Mentre i due si rivestono io prendo a cucire il vestito di Cassandra divenendo, punto dopo punto sempre più veloce. Finita la prima metà dell’abito, guardo la ragazza cercando di prendere mentalmente le misure adatte alle spalle e inizio a cucire anche l’altro lato. Mi pungo un paio di volte distratto da Vicent che mi si siede accanto e mi rassicura. Gli sorrido tranquillo e gli passo parte del vestito da reggere quando mi chiede se ho bisogno di una mano. Velocemente l'abito prende la forma desiderata cominciando a delinearsi sotto le mie mani. "Ci vorrà tutta la notte" un corno. Ripenso alle parole della septa di Cassandra lasciandomi andare a un sorriso di sfida. Lo rivolto sistemando le pieghe e passo il modello quasi ultimato a Cassandra che, dopo un attimo di esitazione, va dietro al paravento e comincia ad indossarlo mentre io comincio a parlare e a ritagliare i decori senza guardare nessuno dei due.
«Chrysanta… vedo che la permanenza con quegli sciacalli non ha scalfito il tuo animo… cosa ti porta qui?» disse l’uomo buttando un occhio alle spalle di mia madre e osservandomi, gli rivolsi un’occhiata fugace prima di scostare lo sguardo e portarlo sulle alte torri del castello. «Dovresti saperlo perché sono qui, Vjetar…» sentii un lieve risolino sarcastico provenire dalla donna. L’uomo sorrise, poi guardò nuovamente me con rabbia, provai a divincolarmi, ma la stretta delle catene non faceva altro che graffiarmi i polsi e le caviglie. «Ti credevo più furba Chrysanta, sai bene dell’odio che la mia famiglia prova per gli esseri come lui… chi è? Un fratello diseredato di tuo “marito”?» disse rimarcando quell’ultima parola con sdegno.
«Quello è… il mio bambino…» disse lei tirandomi a sé, la catena ebbe uno strattone e a testa bassa mi avvicinai ai due. Muto, come avevo promesso… l’uomo si grattò il mento restando in silenzio per qualche istante, mi sentii i suoi occhi addosso e l’orribile sensazione di impotenza mi pervase, facendomi tremolare appena. Non potevo reagire, non potevo difendermi come faccio adesso. «Stai dicendo che questo è il frutto della tua unione con quel demone?» la donna si limitò ad annuire a quelle parole cariche di odio e disgusto, poi si avvicino al soldato posandogli una mano sul petto e accarezzandone l'armatura. «Pensaci Vjetar… un Fanon che giace con il figlio dell’acerrimo nemico per una notte… quale onta per Astor Demonar, l’Usurpatore del vulcano.» l'uomo le afferrò il volto con una mano carezzandone la pelle per un attimo e vidi mamma ghignare in quella stretta così energica. «Ti stai cacciando in un grosso guaio, Chrysanta...» disse lui sorridendole a sua volta
«Astor? Quell'idiota... non mi capiterà nulla se non qualche livido, ma che vuoi farci? Sono diciassette anni ormai... sono brava a scaricare la colpa sulla servitù.» l'uomo sembrò convincersi e si avvicinò a me tendendo una mano verso il mio volto, i miei occhi saettarono terrorizzati dalle sue dita a mia madre e mentre vidi un sorriso compiaciuto sul volto di lei, scattai verso la mano dell'uomo mordendola con forza. I miei denti perforarono la carne molle tra il pollice e l’indice mentre il sangue prese a inondarmi la bocca, non ebbi il tempo di vedere il volto dell’uomo dopo l’urlo disumano che lanciò perché un pugno mi raggiunse in piena faccia. Lasciai la presa sputando il suo sangue per terra mescolato col mio che adesso bruciava in faccia e in bocca. «Cosa mi hai portato? Un cane? Eh? Rispondi!» un altro colpo, stavolta alla bocca dello stomaco mi raggiunse sempre da quella mano. Mi piegai per il dolore e lo vidi allontanarsi, fui sollevato. Tremendamente sollevato ma la donna continuava a fomentare quell’essere schifoso. «Puoi anche ucciderlo adesso, riporterò la sua testa al padre. Non importa, la mia vendetta è lo stesso compiuta...»
non attendevo altro, ormai la morte sembrava una salvezza che non potevo ricevere, dopo dodici anni di abusi, mi era rimasta solo quella flebile speranza. «Slegalo! Mi serve “libero” stanotte.» vidi un sorriso maligno comparire sul volto di lei mentre si avvicinava nuovamente a Vjetar insinuando le sue dita sottili sotto le piastre dell'armatura. «Vai di fretta? Abbiamo altre questioni di cui parlare...» lentamente la sua mano scivolò sul suo petto, «non parlerò davanti a lui, sai bene che potrebbe fare la spia!» la donna rise e la sua risata mi parve un'orribile melodia distorta «li so i tuoi gusti Vjetar, ti conosco da troppo...» mi si avvicinò sollevandomi dalle spalle dopo averle strette per un attimo e rivolgendo il mio viso verso di lui. Mi sentivo impotente, ma non mi arresi. MAI. Fissai quegl'occhi con rabbia, una furia che bruciava ogni cosa dentro di me. Ero deciso, avrebbe pagato, ma a modo mio. «Forti, snelli e... soprattutto... che non facciano troppo rumore.» l'uomo le chiese se fossi muto e mamma non si risparmiò di dirgli che aveva provveduto a tagliare le mie corde vocali appena due giorni prima.
Quel che non sapeva era che qualcuno, qualcuno che ho scoperto solo ora, a distanza di anni, essere Serana, si era presa cura di me, la prima che non chiese nulla in cambio. Mi risvegliai nella mia stanza, pulito e senza l'orribile sensazione della lama dello stiletto di mamma che mi trapassava la gola tagliando ogni cosa al suo passaggio. Il dolore non c'era più e nella mano qualcuno mi aveva scritto con un carboncino "restate in silenzio, Gildas" e così feci nei giorni a seguire. Non sapevo quanto tempo avrei dovuto restare in silenzio, ma se questo mi avrebbe permesso di rimanere in vita e avesse compiaciuto quei mostri, allora avrei fatto così.
