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  1. #3071
    Master caotico L'avatar di SimsKingdom
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    Gildas Demonar

    Riesco a sfilarmi la freccia di Cassandra e a lanciarla lontano e guardo con rabbia verso di lei quando incocca un altro pezzo di legno sul suo arco, pezzo di legno che si anima di piccole molecole di acqua che vorticano mentre le mie fiamme nere volano verso di lei. Tra pochi istanti sentirò la sua carne sfrigolare mentre l’odore acre e inebriante della carne cotta si svilupperà nell’aria. Chi lo sa? Magari potrei invitare Lord Gordon a questo nuovo banchetto. Chissà se la gradisce la carne dei caproni delle isole del Nord. Ma è quando osservo le fiamme divampare verso di lei che sgrano gli occhi, «Gildas, spero che ascolterai il canto della mia freccia» la freccia parte rapida esplodendo quando incontra le fiamme in una coltre di fumo nero e denso che si espande per la stanza annebbiando per un attimo la vista «fumo nero, nient'altro, sei solo questo. Gildas, puoi farcela, ho visto il tuo fuoco verde!» sento Gildas gridare e graffiare per uscire. Mi reggo il capo con la mano sana e cerco di guardare Cassandra, ho caldo. La rabbia diviene presto terrore. Sto sparendo. No. Non voglio. Mi aggrappo a lui tirandolo mentre la testa continua a farmi sempre più male, la bocca pulsa in relazione a essa. Il dolore si mescola esso non è più piacevole. Fa male, brucia. Io sto sparendo, non voglio. Non voglio tornare lì. Perché devo? «Lasciatelo, lasciate Nikah!» dico stringendo i denti ma più stringo, più il dolore aumenta. I denti rotti si scheggiano e cadono. Alzo gli occhi e vedo Vicent davanti a me. L’idiota piange, si dispera per Gildas, ma nessuno urla per Nikah. No, lui è il mostro, la bestia sotto al letto. Sì… io sono essa. Io sono il mostro, mi nutrirò di Gildas, pezzo dopo pezzo, dopo pezzo, dopo pezzo. «Non ti lasceremo da solo, Gildas. Siamo tuoi amici, Gildas, e ti vogliamo bene. Ora prendi la mia mano e torna da noi» cerco di alzarmi in piedi, la testa si muove a scatti, mi scoppia ma mi muovo, il dolore aumenta, esplode ma io mi muovo. La gamba cede, ma io avanzo verso di lui. Sfodero un pugno verso il suo stomaco e prima di lasciare lo spettacolo a Gildas gli dico con gli occhi sgranati mentre lui resta fermo «ti divorerà la faccia!» Nikah va via, il dolore alla testa svanisce lasciando il posto agli altri che si mischiano. Il ginocchio destro crolla e io mi accascio su me stesso mentre Vicent mi sorregge. Mi aggrappo al suo collo col braccio sano «graFFHie ViScenD… ma oFa non Di FuliFe il naFo Fui Duoi veFFhiDi!» dico con un sorriso mentre mi poggia a terra, seduto contro la spalliera. Mi porto il braccio sano sugli occhi. Voglio sparire. Sto fallendo, su tutto…

    *Azioni di Vicent concordate con Damnedgirl
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  2. #3072
    sim dio L'avatar di Lilla_20
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    Loren Van DerVult




    Sir Vicent mi poggia una mano sul dorso della mia <<Mi dispiace>>, mi dice sincero <<e Vi comprendo. Ho perso nonno, padre e madre in un solo giorno, dunque so cosa si prova>>.
    Lo guardo sorpresa ha perso tre persone in un solo giorno? Deve essere stato molto triste e devastante <<Mi dispiace…>> Dico a mia volta.
    Meglio non farlo pensare a queste cose dopotutto domani deve combattere <<Crepi il lupo!>> mi risponde per poi aggiungere <<Certamente. Ora però cercate di riposare, la battaglia al Kratoning deve essere stata estenuante. Vi ringrazio comunque per la pozione ed il pensiero avuto nei miei riguardi>>,
    Accenno un lieve sorriso <<Sì non è stata una passeggiata…>> Faccio una smorfia ripensandoci. <<Era il minimo da fare per Voi che guarite sempre tutti noi>>.
    Mi aiuta ad alzarmi e poi mi bacia la mano, proprio come vuole l’etichetta, e si allontana rimanendo però in Armeria dove decido di rimanere anche io, dopotutto guardare nel gli altri allenarsi si impara sempre qualcosa, se poi una delle persone in questione è il Primo, è anche meglio.
    Mi sposto in modo da evitare eventuali colpi.
    Il Primo è in difficoltà ma ad un certo punto si prepara a scagliare una freccia parlando a Sir Gildas "Gildas, spero che ascolterai il canto della mia freccia" dice scoccando la freccia proprio contro il fuoco che le va in contro. Il contatto con l'acqua è devastante, il fuoco si dissipa insieme a tutta la sua furia. "Fumo nero, nient'altro, sei solo questo. Gildas, puoi farcela, ho visto il tuo fuoco verde!"
    Inarco un sopracciglio, ma cosa dice? Lei si sta allenando con Sir Gildas, perché parla con lui come se non fosse lui?
    Non capisco…
    Con la coda dell’occhio vedo Sir Vicent spostarsi e piazzarsi tra i due combattenti.
    Porge una mano a Sir Gildas e gli parla con un sorriso anche se ha il volto rigato dalle guance.
    <<Non ti lasceremo da solo, Gildas. Siamo tuoi amici, Gildas, e ti vogliamo bene. Ora prendi la mia mano e torna da noi>>.
    Continuo a non capire… perché si rivolgono a Sir Gildas come se non fosse lui?
    Faccio un passo avanti <<Ma che succede? Perché gli parlate come se non fosse Sir Gildas?>>
    Quest’ultimo sembra soffrire molto
    «ti divorerà la faccia!»
    Chi?
    Poi parla di nuovo «graFFHie ViScenD… ma oFa non Di FuliFe il naFo Fui Duoi veFFhiDi!»
    Mi avvicino ai tre confusa, molto confusa.
    Ultima modifica di Lilla_20; 6th January 2016 alle 18:35

