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  1. #3331
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    Gildas Demonar

    Di tutta risposta alla mia domanda, Adamantia mi tira a sé facendomi sedere accanto a lei «mi copri la vista della luna» resto a fissarla interdetto per poi ascoltarla senza fiatare su ogni cosa che dice «vedo che ti sei ripreso bene, hai fatto una passeggiata per rilassare un po’ quella testa dura?» le faccio cenno con la mano che ha azzeccato in buona sostanza, se ci sarà tempo le racconterò di cosa ho passato nelle ultime ore. Di Esperin, di Serana… fino alla scoperta della mia bambina. Mia figlia. Un sorriso mi compare spontaneo quando mi ritrovo a pensare al suo nome. Mynce… vedo per un attimo Admantia rabbrividire e con un gesto spontaneo mi tolgo la giacca passandogliela, in modo che non balbetti mentre parla. «L’altro giorno sono andata a casa, ad Asshai. Dopo il ballo avevo parlato con mia madre che mi aveva riferito che mio padre era stato ferito e giaceva a letto privo di forze, ho rimandato la visita per paura, credo, e perché quella storia che sai mi aveva destabilizzato. Alla fine mi sono decisa ad andare a trovarlo e mai prima d’ora il mio tempismo era stato così preciso: ha organizzato tutto, Gildas; c’era un uomo in camera di Azor, quella donna lo ha indotto a pugnalarlo a morte, peccato che mi trovavo lì proprio in quel momento ed ho potuto constatare che si trattava di una farsa: Azor era già morto, forse avvelenato, non so non ho potuto appurare.» Dei, no. Non è possibile. Non può accadere. Sgrano gli occhi mentre lei continua a parlarmi come se mi stesse raccontando un libro, come se tutto quello che le è capitato non fosse successa a lei, ma a una sorta di personaggio simile. «Ho bruciato tutto, la stanza, il letto, mio padre... Ho fatto in modo che lei non sospettasse che so tutto, ma adesso siamo alle strette, bisogna agire.» mi fissa ancora negli occhi, seria come mai l’avevo vista prima d’ora «nessun cambio di programma, Gildas.» annuisco serio prima di parlare, ho già in mente cosa fare. Ci ho pensato prima che Nikah prendesse il sopravvento… ecco perché era così determinato a farla fuori. «Non possiamo più tardare, se tua madre ha davvero ucciso Azor, non le mancherà molto per attuare quello che lei e mio padre si erano prefissati.» dico serio facendole intendere ciò che abbiamo letto entrambi nelle pagine nascoste da mio zio Kirat. «Ho un piano, ma dobbiamo stare attenti… dobbiamo agire in modo che nessuno dei due possa dare l’allarme all’altro. Sono furbi e in questi anni avranno trovato sicuramente il modo per comunicare, anche se al ballo ci hanno dato l’impressione che non si vedessero da anni.» le parole escono sole dalle mie labbra e il piano si srotola nella mia testa «dobbiamo attrarli allo scoperto e il modo migliore per farlo è sorprenderli in un unico luogo… capisci che intendo, giusto?» aspetto qualche secondo che possa confermare il mio pensiero «invieremo loro due missive firmate entrambe da loro stessi. La precisione sarà importante, sai imitare la calligrafia di Illyria, giusto?» le chiedo serio, Astor l’ho osservato per anni… ormai so ogni cosa di lui e la sua calligrafia non ha più alcun segreto per me…

  2. #3332
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    ADAMANTIA FERALYS

    Mentre spiego a Gildas la situazione lui poggia la sua giacca sulle mie spalle, i brividi di freddo si attenuano e il calore comincia a spandersi per tutto il corpo: non sono fatta per i posti gelidi, io appartengo alle terre del sud, dove il sole ti bacia la pelle e il mare ti da sollievo dal calore intenso. Gli lancio un fugace sguardo di gratitudine e ascolto il suo piano, che consiste nell'attirare i due piccioncini in un posto e sbattere loro in faccio tutto il nostro disgusto prima di farli fuori tra atroci sofferenze. Annuisco con la testa e quando mi chiede se sono in grado di imitare la calligrafia di mia madre rispondo: "Non mi limito solo a quello, io posso diventare lei, senza troppa fatica, purtroppo. Possiamo usare Azor, nella mia lettera avviserò Astor della sua morte, gli dirò che senza di lui possono finalmente coronare il loro amore malato - ok forse è meglio non definirlo malato nella missiva - e stare insieme. Tu potresti invece dire che sei venuto a conoscenza della fine di Azor, che vuoi consolarla, vedere se sta bene ... Che ne pensi? Potrebbe funzionare?"
    Ma guardateci, due ragazzi ansiosi di uccidere i propri genitori e che gongolano per i loro piani perfetti! Per quanto ci sforziamo di dire che siamo diversi, in realtà la somiglianza è impressionante. Siamo loro prigionieri, e ci libereremo di questi fantasmi solo con la loro morte: il sangue sarà il simbolo della nostra rinascita.
    "E' meglio se andiamo subito a scrivere le lettere, appena l'alba ci sorprenderà dovrò prepararmi per la battaglia. Non abbiamo tempo da perdere Gildas, seguimi." - mi avvierò verso la biblioteca senza voltarmi indietro, sono sicura che lui mi sta seguendo, non ho bisogno di accertarmene.
    *Gildas che segue Adamantia è un'azione concordata