Guardai i due ridere nuovamente, una risata che arrivava come il peggiore degli insulti. «Quanto chiedi per lui?» l'uomo mi indicò con un pollice come si fa col bestiame e la donna mi posò una mano sul petto battendovi sopra un paio di colpetti «il solito che chiedo agli altri... 500 Valyrie ed è tutto tuo per stanotte...» l'uomo rise e si sfilò un sacchetto dalla tasca lanciandolo alla donna «eccone 250... le altre le avrai se sarò soddisfatto del tuo ragazzo.» restai inerme nelle mie catene mentre vedevo quei mostri dibattersi sul prezzo... un prezzo per una vita... la mia.
Le ore successive furono ancora più orribili di quello che avevo pensato. Vjetar non si fermava, aveva fama di uomo che sapeva prendersi ciò che voleva e come voleva e io ero solo un suo giocattolo, l'avrei divertito fin quando non si sarebbe accasciato accanto a me o non mi avesse cacciato dal letto con violenza. E fu proprio quella la mia ancora di salvezza. Venni abbandonato per terra, seduto contro l'enorme vetrata che sovrastava l'intera stanza, nudo e con gli occhi umidi per il dolore. Lo guardai mentre se ne tornava a letto lasciandomi per terra il sacchetto con il resto delle Valyrie per mia madre. Scostai gli occhi da lui e mossi appena il collo voltandolo verso le stelle... brillavano nella notte, libere in quel blu infinito e per un attimo sognai di voler essere come loro... di essere libero.
Sospirai, ma quello che echeggiò per l'ampia camera fu un rantolo di dolore e soprattutto tristezza. «Non lagnarti più di tanto, come Demonar sei stato più utile tu stanotte, che tutti i tuoi parenti negli anni...» mi fece cenno di raggiungerlo sul letto e io mi guardai i lividi e i tagli profondi su ogni parte del corpo. Una bestia, ecco che cos'era quell'uomo, una bestia senza alcun briciolo di umanità, un mostro quasi quanto Astor. Mi mossi appena a causa del dolore e mi accasciai sul letto accanto a lui. «Chrysanta ha fatto davvero un ottimo lavoro con te...» disse ghignando. Fissai i suoi occhi con rabbia, sentivo l'odio per quell'uomo farsi sempre più grande ad ogni parola che usciva da quelle labbra, per la prima volta nella mia vita, sognai di staccargliele a morsi. Strappare dalla sua faccia quel ghigno soddisfatto fin quando non sarebbe diventato una maschera di terrore, mentre mi implorava a tutti i costi di lasciarlo andare, mentre chiedeva perdono in ginocchio per tutto quello che aveva fatto in quella notte. Per la prima volta bramavo il suo sangue, così come lo avevo bramato con quel morso. «Voglio dirti un piccolo segreto, tanto sono sicuro che non lo rivelerai a nessuno, piccolo demone...» ancora quel nomignolo stupido, ancora quell'assurdo gioco di parole solo perché non gli andava di pronunciare quel cognome per lui tanto ignobile o forse era per l’enorme quantità di alcool che si era scolato poco prima? Non m’importava, il disgusto che provavo per lui era troppo grande. La rabbia aumentava di minuto in minuto e strinsi le lenzuola mentre la sua mano prendeva a scendere sul mio corpo graffiando ancora e ancora. Lunghi segni rossi percorrevano il mio petto, chiusi gli occhi focalizzando la mia attenzione solo sulle sue parole «Sai? La tua stirpe si dissolverà nella cenere e nello schifo dal quale è nata.» rise, una risata che sapeva di vittoria mista a idromele... «Oh sì, tu, il tuo sporco padre e tutta la tua razza verrete presto annientati da noi!» inghiottii un groppone di saliva. «Conosci il Cerchio di ferro?» lo guardai titubante mentre la sua mano continuava a scendere, stavolta sempre più lenta. Il "Cerchio di ferro" era così che veniva chiamato il simbolo di Vygrid, una corona forgiata con il migliore metallo di quelle miniere, varie incisioni riportavano in piccole illustrazioni la storia del regno. Quello era il simbolo del potere di Vygrid e veniva tramandata di Lord in Lord e ora si trovava sul capo di mio padre. «No... non sto parlando di quell'insulso pezzo di metallo che il tuo paparino porta sulla testa...» mi guardò e un ghigno maligno gli comparve sul volto «mi riferisco alla congrega radunata anni fa da alcuni dai tuoi parenti più stretti... tuo zio Nalin Fern e suo padre hanno messo su un bello schieramento di armaioli e minatori infuriati... tuo padre si è tirato addosso l'odio di tutta Vygrid, complimenti!» sentii la rabbia mista a pura soddisfazione quando l'uomo elencò nel dettaglio ogni singolo punto e passaggio del piano della congrega totalmente annebbiato dall’alcool. Mi disse delle spie radunate nel mio palazzo, ai vari e falliti tentativi di avvelenamento e infine mi parlò di un attacco mirato e violento verso mio padre e tutti i miei parenti, non sarebbe sopravvissuto nemmeno un Demonar e nel giro di una settimana, la gente di Vygrid e di Cereza si sarebbe dimenticata di noi. Farneticazioni. Sogni che stavano per trasformarsi in incubi grazie al sottoscritto...