  3. #3073
    Super Moderatore L'avatar di polliciotta
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    ADAMANTIA FERALYS

    "Di sicuro, non ha problemi di digestione"
    Lumen osserva suo padre andar via, lo sguardo è serio, i lineamenti delicati restano severi quando mi racconta del rapporto che ha con lui - "Mi lasciò lui al Castello Nero, subito dopo il suicidio di mia madre... sai... è buffo il sentimento che può legarti ad un padre così... non ha mai avuto altra donna oltre mia madre. Ovviamente, ti prendeva in giro, non capitolerebbe nemmeno col migliore dello charme, perchè mia madre Ginevra era l'unica cosa che contava al mondo per lui... più della Terra delle Rose, più di Adamantem. Ci sono tanti uomini per bene, in giro, che però cadono facilmente nel peccato carnale. Mio padre è un assassino spietato e cannibale, ma non ha mai ceduto. Non ha mai tradito mia madre".
    La guardo torva, colta alla sprovvista dalla sua affermazione, non avevo certo bisogno che mi specificasse le intenzioni di quel mostro biondo: "Non aver paura, diventare tua zia era il massimo a cui potessi aspirare, non ho intenzione di farti da madre: ho chiuso con gli uomini della famiglia Leithien".
    Resto un attimo in silenzio, pensierosa, soffermandomi sulla sua ultima frase: amore e tradimento, due facce della stessa medaglia per quanto ne possa sapere io. Se riponi la tua fiducia verso una persona, le doni te stessa e cerchi rifugio e conforto tra le sue braccia cercherà sempre un modo per sopraffarti, per avere ragione di te e ridurti in suo potere. "Il tradimento non è necessariamente fisico, può essere subdolo colpirti nel profondo, fiaccandoti la volontà e la mente." - dico piano senza guardarla in viso, mentre lei continua: Credo che sia l'unico Leithien che io abbia mai conosciuto che fosse in grado di amare... e avrei preferito mille volte vivere con lui che con mio zio. Ma lui non mi ha voluta... sono lo spettro di Ginevra, solo questo per lui"
    Alzo la testa sentendo con mia grande sorpresa la voce quasi rotta dal pianto, ma i suoi occhi sono asciutti, il tempo delle lacrime è finito da un pezzo. Anche se la nostra storia passata è molto diversa, alla fine entrambe siamo il prodotto delle circostanze, del caso e del capriccio degli dei.
    Lumen si affretta a sminuire le mie preoccupazioni nei riguardi del padre, anche se la mia è effettivamente curiosità: l'ultima sua affermazione era piuttosto sibillina e ci terrei tanto a sapere di cosa stava parlando.
    "Piuttosto... al ballo spero che la nostra discussione non ti abbia offesa, ho visto che ti sei consolata in fretta, dato che Aiden non ti si filava"
    "La nostra discussione? Ah, il vestito ..." - avevo quasi dimenticato l'episodio, grazie per avermelo ricordato, faccio un gesto distensivo con la mano - "Acqua passata, il responsabile ha già avuto la punizione che meritava. Ultimamente Aiden è un pò sulle sue e con quello che è successo poco fa a suo zio, ora capisco il perchè, forse si aspettava qualche problema. Beh, tornando in argomento, se fosse stato il mio fidanzato a non filarmi me la sarei presa di più, ma mi sono divertita ugualmente" - almeno fino all'arrivo di Illyria - "Hai conosciuto mia madre? Si è intrattenuta solo per poche ore, la prossima volta potremmo replicare il tè tutte insieme" - sai che bel pomeriggio tra streghe che sarebbe?


