Aiden Urthadar
Vicent mi conferma che è tutto chiaro e, dopo aver chiamato Theon per controllare un'ultima volta i documenti che si è fatto redigere, proprio come avevamo stipulato in precedenza, ordina al servo di portarli nella mia stanza in modo che possa visionarli in tutta calma. Sinceramente, mi basta questo. Non stiamo di certo avendo questa discussione perché cerco comprensione, non voglio né la sua pietà, né rassicurazioni: l'unica cosa che pretendo ottenere è il suo esercito. Esco anch'io dalla vasca e recupero l'asciugamano che poi mi avvolgo in vita, mentre il Mietitore attira di nuovo la mia attenzione nominando Daphne. <<Il fratello, pare, sia morto a causa dei nostri giochi, perché secondo lei siamo solo assassini a sangue freddo. Mi ha inoltre detto di porgerti i suoi saluti, oltre a lanciare una velata minaccia verso di te…>>, continua, con il tono preoccupato di chi non ha semplicemente paura, ma ce l'ha per un motivo ben valido. Finalmente gli rivolgo lo sguardo, svuotato di ogni emozione, tranne forse per un lieve fastidio. <<Ti chiedo di non sottovalutarla, Aiden, per nessuna ragione: è pericolosa, è per lei che ho visto la morte in faccia su quel campo di battaglia ed è stata sempre Baratheon la causa principale della nostra disfatta all’Elysium>>. Fatico ancora ad associare il volto della ragazzina innocente che ho conosciuto tanti anni fa alla macchina da guerra che sta descrivendo Vicent, ma il tempo passa per tutti, ci cambia, e probabilmente l'esperienza che ha vissuto a causa mia deve averla influenzata molto. Anche se... credevo di essere, se non l'unico, almeno il motivo principale che la sta spingendo a combattere, invece scopro ora che ha perso uno dei suoi fratelli... immagino di aver peccato di egocentrismo. Non che questo cambi la situazione. <<Hanno ucciso mio zio, e dopo ne hanno martoriato il cadavere. Avevo già capito dopo quell'incidente che, forse, non è il caso di sottovalutarle>>, prendo un altro asciugamano per passarlo sui capelli, <<Anche se penso che dovrei ringraziarle. Se Alistair fosse ancora vivo ci sarebbe molta più confusione a Capo Tempesta, potrebbero avermi fatto un favore>>. Ovviamente non è vero, quell'idiota non sarebbe mai riuscito a trarre profitto dal chaos neanche se gli avessi personalmente guidato la mano. D'altronde non devo trascurare che Shayla sapeva benissimo che tipo di rapporto mi legasse a lui e hanno deciso comunque di ucciderlo, solo per mandarmi un messaggio: un risentimento tanto profondo dev'essere tenuto sotto controllo, assolutamente. Mi zittisco quando torna Theon, ormai credo che la conversazione sia conclusa e sto già seguendo il servo verso l'uscita quando il Mietitore mi pone un'ultima, curiosa domanda. <<Rispondimi con la massima sincerità. Secondo te, io, sono davvero un assassino a sangue freddo? Uccidere un nemico, in un campo di battaglia, può fare di una persona un mostro…?>>. Mi volto lentamente, sopprimendo un ghigno. <<Credo che tu mi abbia scambiato per Cassandra. Strano, dato che i miei occhi sono meno limpidi e i miei capelli non profumano>>. Sto per andarmene, ma... perché no. Perché non illuminarlo. Perché non condividere un po' del mio tormento. <<Sì, sei un assassino. Hai ucciso una persona: è la definizione letterale di assassino. Nelle enciclopedie non si fa distinzione tra nemico e innocente, chiunque prenda la vita di qualcun altro diventa un assassino>>. Anche io sono un assassino. Il peggior tipo di assassino che esista. Lumen... Lumen lo sa, ma solo lei. Nessun'altro dovrà mai scoprirlo. Non ce la faccio, mi lascio andare a una breve risata. <<Per gli Dei, Vicent. Una donna ti odia così tanto da rubare il tuo piede, un piede che non ti aveva nemmeno amputato lei, solo per trovare del conforto e forse riuscire a dormire meglio la notte. Davvero non capisci? Per lei sei un mostro, forse il peggior mostro che abbia mai conosciuto. Più crudele anche del re contro cui ha deciso di combattere rischiando la propria vita, un re che tu servi, un re per cui hai ucciso>>. Davvero la fedeltà ti acceca in questo modo? È inquietante. <<Per lei devi pagare... ma, per noi, sei un eroe. Qualcuno da onorare e ringraziare, qualcuno a cui dobbiamo la possibilità di vincere la nostra giusta guerra. E ancora, per il contadino che lavora nei campi, che ti vede cavalcare in lontananza, sei semplicemente un estraneo, una persona che non merita né odio né elogi>>. Raccolgo i vestiti sporchi e me li metto in spalla. <<È tutta una questione di prospettiva. Sei un mostro, un eroe, e allo stesso tempo nessuno dei due. Sta a te capire qual è la tua prospettiva>>. Gli do le spalle e, prima di dirigermi verso le scale, attenderò una sua risposta. Se non saranno necessarie altre parole andrò in camera mia, per vestirmi e leggere quei documenti.