E’ questa, vero? E’ questa la felicità… non è così? Non ne sono del tutto convinta: perché mi sento così felice, ma, al tempo stesso, avverto questa viscerale sensazione di paura, contorcersi dentro di me?
Nel preciso istante in cui ho chiuso la tenda e mi sono abbandonata tra le sue braccia e persa nei suoi occhi, tutto il mondo… ogni… ogni cosa… ha improvvisamente perso di significato. E’ come se avessi trattenuto il respiro,intrappolato nel mio petto, per tutta la vita e solo quando le labbra di Dahmer si sono unite alle mie… solo quando i nostri corpi si sono legati l’uno con l’altro… solo in quel momento… l’aria ha ripreso a circolare prepotentemente nei polmoni, provocandomi un intenso bruciore al torace. Stranamente non è affatto una sensazione spiacevole. Eppure… ho paura. Paura che tutto questo possa finire, paura di non poter provare mai più delle emozioni simili, paura di… di perderlo.
La serenità ed il senso di completezza che percepisco in questo momento… è… è Amore… vero?
E’… è per lui. E’ solo per lui. E’ sempre stato solo per lui.
Il suo sorriso, i suoi baci, il modo di stringermi… questo… tutto questo… è per me? E’ solo per me?
Quando si sdraia accanto a me. Quando mi abbraccia. Quando mi accarezza i capelli. Quando poggio delicatamente la testa sul suo petto. Quando con la mano sinistra inizio ad accarezzare dolcemente il suo braccio, per poi cercare di intrecciare la sua mano destra alla mia. Quando chiudo gli occhi per concentrarmi sul battito del suo cuore. QUESTO. Questo… siamo NOI. E’… è vero. Qui. Ora. Adesso. Siamo noi.
“
Niniel... sono felice... ora, con te, qui... sono felice. Vorrei tanto che il tempo si fermasse e fossimo sempre così... per te... è lo stesso?”
Si esprime con un tono così dolce e con delle parole che, soltanto ora realizzo, ho desiderato per tanto tempo. Sorrido felice, mentre tengo ancora gli occhi chiusi. Subito dopo sollevo la testa, cerco prima il suo sguardo, poi le sue labbra e lo bacio con tutta la delicatezza e la dolcezza di cui sono capace.
“
Ti basta come risposta? - domando con tono affettuoso, per poi baciarlo ancora una volta -
Lo vorrei. Con te. Dico davvero…” concludo in modo serio, ma sempre amorevole.
Mi giro, mettendomi a pancia sotto, senza staccare mai i miei occhi dai suoi.
“
Tuttavia - riprendo con tono scherzoso -
dopo ciò che è successo, intendo… dovremmo conoscerci un pochino meglio, non credi? Insomma… non abbiamo seguito proprio un percorso convenzionale, ma questo non significa che non possiamo iniziare a conoscerci meglio adesso, no? Ed io… io vorrei veramente conoscerti, Dahmer. Anche la cosa più stupida ed insignificante… tutto… ogni cosa che ti riguarda è importante per me… anche… non so… - sussurro alzando gli occhi verso l’alto, come a cercare ispirazione -
qual è il tuo gusto preferito di gelato, per esempio”
Mi guarda con espressione divertita, per poi replicare: “
Vengo da Aeglos, ho un buon rapporto coi gelati”.
Ride e non posso fare a meno di ridere a mia volta. E’ così piacevole parlare con lui, lo è sempre stato quando abbiamo affrontato discorsi seri anche in passato.
“
Ho i capelli verdi e vengo dal nord, non può che piacermi la menta”
Sorrido. Sono felice che abbia accettato di fare questo piccolo gioco con me. Forse è stupida come cosa… oppure infantile, ma è così bello conoscere qualcosa di lui.
“
Io adoro la nocciola, invece. – affermo con un sorriso -
Quando festeggerai il compleanno?” il mio sguardo torna su di lui.
Resta in silenzio per un tempo che sembra interminabile, con espressione cupa.