  3. #3333
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    Gildas Demonar

    «Non mi limito solo a quello, io posso diventare lei, senza troppa fatica, purtroppo. Possiamo usare Azor, nella mia lettera avviserò Astor della sua morte, gli dirò che senza di lui possono finalmente coronare il loro amore malato - ok forse è meglio non definirlo malato nella missiva - e stare insieme. Tu potresti invece dire che sei venuto a conoscenza della fine di Azor, che vuoi consolarla, vedere se sta bene ... Che ne pensi? Potrebbe funzionare?»
    le sue parole cariche di tristezza mi arrivano come una martellata. Astor e Illyria hanno rovinato le nostre menti, nonostante il nostro disperato resistervi, siamo diventati come loro. Il nostro cognome ci lega a loro indissolubilmente, ma non siamo come loro, potremo somigliargli soltanto. Ma io non ho mai voluto essere come quel mostro e se anche Adamantia mi dà ascolto, può significare che anche lei non ha mai voluto questa vita. Vittime. Vittime di due famiglie che hanno portato solo distruzione. La mia più della sua è ricordata solo per la crudeltà e la follia che ha caratterizzato ogni suo singolo membro. Il piano è semplice e già le parole da scrivere nella missiva si dispiegano nella mia mente. Astor non è così romantico, ma sarebbe sicuramente impaziente di sapere come può coronare il suo sogno con lei. Mi disgustano. Annuisco sicuro del mio piano e di ciò che penso «è meglio se andiamo subito a scrivere le lettere, appena l'alba ci sorprenderà dovrò prepararmi per la battaglia. Non abbiamo tempo da perdere Gildas, seguimi.» assieme a lei mi avvio verso la biblioteca ma quando siamo sul piano la fermo prima che entri. «Non è sicuro qui.» dico serio e senza attendere una sua risposta entro in sala raccogliendo il necessario per scrivere e torno da lei «è meglio se parliamo in una delle nostre stanze. La biblioteca è troppo aperta, qualcuno potrebbe sentirci.» dico alludendo alla tizia rossa che dovette stordire sul tavolo, la donna annuisce e assieme andiamo nella sua stanza. Chiudo la porta e le tende e dispongo i vari oggetti per terra passandole alcuni fogli e tenendone alcuni per me. Lentamente la calligrafia di mio padre prende piede sul foglio assieme alle parole che avrebbe e che userebbe lui verso qualcuno che considera importante

    Illyria,
    In questi ultimi giorni sono venuto a conoscenza di quello che è accaduto a quell’imbecille di Azor. Chiunque sia stato ha mostrato un tempismo più che perfetto con questa battaglia e ciò che speravamo accadesse si sta finalmente avverando. Sai bene che non sono per i convenevoli, li riservo per quando finalmente ci vedremo senza avere tra i piedi altra gente. Ho nascosto le nostre ultime cose alle rovine del castello dei Velaryon. Ricordi la strada, no? Vediamoci là.
    Tuo, Astor.
    Rileggo un paio di volte sistemando dove serve e ricopio tutto su un foglio pulito e decorato apportando alla fine la firma di mio padre. Perfetta, è identica. Chiudo la missiva e passo il foglio dove ho abbozzato la stessa ad Adamantia in modo che possa comprendere quanto mio padre non sia un uomo che si perde a consolare o assicurarsi che stia bene…

  4. #3334
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    ADAMANTIA FERALYS

    Dalla biblioteca ci spostiamo rapidi nella mia stanza, mentre attendo che Gildas sistemi le cose come meglio crede, mi tolgo la sua giacca e la distendo sul letto.
    Senza troppi preamboli inizia a scrivere, imitando la grafia di suo padre, poi mi passa la bozza della sua missiva.
    "Simpatico tuo padre" - dico senza nascondere il sarcasmo misto a fastidio nella mia voce - "Quei due sono davvero fatti l'uno per l'altra"
    Rifletto per un attimo cercando le parole giuste da scrivere, poggiando lo stilo sulle labbra, poi colta da improvvisa ispirazione, inizio a vergare il foglio con le parole.

