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  1. #3371
    sim dio L'avatar di DELTAG
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    Alagos Fanon


    Dopo aver accompagnato il Comandante in infermeria, mi trovo alla presenza di Gildas e di Adamantia, la ragazza sembra essersela passata male, ma per fortuna ora sta bene, grazie al Comandante. Oltre a lei però non vedo nessuno, Cassandra non è qui, non è presente in questa infermeria. Che si sia già curata e si sia recata dal Re per dare qualche notizia? Non credo, non deve essere passato molto dal loro rientro.
    Resto in disparte mentre i pensieri si susseguono uno dopo l’altro, ed osservo da spettatore le scene che come un film si susseguono quasi a rallentatore…poi arrivano le parole di Adamantia…
    "Sto bene, grazie. Ha vinto Kalisi, Esperin e Ryuk siederanno sul trono dei Raeghar. Non siamo i favoriti della principessa, potrei anche averla insultata in battaglia, così, tanto per calcare la mano sul bersaglio che già avevo sul petto e perchè sono masochista. Prepariamoci a tutto, sono stata informata di un attacco imminente delle truppe di Leithien alla torre, potrebbero già essere qui."
    Perso, la guerra è persa. Kalisi ha vinto.
    Non sono sorpreso da questa evoluzione, non ho mai sottovalutato i nemici, ma piuttosto che consegnare la mia vita nelle mani di Targaryus, è preferibile consegnarla nelle mani di Kalisi.
    Questo regno, il regno di Lantis sta cadendo in rovina, il puzzle che compone questo regno si sta disgregando, uno ad uno i pezzi cadono, si perdono, si rompono e, restano purtroppo pochi di coloro che hanno giurato fedeltà al re. Io sono venuto qui, più per un capriccio di mio padre che per la fedeltà alla corona, con la mia venuta qui, ho perso praticamente tutto quello in cui credevo, tutto quello a cui volevo bene, mio padre, mio zio, mia…sorella…non ho visto il marcio che si stava annidando nella mia famiglia, l’ho scoperto troppo tardi ed ora, non ho più nessuno da proteggere se non la mia stessa vita.
    Osservo i presenti, ognuno con le sue particolarità, la sua determinazione, il coraggio di chi vuole difendere le uniche cose ancora rimaste , nel mentre apprendo anche che Cassandra, il Primo, non è qui con noi perché ha scelto un’altra via, ha scelto di ricongiungersi con il fratello, sorrido a quel pensiero, è giusto che sia così, sono stati divisi da questa guerra e questa guerra seppur negli ultimi frangenti, li ha riuniti , sono felice per loro….alzo il viso fissandolo sul Demonar, non mi è mai stato particolarmente simpatico, ma è anche vero che non ho mai cercato di andare oltre quello che il suo cognome rappresenta per me e per la mia famiglia , guardo quindi la bella Adamantia, anche con lei non ho mai avuto modo di parlare molto, fisso quindi i due, l’uno accanto all’altra, una cosa insolita da vedersi in uno come Gildas, in fondo anche lui ha un cuore e ciò che è, ciò che è stato, è stato solo il frutto di come suo padre ha voluto che fosse. I loro sguardi si incrociano , i loro occhi si cercano….sguardi che prima anche io potevo condividere con qualcuno…improvvisamente alle loro figure, si sovrappone l’immagine di me e di Miriel, il nostro ultimo bacio….il mio cuore cede, è come se si fosse fermato in quell’istante, chiudo istintivamente gli occhi mentre copro il silenzioso dolore di una lacrima, poco dopo li riapro.
    Mi passo una mano sul viso per scacciare il ricordo ed il pensiero, sposto quindi la mia attenzione al Comandante.
    Nonostante condividessi la stanza con lui, ho scambiato solo che poche battute con lui nel corso della mia presenza in questa Torre, lo osservo mentre lo sento parlare.