Ok. Ho detto qualcosa di sbagliato. Come al mio solito. Sto per chiedergli scusa, quando risponde alla mia domanda…
“
Il mio compleanno ricade il giorno della fondazione di Dohaeris... il 25 del primo mese della neve... non l'ho mai festeggiato, quest'anno dovrei fare 21 anni. Non hai tanta voglia di festeggiare un compleanno in cui hai perso tua madre in quel modo così feroce". Conclude per poi sorridermi con espressione addolcita.
“
Perdonami. Sono stata una stupida… avrei dovuto riflettere prima di rivolgerti una domanda così cretina. Cambiamo argomento, è meglio… ecco… qual è il tuo sogno più grande?”
Sto parlando frettolosamente, con una palese nota di eccitazione ed imbarazzo nella voce, me ne rendo conto… giuro che me ne rendo conto, ma non posso farne a meno. La felicità può essere così travolgente?
“
I sogni sono cose molto ambiziose e quasi impossibili vero? Bhe... sogno... che la gente mi guardi per come sono, non più per come ero. Per questo ho promesso a Sage che lo aiuterò alla fattoria dopo la guerra... non potrò mai riparare al male che ho fatto, ma per lo meno cercherò di vivere in modo onesto, come questa guerra e la fazione dei reietti mi hanno insegnato"
Partirà, quindi. Con Sage. Avrebbe dovuto dirmelo, no? No. Forse no. Forse pretendo troppo? Dopotutto cosa sono per lui…
“
Ora concentriamoci sulla guerra, quando saremo sicuri di avere un futuro, parleremo ancora” replica subito dopo. Credo abbia colto la mia espressione dubbiosa.
“
A proposito, dovremmo rientrare, dobbiamo prepararci per l'assedio a Luna di Diamante”
Mi rendo conto solo adesso che, effettivamente, si è già fatta sera, quasi notte direi. Dobbiamo rientrare e pure alla svelta: i guerrieri potrebbero tornare da un momento all’altro e potrebbero aver bisogno di me. Delle mie cure.
C’è sempre Elen al campo eh, ma avere un aiuto in più, in un momento delicato come questo, non fa mai male. Elen. Fare male. Guarda un po’ il caso. Lo so… so che ha parlato con lei, che si sono chiariti e che, da quanto ho capito, sono rimasti anche in buoni rapporti, ma non posso fare a meno di pensare alla reazione di Elen non appena… non appena capirà che io… che… Dahmer… che noi… Noi. Sembra ancora un sogno poter parlare di un noi.
Perché siamo un noi, giusto? Cioè… siamo una coppia? Non lo siamo? Come… come funziona adesso? Si deve dire o fare qualcosa? Cavolo… detesto trovarmi in situazioni simili, quando non so cosa fare… cosa dire. Non credo, tuttavia, che siamo una coppia: vuole andarsene, no? Direi che non siamo decisamente una coppia. Però ha detto che parleremo del futuro non appena la guerra sarà finita. Forse… forse allora siamo una coppia. Miseriaccia… che palle!!!
“
Devo avvertire i miei… fratelli. Tornerò per parlare con lui. Devo farlo, lo so, ma non ora. Esperin e Ryuk potrebbero tornare da un momento all’altro ed aver bisogno di noi. Questo… questo può aspettare…” affermo con voce tremante, mentre tengo lo sguardo basso.
Dovrei riuscire a liberarmi di questo strano ed assurdo senso di imbarazzo con lui, ma ancora non ci riesco ed i pensieri che da qualche minuto affollano la mia mente… non aiutano di certo. Proprio no.
E dovrei alzarmi. Ora. E vestirmi. Subito. Eppure… vorrei… cavolo… vorrei restare qui con lui. E’ tutto ciò che vorrei in questo momento. Ma non posso. E non devo e non voglio essere egoista,viviamo una situazione precaria, ora più che mai, e non è certo questo il momento per abbandonarsi al romanticismo, per quanto lo vorrei.
Dobbiamo essere pratici. Mi alzo dal letto e mi rivesto in fretta, cercando di coprirmi il più possibile per non mostrare troppo il mio corpo. Ormai è inutile, me ne rendo conto, ma è più forte di me.
