto dall'assoggettamento, possedimenti e donne a volontà, la mia vita poteva essere più semplice se non avessi pensato a complicarmela da solo.



    Mio Padre era quel che era, avrei dovuto capirlo molto tempo prima, se potessi tornare indietro nel tempo sussurrerei la verità alle orecchie del bambino che ero, lo stesso con gli occhi foderati dalla seta nera e viola di un casato tanto potente, rappresentato da un uomo tanto temibile ed ora capisco che Auron, dal suo racconto di bambino, non è stato tanto diverso da me, era fiero di quella figura che mi rappresentava, così come lo sono stato io di Tywin.



    Avrei dovuto provare a piantargli una lama nel petto ogni volta che me ne fosse concessa l'opportunità, ma non ci ho mai provato, non ci ho neanche mai pensato veramente fino a qualche tempo fa, era quel che rimaneva di una famiglia degenerata, ma pur sempre famiglia, lui non ha mai tenuto la guardia alta, era consapevole di quanto fossi debole e che non avrei mai avuto il coraggio di ucciderlo, ero la sua vergogna anche per questo.



    Mi sono ritrovato a commettere errore su errore per non essere come lui, non cercavo neanche di essere migliore, solo diverso... ed ho finito per far alimentare comunque l'abominio della casata, le voci che giravano sul mio conto erano persino peggiori di quelle su mio padre, la sua figura era comunque legata ad una forma di rispetto, un uomo ligio ed austero, io il folle senza controllo dal quale stare lontano.



    Cosa posso pretendere? Che mi si veda per quel che vorrei essere da un giorno all'altro? Nonostante ciò il passato torna e non posso annullarlo, nè per Auron e neanche per Esperin. L'unica nota felice in tutta questa storia, è che ho trovato uno scopo a questa vita, qualcosa che non ha nulla a che vedere con i diamanti ed il casato. Probabilmente non mi importa neanche di morire, mi troverei disorientato se la lama di uno dei tre non calasse sul mio capo, cosa mi rimarrebbe più? Quale scopo avrei ancora? E perchè mi ostino a farmi queste domande?



    Ogni volta che parlo con Esperin mi sento in difficoltà, quella idea sciocca di noi due non mi abbandona ancora, resistere all'impulso di tornare da lei diventa sempre più flebile, mi domando se ne valga veramente la pena, se ancora una volta io stia sbagliando, come ha detto lei stessa, sto togliendo la possibilità ad Auron di scegliere, così come la sto togliendo a lei e per cosa? Per mie convinzioni, perchè ho scelto di proteggere qualcuno che probabilmente è più forte e saggio di me, non è forse questo che fa un padre o un marito? Capisco solo ora che il mio scopo, il mio unico desiderio è che loro siano la mia famiglia.

  10. #3050
    sim dio L'avatar di valuccia85
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reietti




    Mi sono allenata ininterrottamente per ore, eppure non riesco ancora a percepire la stanchezza.
    Sono troppo tesa e confusa per cercare di riposare e so che se provassi a stendermi, nel vano tentativo di chiudere gli occhi anche solo per un paio d'ore, senza riuscire a riposare... sarei ancora più nervosa.



    Stringo forte Earine nella mia mano e dopo il solito rituale, lascio che si dissolva dalla mia presa. Sono stanca di continuare a scoccare frecce senza uno scopo ben preciso e francamente non mi sento nemmeno così motivata da continuare con questo addestramento incessante. A cosa serve, dopotutto?
    La guerra è ormai giunta al termine e quasi sicuramente non avrò più occasione di affrontare i miei nemici sul campo di battaglia, perciò... ma sì... basta così. Almeno per oggi. L'alba è vicina, ormai.
    Forse potrei prepararmi una tisana per cercare di rilassarmi un po'.



    I rimedi naturali non hanno mai funzionato con la sottoscritta, ma... perché non provare?
    Magari stavolta potrebbe anche funzionare.
    Mi dirigo lentamente verso l'infermeria. Mi sento decisamente svogliata ed apatica.



    Come se la confusione e la tensione non fossero già abbastanza. Sto per superare l'ultima tenda, così da raggiungere il calderone, quando una fitta lancinante alla testa, mi blocca sul posto.

    "Cazzo!"

    Si può sapere cosa sta succedendo adesso? Ho sempre sofferto di disturbi psicosomatici, è vero, ma... cavolo... che dolore. E poi... è... è passato? Non riesco a capire...
    Ok, qua ci vuole un bidone di tisana, un bicchiere non basterebbe di certo.
    Raggiungo l'infermeria, mentre sono ancora intenta a massaggiarmi le tempie.

    "Passiflora - sussurro mentre afferro le varie erbe - camomilla, tiglio, valeriana e... la lavanda. Tanta lavanda."

    Mentre sono intenta a triturare le erbe, la vista si annebbia per un attimo.
    Quella fitta è stata decisamente troppo forte ed ancora riesco a sentirne gli effetti.
    Afferro un bicchiere e dopo aver richiamato il mio potere per riempirlo fin quasi all'orlo, inserisco la miscela di erbe al suo interno.

    Distruzione -Previa concentrazione si è in grado di generare all’interno della propria mano, una quantità controllata di acqua, la quale può essere lanciata con forza contro l’avversario, causandone danni da impatto:
    Esperto - Tempesta acquatica – Ogni mano genera una sfera di acqua dal diametro di un metro, le quali roteano in sensi opposti. Vengono lanciate contemporaneamente e quando colpiscono, stringono l’avversario in una morsa schiacciandolo e strisciandoci contro con forza. Provoca escoriazioni, danni da urto e contusioni - usato a livello allievo
    Non ci vorrà molto e dovrebbe essere un intruglio piuttosto efficace... con tutta la lavanda che ho usato.
    Sicuramente l'effetto sarebbe maggiore se avessi utilizzato dell'acqua calda, ma già non sopporto le tisane e solo l'idea di berla calda... bleah. Non voglio nemmeno pensarci.
    Afferro il bicchiere ed esco a passo svelto dalla tenda per dirigermi in direzione del lago.



    Ho bisogno di quiete e di silenzio e sicuramente la tranquillità del lago fa al caso mio.



    Una volta raggiunta la meta, mi siedo quasi vicino alla riva ed inizio a sorseggiare lentamente la tisana.
    Ottimo. Fa davvero schifo.



    NB. Chiedo ancora scusa per l'assenza, ma con l'università non ho proprio tregua in questo periodo.


    Ultima modifica di valuccia85; 13th March 2016 alle 23:55

 

 

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