Gildas Demonar
Osservo ancora una volta Aiden mentre prende la lettera, non ho mai visto un uomo come lui piegato in questo modo dagli eventi. La montagna il quale lo reputavo, quella sorta di colosso che avrebbe distrutto tutto davanti a sé pur di ottenere chissà quale assurdo piano macchinoso. Una cosa che io non ho mai, né ho intenzione di pensare nel mio immediato futuro. Anche perché, qualunque esso sia… non penso ci sia grossa chance che io sopravviva in qualche modo. Se qualcuno dovesse scoprire i miei crimini come Nikah finirei su una picca anche con la vittoria di Lantis, Drako penso proprio che mi ucciderà per avergli quasi ammazzato Esperin e Efrem… quello posso anche non nominarlo visto che con lui morirei senza nemmeno una motivazione valida. Sollevo un labbro amaramente. Quando però Aiden mi sorride la mia espressione muta mentre lo fisso interdetto, buone notizie? Probabilmente non lo saprò mai, mi va bene anche così... non penso avremo più modo di conversare così amichevolmente dopo oggi, anzi… forse dovrei anche aspettarmi un colpo allo stomaco seguito da minacce sul non arene parola con anima via. «Sei il più sano di tutti, qua dentro» schiudo le labbra stupito e a tratti meravigliato da tale affermazione. Questo significa… già… che significa? Forse perché non mi importa nulla di ottenere il trono o di chissà quale intrigo politico? O magari che alla Torre sono tutti psicopatici e io sono quello che spicca? Beh, potrebbe essere però. Sono confuso. Mi posa una mano sulla spalla stringendo appena come ho fatto io e di rimando ricambio il suo sorriso anche se non ho idea di cosa rispondere a quella sua affermazione. Grazie? Dargli fuoco? Non ne ho proprio idea. «E ti ringrazio. Per la lettera» annuisco cordiale ma mentre sto per rispondere, la luce del glados illumina la sera. Mi volto di scatto vedendo Adamantia volare proprio da esso per poi fermarsi sul selciato. «Andiamo» non me lo faccio ripetere due volte e corro a perdifiato superando l’uomo e mi inginocchio davanti a lei, è ferita da più parti ma l’unica cosa che mi terrorizza e quell’enorme manico piantato nel suo petto. Non è morta. Si muove, la guardo terrorizzato e la ragazza ricambia il mio sguardo parlandomi soffocata «devi fuggire» mi bisbiglia a bassa voce «stanno arrivando» scuoto la testa, non fuggirò, nemmeno ora che abbiamo perso. Sono stanco di correre via. Resterò qui, accanto a lei fino alla fine e non la lascerò morire ora, qui. Cerco Cassandra ma non la vedo e per un istante la possibilità che le sia successo qualcosa di grave supera di gran lunga l’idea che grazie alle mie parole, abbia cambiato fazione andando da suo fratello. Io voglio, voglio credere che tutto ciò sia vero, che ei sia viva da qualche parte a Dohaeris, nel nascondiglio con suo fratello. Aiden inizia a curare la donna e mentre lui opera, io corro in infermeria e prendo l’occorrente per medicarla. Torno dopo poco e le ferite di Adamantia sembrano tutte rimarginate, ma Aiden sembra ancora scosso. Mi inginocchio davanti a lei e le pulisco il volto avvicinandole il panno imbevuto d’acqua, il respiro è tornato regolare e le ferite sul suo corpo sono svanite del tutto. Mi volto verso l’uomo, forse dovrei avere le lacrime agli occhi «l’hai salvata… Grazie…» mi limito a dire tirando sul col naso. Sono visibilmente scosso, chi può averla ridotta così? Cerco di sollevarla caricandomela in braccio e la porto in infermeria adagiandola sul primo letto libero e pulito. Le slaccio l’armatura pesante lanciandola in un angolo lasciandola solo con gli abiti di sotto in modo che possa respirare in maniera più agevole. Ti prego, svegliati…