“
Devo lasciare un biglietto a mio… al Re. Inizia a prepararti… torno subito…” accenno un sorriso imbarazzato, afferro della carta e dell’inchiostro, scrivo poche righe ed esco velocemente dalla tenda, per poi richiuderla alle mie spalle.
L’accampamento è apparentemente deserto, ma solo ora, illuminato dalla luce delle fiaccole, mi rendo conto di quanto è grande: non ci sono solo tende, ma anche delle casette in pietra… devono essere accampati qui da parecchio tempo. E non è mai venuto a cercarmi. O forse avrà tentato e non sarà riuscito a trovarmi? E’ possibile.
Stringo saldamente il messaggio nella mano destra, mentre continuo a camminare lentamente nel villaggio, guardandomi intorno. Sono nervosa. E’ come se… non so… come se ci fosse una presenza accanto a me… non riesco a capir…
“
Ti sei persa, per caso?”
Non presto attenzione alle parole. Nel preciso momento in cui ho avvertito una mano afferrarmi per una spalla, l’ho agguantata istintivamente ed ho usato il mio corpo per sollevare ed atterrare un… un… elfo. Un ragazzo. Sembra molto giovane.
“
Cavolo, ma sei matta?! Che problemi hai? Volevo solo darti una mano!” borbotta con tono palesemente scocciato, mentre si rialza lentamente. Non è caduto effettivamente a terra, ma è riuscito a rotolare sulla spalla destra ed a rimettersi in piedi senza troppe difficoltà. Agile, non c’è dubbio.
“
Darmi una mano? Muovendoti nell’ombra, con passo felpato, per poi afferrarmi di spalle? Ringrazia di essere ancora con tutte le ossa al loro posto…” pronuncio duramente, mentre incrocio le braccia al petto.
In tutta risposta… mi sorride. Ma è cretino questo?
“
Tu devi essere Niniel. – enuncia con tono allegro -
La Principessa Maledetta. O la Principessa che è tornata dal Regno dei Morti. Quale versione ti piace di più?”
Ok. E’ cretino. Non ho più dubbi.
“
La seconda versione è troppo lunga, direi. Mi ha annoiata a sufficienza. Non sono una Principessa, sono una guerriera. E visto che, sai com’è, si è fatta una certa… devo andare. Voglio solo consegnare questo messaggio a… ad uno dei figli del Re e poi toglierò il disturbo. Ho una guerra che mi aspetta, IO…”
Scoppia in una fragorosa risata, mentre è intento a sistemarsi i vestiti. Ma incontrare una persona normale, mai? Non dico sempre eh… non ho certe pretese, ma almeno una persona sana di mente nella mia vita riuscirò mai ad incrociarla? Mah.
“
Mi avevano detto che… come dire… hai un pessimo carattere. Tuo fratello non ha fatto altro che parlare di te in queste ore…”
Mio fratello. Un brivido corre lungo la schiena. Fratello. Io… io ho un fratello. E mica uno solo, forse. Di sorelle ne ho più di una, questo è sicuro. E’ così… strano.
“
Comunque puoi lasciare a me il messaggio – afferma allungando il braccio destro verso di me, con la mano aperta –
Lo recapiterò al destinatario.”
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo evidentemente seccata. A lui? Lasciare il messaggio a lui? Ma chi…
“
Chi saresti tu? Dovrei lasciarti un messaggio, certo. Non ti conosco nemmeno, per quale motivo dovrei affidare a te un…”
Mi blocco quando vedo che si infila una mano in tasca e subito dopo mi porge un biglietto.
“
Ne ho uno per te. Da parte del Re. Come puoi vedere… sono una persona di cui ci si può fidare… - replica, indicando un sigillo in ceralacca con lo stemma di un sole e di una luna che si intersecano –
Tuo fratello maggiore l’ha affidato a me. Avrebbe dovuto consegnartelo prima di partire per la battaglia, ma… non voleva disturbare il tuo riposo, quindi l’ha chiesto a me. Vogliamo fare un baratto?” inclina la testa di lato e mi sorride. Ancora.