«pronto...» dico con un mezzo sorriso alla ragazza mentre le passo l'abito finalmente ultimato. «Ho rinforzato le cuciture in modo che tu possa muoverti agevolmente persino se decidessi di scenderci in battaglia.» cerco di strappare loro un sorriso anche se ciò che ho finito di raccontare penso abbia turbato i loro pensieri... mentre aspetto che Cassandra lo indossi comincio a creare anche quello di Vicent ritagliando i vari pezzi della camicia da una stoffa azzurra e quelli della giacca da una stoffa diversa, leggermente più pesante, bianca e finemente decorata. Mentre ritaglio i vari pezzi disegno su una stoffa scura anche i pezzi del pantalone chiedendo a Vicent di ritagliarli lasciando qualche millimetro in più. Cucio velocemente le varie parti della camicia prendendo dei bottoni bellissimi dal materiale di Myricae e li mostro estasiato a Vicent prima di montarli. Una volta che i vestiti sono pronti, passo tutto al ragazzo in modo che possa provarseli. Ad un tratto sento la voce di un servo fuori dalla porta che avvisa a Cassandra della festa che è appena cominciata. Intimo ai due ragazzi di vestirsi muovendo freneticamente le mani mentre armeggio con la stoffa per il mio… la mano esita e trema quando faccio il primo segno sulla stoffa nera. Sto per farlo davvero? Stringo di più la presa sul gessetto fin quando non sento la polvere sgretolarsi tra le mie dita e ricadere a terra. Faccio gli altri segni, irregolari… storti e tremanti e cerco di stringere ancora di più la presa. Non ce la faccio… sento una mano posarsi tra i miei capelli e giocarci appena. Sollevo il capo e molto probabilmente devo avere gli occhi lucidi, la vista si appanna ma riesco a scorgere un sorriso sul volto di Vicent. Tiro su col naso e nuovamente determinato riporto gli occhi sul tessuto. Col dito cancello i vecchi segni e prendo a disegnare quelli nuovi, dritti, perfetti. Dopo quasi una mezz’ora anche la giacca è pronta e prendo a creare la camicia e il pantalone. Quando finalmente è tutto pronto, apro la porta e ordino a un servo di portare un catino d’acqua e un paravento. Aspetto qualche minuto ed ecco che vi fa ritorno con l’occorrente. Mi tolgo in fretta il colore dai capelli asciugandomi con i rimasugli di stoffa tagliata e mi nascondo dietro al paravento spogliandomi di quella ridicola tuta colorata e indossando i miei, finalmente, nuovi abiti. Le mani tremano e gli occhi si riempiono di nuovo mentre tento di indossare la giacca. Non mi sembra vero… io… tiro i capelli indietro richiamando i miei poteri sulla mano e una volta divenuta rovente, la passo sui capelli fermandoli sul capo… lisci e senza colore, neri come neri sono stati un tempo che ora mi sembra solo un ricordo. «Ragazzi… vi… vi piacciono i vostri?» dico mentre esco da dietro al paravento, totalmente imbarazzato e avvampando quando cerco di portare i miei occhi su di loro «c-c-come… c-come s-s-to?»
balbetto ogni parola come se fossi un bambino e guardandoli finalmente in volto ad entrambi… devo stare calmo… no, non ce la faccio. ARGH!
Distruzione: Esperto Palla infuocata – La fiamma prende forma in una sfera dal diametro di 1 metro, provoca ustioni di secondo/terzo grado
*Azioni su e di Vicent e Cassandra concordate con Damnedgirl e Mary24781
*Flashback concordato con DELTAG
Gli abiti di Gildas sono di Showtime dopo aver usato il trucco "unlockOutfits on" mentre i capelli li trovate qui
Per la camicia di Gildas basta mettere il numero 240 in tutti e tre i campi di quel colore U_U
Entro in camera sbuffando per quello che mi attende. Le mie due ancelle sorridono mentre i loro occhi brillano di felicità e meraviglia quando mi mostrano l'abito che dovrei indossare.
Sir Fanon mi aveva consigliato il verde, ma non sono io che decido a quanto pare.
"Carino, ma spero sia comodo!" obietto, mentre mi siedo sul letto.
Le due si guardano allibite. "Carino?!...Quest'abito è stato fatto con il delicato tessuto di.." non lascio finire di parlare Laila, mettendomi subito in piedi e cominciando a spogliarmi. "Allora, devo indossarlo?".
Prima finirà questa storia, prima troverò mio fratello e potrò parlarci..anche se non ho ancora pensato a cosa dirgli. Soprattutto se ci sarà anche Lady Desmera com'è ovvio che sia.
Tolgo anche il bracciale della setta della Maga Bianca, chissà magari servirà da richiamo. E' così che è intervenuta l'ultima volta.
Laila e Dora mi aiutano ad indossare l'abito ma le zinne sbucano fuori dall'ampia scollatura. Il mio viso si contrae in una mostruosa smorfia facendo rintanare subito in un angolo le mie ancelle.
"E' possibile qualche volta indossare un abito senza scollature?? ..Chiamatemi subito il sarto!!" tuono cercando di nascondere nel vestito la mercanzia.
"Il sarto cerca di valorizzare le Vostre forme, milady.." mi fa Laila a bassa voce.
Mi avvicino allo specchio brontolando. Perchè sopra è stretto e sotto così largo? Perchè alla fine si alza mostrando le gambe? Sembra un abito fatto su misura per le donne incinte.
"E qui è largo perchè cerca di nascondere i miei fianchi e la mia pancetta?" chiedo l'ovvio, sempre infastidita.
"........Sì........" mi rispondono entrambe all'unisono dall'angolo in cui si sono rifugiate.
Sbuffo. Massì, alla fine che mi frega.
Mi schiarisco la voce, calmandomi. "Trovate il modo di coprire un po' la scollatura, non sia mai che tra una giravolta e l'altra (?) dovessi schiaffeggiare qualche invitato con le sise."
Prima di uscire dalla biblioteca mi aggrappo al braccio che Sir Fanon galantemente mi porge, gli sorrido, è proprio un galantuomo.
Stiamo camminando lungo il corridoio quando Sir Fanon parla «Posso permettermi di chiedervi una cosa Milady?»
Volto la testa verso di lui incontrando i suoi occhi che cercano i miei «Certo, ditemi pure» rispondo con tono gentile.
«Raccontatemi un po’ di voi, se vi va, ma di Voi personalmente, nessun casato, solo Lady Loren…»
Di tutto mi sarei aspettata ma di certo non questo.
Non sono abituata a parlare di me, ma la cosa non mi dispiace.
«A dire il vero non so da dove cominciare… la mia vita non è mai stata avventurosa o degna di nota.» Mi fermo per raccogliere i pensieri mentre guardo dritto davanti a me.
«La mia è un’antica famiglia, sono, o meglio, ero, la secondogenita ma mio fratello è morto quando avevo tre anni, si può dire che quasi non lo ricordo. I miei genitori sono rimasti scioccati da questa tragedia e si sono ritirati dalla vita di Corte anche se mio padre è sempre rimasto aggiornato sulle questioni importanti del Regno e ha sempre supportato i Regnanti.» Faccio una pausa per prendere fiato.