    Astor, mio caro,
    è finalmente successo!
    Siamo stati pazienti e alla fine la ricompensa è stata maggiore delle aspettative: Azor è morto. Adesso abbiamo ottenuto tutto quello che volevamo sin dall'inizio, manca solo un piccolo tassello per completare il puzzle.
    Incontriamoci alle rovine del vecchio castello dei Velaryon, dove è cominciato tutto, là ti spiegherò ogni cosa.
    Tua, Illyria.
    Calcolatrice, opportunista: è questa mia madre. Astor non potrà sospettare niente, la calligrafia è identica, la firma è la sua.
    "Tieni" - porgo la lettera a Gildas, non appena l'avrà letta gli chiederò di piegarla e riporla - "Spediscila tu per me, meglio non dare troppo nell'occhio con queste missive"
    Vorrei dirgli un'altra cosa, ma mi mordo il labbro inferiore e mi blocco, mentre comincio a sistemare l'armatura per la battaglia.
    Mi volto d'improvviso: "Gildas, mi prometti una cosa? Qualunque cosa succeda domani, promettimi che porterai comunque avanti il nostro piano. Anche se io dovessi perdere la vita in battaglia, mia madre non deve vincere. Promettilo, promettilo Gildas."


  5. #3335
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    Gildas Demonar

    Mentre Adamantia legge le mie parole, resto in silenzio a osservare il suo viso per cogliere anche la più piccola delle variazioni. Voglio che sia tutto perfetto, voglio che nessuno dei due possa sospettare che i loro stessi figli, le loro stesse creazioni siano pronti a farli fuori senza remore. Il viso della donna illuminato dalle poche candele appare calmo, rilassato e mi rilasso anche io quando mi ripassa la bozza «simpatico tuo padre» dice sarcastica e infastidita da cosa vi è scritto, sorrido amaramente e ripongo la bozza al suo fianco osservandola poi scrivere. Non dimentico il sorriso che mi ha rivolto alla fontana quando le ho passato la giacca, un barlume, una luce di umanità in occhi tanto gelidi. Forse davvero questa guerra ha insegnato a tutti. «Quei due sono davvero fatti l'uno per l'altra» alza un attimo lo stilo osservandomi e di tutta risposta sghignazzo sarcastico. «Avranno il finale che meritano.» dico abbozzando un sorriso più che eloquente, la donna ricambia e torna a scrivere passandomi una volta finito la sua bozza. Parole fredde, calcolate, come se a scriverle non fosse stata una donna, ma uno di quei fantomatici automi delle leggende. Le labbra mi si piegano istintive in una smorfia di disgusto, la guardo piegandola e sistemandola in una altra busta diversa. «Preferirei parlare con una stalattite dell’Adamantem piuttosto che con tua madre.» dico con lo stesso sarcasmo e quando tutto è pronto, mi rimetto la giacca riponendo al suo interno le due missive, le consegnerò ai saggi, loro sapranno come farla reperire ai due piccioncini. Adamantia si alza in piedi e si avvicina all’armadio per preparare la sua tenuta da battaglia, sto per lasciare la stanza quando la donna si volta all’improvviso fissandomi seria «Gildas, mi prometti una cosa? Qualunque cosa succeda domani, promettimi che porterai comunque avanti il nostro piano. Anche se io dovessi perdere la vita in battaglia, mia madre non deve vincere. Promettilo, promettilo Gildas.» mai, mai avrei pensato che mi rivolgesse parole simili, mai avrei pensato che dietro quella figura di donna cinica e fredda si potesse nascondere tanta determinazione. Sento come una morsa stringermi lo stomaco, una sensazione strana, piacevole quasi e osservo i suoi occhi, così cupi ma al tempo stesso così determinati, il fuoco ribolle in quelle iridi, d’istinto, senza nemmeno pensare a cosa potrebbe comportare questo gesto, mi avvicino a lei e prendo il suo viso tra le mani le dita scivolano tra le ciocche rosse e i miei occhi si fissano nei suoi «te lo prometto, Adamantia… dovesse essere l’ultima cosa che faccio su questa terra. Porterò a termine la nostra missione e avremo la nostra vendetta. Lo giuro sulla mia stessa vita…» la mia mano scende sul suo viso, lenta, i miei occhi si incatenano ai suoi, ma stavolta non c’è potere, so che non c’è. La mente si spegne, i pensieri si annebbiano e tutto si confonde in un unico pensiero: lei. Chino il capo posando le mie labbra sulle sue, in un bacio che sa di speranza, caldo come il fuoco che ci domina, qualcosa aldilà di tutto il resto e in questo bacio restiamo così, fermi ad assaporare l’uno dell’altra, riapro gli occhi lasciando a malincuore quella bocca e torno a fissare i suoi occhi «non m’importa di come andrà domani, voglio solo che tu torni. Vivi, Adamantia… cambieremo questa vita, seppelliremo il passato… ma lo faremo insieme. Io e te.» un colpo di tosse ci costringe a voltarci verso la porta e istintivo porto un piede sulle bozze delle missive, un uomo dai capelli lunghi e il viso corrucciato ci osserva soffermando i suoi occhi gelidi su di me «ho un messaggio per Lady Feralys.» lo guardo dall’alto in basso scrutandolo mentre lui continua a guardarmi di traverso. «Ci rivedremo al tuo ritorno.» dico alla donna lasciando il suo viso e raccogliendo i fogli da terra. Supero l’uomo che continua a fissarmi mentre io lo osservo con un sopracciglio alzato. Nikah era la puttana, non io. Chiudo la porta restando per un attimo a fissare il muro davanti a me. Il mio dito torna sulle labbra carezzando il ricordo di ciò che è appena avvenuto lì dentro e mi ritrovo a sorridere, felice mentre gli occhi si inumidiscono al epnsiero di una sensazione che credevo ormai morta, una emozione che credevo non avrei mai più provato dopo Serana. Scuoto il capo e mi muovo a passo veloce verso il glados nel muovermi faccio convogliare il mio potere all’interno della mano che regge i fogli le fiamme brillano di un verde intenso e in pochi secondi la carta si carbonizza sgretolandosi tra le dita. Benissimo. Sfioro con quella pulita la superficie del glados «rem tene, verba sequentur» dico velocemente attraversando il portale verso la zona neutra…