Questo tipo già mi ha irritato abbastanza. Afferro, senza troppe chiacchiere, il biglietto che stringe nella mano destra, mentre gli affido il mio. Se il Re si fida di lui… chi sono per dissentire?
“
Deve arrivare nelle mani del Re in persona – replico freddamente –
Se scoprirò che non hai consegnato il messaggio…”
“
Tornerai qui e mi spezzerai qualche osso, ho capito. Direi che sei una persona molto diretta ed ho recepito il tuo messaggio. Forte e chiaro. - afferma, con voce sempre sorridente, mentre imita il saluto militare –
Ora devo andare. E’ stato un piacere conoscerti… Principessa…”
Mi sorride ancora, poi si volta e si allontana. Lo seguo con lo sguardo per qualche secondo, per poi abbandonarmi alla curiosità e leggere con interesse il messaggio.
La grafia è così elegante e precisa. Non un errore od un segno di sbavatura d’inchiostro. Le parole sono state scelte con cura, posso percepirlo chiaramente.
Non ha scritto molto, ma il contenuto è chiaro: è sceso in battaglia per non abbandonare i suoi uomini ed ha affidato il villaggio alla sua ultima discendente, mia sorella minore, quindi ed a… a quel matto?! Oh, per la miseria!
Questi poveracci sono spacciati. I pensieri ironici abbandonano la mia mente nel momento in cui mi soffermo a leggere le ultime righe: mi chiede di tornare per poter parlare con lui, ma… parla di un… un albero? Dice che se dovesse accadergli qualcosa… dovrò solo ascoltare il vento (ASCOLTARE IL VENTO?!) e recarmi al Grande Albero Sacro per trovare tutte le risposte di cui ho bisogno e di custodire gelosamente il dono di mia madre. Stringo il foglio con rabbia: ora gli importa di lei?! Del suo potere, giusto. Solo del suo potere. Calma… respira e stai calma.
Il Grande Albero Sacro. Nella mia visione… nella mia visione c’era… ora che ci penso… ma certo! Quell’albero! Dev’essere il luogo in cui lei… in cui… lei…
Poi, improvvisamente, un sussurro. Un brusio, direi. Mi volto di scatto per controllare se qualcuno si sta avvicinando, ma non vedo nessuno. Sono sola. Stavolta sono davvero sola. Allora… com’è possibile?
Questo… suono… da dove viene?
Infilo la missiva in tasca ed in quel preciso momento noto un bagliore violaceo: la collana si è illuminata di nuovo e quando lascio la mia presa su di essa, questa inizia a fluttuare nell’aria, spostandosi prima lentamente e poi sempre più rapidamente verso nord. Sembra avere vita propria… è incredibile! Devo ancora abituarmi a tutte queste stranezze, per la miseria!
Si ferma davanti ad una massiccia porta di legno ed inizia a ruotare rapidamente su se stessa. Dovrei entrare? Dovrei. Afferro la collana con la mano sinistra e la stringo saldamente, faccio un respiro profondo ed apro la porta. La stanza è piccola, calda ed accogliente, ma non mi fermo ad osservarla a lungo. Sono come ipnotizzata da una scala a chiocciola, in ferro battuto, che conduce ad un piano inferiore.
La collana vibra, come impazzita, tra le mie mani. Scendo lentamente la scala ed il calore diventa sempre più intenso, sebbene non risulti soffocante. L’aria è impregnata da uno strano odore, sembra un miscuglio di incenso e lavanda. La stanza è illuminata debolmente, solo da qualche fiaccola. Diversi dipinti sono appesi alle pareti, in alcuni riconosco il simbolo della casata degli Eldaosseon, ed in fondo troneggia una grande statua.
Non riesco a capire il motivo, ma mi sento così bene qui. Come se… non so… come se fossi finalmente riuscita a trovare il mio posto. Come se questa fosse… casa.
Avverto una sensazione di pace, benessere e protezione mai provata prima.