«Quando sono cresciuta ho preso in mano le redini della mia famiglia non per manie di protagonismo ma semplicemente perché mi è sembrato giusto partecipare alla vita di corte come è dovere e diritto dei Van Dervult. Non sono una ragazza appariscente quindi i più non mi conoscono, o meglio, non mi conoscevano.» Abbozzo un sorriso tornando a guardare Sir Fanon.
Aggiungo poi senza pensare «Di certo la mia vita è stata segnata dalla morte di mio fratello, ho vissuto sempre nella sua ombra... inoltre, da quello che so di lui bambino, penso che saremmo andati molto d'accordo e... mi manca anche se praticamente non l'ho conosciuto, sento come se mi mancasse una parte di me.»
Arrossisco rendendomi conto che mi sono lasciata andare con lui, queste ultime cose non le davvero mai dette a nessuno, neanche ai miei genitori.
«Questo è quanto». Lui è il primo che mi ha mai fatto domande sulla mia famiglia e mi sento un po' in imbarazzo, specialmente per essermi fatta scappare i miei pensieri più intimi. Di solito quando mi presento tutti mi associano alla tragedia che ha colpito la mia famiglia e per rispetto o forse per imbarazzo, non mi fanno mai domande.
Forse la sua domanda era un’altra ma cosa potevo rispondere su di me? Arrossisco ancora più violentemente. Per me è stato meglio rifugiarmi raccontando la storia della mia famiglia che tanto conoscono tutti o quasi.
Arrivati davanti alla mia camera Sir Fanon posa una mano sulla maniglia, sorrido al suo ennesimo gesto da galantuomo, ma la porta non si apre e lui me lo conferma.
«Mi sa che la Vostra stanza Milady, non è agibile al momento, è chiusa a chiave e credo lo sia dall'interno, non si apre.»
Inarco un sopracciglio sorpresa.
«Possibile che Lady Cassandra si stia intrattenendo con qualcuno? Eppure non mi sembrava il tipo!» Borbotto meravigliata. «Bastava avvisarmi…» ... E di certo non l'avrei disturbata, aggiungo tra me e me.
Devo però cambiarmi per il ballo così faccio un passo avanti e… busso delicatamente alla porta.
Gildas accetta di buon grado il mio aiuto e, piuttosto rapidamente, l’abito di Cassandra prende forma cominciando a delinearsi sotto le mani esperte dell’uomo. Quando inizia a tagliare alcuni decori però prende a raccontare la storia di Nikah, lo ascolto in silenzio mantenendo la promessa di non agitarmi per nessun motivo. Ci parla di Vjetar Fanon, di come Chrysanta Fern lo abbia venduto arrivando perfino a tagliargli le corde vocali pur di compiacere Vjetar… Dei. Ma come può una donna non amare suo figlio? Come si può arrivare ad odiare il frutto del proprio grembo? E’… E’ agghiacciante, l’intera famiglia Demonar è pregna di avidità, di follia e di oscurità. Resto pietrificato nel momento in cui descrive la notte con Vjetar, incapace di elaborare un’effettiva reazione: da una parte comprendo il desiderio di fargli del male ma dall’altra sento il rifiuto di abbassarmi al livello di quella bestia ignobile, senza alcuna traccia di umanità.
Fanon, gentaglia con cui non voglio avere nulla a che fare ora che conosco la verità. Gildas ci svela l’esistenza di una congrega, il “Cerchio di ferro”, nata con l’obiettivo di annientare una volta per tutte i Demonar e non riesco a mascherare il mio stupore quando accenna alle spie dei Fanon radunate nel palazzo. <<Le stesse spie della lettera…>>, esclamo con un tono basso dando voce al mio pensiero.
Non è difficile trarre la conclusione che Gildas, nonostante tutto, abbia rivelato quelle informazioni a Astor Demonar per salvarlo da morte certa e ridurre il piano di Vjetar ad un pugno di mosche. Gildas intanto completa l’abito per Cassandra e, scherzando, glielo passa chiedendole di indossarlo. Sorrido appena, complice la tristezza che la storia mi ha provocato, e rivolgo un’occhiata di sbieco a Cassandra: chissà come le starà l’abito, ammetto di essere curioso, da quando sono a castello non l’ho mai vista con abiti femminili fatta eccezione per la veste azzurra... Torno ad aiutare Gildas assecondando il suo entusiasmo mentre mi mostra stoffe, bottoni ed altri oggetti da abbinare, tutti consigli che comunque seguo alla lettera: non sono molto pratico, tendo ad usare armature sfoggiando spesso i colori del mio casato e sono poche le occasioni in cui vesto abiti eleganti… Li trovo un inutile spreco di Valyrie. Uno sperpero che però non vedo in questo completo che, almeno per me, ha un valore simbolico oltre ad un significato diverso: questo è un regalo che Gildas sta cucendo appositamente per me, questo è un segno che abbia compreso cos’è l’amicizia e che stia provando a ricambiarla, questo è il tentativo di dimostrare che non vuole arrendersi a Nikah. Proprio mentre mi passa l’abito un servo ci avvisa che il ballo è iniziato, annuisco meccanicamente quando mi intima di indossarlo e accarezzo con una mano il tessuto prima di riporlo sulla panca. Poi, intanto che attendo l’occorrente per sistemarmi, osservo Gildas con sguardo vigile che appare in difficoltà, le mani gli tremano e gli occhi sono lucidi. Decido di intervenire e scompigliandogli amichevolmente i capelli gli sorrido per cercare di smorzare la tensione e fargli capire che sono qui se ha bisogno ma Gildas ci riesce da solo, acquista determinazione e comincia a creare senza intoppi l’abito per il ballo. Lo lascio fare, cosciente che adesso debba essere lui a compiere l’ultimo passo, mi posiziono dietro un paravento e mi preparo: ripasso la barba con cura, pettino i capelli e, dopo una rapida toilette, indosso il completo. <<Ragazzi… Vi… Vi piacciono i vostri?>>, sento domandare da Gildas mentre lotto con le varie pieghe dell’abito. E' assurdo, non riesco proprio a fargli prendere la forma che voglio… Dannazione! Sbuffando do la resa ed uscendo da dietro il paravento domando, <<qualcuno può darmiuna mano con le piegh -………………….- EH?>>, restando impalato come uno stoccafisso quando lo osservo.
<<C-c-come… C-come s-s-to?>>. Wow.