    *Azioni concluse su Adamantia e frasi e azioni di Raivo concordate con Polliciotta

    Distruzione:
    Esperto Palla infuocata – La fiamma prende forma in una sfera dal diametro di 1 metro, provoca ustioni di secondo/terzo grado
    Continua qui

  6. #3336
    L'avatar di mary24781
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    CASSANDRA DE LAGUN

    Mi guardo attorno... ho raccolto tutte le mie cose, credo di aver finito. Sono nervosa, ma anche felice perchè domani tornerò a casa. Forse in una bara, ma tornerò a casa. Il bussare della porta mi distrae, ricopro in fretta la tenuta da battaglia che indosserò sotto l'armatura e vado ad aprire: Gildas. Mi rilasso subito e lo faccio accomodare... non credo che potrò nascondergli cosa mi appresto a fare. "Sono venuto a vedere come stavi, scusa se sono sparito dopo la riunione..." mi dice titubante, sedendosi sul letto. Si sta preoccupando per me, per ciò che succederà tra qualche ora all'Adamantem. Mi sforzo di sorridergli, di nascondergli la paura che inizia a formicolare sotto pelle: "Sto bene... sono l'Immortale, no? Non mi succederà nulla di grave, me la caverò". Cerco di apparirgli sicura e allegra, ma dai suoi occhi non se la sta affatto bevendo. Sono una pessima attrice. Non faccio in tempo ad aggiungere un'altra frase che uno scoiattolo sbuca dalla mia finestra, superando eroicamente le tende pesanti. Ha una targhetta di legno attaccata al collo... Lucky... è la scrittura di mio fratello. Noto anche la lettera, i biscotti... non mi tratengo più e inizio a piangere mentre apro il foglio.

    Sorellina,
    Come ti avevo promesso nel nostro ultimo incontro, sono stato a Gaearmir, da nostro padre… non ti nego la pessima accoglienza che mi ha riservato. Il rancore dentro di lui non si era ancora spento. Abbiamo parlato e la discussione non è andata come speravo. Sono volate parole pesanti e abbiamo finito per darcele di santa ragione. Lo so… sono un testone, o un caprone. L’ha detto anche Myricae. Ma come saprai già, Jubert De Lagun non conosce altro linguaggio. Ma non voglio parlarti di questo. Sono felice, Cassandra, felice che finalmente ora, dopo tutti questi lunghi anni, siamo di nuovo una famiglia. Esatto, papà mi ha di nuovo accettato, si è calmato e, non riesco nemmeno a scriverlo per quanto ancora non ci creda io stesso, mi ha abbracciato. Mi ha chiamato di nuovo “figlio” e mi ha stretto. Sono felice, sorellina, felice come non lo sono mai stato in vita mia.
    Tuo fratello per sempre.
    Andreus
    P.s.: Myricae mi ha obbligato a farti avere questi, sono i tuoi biscotti preferiti e… dentro troverai un regalo.
    Dalla lettera di mio padre, avevo intuito che il loro incontro era stato movimentato ma... sono felice... ora è davvero ufficiale... la mia famiglia è tornata insieme! Le lacrime sgorgano e io non riesco proprio ad asciugarle, un po' per Adamantem, un po' per quello che mi appresto a fare, un po' perchè sono felice che questa guerra, almeno coi De Lagun, ha fallito. Gildas si alza preoccupato per me, gli passo la lettera mentre rovisto nel fagottino dei biscotti, alla ricerca del regalo. "Sei fortunata ad avere lui come fratello e perdonami per averlo insultato il primo giorno... anche se era Nikah a farlo, lo credevo anche io" mi dice mettendomi una mano sulla spalla. Gli sembrerò senz'altro un'idiota ma sollevo un biscotto alla cannella e glielo mostro: "Sono... i preferiti di Andreus... me ne ha voluto lasciare uno... lui è generoso e vuole sempre condividere le sue cose" dico letteralmente in lacrime. Sto avendo decisamente un attacco nervoso, domani potrebbe iniziare una nuova vita o finire tutto... e io ho dannatamente paura. "Immortale un paio di ciosbe, so bene di non esserlo. Nemmeno aspiro ad esserlo. Prego solo gli Dei di farmi vivere almeno un altro giorno per poter riabbracciare la mia famiglia riunita" singhiozzo in preda al panico. D'un tratto, però, le mani di Gildas si posano sulle mie spalle e mi guarda dritto negli occhi e io... mi calmo, sono quasi ipnotizzata. "Vai da lui... non meritate di stare divisi per colpa di questa guerra. Noi ce la caveremo lo stesso" mi sorride con gentilezza e premura. "Questo non è il tuo posto, Cassandra..." aggiunge con una lacrima che scende sul viso. "Grazie per tutto ciò che hai fatto per me, mi hai salvato. Spero un giorno di poter ricambiare il favore, magari in un futuro migliore di questo" e io... lo abbraccio, lo abbraccio perchè grazie a queste parole ritrovo la fiducia in me stessa. Non so cosa avverrà su quel campo maledetto, su quella neve così gelida da far battere i denti, ma no... non morirò. Ce la metterò tutta e combatterò... combatterò per i colori della mia famiglia, per Gaearmir, accanto a mio fratello. Probabilmente, scenderà anche lui sul campo. "Grazie Gildas, noi... noi ci rivedremo, non finisce qui io... io prometto sia a te, che a Lady Adamantia che a tutti che farò ogni cosa in mio potere perchè non vi succeda nulla dopo... qualsiasi sia il responso degli Dei, la nostra amicizia supererà ogni barriera e ogni fazione" gli dico tra le lacrime. "Questo non è un addio.. nossignore... questo è un a presto" termino lasciando la stretta. Quando resto sola in stanza e crollo sul letto, ripenso che domani sarà certamente un giorno decisivo, importante, ma non l'ultimo: no, non sarà l'ultimo.