    Ascolto il suo discorso, un discorso diretto e chiaro, un discorso che non sancisce la parola fine, ma al contrario fomenta speranza. Concordo su ciò che dice su Lantis, ma è anche vero che se questa guerra è persa anche lui come noi, nonostante il suo essere Re, verrà trattato come un prigioniero, forse solo sua sorella potrebbe ancora difenderlo ma non lo so, anche con lei non ho mai stretto un vero rapporto, non conosco il suo modo di pensare, quel che so è che non ha esitato ad andarsene quando ne ha avuto occasione, ha abbandonato suo fratello quando forse lui aveva più bisogno di lei, ma non posso dirlo con certezza, magari lei ha altro in mente, un qualcosa di cui non siamo a conoscenza. Per quel che mi riguarda sono sempre stato piuttosto sulle mie e non ho creato particolari legami qui dentro se non con Lady Araneae e Lady Loren, forse le uniche che hanno cercato in qualche modo di scalfire la corazza che mi sono costruito attorno.
    Il Comandante intanto termina il suo discorso. Un discorso che condivido appieno.
    Non smetterò di combattere, non smetterò di difendere la mia vita e il mio onore. E’ vero non ho nulla da perdere e nemmeno da guadagnare, ma non posso permettere che la vita mi venga strappata via così, con facilità, senza combattere. Non mi sono mai arreso, quante volte ho pronunciato io stesso queste simil parole ai mie soldati sul confine, quanti di loro sono caduti sotto le spade dei Demonar e non solo, quanti mi hanno seguito ed hanno perso? Quanti invece hanno vinto? L’hanno fatto per l’onore, perché credevano in un qualcosa che andava al di là della loro comune esistenza, ed ora è quello che farò io…

    Uno ad uno i presenti sfoderano le loro armi per incrociarle…Il Comandante sfodera la sua spada di fulmini, Gildas evoca la sua lama infuocata, Lady Adamantia alza una colonna di fuoco, io materializzo nella mia mano protesa dinanzi a me in un vortice di freddo vento che ho imparato a controllare anch eal di fuori dell'arma, la mia balestra, ne estraggo una freccia, la più bella, la più lucida tra le frecce, argento , bianca e nera, i colori del mio casato e, la avvicino alle spade dei presenti:
    << Non sono forte come voi, non possiedo le vostre abilità, sono arrivato per ultimo qui alla Torre ma non per ultimo combatterò. Sarò al vostro fianco…fino alla fine…qualunque cosa succeda>>
    Dico con determinazione e fierezza mentre un leggero alone di vento si materializza attorno alla mia freccia a sancire la mia promessa. La promessa dei Fanon.

    Il mio vento al servizio del fuoco e del fulmine per avere ancora una speranza.



    Lindthor ---> Arma in forma attiva .



    N.B. Il leggero vento attorno alla freccia è puramente solo a scopo scenografico e narrativo, non ferisce nessuno.

    Ultima modifica di DELTAG; 18th June 2016 alle 11:06

  2. #3372
    L'avatar di mary24781
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    Fine Decima Turnazione

    Reali, indossate tutti le vostre uniformi, l'alba sta sorgendo, ma la battaglia è già cominciata fuori dal Castello. I soldati combattono, Re Lantis vi raggiunge e lo seguite al varco che conduce allo spiazzale d'ingresso.

    E' l'alba

  3. #3373
    Mod cangiante L'avatar di Pey'j
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    Valerius Urthadar



    Un minuto prima, la pace. Gli animali si risvegliano e gli uccellini cinguettano al Lacrima Mundi, volano sopra le acque del lago e si danzano intorno, giocano, ignari di quello che si sta consumando a migliaia di chilometri da questa tranquilla oasi illuminata dal sole mattutino. Un minuto dopo, il caos. Abbiamo solamente attraversato il Glados, eppure l'impressione è quella di trovarsi in un'altra dimensione. Luna di Diamante si staglia davanti a noi e brilla, non del riflesso del sole, bensì di fuoco. Le fiamme gli ardono dentro, fuori, attorno, e il castello è circondato da centinaia di cadaveri, cadaveri di uomini, di animali, una distesa di morti che indossano i colori più vari: l'azzurro dei Dreth, l'arancione dei Demonar, il blu dei Raeghar, e il nero. Il nero degli Urthadar, spezzato dalla saetta color cielo. Ma c'è un altro colore, una sfumatura che predomina su tutte le altre e che è l'indiscussa vincitrice di questa battaglia: il rosso del sangue. Esso non ha pietà, non ha fatto prigionieri e infatti macchia anche il Fulmine, il mio Fulmine. Perdo il conto dei soldati che vedo con il petto squarciato, senza qualche arto, oppure ricoperti di ferite, di tagli, di veri e propri buchi. Molti, troppi di questi indossano il mio vessillo.