<<Gildas…!?>>. Assottiglio lo sguardo, incredulo, scrutandolo da capo a piedi. Gildas è irriconoscibile, sembra quasi un’altra persona… O... Sto forse sognando…? Chiudo gli occhi, li stropiccio e, dopo alcuni secondi, li riapro non riuscendo a trattenere un sorriso sincero, spensierato, quando mi rendo conto che è tutto vero. <<Direi che sei pronto per lasciare a bocca aperta un bel po’ di nobili!>>, sentenzio con entusiasmo, guardandolo negli occhi, ed aggiungo dopo qualche attimo in tono scherzoso, <<ebei capelli, anche se così non posso più scompigliarteli...>>. Poi, in uno slancio di affetto misto a gratitudine, mi avvicino e, stando molto attento a non spettinarlo, lo abbraccio sussurrandogli, <<grazie bubu>>.
Sento che Gildas ricambia la stretta, con forza, rimango così per un bel po’ e dopo una leggera pacca sulla spalla lo lascio andare. <<Onde evitare che dalle finestre volino bottoni oltre a stivali…>>, accenno sarcastico, cercando di strappargli un sorriso. <<Mi dai una mano?>>. Annuisco appena, confuso, quando esclama, <<Vieni qua, Yoghi>>, e stando fermo gli porgo entrambi i polsi. Poi mentre Gildas mi aiuta a sistemare l’abito chiedo a Cassandra senza ancora guardarla, <<hai già un accompagnatore per il ballo? Io sono disponibile...>>. Mi blocco dal parlare ed osservando la porta aggiungo, <<stanno bussando>>.
Abiti da ballo Vicent: ho fatto il rar in cui trovate il file abito con la colorazione
Nota: Azioni e frasi concordate ♥
Ultima modifica di Damnedgirl; 29th November 2015 alle 23:49
Stranamente, non ho portato con me molte vesti eleganti: ho gli abiti del Lord delle Tempeste ma non credo sia l'occasione giusta per indossarli, e nemmeno le circostanze sono molto favorevoli. No, mi serve qualcosa di classico, poco appariscente, ma assolutamente elegante: opto per il nero completo, credo di avere il vestito giusto e infatti, dopo aver cercato nel cassettone per qualche minuto, trovo quello che avevo in mente. La stoffa è completamente scura, con l'eccezione di pochi lembi di tessuto lilla, una sfumatura simile ai colori dei Leithien ma abbastanza diversa per non scatenare un incidente politico. Come sempre evito gioielli vari, non ho intenzione di indossare né bracciali, né anelli, solo la versione dei miei classici guanti adatta ai nuovi colori. Quindi mi cambio, senza alcuna difficoltà, e decido di raggiungere subito Adamantia in giardino. Mi sta già aspettando, la vedo davanti alla fontana intenta ad ammirare la sua bellezza nell'acqua, una bellezza che se possibile è addirittura superiore rispetto a quella che è riuscita a sfoggiare in camera. <<Adamantia>>, la chiamo per annunciare la mia presenza, e mi lascio ammirare: spero gradisca il completo che ho scelto anche se la sobrietà non rientra esattamente nei suoi canoni. <<Andiamo?>>, le offro un braccio e attendo che lo afferri. Se vorrà camminare da sola, mi limiterò a seguirla verso il Glados e lo attraverserò, visualizzando nella mente la meravigliosa sala in cui saranno riuniti i più importanti giocatori di Dohaeris. Sarà una lunga, lunga serata.
Sala Oro Rosso
Lusso. Ricchezza. Opulenza. Sono queste le prime parole a cui riesco a pensare quando varco la soglia del locale: non mi riferisco solo all'arredamento, che è comunque estremamente ricercato e raffinato, sto parlando anche degli invitati. Abiti sfarzosi, gioielli luccicanti, diademi che provengono dalle più esotiche città oltre il confine: il tutto si riassume in una dimostrazione di forza. Diversa da quella bellica, ma ugualmente importante. Ogni pendente di cristallo, ogni bracciale d'oro, ogni tessuto prezioso sta urlando per chi li indossa "siamo ancora vivi. Siamo ancora potenti. Vinceremo questa guerra". È la meravigliosa bugia in cui tutti i presenti vogliono crogiolarsi, anche solo per una notte, anche se la verità è spaventosamente diversa. Mi guardo intorno, non c'è ancora molta gente e non individuo i nostri alleati, ma riconosco molti volti che sarò costretto a salutare nel corso della serata. Di mio cugino non vi è alcuna traccia ancora, non sono sorpreso, è presto e la vera festa inizierà tra qualche ora. Intravedo però i protagonisti, Lantis e la futura consorte, seduti su quei due troni vicini anche grazie al sottoscritto. Lumen è radiosa, disarmante, così come il Gran Maestro: una coppia di tragica bellezza, che appassirà presto. Mi avvicino a loro, con Adamantia se sarà ancora al mio fianco, altrimenti da solo, e mi inchino al loro cospetto. <<Capo Tempesta, tutti i suoi possedimenti e i lord loro signori si rallegrano per questo evento. Che gli Dei vi assistano in ogni vostro passo e vi guidino verso un futuro radioso insieme>>. Attenderò il permesso del re di rialzarmi prima di incrociare nuovamente il suo sguardo. <<Vi ringrazio, Lord Urthadar, non ho ancora rinunciato ad unire le nostre due casate. Spero che gli Dei ci consentano occasioni in futuro, godetevi il ballo>>. Accetto le parole di Lantis con un cenno del viso e guardo Lumen di sfuggita, la quale mi sembra avere una nota di disappunto nei suoi occhi. Ci sta guardando male? Mi limito a sorriderle e poi mi allontano dai troni, alla ricerca di un qualche ospite da intrattenere.
Azioni di Lantis e Lumen concordate con la master
Aiden è vestito così:
Per eventuali foto, la maglietta è di Into The Future e ha i seguenti codici esadecimali (dall'alto verso il basso):
0f1010
3e415e
000000
080f0f
Per quanto riguarda i pantaloni, scegliete quelli che volete, basta che siano neri
Sento la voce bassa e controllata di Aiden chiamare il mio nome, sorrido come una ragazzina adolescente al suo primo appuntamento, non posso credere che un uomo mi faccia ancora quest'effetto. Senza volere cerco nella memoria un momento, una sensazione simile, ma sento i miei ricordi opporre resistenza: un effetto collaterale dovuti ai poteri di nonna Alicent. Non trattengo una piccola smorfia di disappunto, poi mi ricompongo e mi volto, la figura di Aiden si staglia, elegante e statuaria.