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  7. #3337
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    ADAMANTIA FERALYS

    Gildas è nei pressi della porta, sta lasciando la stanza, ma si ferma nell'udire le mie parole: non so cosa mi sia preso, avevo deciso di non dire nulla di lasciare che le cosa andassero come dovevano, ossia lui che va via e io che resto da sola ad aspettare l'alba cercando di dormire un pò. E invece ...
    Invece Gildas mi viene incontro, tenendomi il viso tra le mani e guardandomi intensamente negli occhi:"Te lo prometto, Adamantia… dovesse essere l’ultima cosa che faccio su questa terra. Porterò a termine la nostra missione e avremo la nostra vendetta. Lo giuro sulla mia stessa vita…"
    La sua dolcezza mi coglie alla sprovvista e lascio che la sue labbra si avvicinino alle mie, senza pensare alle conseguenze di questo gesto: tutto il resto intorno perde consistenza, ci siamo solo noi, noi due e ...
    "Non m’importa di come andrà domani, voglio solo che tu torni. Vivi, Adamantia… cambieremo questa vita, seppelliremo il passato… ma lo faremo insieme. Io e te."
    E' la cosa più dolce che qualcuno mi abbia mai detto e fatico a nascondere lo stupore per queste parole e per quello che è appena successo tra noi. Faccio scivolare le mani sulle spalle di Gildas cercando un altro bacio, ma: "Cof, cof"
    Lo sguardo di entrambi corre immediatamente alla porta dove, fermo ed immobile, Raivo osserva la scena evidentemente contrariato. Una volta ottenuta la nostra attenzione ci comunica di avere una notizia da dare a me personalmente, squadrando accigliato Gildas con uno sguardo che non promette nulla di buono.
    "Ci rivedremo al tuo ritorno." - la sua sicurezza mi rincuora ancora di più anche se vederlo andar via mi fa avvertire una strana tristezza. E' possibile che sia successo l'impensabile?
    Insomma, di solito gli uomini con cui sono stata erano molto diversi da Gildas: freddi, prepotenti, imponenti. Raivo e Tywin, beh a guardar bene sono parecchio simili.
    Aspetto che Gildas lasci la stanza portando via le bozze delle lettere per farle sparire per poi sbottare contro Raivo, che, a differenza della scorsa volta, non indossa l'armatura dei guerrieri dei Leithien: "Pensavo di averti insegnato le buone maniere tanto tempo fa, ma evidentemente vivere in mezzo a quella gente ti ha reso rozzo proprio com'eri una volta. Cosa vuoi?"
    Nei suoi occhi vedo un guizzo di rabbia, ma subito dopo il suo sguardo ritorna impassibile come sempre. E' già successa una cosa simile tra noi, solo che all'epoca ero stata io a sorprenderlo tra le braccia di mia madre e non era un semplice bacio. Da quel momento abbiamo chiuso qualunque cosa ci fosse tra noi e lui ha risposto alla chiamata di Tywin Leithien trasferendosi nelle fredde terre del nord. Per cui ha poco da pretendere con quello sguardo, che stia al suo posto!
    "Ti porto notizie dall'Adamantem, sto rischiando la pelle per venire qui senza che mi scoprano. Non potevo perdere tempo a bussare, ero troppo esposto qui fuori."
    E' il suo solito modo di chiedere scusa, me lo faccio bastare, mi siedo sul letto accavallando le gambe, assumendo la mia solita aria supponente, e invitandolo a parlare in fretta.
    "Le cose si stanno muovendo rapidamente. Nella riunione di oggi è stato esposto il piano per attaccare il castello in caso di vittoria nell'ultima battaglia: le armate dei Waters giungeranno via mare e si uniranno a quelle dei Dreth e agli Urthadar, tenteranno di fare breccia nei cancelli. Un'altra parte delle truppe resterà a protezione del Castello Nero, altri soldati ovviamente terranno d'occhio il rifugio dei ribelli. Kalisi darà gli ordini alle truppe, dal momento che i coniugi Leithien scenderanno entrambi in battaglia. C'è un'altra cosa, mi metterò sicuramente nei guai parlandone, ma intendo mantenere la parola che ti ho dato. La principessa Esperin ha indicato un luogo da cui le truppe possono facilmente penetrare nel castello senza esporsi troppo con un attacco diretto. Un luogo sacro nei sotterranei, da cui si raggiungono facilmente le prigioni, contano di trovarlo sguarnito, visto che il grosso dell'esercito reale sarà schierato ai cancelli. Sono io stesso incaricato di perlustrare la zona, sono riuscito ad approfittare della mia posizione gerarchia per sgattaiolare qui da te."
    Le notizie non sono affatto rassicuranti, dovrò informare Lantis, magari promettergli un aiuto da parte dell'esercito dei Feralys, in cambio di qualcosa ovviamente. Il grosso resterebbe alla Rocca, comunque, non voglio rischiare di lasciare sguarnita la mia casa.
    Mi tormento le dita nel frattempo che rifletto su queste ed altre cose, ultimamente mi sto facendo troppi scrupoli di coscienza, è come se una parte della vecchia me stessa si stesse riaffacciando in punta di piedi.
    Raivo attende qualche istante poi si volta verso la porta.
    "Prima che tu vada" - mi alzo per fermarlo, trattenendolo per un braccio - "Azor è morto. A-aspetta, fermo dove sei, non ho bisogno che mi consoli. Sta per succedere qualcosa ad Asshai, non ti dico altro, è meglio così, fidati. In ogni caso quello che volevo dirti è che, se si dovesse mettere male con i Leithien, lì avrai sempre un rifugio sicuro, qualunque cosa dovesse succedere. Adesso sparisci, che aspetti?"
    L'uomo si congeda con un cenno del capo e io resto nuovamente sola. E' rimasto qualche foglio su cui scrivo le indicazioni che mi ha rivelato Raivo, chiamo un servo e faccio recapitare la missiva al re.
    Guardo l'armatura un'ultima volta prima di cambiarmi per la notte ed infilarmi al caldo tra le coperte, che mi tiro su fin sopra il naso nascondendo un sorriso.
    Cosa avrò mai da ridere, visto che domani prenderò un sacco di legnate, non so, ma forse tutto quello che è successo è un segno del destino che mi dice di non mollare, che forse alla fine avrà in serbo qualcosa di speciale anche per me.
    Mi rigiro tra le lenzuola sperando di prendere sonno, cosa darei adesso per riuscire di nuovo a sognare!


