Vicent Dreth
<<È stato>>, Nikah, <<lui…>>.
Con questa affermazione di Gildas ho la certezza che nella zuppa non ci fosse nulla di buono e ciò spiegherebbe perfino l’espressione disgustata del cuoco nel momento in cui me l’ha consegnata... Dannazione. Ci sarei potuto arrivare da solo, sarebbe bastato farmi un pensiero sull’occhiata malevola del cuoco e l’avrei evitato… Ma come mio solito ho mancato di scrupolo e mi sono fatto ingannare. Mi spiace pensarlo, soprattutto per Gildas, ma devo imparare a fidarmi un po’ meno, devo stare attento a ciò che mi verrà detto soppesando le parole e capire cosa è vero o meno e essere più schivo con le persone che mi circondano… In particolare quelle che amo perché il cuore è il mio più grande punto debole. Gildas intanto mi fa cenno di sì con la testa quando sostengo che la sua paura dei contatti sia dovuta alle cicatrici e dopo qualche attimo di titubanza, incerto sul se parlarne o meno finalmente esclama, <<credevo che col tempo sarebbero svanite da sole…>>. Lascio perdere l'armatura e lo osservo quando si siede sul letto, visibilmente imbarazzato ed intimorito. L'uomo con la testa bassa mi confessa chi è la bestia che l’ha ridotto così, <<È stato mio padre…>>. Cosa? Sgrano gli occhi, basito.<<Per anni…>>.
Io... Sono senza parole. Resto semplicemente a fissarlo non riuscendo a metabolizzare questa somiglianza tra Dahmer e lui... Anche mio nonno Ulfric era solito utilizzare le punizioni corporali per imporre disciplina e scoraggiare comportamenti o atteggiamenti ritenuti inaccettabili per i Dreth. Io stesso sono stato sottoposto a questo metodo e la mia freddezza oltre che la resistenza al dolore sono risultato di anni ed anni di addestramento. Ma non ho segni... Gildas invece sì… E quelli non mi sembrano affatto tentativi di castigo, ma di violenza gratuita. E come può un padre fare questo? Dove diamine è l’affetto che mi è sembrato di scorgere in lui all’incoronazione? Ho forse frainteso? Gildas porge la schiena e con un dito segue una cicatrice alla spalla, biascicando <<catene…>>.
Dei... Dovrò ricordarmi di non evocare mai Selene di fronte a Gildas. D’istinto mi avvicino all’uomo e con la mano destra cerco di sfiorarlo per capire se sia possibile o meno fargli svanire quei segni ma Gildas inarca la schiena, terrorizzato,
ed allora io gli sorrido rassicurandolo di non avere brutte intenzioni e gli sfioro finalmente con delicatezza proprio la cicatrice che mi stava indicando, aggrottando poco dopo le sopracciglia. <<Questa non l’ha fatta una semplice catena…>>, biascico confuso dalla differenza al tatto che sto avvertendo. Alcune cicatrici sono profonde, altre leggere, alcune vecchie ma questa in particolare, oltre ad essere recente, mi sembra un’ustione… E' allucinante. <<Scusa se ti ho fatto male...>>, tolgo di scatto la mano
e sollevando il volto cerco lo sguardo prima di domandargli, <<Non capisco una cosa: all’incoronazione del Re ho visto che tuo padre ti ha poggiato le mani sulle spalle e sorriso. E questo, almeno dal mio punto di vista, è un gesto che presuppone affetto ed orgoglio…>>, o questo è ciò che mi hanno portato a credere, <<Come può dunque un padre torturare suo figlio?>>.
Nota: L'azione conclusa è concordata.