Gli rivolgo un cenno di approvazione con la testa e con gli occhi, il nero gli dona e fa risaltare i suoi occhi chiari, chiari come il ghiaccio che avvolge il suo cuore velenoso. Sa come attirare su di sè l'attenzione, la sua richiesta di accompagnarlo non è certo frutto di un caso o di cortesia, sa come ci si comporta in mezzo a tanti nobili. Scommetto che guardandoli uno ad uno vedrà tanti pezzi degli scacchi, non esseri umani.
Accetto il braccio che mi offre e mentre ci incamminiamo verso il Glados gli dico: "Sei molto elegante. Le donne in sala ti mangeranno con gli occhi e faranno a gara per danzare con te, senza esclusione di colpi bassi. Mi sento una privilegiata, questa sera."
Il Glados si illumina, il suo bagliore quasi mi acceca mentre lo attraversiamo, il cuore mi batte appena un pò più forte del normale, non dovrei essere così stupidamente ansiosa.
SALA ORO ROSSO
E' questo il mio posto, lo sento dentro una volta arrivata nella sala da ballo del castello. La Torre dove mi hanno sbattuta è un insulto alla mia nobiltà, i drappi di seta, le coppe d'oro, i cuscini di piume è quello che mi merito.
La Rocca di Asshai ha un salone delle feste ma è almeno la metà di questo e non così sfarzoso! Fingo indifferenza a tanta ostentata ricchezza, e mi soffermo ad osservare i volti dei presenti, rosei e gioviali, bardati nei loro abiti più belli e con gli stemmi e i colori della casata in bella vista a sottolineare la propria dedizione ai Raeghar, almeno fino a quando ci saranno tavole imbandite da leccornie e vino.
Non c'è ancora nessuno della Torre, io e il mio accompagnatore siamo i primi, ma posso notare alcune facce note, già viste nelle precedenti occasioni formali. Ripenso ai miei, non ho ancora mandato la lettera, non so perchè abbia tutte queste remore, forse non voglio sapere la verità, semplicemente questo.
Mi lascio trasportare leggiadra da Aiden che si sta dirigendo verso la coppia reale: il sorriso mi si gela sul volto non appena vedo quella serpe di Lumen e a mala pena sento le parole di cortesia che si scambiano Lantis e il mio cavaliere che mi abbandona immediatamente. Non mi aspettavo niente di diverso, ma almeno poteva attendere qualche minuto e fingere che esisto!
Mio malgrado mi trovo nella peggiore delle situazioni che poteva capitarmi, qualcuno pagherà caro per questo scherzetto, devo solo trovare il responsabile di questo tiro mancino. Lumen mi guarda torva, posso solo immaginare quello che sta pensando, che poi sono le stesse cose che sto pensando io: lo stesso stramaledetto vestito! Vorrei urlare strappandoglielo di dosso, ma poi credo che le guardie mi infilzerebbero come un coniglio, Lantis potrebbe trovarlo piacevole tuttavia ... Già immagino le mie unghie infilzate sulla sua faccia, dopo averle sgonfiato quelle tette finte, levati i palloncini dal reggiseno sciacquetta!
Sento che la vipera sta per sputare il suo veleno, assottiglia lo sguardo: "Bel vestito Lady Adamantia, peccato per il colore."
Mi mordo la lingua, ma non passano nemmeno due secondi che mi ritrovo a risponderle, con un finto sorriso stampato in faccia: "Siete già stata al buffet, maestà? Noto che il vestito vi tira un pò troppo sui fianchi, vi consiglio di non fare gesti bruschi o rischierete di trovarvi con il sedere scoperto!" - anche se dubito ci sia qualcuno in questa stanza che non le abbia ancora visto il culo.
*azioni e frase di Lumen concordati, così come la faccenda del vestito uguale a quello di Ada XD
I miei occhi cadono sull'abito di Lady Feralys come dei pugnali, se potessi glielo strapperei di dosso proprio ora dinanzi a tutti. Come ha osato quell'idiota di Armanius spacciare lo stesso modello sia a me che a lei? Certo, il mio è molto più elegante dato che i colori della mia casata sono sinonimi di fascino, i suoi sono proprio pacchiani. Ma che è quell'arancione? Sembra che si sia spalmata delle arance addosso! Quel rosso poi, di una tonalità davvero aberrante. Mi risponde a tono, al che assottiglio ancora di più lo sguardo. "Non preoccupatevi, questo tessuto è studiato apposta per accarezzare le mie curve perfette, con voi invece il sarto deve essere stato più prudente.... ha dovuto cucirvelo più largo per evitare imbarazzanti figure al ballo" le replico acida, dandole indirettamente della mongolfiera. Aiden è invece perfetto, così mi volto anche verso di lui ma con un sorriso malizioso: "Vedo che anche voi, Comandante, preferite rimanere nell'eleganza e avete preferito l'eleganza all'eccentricità". I colori del Comandante si adattano perfettamente ai miei, noi due sì che saremmo una coppia perfetta.
