Il pugno del
deficiente mi colpisce in pieno volto, facendomi arretrare di qualche passo.
Un dolore intenso e familiare si estende dal naso all'intero volto: merda... mi ha rotto il naso!
Non ho tenuto la conta... quante volte me l'avranno rotto, ormai?
Mentre porto una mano al volto, nel vano tentativo di frenare la fuoriuscita del sangue, gli occhi iniziano a riempirsi di lacrime e la vista si offusca.
No, non sto piangendo... fa un cazzo di male, porca miseria!
Ascolto il suo monologo, mentre avverto il sapore metallico del sangue in bocca.
Quando, tuttavia, osa asserire che stava cercando di consolarmi, quel minimo di lucidità che si era affacciata in me, lo ammetto, grazie al suo pugno, si eclissa dalla mia mente.
"
Consolarmi?! - pronuncio mentre il sangue inizia a colare sui miei vestiti -
Mi stavi consolando?! Dicendo che riconosci il segno dell'arma di tuo cugino, che hai definito la tua "bambina", sul collo di Elwing ed affermando che l'unica cosa che ti dispiace non è che lei sia morta, ma di aver perso Franthalia ed un elemento della fazione perché faceva numero, in pratica?! Non pretendo che tu sia addolorato per la sua morte, non me ne frega niente. Ma il rispetto per una guerriera caduta, per quella che era anche una TUA alleata e che ha dato la vita per la NOSTRA causa, quello lo esigo. Se non puoi portare rispetto per una compagna d'arme caduta in battaglia, perché sei troppo ritardato per capire cosa significa, allora limitati a tenere chiusa quella fogna che hai per bocca! Oppure è troppo difficile, per te, capire questo concetto?"
"
Elen è qui"
E' la voce del
nuovo arrivato ad attirare la mia attenzione ora.
"
Prego, è tutto tuo - affermo avvicinandomi verso l'uscita della tenda, mentre afferro l'impiastro che avevo preparato per fermare le emorragie e qualche benda -
Peccato tu non possa curargli anche quel cervello bacato che si ritrova".
Mi scuso con
loro, non con il
deficiente ovviamente, ed esco dalla tenda.
Devo assolutamente fermare l'emorragia. La testa mi gira e fatico a vedere e tenermi in piedi. Mi dirigo verso la mia tenda: ho bisogno di stare sola. Sola con
lei.
Così da poter pensare e potermi medicare in pace e tranquillità.
Qualora qualcuno mi fermasse per chiedermi della battaglia, tuttavia, non esiterò a raccontare come si sono svolti i fatti. Voglio togliermi questa palla il prima possibile.