Alagos Fanon
Non so da quanto tempo sono in questa posizione, mi sento comunque più calmo, più leggero, meno oppresso da me stesso.
Un timido raggio di sole mi colpisce in piena fronte, lo sento più freddo del solito, ma non ha ancora perso il suo caratteristico tepore. Vorrei riaprire gli occhi,ma ...non ora...non ancora...sto ripercorrendo con gli occhi della mente gli avvenimenti che mi hanno portato qui, ciò che è accaduto in questi brevi giorni...ciò che potrebbe succedere da ora in poi, è tutto così confuso, nebbioso eppure è proprio tra queste mie nebbie che devo trovare una via.... Padre, Miriel...Loren...tante cose, tante insinuazioni ma...quale sarà la verità?
Ricordo che mi assentai recandomi da da mio padre come richiesto dalla sua missiva, sapevo che quel giorno mi stava aspettando presso il castello di Zio Vjetar, è li che di solito si tengono le riunioni segrete nelle profondità delle sue fondamenta, alla presenza dei capi del Cerchio di Ferro. Di solito era mio zio a dare il benvenuto a suo nipote, soprattutto in queste circostanze, ma quella volta il mio benvenuto nei suoi confronti non sarebbe stato troppo sereno. Ciò che il figlio di Astor Demonar mi ha detto alle terme quando ci siamo trovati li per puro caso e ci siamo scontrati be, non so ancora se sia verità o menzogna, ma le sue parole hanno riecheggiato alte tra quelle pareti infangando il nome della mia famiglia e di mio zio, ma non sono sicuro che le sue parole siano state completamente false, forse le sue non erano solo parole di un pazzo. Devo accertarmene quanto prima, anche se probabilmente mio padre senza prove non starà ad ascoltarmi, è troppo legato a suo fratello per potergli rivelare una verità tanto scomoda...
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Castello d'Avorio
Cammino lungo il viale d’ingresso scivolando tra le colonne che ne delimitano il perimetro, poco distante lo zampillo dell’acqua che sgorga chiara e limpida da una sorgente sotterranea alimentando le due fontane che, come silenziosi guardiani, si ergono a custodi dell’ingresso del palazzo, mi accoglie. Raggiungo le ampie porte intarsiate d’avorio, ne spingo appena il battente, battente che cede sotto la mia spinta, chiaro segno che è aperto in attesa di qualcuno e, poi ne varco la soglia ed il famigliare calore del posto mi avvolge, nonostante i colori freddi che dipingono le pareti di questa dimora. Subito dopo il mio ingresso odo dei passi, passi lenti ma decisi che scendono la grande scalinata,ecco quindi che mi si fa incontro l’austera figura di mio padre abbigliato con i chiari colori del nostro casato, oltre a lui però, scorgo una seconda figura,in alto in cima alla scalinata,quella figura mi osserva, è mia sorella Miriel. Tra di noi vi è solo un fugace scambio di sguardi, la vedo muoversi mentre le candide vesti che l’avvolgono scivolano leggere in un fruscio, la sua mano si posa sulla balaustra, china leggermente il capo in segno di saluto. Rispondo al suo gesto e nel mentre arriva mio padre, mi saluta con un abbraccio baciandomi sulla fronte, mi posa una mano sulla spalla ma ha un sorriso tirato, sa che dovrò scendere in battaglia e sa che potrei anche non tornare. Il suo saluto sembra più una benedizione che altro e la cosa mi fa molto piacere, mio padre è sempre stato poco incline a chiare manifestazioni d’affetto. Mi limito a sorridergli e a salutarlo con i dovuti titoli e convenevoli prima di seguirlo verso la torre ovest, la torre d’ingresso alla zona sotterranea del castello accessibile solo grazie ad una chiave, chiave che porta sempre al collo lui. Prima di lasciare la grande sala d’ingresso chiedo in un sussurro:
<< Padre, Lei non dovrebbe essere qui. >>
Dico rammaricato riferendomi a Miriel mentre sento dei passi veloci riecheggiare sui bianchi marmi del pavimento per poi svanire.
<< Ha insistito. E poi ha detto che …voleva salutarti… >> la voce di mio padre è piuttosto tremula, è preoccupato, la sua voce lascia intendere di più dietro alla dura corazza.
<< Perché gli e lo hai detto? Non avresti dovuto >> Ribatto secco.
<< Alagos…è tua sorella, in fondo dovrai scendere in battaglia , sa che rischierai la vita, non avrà poi molte occasioni per salutarti…>>
Lo guardo serio: << Cosa intendi?>>
<< Chiedilo direttamente a lei dopo la riunione, dobbiamo discutere di cose importanti.>>
Per me lei è una cosa importante, è per lei che combatto non solo per la Corona, se dovessimo perdere potrebbe accaderle di ogni ed io vorrei evitare questo, eppure …chiuso nel mio silenzio non posso rivelarlo a nessuno, nemmeno a mio padre.
Scendiamo le anguste scale diretti nei sotterranei, attraversiamo finte pareti e porte camuffate da librerie fino a giungere proprio al piano delle prigioni, è li che vi è la stanza segreta del Cerchio di Ferro.
Appena arriviamo, i cinque capi presenti si alzano dai seggi per poi risedersi ad un cenno di mio padre dopo un inchino…
<< Non è necessaria questa reverenza signori e…signore..non con me almeno…>> aggiungo frettolosamente saettando con lo sguardo dapprima su tre uomini piuttosto corpulenti e barbuti per poi finire sui volti di due donne abbigliate in vesti di pelle. L’una ha i capelli color lattuga e due occhi simili a zaffiri, blu, profondi e tristi, l’altra ha invece il viso attraversato da una sottile cicatrice, corti capelli color fragola e vispi occhi verdi, sono tutti e cinque elementi importanti e sono a capo delle cinque masse di rivoltosi che bramano vendetta verso la famiglia Demonar.