  4. #3074
    sim dio L'avatar di Damnedgirl
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    Vicent Dreth

    Da quando ho compiuto sei anni mi hanno abituato a controllare le emozioni, ed il pianto, per quanto naturale sia, è proprio tra queste. Tendo a trattenermi, spesso e mal volentieri, ma quando sono depresso diventa tutto più difficile e… Non resisto. Piango come un bambino sperando che Gildas torni qui, da noi, piango per egoismo, piango perché non voglio rinunciare ad un amico. Negli ultimi giorni ho subito un trauma dopo l’altro, ho perso troppe persone, le mie certezze sono state messe in discussione e, inevitabilmente, questo mi ha cambiato, rendendomi ciò che sono ora: un ragazzo di diciotto anni, orfano di famiglia, ma disposto a sacrificare tutto, anche sé stesso, pur di salvare il salvabile. Non mi scosto quando Nikah si avvicina e faccio da scudo umano a Cassandra, non paro nemmeno i suoi colpi ma lo lascio fare, facendomi scivolare addosso la frase sul cannibalismo. E finalmente Gildas sembra reagire, dopo un’emicrania molto, troppo, dolorosa si accascia su di me, lo sostengo di peso, onde evitare che la ferita al ginocchio gli provochi ulteriore sofferenza, e tra le lacrime, mentre lo aiuto a sedersi contro la spalliera, rido di gusto quando lo sento biascicare, <<graFFHie ViScenD… ma oFa non Di FuliFe il naFo Fui Duoi veFFhiDi!>>, con un po’ di difficoltà a causa dei denti rotti. Cerco di calmarmi un pò, asciugandomi le lacrime con il dorso delle mani, userei un fazzoletto ma frugandomi le tasche mi rendo conto di non averlo, probabilmente l’ho lasciato da Nymeria, mentre la canotta è rimasta sulla panca in giardino, quindi devo arrangiarmi. Proprio quando smetto di piangere è la voce di Lady Loren a farmi voltare, <<Ma che succede? Perché gli parlate come se non fosse Sir Gildas?>>. Questa non ci voleva, so che Gildas, in un certo senso, si vergogna di Nikah e dubito voglia che altri siano a conoscenza della sua debolezza. Stringo appena la mano sana di Gildas per fargli capire di reggermi il gioco e rispondo a Lady Loren facendo appello alle mie conoscenze in campo medico, <<Nel corso dell’allenamento ho visto che il Primo lo ha colpito alle orecchie. Non sente molto bene ed è stato vittima di una forte emicrania, probabilmente causata da qualche lesione interna in bocca>>. Le rivolgo un sorriso di circostanza e poi torno ad osservare Gildas, e, per non smentire la menzogna, gli dico ad alta voce scandendo bene le parole. <<Ora ti curo>>. Dei, dire che mi sto trattenendo dal ridere è poco! Resto serio e convergo in entrambi i palmi la mia magia curativa: i filamenti biancastri della rigenerazione cominciano a brillare per poi diramarsi, e, lentamente, compattarsi in una sfera d’aurora boreale che risplende con i tipici colori dei cieli del Nord, ovvero verde, viola e bianco.

    Difesa e Recupero - Rigenerazione:Avviene tramite tocco; (Maestro) Rigenera ferite di entità grave o mortale.
    Decido di curare prima Gildas, avvisandolo che ho bisogno di un contatto diretto per intervenire: se accetterà allora sfrutterò gran parte del mio potere per lui, ricostruendo la dentatura con meticolosità, e poi mi occuperò delle ferite restanti. Infine, avvicinandomi a Cassandra, le dirò, <<permettete?>>, mantenendo un tono formale per la presenza di Lady Loren, e poi procederò a guarire anche lei tramite contatto in caso di risposta affermativa. Comunque sia, la mia magia li guarirà nella maniera più indolore possibile, complice l'effetto palliativo che ho aggiunto con qualche anno di studio, e provocherà al massimo dei piacevoli brividi di freddo... Magari così riuscirò anche a distrarre Gildas dal guardare male Lady Loren.



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  5. #3075
    L'avatar di mary24781
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    CASSANDRA DE LAGUN

    Mi accascio definitivamente con le mani sul pavimento, quando finalmente sento la voce di Gildas cercare di parlare a Vicent. Ce l'abbiamo fatta, abbiamo scacciato quel mostro! Vicent... si è parato dinanzi a me come uno scudo, non era necessario, so badare a me stessa, lui sa bene... eppure mi fa piacere. Eppure è stato bello ritrovarmi le sue spalle davanti a proteggermi. Non posso fare a meno di sorridere come una stupida. Scuoto il capo: che mi piglia? Annuisco alla sua proposta di guarigione, non sono poi così stanca, potrei lottare ancora, usare i miei poteri... ma non lo faccio. E' piacevole il potere di Vicent. E' piacevole che sia lui ad occuparmi di me. Devono essere difficili questi giorni da dopo quello che è accaduto ad Aeglos ed ora lo attende anche una battaglia difficile all'alba. Comprendo il pianto, siamo umani, dobbiamo essere fieri di esserlo. Fieri che questa guerra non ci abbia strappato l'anima. Mi accorgo ora della presenza di Lady Loren ma la scusa di Vicent non mi pare molto credibile. Non con tutte quelle lacrime e facce da tragedia che abbiamo fatto. Però la ragazza non ha motivo di dubitare della parole di Vicent, quindi potrebbe berla senza problemi. "Esattamente come dice Sir Vicent" asserisco mentre mi lascio curare. In fondo, a ripensarci, è abbastanza credibile.

