Un possente cigolio invade la sala, delle porte di aprono minacciose e dei sussulti mi colgono nervosa, incontrollabili per la sorpresa:
Grifis….
Scuoto il capo, i capelli che si appiccicano sulla guancie bagnate e la fronte sudata, o sul sangue incrostato fuoriuscito dove una volta avevo alcuni dei denti che ho perduto in questa tortura.
L’uomo ha lo sguardo inflessibile su di me, lentamente muove i suoi passi in mia direzione.
Ha un pendaglio che sorregge dalla catena: l’anatema che il
re Fenrir mi ha imposto come Punizione Ultima.
La mia vergogna, il mio scempio…costantemente sotto i miei occhi, per sempre.
Urlo ancora, mi dimeno, tento inutilmente d’indietreggiare, ma quand’anche le catene non fossero state incantate da
Elanor stessa, non riuscirei al momento a sollevare nemmeno una formica.
La mia forza è irrisoria, le mie energie prosciugate….e
Grifis sta arrivando.
Mi accorgo solo quando è a pochi metri da me che sto urlando tra le lacrime una parola precisa: “No”
A ripetizione, ininterrottamente, come una disperata….no.
No.
No.
No.
Folle e senza via d’uscita, mi mordo disperatamente il braccio sinistro, gli occhi iniettati di sangue: i denti s’incavano di più nella bocca, non posso ignorare il dolore ma vado avanti. Li affondo nella carne, ne strappo via un pezzo tra urla demoniache…il sangue cola tra la mia bocca e il braccio mutilato, ne afferro un altro lembo…..non appena me lo sarò strappato via, passerò all’altro e sarò libera dalla catene…si…..si…..no….
Il principe arriva, indietreggio anche solo con la testa in un ultimo scatto di disperata salvezza, ma a nulla serve: mi blocca il capo afferrandomi i capelli con la mano destra, costringendomi a voltarmi verso
di lui.
Tutto cade attorno a noi due, tutto è solo vuoto e silenzio.
Vedo i suoi occhi arrossati, vedo le sua labbra secche tirate in una smorfia che tenta di far apparire neutra, ma con insuccesso….il mio odio si nutre di quello sguardo, sento che non c’è nulla che maledirei di più al mondo.
Tutto sommato, se è questo che sento….sono viva. Io.
Alza la catena sopra il mio capo, cerco di smuovermi pigramente senza alcun successo, finchè il freddo ferro non mi avvolge il collo e una scarica di castigo mi afferra il cuore: è finita.
Come se il tempo si fosse fermato, come se ci trovassimo in un limbo, lo osservo e per la prima volta sorrido come un’imbecille….riprendo contatto con la realtà, sento le urla di gioia inneggiare il nome di Grifis e Fenrir Raeghar, gli applausi e i pianti di gioia.
Tutto esplode attorno a noi, le mie catene spariscono magicamente e mi accascio lasciandomi andare verso il suolo, ma le sue braccia mi afferrano piano prima che rovini a terra del tutto. Provo un fastidio indicibile, l’essere anche solo sfiorata da questa bestia immonda è troppo.
Le sue parole mi arrivano in un sussurro all’orecchio sinistro, per nulla attese: sgrano gli occhi non credendo a ciò che mi ha detto….la furia che mi monta dentro mi offre di rimanere lucida ancora per pochi secondi: i miei occhi diventano due fessure imperscrutabili, le sopracciglia basse e incattivite, la voce cavernosa di chi sa è sprofondato nel baratro più oscuro e non ne uscirà mai più……non ho nulla da perdere, maledetto.
Mi avvicino con labbra tremanti al suo orecchio destro, sibilo quella breve e velenosa frase che
lui sa bene, sputandogli tutto il mio disgusto.
Si scosta da me ferito, incredulo e con la morte nell’animo, mentre attorno a noi le voci dei festeggiamenti raggiungono quasi il cielo. Mi giungono lontani cori contro la Strega dell’Ovest, mi deridono come “La Distruttrice di Catene”, ma non sento più nulla……se non l’orgoglio di
Grifis Raeghar spezzarsi in tanti pezzi proprio come il mio.
Mi lascia di scatto, facendomi cadere a terra. Piombo sul freddo pavimento, dove posso sentire il rimbombo dei suoi passi che si allontanano e per la prima volta da quando l’incubo è cominciato….lascio andare i miei sensi, piombando nel buio.