La collana si illumina intensamente, sollevo lo sguardo e… eccolo. Proprio davanti a me. Imponente, maestoso, antico. Qui. Questo è il luogo in cui lei ha sacrificato la sua vita in cambio della mia. I sussurri si tramutano in voci. Tante. Troppe voci.
Eppure… non so come… non so perché… riesco a riconoscere la sua. Quella di mia madre. Sussurra il mio nome con un tono così dolce, caldo ed amorevole. E’ proprio lei. Stringo ancora più forte nella mano sinistra la collana che, ora che sono accanto all’albero, illumina la cupa stanza a giorno, mentre con la destra… mi avvicino lentamente al tronco dell’albero. Nel preciso istante in cui la pelle sfiora la corteccia, la mente viene inondata da un numero imprecisato di… di… sono flashback?
Vedo mia madre e mio padre, entrambi giovanissimi, che imbarazzati, ma sorridenti, si stringono la mano… riesco ad avvertire il cuore battere velocemente e quella sensazione di farfalle nello stomaco… la stessa che ho provato e che provo per Dahmer; vedo mia madre incinta e mio padre che le accarezza la pancia prominente con dolcezza… riesco a sentire il tocco sulla mia pelle; vedo… dei bambini… sono piccoli e corrono felici e spensierati, mentre mia madre li osserva da lontano con espressione sorridente… riesco a percepire il calore e l’affetto inondarmi il cuore.
E poi ancora, ancora ed ancora. Le immagini si susseguono rapidamente, ma riesco a vedere e sentire ogni cosa. Vedo mia madre. Apro lentamente gli occhi. E’ qui… davanti a me. Mi sorride dolcemente. La sua mano è poggiata alla corteccia dell’albero, proprio come la mia.
“
Un giorno ci incontreremo, figlia mia. – pronuncia le parole con gentilezza, ma riesco a percepire anche una nota di malinconia nella sua voce –
Sarai una bellissima giovane donna e tornerai qui, nel tuo popolo, tra la tua gente, e capirai… capirai ogni cosa. Tuo padre… lui ti spiegherà ogni cosa. Torna a casa.”
Non parla con me. E’ come se… non mi vedesse davvero.Com’è possibile?
Quando apro di scatto gli occhi, la testa gira, il respiro è affannato e mi sento improvvisamente stanchissima. Lei non è più qui. Quella era… era… una visione? Lei… lei ha visto questo momento. Ha visto me… qui… ora. Era solo… solo un ricordo. La collana smette di brillare e di vibrare. Il mio potere. Il nostro potere. Ora ho capito. Scorre nelle mie vene, come scorreva nelle sue. Posso controllarlo. Ora lo so. So che posso farcela.
“
E’ sempre stato tuo, Niniel. Vive dentro di te. Custodiscilo. Per me.”
“
Mamma…” riesco solo a sussurrare, mentre una lacrima bagna il mio viso e la sua voce diventa sempre più lontana.
Mi sento estremamente debole, ma non posso restare qui. Non più. Dahmer mi sta aspettando. I guerrieri mi stanno aspettando. La battaglia finale mi sta aspettando.
Ma questa è casa mia. Che mi piaccia o no è qui che sono nata, è questa la mia terra, questa è la mia gente e… tornerò. Ora ho capito, mamma. Tornerò. Te lo prometto. Mi incammino a fatica verso la tenda, cercando qualsiasi appiglio per restare in piedi e non stramazzare a terra. E’ stata un’esperienza intensa e spossante, ma dovevo farla. Dovevo affrontare una parte del mio passato, sebbene non sia ancora del tutto chiara, e comprendere l’importanza del mio potere. Comprendere che mi appartiene. Che posso gestirlo.
Arrivata davanti alla tenda, la scosto lentamente. Dahmer è vestito e pronto per partire e si alza in piedi, venendomi incontro, non appena mi vede entrare.
Mi aggrappo a lui per non cadere e gli rivolgo un sorriso cordiale.
“
Andiamo. Lo scontro finale ci aspetta…”
Gli accarezzo il volto con dolcezza e, restando appoggiata a lui, ci dirigiamo verso il sentiero che ci condurrà al Glados, mentre continuiamo a chiacchierare.
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