Ascolto in silenzio la storia di Gildas, di sua madre, di Vjetar Fanon, della sua perversa e disgraziata passione. Sua madre lo ha venduto ad un aguzzino, come si può solo pensare una cosa tanto aberrante? Ricordo le parole che il ragazzo mi rivolse alle Terme, ricordo con che accorata disperazione mi avvisò di stare attenta ad Alagos Fanon e alla sua famiglia. Ammetto che molti comportamenti individualistici di Sir Alagos non mi piacciono e li trovo inopportuni, oltre che il cavaliere si esprime in maniera troppo melensa per i miei gusti. Noi gente del Nord siamo gente schietta, rude è vero, ma schietta. Siamo sospettosi di natura verso chi utilizza parole esageratamente drammatiche, come a celare chissà quali loschi pensieri. Ma non voglio essere prevenuta verso di lui, come Gildas non è della stessa pasta della sua famiglia, così anche Alagos potrebbe non sapere niente degli intrighi della sua casata. Inoltre, l'elfo si è scusato con me, mi ha promesso che si impegnerà ad essere più partecipe alla vita della Torre e voglio riporre fiducia in lui, domani dovrà combattere al Kratoning e sono certa che farà del suo meglio. Provo a poggiare una mano sulla sua spalla e a sorridergli: voglio che comprenda che ora ci siamo noi, che non è solo e che non ha intorno gente così meschina. Vado dietro il paravento quando Gildas mi chiede di indossare il vestito: sono davvero io quella riflessa nello specchio? I capelli sono lisci, legati di lato, il viso truccato in maniera più femminile, l'abito fasciato lungo il mio corpo. Il blu oltremare è sempre stato il mio colore preferito, accanto al verde acqua della mia casata e questo vestito è davvero bellissimo. Gildas è un genio, è stato abilissimo a cucirlo in così poco tempo! Certo, addosso ad una fanciulla più leggiadra starebbe d'incanto, ma credo di sembrare meno un troll dei ghiacci. Sono un po' in imbarazzo che sono messe in risalto le forme di cui mi sono sempre vergognata, ma non è scomodo come pensavo. I tacchi sì, quello era prevedibile. Porterò queste scarpe con stoica pazienza, ho superato ostacoli ben più grandi di questo, posso farcela. Sì, ce la farò e devo ripetermi che al ballo ci saranno centinaia di damigelle più belle e femminili di me, ma temo che quest'abito, per quanto è bello, possa attirare l'attenzione di qualcuno. Sicuramente, Lantis mi vedrà. Non devo farmi prendere dal panico. Respira Cassandra, respira. Esco dal paravento, vedo che anche gli altri due sono pronti e Gildas ci chiede se ci piacciono i nostri vestiti e il suo. Sorrido contenta quando lo vedo vestito civilmente e pettinato come si conviene, sta davvero bene, pure Vicent lo apprezza allegramente. "Sei elegantissimo, Gildas, sei finalmente il cavaliere che sei" dico entusiasta. Poi porto lo sguardo sul mio, la stoffa alla luce è cangiante e raffinata, è il colore di Gaearmir, del mare, di casa mia. Riporto gli occhi sul nostro stilista e lo guardo con tanta riconoscenza: "E' bellissimo il vestito che hai cucito per me, non dimenticherò mai questa cosa... è il mio primo vestito fatto su misura per me... grazie". Gildas ha visto la donna che è in me, non mi ha vista come un soldato... ha visto della bellezza in me, qualcosa che io fatico tanto a vedere. Dovrei avere più fiducia di me stessa e mi rendo conto di stare lì a osservare il mio vestito contenta come una bambina. Vicent abbraccia il nostro sarto e io annuisco soddisfatta: sì, andrà tutto bene, riusciremo ad aiutarlo, tutto si sistemerà. Mi si ferma il cuore, però, quando Vicent mi chiede se ho un accompagnatore per il ballo e se può farlo lui. Dovrei avere un accompagnatore? Perchè una donna adulta e realizzata non può presentarsi da sola ad un evento del genere? Perchè mi vuole accompagnare? Pensa che non saprei camminare con questa gonna lunga? E se inciampassi nel tappeto? Sì, c'è un lungo tappeto nella Sala Oro Rosso. E se non riuscissi a fare più di due passi con questi trampoli? Mi devo calmare, mi sto facendo prendere dal panico. Sorrido nervosa, non so, dovrei avercelo un accompagnatore, dovrebbe servirmi un braccio su cui reggermi e non cadere davanti a tutti, magari strappando il vestito... oh Dei! Prima muovo la testa in modo agitato per indicare il no e poi annuisco, ma le mani mi tremano. Per i Siamesi, stiamo per farlo, sto davvero per entrare in quella tana di iene pettegole a sfoggiare il bel vestito di Gildas che io non saprò portare con la dovuta maestria! Faccio un respiro più profondo mentre continuo a sorridere come una stupida. Riportatemi all'Abgruntis, saprei affrontare meglio una battaglia come quella che questo! Chiudo gli occhi e mi calmo, concentrandomi su quello che ha detto Gildas: il vestito ha doppie cuciture, non si romperà, è resistente e io aggrappandomi a Vicent riuscirò a non traballare troppo su questi trampoli. "Non ho un accompagnatore e sarei davvero felice se fossi tu" gli rispondo più tranquilla. Il viso mi si addolcisce, perchè penso che, in verità, non mi immaginerei con nessun altro a braccetto in un'occasione come questa. Vicent mi conosce, sa come sono, lui... è più simile a me, veniamo anche dallo stesso posto. Mi capisce. Sta davvero bene con l'abito di Gildas. Alla porta bussa qualcuno e direi proprio che è il momento di recarci a questo ballo: la apro e vi trovo Sir Alagos e Lady Loren, che probabilmente vorrà vestirsi. "Perdonate, Lady Loren, purtroppo il mio vestito ha richiesto più tempo al nostro geniale Sir Gildas, ho dovuto far aspettare anche Sir Vicent, che mi accompagna al ballo... non è facile vestire un blocchi di ghiaccio come me" le dico scusandomi. "Vi lascio la stanza chiedendovi ancora perdono, ci rivedremo tra poco al ballo... salute anche a voi Sir Alagos" dico rivolgendomi al cavaliere facendomi più seria. Mi sono imposta di non essere prevenuta, non lo sarò, ma le parole di Gildas su Vjetar Fanon girano ancora per la testa.
SALA ORO ROSSO
Ci rechiamo con Gildas così alla lussuosa Sala Oro Rosso, dove di solito si sono tenuti tutti i grandi balli di corte.
C'è molta gente, tutta dell'alta aristocrazia, tutta qui a mostrare di essere ancora fedeli alla Corona. O fingere di esserlo. Scorgo che il Re e Lady Lumen sono impegnati a discorrere con Lady Adamantia e la cosa mi mette in imbarazzo perchè non so cosa fare. Non possiamo certo interromperli, ma nemmeno restare qui come stoccafissi. Ci avviciniamo comunque ai reali e ci inchiniamo per poi lasciarli alla loro discussione. Vicent mi porge la mano, invitandomi ad un giro di valzer. Ballare... io non so ballare. Certo sempre meglio che restare come un palo in mezzo alla sala senza sapere cosa fare. "S-sei sicuro? Ti calpesterò i piedi, non sono brava" gli sussurro imbarazzata. Lui mi sorride, mi prende tra le braccia come la danza richiede e mi dice: "Ma io lo sono... sono bravissimo a ballare, ti basta lasciarti portare da me". Lasciarmi portare... non so fare manco questo. Ero Comandante delle Guardie, sono Primo Cavaliere, sono io a dirigere gli altri. Va bene, proviamoci Cassandra. Ci riescono queste oche giulive, non vedo perchè tu non debba riuscirci. Iniziamo così a danzare e in poco tempo non penso più a niente, Vicent riesce a trascinarmi a ritmo in modo eccellente e io... io mi sento così... felice come non mi capitava più da tanto.