    Tengo lo sguardo alto, fiero, non barcollo ma cammino sicuro dietro al mio comandante, alla persona a cui ho affidato questi guerrieri, a cui ho affidato me stesso. Camminiamo e giungiamo di fronte alla roccaforte dei Raeghar, il vanto della dinastia che ha avuto la sfortuna di generare uno dei peggiori tiranni della storia di Dohaeris. Un tiranno che doveva essere fermato a tutti i costi, che poteva essere controllato solo con la forza bruta, un tiranno che non sarebbe mai sceso a compromessi. È questo che continuo a ripetermi nella testa, come una preghiera, per non crollare in ginocchio e scoppiare in lacrime: non mi pento di aver seguito Drako, non me ne pentirò mai, e comprendo la necessità di tutto questo. Ma è troppo, è sinceramente troppo: troppi occhi senza vita mi osservano, troppi cadaveri sono stati superati in questa nostra marcia, troppo sangue mi sta sporcando le scarpe. Le mie spalle non sono larghe abbastanza, per questo mi ripeto che non vi era nessun'altra strada percorribile. O questo, o la pazzia. Quando Lantis Raeghar fa la sua comparsa, accompagnato da chi ha combattuto per lui, mi rendo davvero conto che questa è la fine. Un giorno qualcuno scriverà un libro su questa guerra e ciò che sta per avvenire sarà racchiuso nelle ultime righe, quelle a cui nessun lettore è mai davvero interessato, perché si dice sempre che ciò che conta è il viaggio e non la meta. Eppure viverli, quei momenti di cui si parla nelle ultime righe dei libri, è tutt'altra cosa. Drako ci guarda, uno per uno, sorride e sorrido con lui, piange e piango con lui. Il vostro ruolo è terminato, sembra che ci stia dicendo questo con quegli occhi che hanno visto troppa sofferenza per un uomo della sua età, perciò annuisco. Deve terminare da solo la strada che abbiamo iniziato insieme.

    Aiden Urthadar



    Kalisi guarda i suoi compagni prima di procedere, poi guarda Targaryus, poi i soldati dell'Adamantem e molti si voltano con lui, seguono ogni suo movimento, ogni suo silente ordine. Valerius sta alla sua destra, come io alla destra di Lantis: due immagini speculari che si osservano ma non si riconoscono, l'ennesimo scherzo, l'ennesimo gioco di Dei che ancora non si sono stancati di vederci soffrire. Sposto in fretta lo sguardo da mio fratello al suo comandante, appena questi inizia a camminare insieme a Targaryus, la mia attenzione completamente rapita da chi ha sfidato l'ordine delle cose e non solo è sopravvissuto, ma ha anche trionfato. Io credo nella Storia, o nel Destino, o nel Fato a dir si voglia, credo che uomini speciali vengano scelti dagli Dei per cambiare il mondo, per primeggiare sugli altri, per ottenere ciò che desiderano con il fuoco e con il sangue. Fuoco e sangue, quello che ci circonda in questo momento. Ho creduto in passato di essere io stesso uno di questi uomini, un predestinato, se così possiamo chiamarli, oppure un favorito degli Dei, per rimanere in tema. Eppure, adesso, assistendo da mero spettatore a questa scena, mi riesce difficile credere che Drako Kalisi non sia qualcuno di speciale. Qualcuno che brilla di una luce infinitamente più forte di quella che circonda tutti gli altri. Ogni passo che compie verso Lantis rimbomba sia nell'ambiente, ancora straziato dalle urla dei morti, sia nel mio cuore, che fatica a reggere il peso di un evento talmente importante. Ma deve. Inutile smettere di danzare quando la musica sta per finire.



    Il ritmo dei passi di Kalisi rimane l'unica melodia fino a quando non si aggiungono i movimenti del Fulmine Nero: si alza dal trono, forse per l'ultima volta, e scende gli scalini che lo separano dal terreno. Non è più un re, ma rimane un Raeghar, uno stolto, vanesio, fiero Raeghar. Il suo sangue lo porta a brandire l'enorme spada che ho visto solo quando prese la vita dei consiglieri, i responsabili della morte di re Rickard. Ci starà guardando, il re buono? Spero per lui di no. Perché Lantis non intende arrendersi, e Drako non intende rendere vana la propria vittoria: non è stato versato ancora abbastanza sangue, a quanto pare. Rimango fermo, immobile alla sinistra di un trono vacante, un trono su cui potrei sedermi avanzando di pochi passi, ma il solo pensiero mi provoca nausea e dolore allo stomaco. Come ho potuto desiderare tutto questo? Come ho potuto farmi acceccare dalla brama, dalla sete? Come ho potuto... come ho potuto...
    La scena a cui assisto cancella ogni altro pensiero dalla mia testa.
    Neanche un urlo abbandona la sua bocca. Però le lame attraversano la sua carne. Sono due: una è del Grifone, l'altra... l'altra è della Serpe.

