LUMEN RAEGHAR
Il suo solito sarcasmo derisorio mi fa ben comprendere che dell'Adamantem non gliene importa nulla. Come non gli è mai importato niente di niente da quando ci fu il sacrificio di Axel all'Abgrundis. Lo guardo irata, ma lui continua incurante con le sue perle di saggezza. Come osa? Ho dovuto uscire le unghie mio malgrado per sopravvivere in questa famiglia di scellerati, ho ottenuto più di quello che lui non ha mai osato nemmeno chiedere al mondo! "Il tuo cognome? Quello di zio Tywin, semmai... inoltre, è la mia corona che temevano... e che temeranno!" esclamo infastidita. Cosa c'entro io con lui? Non è lui che mi ha resa la donna pericolosa che sono. Riprendo la calma, anche se le mani mi tremano per la rabbia. "Quello tra me e Lantis è un gioco sottile, politica sai... cosa che tu non comprenderai mai" gli ribatto seria. Resto quasi ipnotizzata da come mi guarda: non mi osserva così da... da quando ero bambina. Mi zittisco e distendo le pieghe sulla fronte. Occhi negli occhi, oro nell'oro, io e mio padre come due leoni nell'arena. Eppure, c'è altro nei suoi, qualcosa che non riesco a decifrare. Le sue parole... mi giungono come pugnali, come al solito, ma questa volta sembrano... vere. Lo pensa davvero, è un discorso persino sensato. "Mi hai deriso davanti a tutti, hai deriso il Re... sei tu che mi hai sempre trattata da zimbello" mormoro quasi offesa, come se non sapessi difendermi da ciò che ha detto. La fine di ogni Leithien: ho subito e sopportato le pene dell'inferno per evitare questo destino. No, non smetterò mai di lottare,non devo dimenticarmi con chi sto interloquendo, con un pazzo cannibale che ha abbandonato la sua unica figlia in mano a dei pazzi più squilibrati di lui. "Da quando ti importa che fine farò? Ho dovuto badare a me stessa, cosa che ho intenzione di continuare a fare" gli dico con voce sommessa, gli occhi spenti che rivedono ancora tutti gli orrori cui hanno assistito. "Avrai qualcun altro da divorare..." dico riportando le mie iridi nelle sue, ma improvvisamente riaccese dal fuoco che mi scorre nelle vene "... e spero vivamente che tu possa prenderti un'ulcera fulminante che ti ammazzi al momento!". Non lascio il suo viso, così scavato e provato. Era bello da giovane, in realtà nemmeno ora è così anziano come dimostra. Nonostante tutto, nonostante la barba incolta, nonostante i capelli legati grossolanamente, nonostante la casacca sciatta e il fetore di morte... ci somigliamo. Il sangue... il sangue è qualcosa che niente può cancellare, nemmeno il fuoco.