Mi sento… diverso… forse è questo abito che indosso per la prima volta. Mi guardo ancora e ancora ma a fatica riesco a vedere me stesso al suo interno. Un abito elegante, sorretto da un corpo che all’inizio fatico a credere sia il mio. Vicent mi abbraccia con forza e io resto un attimo interedetto a osservare il vuoto… gli occhi pizzicano ancora una volta e mi stringo a lui come a voler ritrovare un appiglio. Gli sistemo i polsini della giacca quando me lo chiede, sorridendogli e nell’istante in cui anche Cassandra fa la sua comparsa da dietro il paravento, la mia mandibola casca visibilmente nell’osservarla. La ragazza mi ringrazia e mi rivolge un sorriso che ricambio leggermente impacciato quando si complimenta anche per il mio. Dovrei assomigliare ai miei capelli di poco fa in questo momento e la cosa mi turba non poco. Perché mi sento così ebete quando sono con loro due? I due parlano di compagnia durante il ballo e solo in quell’istante mi rendo conto di non aver invitato nessuno oggi, non che io abbia avuto il tempo a causa di Nikah. Abbasso lo sguardo portandolo alle mie mani che comincio a torturare nervosamente. Dovrò ingegnarmi in qualche modo… spero solo che mio padre non sia presente, anche se dubito che si faccia a scappare un’occasione simile per ostentare il suo potere. Sobbalzo quando la ragazza apre la porta rivelando la presenza di Loren Van Dervult e… Coso. Lo guardo con sdegno e pochi istanti dopo porto i miei occhi su Vicent. Cassandra si scusa con la donna lasciandole libera la stanza e decido di seguirla senza nemmeno rivolgere ai due un saluto. Non ho alcuna voglia di fare conversazione, specie con quell’essere ripugnante tra i piedi.
Sala Oro Rosso
La sala è gremita e noto molta più gente di quella che mi aspettavo, senza guardare i presenti mi avvio insieme a loro due dinanzi ai reali e mi inchino formalmente davanti a loro in segno di rispetto. Dopo qualche istante, Cassandra e Vicent cominciano a danzare mentre la musica prende piede nella sala. Mi metto in disparte cercando qualche volto conosciuto nella sala… molti occhi saettano su di me, increduli e tra quella moltitudine di colori e sfarzo, noto la presenza ben poco rassicurante di mio padre e di suo fratello gemello. Sono di spalle ma riesco chiaramente a distinguere il Cerchio di Ferro sul capo di Astor. Mi volto anche io e cerco con gli occhi qualcosa da fare per distrarmi… e se, no. Evitiamo stronzate. Vabbè ma… no. Guardo alternativamente la donna e il tavolo alternando velocemente lo sguardo, sta conversando con l’altra… battibeccando piuttosto e la cosa mi mette ancora più ansia e… quando ho cominciato a camminare? Mi rendo conto di quanto io sia stupido solo quando mi trovo dinanzi alle due, osservando l’abito in seta viola in netto contrasto con la pelle candida di Lumen. I lunghi capelli biondi le ricadono sulle spalle incorniciandole il volto da bambola che tante volte ho voluto prendere a pugni. In questo frangente, devo ringraziare Nikah. Stava davvero per farla fuori. Le rivolgo un profondo inchino, così come al Re, sorridendole appena quando mi riporto composto e porto la mia mano verso di lei in un invito «Vostra Altezza… mi fareste l’onore di questo ballo?» chiedo attendendo la sua risposta, se accetterà le rivolgerò un sorriso cordiale per poi portarla verso il centro della sala da ballo dove potremo cominciare a danzare elegantemente. La guarderò negli occhi ostentando quella sicurezza che mi appartiene da anni, l’albero in fiamme e la leonessa, quale dei due si distruggerà per primo questa notte?
Immersa nel piacevole tepore del bagno perdo la cognizione del tempo, accidenti non posso fare tardi e perdermi l'evento dell'anno.
Mi asciugo, mi cospargo di oli e mi faccio aiutare dalla serva a districare i miei ricci selvaggi, sono sempre stata fiera dei miei capelli, ma questa sera rimpiango di non poter fare quelle impalcature che tanto vanno di moda tra i nobili. Mah, chi li ha mai capiti... Sono solo utili per covarci i pidocchi!
Indosso l'abito che le sarte sono riuscite miracolosamente a procurarmi e dopo essermi profumata e imbellettata raggiungo il glados ancora illuminato, qualcuno deve averlo appena attraversato.
SALA ROSSO ORO
Avanzo sensuale nella sala gremita cercando di mostrarmi disinvolta e sicura davanti a tutta la nobiltà presente.
Mostro sorrisi smaglianti e finti, come quelli che si stanno scambiando tra di loro le altre dame, intanto mi metto alla ricerca di visi conosciuti: Aiden si sta intrattenendo col Re, Lumen e Adamantia conversano amabilmente come due amiche del cuore, talmente amiche da condividere lo stesso abito. Porto una mano alla bocca per coprire l'espressione divertita, me le immagino strapparsi gli abiti con i denti e le unghie, ma purtroppo questo non avverrà qui.
In lontananza scorgo Vicent danzare con una dama elegante anche se troppo alta e muscolosa rispetto i canoni, mi avvicino alla pista da ballo e rimango sbalordita nel sapere che la misteriosa dama altri non è che il Primo.
Li osservo incantata per qualche istante poi mi allontano verso il buffet nella speranza di trovare qualcun altro della torre con cui intrattenermi.
nota: link abito a breve, devo cercarlo XD cmq dovrebbe essere di Ekinege su TSR