Lord Tywin Leithien
Questo luogo mi da la nausea, anche solo respirare la stessa aria che è circolata nei polmoni di questi inetti, mi prova il voltastomaco. Sono alquanto spazientito dalla presenza di Gordon al Castello Nero, eppure ha parecchie incombenze che gravano sulle spalle, non è dedito all’ordine come il sottoscritto, per lui è solo divertimento ed ogni cosa che fa, ha l’unico scopo di sfogare quella mente malata a bacata che si ritrova. Rimane comunque più affidabile di mio figlio Ryuk, se gli affidassi di mediare agli errori di qualche nobile famiglia, lo ritroverei sotto le lenzuola con tutte le donne di quel casato, facendomi perdere tempo e gettando fango sull’altisonante nome dei Leithien. Odio dovermi recare in questo luogo, soprattutto se il motivo è alquanto inebriante, entrando nettamente in contrasto col fetore dei Reaghar che periste in ogni angolo. Questa notte stessa ho intenzione di invitare ancora Lady Adamantia al Castello Nero, questa volta potrà venire direttamente con gli schiavi che le portano le valigie, in quanto l’anello che tengo in tasca è pronto per essere infilato al suo dito affusolato. Ammetto che i territori di Asshai mi hanno sempre particolarmente incuriosito, ho ipotizzato di aggiungerli alla lista dei possedimenti che ho intenzione di annettere all’Adamantem, ma mai avrei immaginato che il legame che avrei potuto instaurare con quei floridi territori, potesse rivelarsi tanto affascinate e sensuale. Non sono un uomo che si lascia andare al piacere delle carne tanto facilmente, più che un diletto l’ho sempre considerato un mezzo, un mezzo per aggiudicarmi i favori di qualche nobildonna un po’ troppo sola ed un po’ troppo ricca da essere lasciata al proprio destino, ma quella notte ho effettivamente goduto di un mero momento di estasi. Forse inizio a capire quello strano legame tra mio Padre Ramsay II e mia madre Lady Melisandre, il compiacimento reciproco nella stanza da letto li ha uniti in modo viscerale, la perversione del primo conciliava alla perfezione con le tendenze da dominatrice dell’altra. Accantono questi pensieri lascivi, mentre mi incammino verso la fontana di Maragarete, una delle poche donne che ho bramato in passato, ma era decisamente più per il suo temperamento, che per l’aspetto fisico. Resto fermo ancora qualche istante prima di intravedere Lantis dal terrazzo al quale rivolgo uno sguardo eloquente per invitarlo a raggiungermi, noto anche Lumen che mi viene incontro dal giardino, resto col busto eretto e la sguardo impassibile, prima di domandare della mia futura consorte “Sono venuto per Lady Adamantia, manda un servo ad annunciarmi”