Prendo posto a capo tavola accanto a mio padre, so che zio Vjetar per mia fortuna non c’è, quindi poi potrò intrattenermi liberamente con mio padre e rivelargli i miei dubbi.
Iniziamo la riunione e qui, vengo a sapere che la spia mandata nel castello di Astor è stata smascherata e barbaramente uccisa..a queste parole la rabbia cresce. Conoscevo quella donna, conoscevo la sua sete di vendetta, conoscevo la sua indole…che siate maledetti Demonar! Un’altra vita sterminata, eppure lei ha avuto coraggio…un coraggio che dovrei avere anche io. Ascolto le parole di mio padre mentre penso.
Prima di finire male per mano dei Demonar la ragazza ha avuto modo di rivelare delle cose piuttosto macabre sui piani di Astor, nulla di diverso da ciò che mi aspettavo da tale famiglia nata dagli inferi…il mio casato non ha mai dimenticato…scopro quindi di un intenzione di attentato ai danni della nobile famiglia Dreth, nel Nord di Dohaeris, stringo volontariamente i pugni, Vicent si fida di Gildas eppure il padre di quest’ultimo sta attentando alla vita della sua famiglia…potrei riferirgli ciò, ma con che faccia di bronzo potrei presentarmi al suo cospetto?
Non si fida di me, è amico di Gildas, non crederà mai alle mie parole, senza contare che svelerei le trame segrete della mia famiglia e, non posso rischiare, troppe persone verrebbero coinvolte …dannazione!
Seguono quindi le voci degli altri capi, una su tutte quella di Kayler, l’uomo con la vistosa benda sul braccio e la lunga barba; egli rivela del fiume di sangue che scorre su Vygrid, delle teste dei minatori tagliati a metà e appesi come monito a chiunque decida di ribellarsi al dominio Demonar, sui corpi dei morti a caratteri cubitali campeggiavano cartelli con le diciture “ Ribelle” oppure “ Reietto” , gente innocente, colpevole di non assecondare un cognome ed un regno. Altre notizie importanti al momento non sono giunte, stanno ancora raccogliendo informazioni e il tempo stringe, così come la guerra che sta dividendo Dohaeris martoriando i suoi territori. Sospiro pesantemente.
<< Create scompiglio nell’ombra, piazzate qualche carica vicino agli eserciti di Astor Demonar…non abbiate pietà per i suoi soldati, dimezzate i suoi eserciti per quanto sia possibile rischiando il meno possibile per voi, loro hanno tradito Vygrid e servono il nemico, loro non avranno pietà di voi>>
Impartisco qualche ordine, rilascio informazioni di cui sono venuto in possesso, organizzo qualche ronda e poi così come iniziata la riunione finisce, dopo il saluto:
<< Mi spezzerò ma non mi piegherò>> il motto del mio casato è divenuto un po’ anche il motto della rivolta.
Dobbiamo fare qualcosa, troppa gente continua a morire inutilmente per mano dei Demonar e tanta ancora ne morirà se non riuscirò a fermarli anche a costo della vita se necessario, questa gente rischia per me ed io, rischierò per loro. Sempre. Fino alla fine.
Non appena tutti si dileguano, resto solo con mio padre:
<< Padre, vorrei parlarti di una cosa di cui sono venuto a conoscenza…>>
<< Anche io figlio mio. Siediti, lascia parlare me per primo >> mi ordina ed io seppur con fastidio assecondo il suo comando. Annuisco e prendo posto.
<< Alagos, so che il condividere lo stesso tetto con un Demonar è una cosa che non condividi, ma che fai per il bene della nostra famiglia e per il tuo regno…>> lo osservo con occhi seri mentre noto che si accarezza la folta barba.
<< Perché invece di vedere Gildas Demonar come nemico, non ti sforzi di essergli invece amico e portarlo dalla nostra parte? Sarebbe un bello smacco per Astor…>> sgrano gli occhi incredulo, mio padre mi sta chiedendo di diventare amico di quel…coso… tutto colorato? Giammai!
E poi anche se provassi, non accetterebbe mai la vicinanza di un Fanon, soprattutto se ciò che ha detto su mio zio è verità. Ed io sarei il primo ad odiarlo qualora le cose fossero vere...
<< Padre, tradirei il mio casato, hai dimenticato ciò che i Demonar ci hanno fatto ? Ed è proprio di tale Gildas Demonar che volevo parlarti, una cosa che riguarda lui e tuo fratello Vjetar… >>
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Ritorno al presente, con la mente ancor proiettata al discorso che feci a mio padre quel giorno, un discorso ancora aperto, da verificare.
Solo di una cosa però sono sicuro, una cosa che da allora è divenuta un eco sempre più insistente...
<< Non diventerò mai suo amico. Non tradirò la mia gente>>
Riapro finalmente gli occhi e mi rialzo dalla mia posizione, le ginocchia scricchiolano, hanno bisogno di movimento.
E' ora di esercitarsi un pò e poi andrò a cercare Gildas....
- Flash 1 di 3
- Le notizie che Alagos ha avuto dal Cerchio di Ferro, sono concordate con Simskingdom.
- Se riesco metto qualche foto, ma non garantisco.