  6. #3076
    sim dio L'avatar di Lilla_20
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    Loren Van Dervult



    Fisso Sir Gildas fino a quando Sir Vicent non mi risponde <<Nel corso dell’allenamento ho visto che il Primo lo ha colpito alle orecchie. Non sente molto bene ed è stato vittima di una forte emicrania, probabilmente causata da qualche lesione interna in bocca>>. Mi rivolge un sorriso.
    Faccio una smorfia non tanto convinta dalle sue parole poi lo osservo curare sia Sir Gildas che Lady Cassandra che a sua volta afferma "Esattamente come dice Sir Vicent"
    Il Primo concorda con Sir Vicent quindi, se entrambi dicono la stessa cosa, sicuramente è così non ho motivo di dubitare delle loro parole.
    Sposto lo sguardo su Sir Gildas rivolgendomi a lui con tono gentile <<Come state? Ora mi sentite?>>.
    Parlo con tono alto, dato che Sir Vicent lo sta curando e non so se ancora sente bene.

  7. #3077
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    Gildas Demonar

    Ho ancora il braccio poggiato sul mio viso, non riesco, non riesco a guardarli in faccia, non dopo quello che ho combinato. Sento il viso andarmi in fiamme, non sto bene e non dico solo fisicamente. Non ne posso più di questa situazione, di questa vita incerta. Sento dei passi, ma non ci bado, è Vicent… poi Cassandra e infine qualcuno che non ricordo, qualcuno di cui non m’importa l’esistenza. Si avvicinano tutti a me, come se fossi il mero spettacolo di me stesso, come se fossi un’orribile opera d’arte buttata in strada da qualche idiota. Respiro a fatica cercando di estraniarmi, ho bisogno di calmarmi e di restare in silenzio. La luce filtra dalla mia pelle e mi copro ancora di più col braccio premendomi sul viso. «Ma che succede? Perché gli parlate come se non fosse Sir Gildas?» il mio viso si indurisce e mi scosto il polso fulminandola con lo sguardo. È Loren, la perdente taciturna del Kratoning. Torno a guardare il soffitto mentre Vicent mi si avvicina stringendomi la mano «nel corso dell’allenamento ho visto che il Primo lo ha colpito alle orecchie. Non sente molto bene ed è stato vittima di una forte emicrania, probabilmente causata da qualche lesione interna in bocca» un sorriso increspa il mio viso, ma evito di mostrarlo voltandomi dalla parte opposta ai due. Ladscio svanire in una coltre di fumo bianco la spada e cerco di trattenermi dal ridere quando Vicent stesso comincia a urlarmi come se fossi davvero sordo «ora ti curo» lo guardo fintamente confuso biascicando «eh? Fhe muFo?» anche Cassandra si avvicina confermando le parole di Vicent, non la guardo in modo da non insospettire la bambolina qui accanto e resto a contemplare i giochi di luci del potere di Vicent, spalanco la bocca lasciandolo agire e finalmente sento il meritato sollievo assieme a un brivido freddo che mi fa battere i denti nuovi. Muovo la mano risanata e mostro il pollice al ragazzo richiamando su di esso il potere della mia famiglia che si riversa sul dito in una piccola fiammella verde che agito davanti ai suoi occhi come a scacciarlo. «Via fa freddo!» il ragazzo scoppia a ridere scostandosi da me mentre io mi scaldo un po’ con la fiammella giocandola tra le dita e facendola rimbalzare da una mano all’altra. «Come state? Ora mi sentite?» la guardo appena squadrandola per un attimo «sì, sto bene e ci sento benissimo, non serve che urlate.» rispondo seccato. L’occhio mi cade sui due ragazzi e li osservo per un attimo quando Vicent, dopo aver finito le cure continua a scrutare il viso della ragazza. Forse sta cercando altre ferite o magari ha qualche bolla sul viso. Vorrei fare qualcosa… ma cosa se non… beh, perché no? Mi alzo di scatto ignorando Loren e mi avvicino ai due schioccando loro le dita in mezzo alle due facce in modo che si sveglino. «Abbiamo da fare o sbaglio?» dico strizzando loro l’occhio, entrambi sembrano guardarmi confusi e slitto lo sguardo su di loro quando «da fare? Ah già... sì...» e «da fare...?» ecco appunto. Vicent poi si alza in piedi e afferrandomi per la giacca mi trascina fuori dall’armeria «sporchi così di sangue non dovreste andare in giro!» mi trascina ancora di più e io mi lascio a peso morto facendomi trascinare al pari di una borsa appesa al suo braccio poco prima delle scale Cassandra inizia a scendere non capendo quindi a cosa mi riferissi, Vicent la tira anche a lei e insieme come se fossimo i bambini attaccati alla septa, andiamo nella nostra stanza. Chiudo la porta alle nostre spalle quando sono entrambi dentro e mi siedo sul letto tappandomi il naso per la puzza di marcio. «Credo sia meglio se ce ne sbarazziamo adesso che è notte e nessuno passeggia.» dico indicando il cadavere del servo per terra che inizia a scongelarsi. «Scusatemi…» dico addossandomi la colpa di quello che Nikah ha combinato…