  8. #3338
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    Aiden Urthadar

    Gildas conclude il suo resoconto in fretta e anche lui chiede di Vicent. Credo che sia preoccupato dato che, da quanto ne so, erano amici, ma ciò che traspare dalla sua espressione è tutto tranne che apprensione per una persona amata: sembra arrabbiato, però chi può dire cosa stia provando davvero, d'altronde stiamo parlando di una persona non sana. Nymeria è la prima a risponderci ma non ci è di molto aiuto, a quanto pare non lo vede da quando sono tornati dalla loro battaglia; non passa molto tempo prima che il re chiarisca finalmente i nostri dubbi: Vicent è prigioniero ad Aeglos. Ricambio lo sguardo gelido di Lantis con uno altrettanto vuoto di qualunque emozione. Quell'idiota, che gli Dei possano avere pena di lui, si è fatto catturare da... il gran maestro non lo specifica, ma non vi sono molte possibilità. Dev'essere stato per forza Caligus. Lo stesso Caligus da cui l'avevo messo in guardia in tempi non sospetti. Abbasso lo sguardo e sospiro, forse è il caso che bruci le carte che si trovano ancora in camera mia in modo da evitare qualunque collegamento con quell'incompetente, ma la verità è che non mi interessa molto, tanto perderò comunque la mia libertà una volta terminata questa insulsa guerra. Ho creduto davvero che fosse cambiato, che avesse imparato qualcosa dai miei insegnamenti... e invece no, è stato solo fiato sprecato. L'ennesimo fallimento. L'ennesimo finale che non avevo previsto. "Tornando ai due vincitori, non posso che lodare le vostre imprese... saranno ricordate nella storia di Dohaeris così decido di investirvi di due soprannomi da battaglia: Flagello di Candonga per il Comandante e l'Invincibile per Sir Gildas. Questo è uno degli onore più alti per un cavaliere, tenetelo a mente". I miei occhi tornano a guardare in faccia il re, impassibile come prima. Flagello di Candonga. Tento di sopprimere un sorriso, non suona come Mietitore di Franthalia, ma non è affatto male. Che meraviglia: Aiden Urthadar, Lord del nulla, Signore delle latrine reali, Comandante delle guardie prossime alla morte di Dohaeris e Flagello di Candonga. Ascolto con poco interesse la descrizione dell'Adamantem, un luogo che conosco già bene, ma torno nel vivo della conversazione quando vengono rivelati i nomi dei due combattenti: Cassandra e Adamantia. Guardo prima una, poi l'altra, tento di leggere le loro reazioni con scarso successo. Lantis parla dell'assedio che subiremo domani ma non riesco a prestargli troppa attenzione, non mi aspettavo che dovessero combattere ancora loro... pensandoci bene sono le scelte più logiche, la loro forza è innegabile e sono dotate di poteri che si equilibrano bene in lotta, però... si tratta di Cassandra. E Adamantia. Adamantia... abbiamo lasciato troppi discorsi in sospeso, non siamo mai riusciti a richiudere l'enorme solco che si è imposto tra di noi, ma sento di provare ancora dell'affetto per lei. È stata... una confidente, l'unica persona con cui sono potuto essere davvero me stesso in queste settimane. In cuor mio l'ho sempre saputo che due persone come noi non sarebbero potute andare d'accordo per troppo tempo, ma Dei, quanto adoravo potermi levare la maschera e respirare libero quando ero con lei. O forse anche quella è stata un'illusione e il vero Aiden è quello che usciva allo scoperto con Cassandra, quello che le ha confidato ogni cosa e che le ha consigliato di tradire la causa per cui ha versato sangue fino ad ora. Forse è proprio questo il punto: Cassandra e Adamantia, due poli opposti che mi attraevano con pari forza e proprio per questo mi permettevano di rimanere sospeso, in bilico; quando mi sono allontanato da entrambi, poi, è finita. Sono caduto. Intorno a me le persone cominciano ad abbandonare la sala e ne deduco che la riunione sia finita: mi alzo a mia volta e senza congedarmi mi dirigo verso la mia camera. Mi rendo conto di essere ancora in armatura, un'armatura sporca di sangue, la stessa armatura che ho indossato ad Amaranthis, a Candonga, l'armatura che mi ha protetto durante allenamenti con gente che se n'è andata o che non mi ha mai sopportato, l'armatura in cui mi sono inginocchiato al cospetto di Daphne quando le ho regalato la mia vita. Un'armatura che è diventata troppo pesante. Me la levo, velocemente, con la foga di chi si sente bruciare la pelle e ne butto ogni pezzo a terra, vicino al letto, in modo disordinato e caotico. Prima però estraggo la lettera di Petyr: mi siedo sul letto, nudo come un verme, e me la scorro di nuovo tra le mani. È un po' stropicciata, la ceralacca decisamente rovinata ma ancora integra. Ed è solo ora, con le mani scoperte da guanti o dall'armatura, che mi rendo conto di indossare ancora i due anelli che misi prima di lasciare Capo Tempesta. Molta gente possiede gioielli che nascondono un significato profondo, forse ereditati da qualche membro della famiglia o forse forgiati col più pregiato dei metalli e benedetti da un famoso septon del regno, ma non è questo il mio caso. L'anello dorato, largo e finemente intagliato da una mano abile, lo comprai da un artigiano a Thunderspot, un grande centro mercantile a pochi chilometri da Capo Tempesta. Non credo valga molto, però mi piacque perché era... complesso, tanti fili di metallo si intrecciano tra loro per formare una specie di corona di alloro in miniatura. L'altro, bianco come l'avorio, è invece molto più semplice: ricorda una fede nuziale ma solo nella forma, perché il materiale è diverso ed è inteso da indossare sul mignolo. All'esterno appare come un cerchio di metallo senza alcuna incisione, ma in realtà all'interno vi è una piccola saetta che disegnai io stesso con l'arma che utilizzavo prima di Ammazzadraghi, ovvero un pugnale molto piccolo e affilato. Appoggio la missiva sul letto e mi sfilo entrambi gli anelli: ci gioco, li faccio rotolare sui palmi e quando cadono li raccolgo prima che possano andare troppo lontano. Vado avanti così per un po', questo stupido passatempo mi distrae e mi permette di non pensare a nulla, ma quando il cielo comincia a schiarirsi la realtà torna a pesarmi sulle spalle come un macigno. Il sole non è ancora completamente sorto, eppure il metallo dei due anelli comincia a riflettere i primi, timidissimi raggi di luce, che mi colpiscono gli occhi. Improvvisamente, come se gli Dei mi stessero mandando un messaggio, so cosa devo fare. No, non cosa devo; cosa voglio fare. Sono due cose ben diverse. Mi alzo e indosso la prima maglia che mi capita in mano, bianca e particolarmente comoda, poi faccio la stessa cosa per i pantaloni, di stoffa marrone e forse un po' troppo larghi. Stringo i due anelli nel pugno, metto la lettera in tasca ed esco in giardino, le tenebre si stanno diradando e presto le due combattenti saranno qui. Quando arriveranno, prima che potranno aprire bocca, camminerò prima verso Cassandra e le darò l'anello semplice, quello con la saetta incisa all'interno. Le afferrerò la mano e, se me lo permetterà, glielo infilerò al mignolo. Mi limiterò a regalarle un sorriso sincero, ci siamo già detti ogni cosa e non sono necessarie altre parole. Però tenterò di comunicarle tutta la mia gratitudine, perché è solo grazie a lei che Petyr vivrà e non me lo dimenticherò tanto facilmente. Poi lascerò la sua mano e, col suo permesso, prenderò quella di Adamantia. A lei darò l'anello dorato, fin troppo decorato, una piccola corona che spero possa sostituire quella che non sono stato in grado di regalarle. Mi limiterò però ad adagiarlo sul suo palmo, senza obbligarla a indossarlo. <<Rimarrai sempre l'unica persona con cui progetterei di uccidere monarchi e rovesciare un impero>>, le dirò sorridendo ancora, come un vero stupido. Non abbasserò la voce, Cassandra sa e degli altri eventuali presenti non me ne frega nulla. <<Sei davvero la gemma più bella di Asshai. Ma lo sai già>>. Infine mi allontanerò anche da lei, avvicinandomi alla fontana. <<Audere semper>>, le guardo entrambe, probabilmente per l'ultima volta. Non è più il nostro motto. È il consiglio più importante che una persona possa ricevere nella sua vita. Osare, sempre. Osare essere noi stessi. Osare combattere per ciò in cui crediamo, qualunque vessillo sventoli sulle nostre teste. Osare.
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  9. #3339
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    E' l'alba