    *Azioni di Vicent e Cassandra concordate con Damnedgirl e Mary24781

    Distruzione:
    Esperto Palla infuocata – La fiamma prende forma in una sfera dal diametro di 1 metro, provoca ustioni di secondo/terzo grado

  8. #3078
    sim dio L'avatar di Damnedgirl
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    Vicent Dreth

    Il cadavere! Dei, me ne stavo quasi dimenticando, si vede che ho fin troppi pensieri in testa e questo ne è l’esempio lampante. A Cassandra non ho ancora detto nulla, ma sono convinto che capirà nel momento in cui vedrà il corpo il motivo del mio silenzio, in questa torre dopotutto non si può parlare tranquilli, e tra il ballo ed i problemi che ha avuto a Gaearmir abbiamo avuto modo di parlare poco… Quasi per niente, a dire il vero. Chissà poi perché al ballo ha pianto, prima mi sembrava così felice e spensierata, ed è riuscita perfino a far sorridere me, con un semplice sguardo, mentre ballavano: una dote che hanno in pochi ultimamente. Confidando sulla nostra amicizia decido di portarla con noi, una mano in più non fa male, e lei è già a conoscenza di Nikah… Meglio farle vedere di cosa è capace, per la sua sicurezza. L’odore di decomposizione mi investe in pieno il viso non appena entro in stanza, deglutisco per scacciare un debole conato di vomito e prendo dei piccoli respiri, regolari. Sentire questa puzza dopo aver mangiato carne umana, è… Micidiale. <<Non chiedere scusa, Gildas, non è opera tua…>>, sussurro quando prendo tre fazzoletti e passandone uno a Cassandra e uno a Gildas aggiungo indicando il cadavere coperto dal telo, <<E’ il suo “regalo”>>. La guardo rammaricato e poggiando il fazzoletto contro il naso scopro un po’ il viso per permetterle di vederlo. <<Credo sia un servo, l’ho congelato io… Se ricordi ne aveva parlato in infermeria, poco prima del ballo, ho evitato intenzionalmente di dirlo subito per non rischiare di destare sospetti…>>. E’ stato qui per tre giorni, fatico ancora a credere di essere riuscito a nascondere un cadavere nella mia stanza. <<Volevo toglierlo ieri notte ma il Re ha voluto parlarmi, solite cose di politica, nulla di preoccupante>>, rimango sul vago, mi sembra una buona scusa, sto quasi diventando bravo a mentire… Accendo dell’altro incenso, al limone, sperando di attenuare almeno un po’ la puzza e dopo aver preso un paio di boccate d’aria con il fazzoletto, concludo, <<posso trasportarlo io. Ho bisogno però di qualcuno che mi controlli che la strada sia libera>>.



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  9. #3079
    L'avatar di mary24781
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    LUMEN RAEGHAR

    Ascolto ciò che dice di Aiden, mi conferma l'impressione che ho da un po' di tempo, ovvero che è poco presente, sulle sue. Questo mi mette in allarme, un uomo così è meglio non lasciarlo mai solo coi suoi pensieri. E i suoi tranelli. La morte di suo zio... sta succedendo qualcosa a Capo Tempesta? "Aiden è un uomo intelligente, scaltro... abile. Mi stranisce tutto questo silenzio da parte sua... Capo Tempesta è molto importante per noi, starà succedendo qualcosa lì... ci viene spedito il cadavere di un Urthadar via Glados da due ribelli, dopo la vittoria del Kratoning: non dovremmo prendere sotto gamba una cosa del genere. Mi piacerebbe discuterne con lui... vi ha mai accennato a qualche disordine nelle sue terre?" domando seriosa. Forse Aiden non ha tutto questo controllo sul suo paese come vorrebbe credere. O come ha fatto credere a noi. Ada cambia argomento, parla di sua madre, l'ho vista al ballo e mi è sembrata una Tywin ridiscesa dagli inferi con una parrucca in testa. Le sorrido, da come ne parla ora pare che vadano d'accordo ma non è questa l'impressione avuta alla festa. "Oh certo, impossibile non notare una donna affascinante come tua madre! Non pensavo conoscesse Lord Demonar, in realtà non credevo nemmeno che il padre del nostro piccolo Gildas fosse un uomo tanto attraente... sarà un piacere prendere il tè insieme, magari cercando un luogo dove non essere disturbate... le chiacchiere tra signorine possono rivelarsi molto piccanti" dico con malizia. Soprattutto quando si prende il nostro argomento preferito: gli uomini e le loro capacità amatorie. Eppure, ci conosciamo in maniera già abbastanza intima, amica mia. Chissà che tipo di rapporti intrattiene con quella spia che manipola ad Adamantem... ammetto di essere avida di dettagli.