  10. #3340
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    Alagos Fanon


    L’acqua calda delle terme ha la capacità di rilassarmi in modi che non credevo fossero possibili, anche se l’acqua non è il mio elemento, mi sento bene nella sua liquida consistenza. Le ferite sembrano rimarginarsi, ma sul mio viso e sul mio fianco, vi sono ancora dei segni di ciò che è accaduto al palazzo d'avorio, segni che non andranno mai via, che voglio lasciare, che voglio vedere, non sono segni d'umiliazione quanto segni di dolore e coraggio, padre, Miriel....zio Vjetar...
    Mi appoggio al bordo della vasca, mentre tutt’attorno il silenzio mi lascia libero di pensare…dovrebbe essere l'alba... quando sono venuto qui, il cielo già si stava tingendo dei colori rosacei e dorati del primo mattino, credo che Cassandra e Adamantia, siano già sul campo di battaglia. Chiudo gli occhi mentre mi lascio massaggiare dal dolce dondolio dell'acqua.

    Ripenso alla dolce Loren, è da un po’ che non la vedo in giro, che abbia fatto ritorno alle sue terre?
    Ripenso a Vicent, prigioniero nel suo stesso palazzo, com’e stato possibile? Era uno dei nostri migliori guerrieri.
    Ripenso al comportamento del comandante Urthadar alla riunione, si è defilato come se non ci fosse il Re a presenziare, mi è sempre parso una persona ambigua e fin troppo perfetto, ma in quel frangente l’ho visto più uomo, più umano…forse è stato il ritrovamento del cadavere del suo parente a risvegliare in lui un po’ d’umanità. Non lo so, ma mi sembra cambiato, anche se non mi fiderò mai di lui…
    Ripenso a Cassandra ad Adamantia….due donne forti che combatteranno per il nostro vessillo, non ho mai instaurato con loro un rapporto che vada oltre la semplice conoscenza, però spero di vederle tornare entrambe, fiere e vittoriose, spero che i loro Dei, le proteggano. Due rose così belle e coraggiose, seppur diversissime tra di loro non dovrebbero perdere i loro petali…tornate ragazze…..
    Poi ripenso anche a Lei , ad Aranea, il suo incarnato così pallido, i suoi occhi vivaci ma che sembrano sempre attraversati da un’ombra…chissà cosa la turba e, perché sembra nascondere molti segreti dentro di se…ripenso al dopo riunione, a come insicura avanzava sulle sue gambe e mi sono offerto di accompagnarla in stanza…
    Ultima modifica di DELTAG; 16th May 2016 alle 22:34

 

 

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