  10. #3080
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    Gildas Demonar

    «Non chiedere scusa, Gildas, non è opera tua…»
    mi dice Vicent cercando di rassicurarmi per poi passare dei tovaglioli puliti a me e Cassandra. L’odore di morte viene attutito dalla stoffa «è il suo “regalo”» non rispondo, restando fermo a osservarlo mentre lui spiega a Cassandra di che cosa si tratta quel cadavere e di come vuole sbarazzarsene mentre un delicato odore di limone si spande per la stanza coprendo per un attimo l’odore di marcio. «È colpa mia, Vicent. Io ho creato Nikah e io ne sono responsabile…» lo guardo serio, gli occhi arrossati mentre do sfogo a tutti i miei ricordi…

    ...


    Era quasi l'alba quando finalmente Vjetar si addormentò pesantemente, i lividi e i tagli facevano male ma erano solo mere distrazioni rispetto al mal di testa che cominciai a provare, sicuramente fu per la stanchezza e per i colpi ricevuti quindi non gli diedi molto peso. Rubai in silenzio qualche vecchio abito e scappai via nella notte, lontano da quella bestia, lontano da quell’essere ripugnante. Giurai che avrei tenuto tutto per me, avrei atteso il momento della mia morte per mano di qualche minatore. Un colpo di piccone, dritto e potente, e di Gildas non sarebbe rimasto altro che un corpo vuoto, dei Demonar non sarebbe rimasto nulla che una macchiolina scura nella storia del regno... non sapevo che in quella notte, un teatro improvvisato era approdato a Vygrid. Fu semplice entrare, mi confusi tra gli attori e solo in quell'attimo notai due figure a me familiari. Astor e Chrysanta erano tra quel pubblico,



    invitati quella sera di prima per assistere allo spettacolo. Restai nascosto tra i tendaggi e i costumi di scena guardando alternativamente gli attori che si alternavano sul palco improvvisando una commedia dopo l'altra. Doveva essere una serie di racconti brevi e per quanto il mio desiderio fosse forte, restai bloccato in quell'angolo, nascosto dalla vista. Desideravo, volevo mettere in pratica gli insegnamenti di Cicero, impressionare il pubblico con qualche spettacolo improvvisato, ma quegl'occhi, gli occhi delle bestie sedute lì in prima fila mi bloccavano,



    la paura si impadronì di me e più li guardavo, più la mia testa doleva. Mi strinsi le tempie nelle mani sperando che lo spettacolo finisse quanto prima per poter scappare via. Una mano mi si posò su una spalla, trasalii per la paura e spalancai gli occhi tenendomi la bocca con le mani per non urlare, «ehy tu, se non fai parte della compagnia non puoi re...» il ragazzo si bloccò di colpo guardando dapprima i tagli e le ferite che mi erano state inflitte e poi il mio viso.



    La sua espressione mutò dallo stupore alla rabbia trasformandosi in qualcosa di diverso, qualcosa che non capivo. Tremai sotto la sua mano ancora posata su di me e in quel momento gli portai io le mani alla bocca scuotendo il capo. «Ti prego...» mormorai in un rantolo. La gola era riarsa e il non parlare per giorni aveva indolenzito le corde vocali. Lui si scostò leggermente infastidito spostando la lanterna con la quale mi illuminava, si tolse la pesante e singolare maschera di metallo appuntita e finalmente potei vedere il suo volto. Un paio di occhi azzurri svettavano sotto un grosso ciuffo di capelli blu in netto contrasto con il resto della chioma, bianca come la luna che mi fissava alta e possente dalla finestra di Vjetar. Mi guardò ancora una volta e sul suo viso apparve un sorriso, non ne capii il significato come non capii nemmeno cosa volesse fare quando una sua mano mi si posò nuovamente su una spalla. «Voglio aiutarti!» disse sorridendo e si alzò dopo avermi dato due colpetti sulla spalla e in quel momento il dolore alla testa riprese incessante. Mi afferai le tempie stringendole coi palmi e mi rannicchiai contro la parete



    accogliendo il piacevole calore del tendaggio. La voce del ragazzo che informava una sua collega di dargli il cambio, mi fece voltare un attimo. La donna parve non notare la mia presenza e poco dopo uscì sul palco scoppiando in una fragorosa risata. Mi calmai appena ascoltando il resto della commedia, risi di gusto anche un paio di volte, mi sentivo a casa. «Dunque dov'è?» spalancai gli occhi per il terrore e tornai a raggomitolarmi dietro il tendaggio confondendomi con la stoffa. Due mani aprirono di scatto le tende scoprendomi, guardai con terrore il ghigno sul volto di mio padre e la rabbia e il disgusto su quelli del ragazzo e di Chrysanta.



    Quest'ultima mi si avvicinò strappandomi dal fianco il sacchetto con le 250 Valyrie e rivolgendo solo un mezzo sorriso all'uomo «perfetto, io qui ho finito... caro.» Astor la afferrò per una spalla stringendola e facendola voltare di scatto mentre sul volto di lei si apriva una chiara smorfia di dolore. «Tu da qui non ti muovi... mia cara.»



    si avvicinò a me e al ragazzo che alternava lo sguardo tra me e lui «ho fatto come mi avete detto, ora rivoglio la mia famiglia!» disse furente. Mio padre gli posò una mano sui capelli «certo... come promesso, ti ricongiungerai a loro...» una ampio sorriso comparve sul suo volto. Subito riconobbi gli occhi di quel ragazzo, li stessi che vidi spenti e che mi fissarono per giorni sul volto freddo e martoriato di un uomo e una donna torturati fino alla morte da mio padre. Ecco chi erano... Astor strinse la presa sui capelli tra lo stupore e la rabbia del ragazzo che cominciò a dimenarsi cercando di graffiargli il braccio. Vidi un bagliore negli occhi dell'uomo, diventarono neri, due pozzi oscuri senza alcuna luce. Il ghigno si fece ancora più orribile e d'un tratto vidi una piccola scintilla scura partire dalla mano. L'oscurità degli occhi venne sostituita dalle fiamme che nere come la pece parvero fuoriuscire dell'orbita. Il ragazzo urlò dal dolore per un tempo che parve infinito mentre dalla sua bocca e dalla pelle si liberava una luce rossa, sinistra. Dopo pochi istanti le urla divennero soffocate, quasi dei rantoli e dagli occhi del ragazzo fuoriuscirono rivoli di sangue che ribollirono al contatto con la pelle.



    Li aprì solo per un attimo e io potei vederne il terrore e il dolore più puro al loro interno. Sentii la sua sofferenza farsi mia, mi accasciai al suolo rantolando per il dolore mentre sentivo tutto il mio corpo bruciare dall'interno. Un ultimo urlo si liberò dalla bocca del ragazzo prima che il crepitio delle fiamme sovrastasse quel suono. Il fuoco bruciava totalmente nelle sue iridi ormai prive di occhi e nella bocca in un'orribile e macabro spettacolo. La testa sembrava esplodermi, ogni centimetro del mio cranio era pervaso da fitte allucinanti. Mi rannicchiai sul pavimento respirando a fatica, la puzza di carne bruciata non faceva altro che aumentare le fitte e mi imposi di non respirare oltre. «Questo elfo schifoso ha usato i suoi poteri su di te.» disse mollando la presa sui suoi capelli. Il cadavere ormai internamente carbonizzato del ragazzo cadde in terra quasi senza rumore. Le iridi vuote e fumanti mi fissarono e la bocca si aprì rivelando alcuni rimasugli di fiamme che andarono via via estinguendosi tra gli spasmi dei muscoli ormai bruciati. Alta si levò la risata di Chrysanta, la guardai terrorizzato mentre dalle tende apparve imponente la figura di Kirat.
    Guardò mio padre, suo fratello e gemello impassibile e poi fissò il cadavere, gelido, senza alcuna ombra di espressione a segnargli il volto. I suoi occhi si posarono su di me e io mi persi totalmente nel candore spettrale del suo occhio cieco. «Alzati. Subito.» la catena uncinata della sua spada comparve nelle sue mani in una vampata oscura e dopo averla fatta scattare per terra ripeté con ancora più violenza quelle parole. Per la prima volta nella mia vita provai un terrore inimmaginabile, guardai le alte figure dei miei parenti distorcersi e ramificarsi in quelli che diventarono degli enormi uccelli somiglianti a dei corvi fatti di radici sottilissime quasi simili a capelli. Le ali rosse e nere così come gli artigli che grondavano sangue assieme al becco. Tutti e tre i mostri aprirono cinque occhi gialli ai lati dei loro volti e quando quella miriade di sguardi si posò su di me, i corvi cominciarono a urlare. Urla distorte, infernali che lacerarono la mia anima. Vidi qualcosa sopra uno di loro, un altro me, sorrideva, maligno. Mi guardò. Il dolore e la paura divennero insopportabili mentre quel me cominciava a ridere sempre più forte, sempre più violento. Mi accasciai al suolo tremando e urlando in preda al panico. L'altro me scese con un salto dalla groppa del corvo e si avvicinò ridendo «chi sei?» urlai terrorizzato «oh Gildas... lui ha avuto tanti nomi, grazie a te... chiamalo semplicemente, Nikah!»



    mi tese una mano invitandomi ad alzarmi e in quell'istante sul suo palmo una lama prese a formarsi dopo una lingua di fuoco. La riconobbi quasi all'istante... l'ultima arma che avevo utilizzato in un piccolo spettacolo anni fa prima di venire scoperto da alcuni servi. «Aiutami...» lo implorai tremante. Il sorriso si aprì ancora più grande sul suo volto «Nikah è al tuo servizio, Nikah ti chiede solo di accettarlo.» non ricordo nemmeno cosa risposi e afferrai la sua mano. Il dolore alla testa si fece insopportabile, urlai sofferente sentendo distintamente il mio cranio che si apriva in due minacciando di esplodere. Dolore e paura si mescolarono e di me non rimase più nulla. Nikah aveva preso il controllo. Rise, una risata che se ci ripenso anche adesso mi fa gelare il sangue nelle vene. Si alzò malgrado le sue gambe erano sofferenti e dentro sentivo che gli piaceva, adorava quella sensazione. Farsi male per il puro piacere personale. Ridendo guardo mia madre e roteo la spada mentre la donna lo guardava furiosa «metti giù la spada, Gildas.» urlò lei con rabbia.



    Nikah scosse il capo mentre io sentivo distintamente il mio nome come un richiamo. Mi mossi ma qualcosa mi incatenava a Nikah. "Non ancora. Stai a guardare, Gildas." Il mio corpo scattò in avanti correndo velocemente verso la donna che nel frattempo prese a urlare e, nel momento in cui delle radici perforarono con violenza un mio... suo braccio, la spada di Nikah calò sul suo collo. La donna ebbe un sussulto. Non un altro urlo uscì dalle sue labbra, Nikah colpì ancora e ancora e ancora, una serie di fendenti irregolari, rapidi e secchi. Un ultimo spasmo, il sangue che a fiotti schizzava dal foro per inondarci il volto e la testa di mamma che si staccava con un macabro suono di tessuti strappati che sovrastava il silenzio di quel luogo. Sembrava come se l'intero teatro si fosse ammutolito di colpo e quando la testa cadde una forte risata prese piede per la stanza, Nikah rise, dapprima sommessamente poi sempre più alta la sua voce risuonava per il teatro in una risata distorta, violenta... folle. La spada svaní dalle sue mani così come era apparsa e si leccò il sangue che gli inondava il volto beandosi del suo sapore che dentro di lui sapeva di vittoria ma che a me provocò solo disgusto e terrore per ciò che io stesso avevo fatto. Urlai dibattendomi all'interno della sua mente, urlai ancora e sempre più disperatamente ma più urlavo più Nikah rideva di piacere. Voltò gli occhi verso Astor spalancandoli e sorridendo «ecco qui vostro figlio, paparino ihihihihih» disse calciando verso di lui la testa della donna.



    L'uomo ghignò e fece rotolare quel pezzo di carne inanimato sul palco dal quale dopo qualche secondo si levarono urla di terrore accompagnate dal caos più totale, mentre Astor si congratulava con quella creatura mostruosa chiamandola "figlio mio". Un servo senza lingua raccolse il cadavere di mia madre per riportarlo a casa. Pochi giorni dopo, la notizia della morte dell'ultima discendente dei Fern si propagò a macchia d'olio per tutta Vygrid. Mio padre volle sbarazzarsi subito di quella donna e infatti il giorno seguente venne effettuato il rito funebre all'interno della cripta del castello. Il corpo di Chrysanta venne rivestito di un abito nero, lo stesso indossato il giorno del suo matrimonio e il suo viso venne abbellito in modo da nascondere i segni orribili della morte.



    Nella sala erano presenti varie figure importanti, molte delle quali scostarono lo sguardo quando mi videro. Un conato di vomito risalì quando ricordai ogni singolo istante passato con ognuno di loro nel letto a soddisfare ogni loro più perverso piacere, Astor mi strattonò spingendomi verso quella bara di vetro «dì addio a tua madre una volta per tutte, Gildas.» disse in un ghigno maligno. Mi avvicinai alla bara, in silenzio, non una lacrima rigava il mio volto coperto da quella che era la mia prima maschera, il primo simbolo della presenza di Nikah. Rabbia, paura e... felicità si mescolarono in me in quell'istante e dopo un ultimo sguardo scoppiai anche io in quella risata, folle, maligna mentre le fiamme nere di mio padre si levarono alte avvolgendo il corpo della donna col loro spettrale calore...

    *Flashback 2/3*

 

 

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