    Valerius Urthadar


    Non riesco a urlare. Non riesco a scappare. Anche le lacrime smettono di cadere, anche i miei occhi sono immobili, pietrificati su qualcosa che ritengono inconcepibile. Forse è una visione, mi dico all'inizio. Forse è un'allucinazione del Maleficarum. Sta giocando con me, vuole farmi cedere, vuole godersi gli ultimi momenti insieme prima di essere estirpato dal mio corpo. Ma sto mentendo a me stesso. Lo capisco dopo, quando il mio comandante crolla, avvolto dall'abbraccio del sangue, tenuto in piedi solo dalle lame di chi lo ha tradito all'inizio di questa guerra, e alla fine.


    Il Raeghar stava affrontando Drako ma poi si è intromesso anche Targaryus, lo ha attaccato alle spalle, non... è andata così? Credo di sì. Mi viene da vomitare. Perché nessuno fa niente? Perché non sto correndo da lui, per aiutarlo, per difenderlo e morire, se necessario, ma almeno morire insieme a chi mi ha salvato? Non sono troppo lontano, vedo sangue, sempre più sangue, troppo, troppo sangue... troppo rosso. Troppo rosso... ma non solo quello del sangue. I suoi capelli... cambiano colore, si tingono di cremisi, si allungano, e... i lineamenti si addolciscono, mutano, tutto muta, anche il suo corpo. Non riesco a distogliere lo sguardo, mi sento sospeso nel tempo, in un limbo tra incredulità, disperazione, confusione. Non è Drako. O almeno, non lo è più.



    Ora è il corpo di una donna ad ospitare le lame, è una donna che si sta lentamente spegnendo, ai cui piedi si sta creando una pozza sempre più larga di sangue. Si tratta forse di un incantesimo? Drako è al sicuro, da qualche parte? Sapeva che sarebbe stato attaccato e ha mandato questa donna a morire? No. Non lo avrebbe mai fatto. Un grido si espande per Luna di Diamante, è il lamento di un tiranno che forse, dopo tutto, un cuore lo ha, ma non riesco a comprendere come possa essere stato lacerato se lui stesso ha attaccato chi un tempo considerava alla stregua di un fratello. Non credo di sentirmi bene, sinceramente. Guaritori, alchimisti e infermieri vengono chiamati a gran voce, altre urla abbandonano le bocche del Raeghar e di Targaryus e tuonano nell'aria, come se non fossero stati loro stessi a causare la morte di chi stanno, apparentemente, compiangendo. Un volto che non riconosco, che non ho mai visto prima, che è comparso senza lasciare alcuna traccia di Drako. Dov'è Drako? Non riesco a pensare ad altro, mi scoppia la testa, sento che le forze mi stanno abbandonando. Le gambe tremano, sto cadendo, non riesco più a reggermi in piedi. Ma non è colpa mia: la terra sta tremando, sempre più forte, fino a quando un boato si libera dalle viscere del terreno e mi attraversa il cuore come se fosse una freccia.


    Aiden Urthadar

    Sta crollando tutto: le statue, le mura, perfino il castello stesso sembra prossimo a ridursi in macerie.
    Sono morto.
    Questo è l'inferno.
    Questa è la mia punizione.
    Pensieri del genere mi attraversano la mente fino a quando il rombo di un boato si fa spazio tra loro e mi costringe a portare le mani sulle orecchie, in preda a un panico che non pensavo avrei mai provato in vita mia, cercando di proteggermi sia da questo rumore insopportabile, sia dalle grida strazianti di Lantis ed Efrem. Mi guardo intorno, alla ricerca di una risposta a tutto questo, alla ricerca di una qualche spiegazione logica che possa aiutarmi a capire cosa diamine sia appena successo davanti ai miei occhi, cercando di rimanere in piedi e di non cadere a causa del terremoto. Tutto ciò che vedo sono facce più o meno conosciute, alcune confuse, altre disperate, altre ancora terrorizzate, e... un bambino. Un bambino coi capelli rossi, vestito di bianco, un'immagine che stride talmente tanto con il contesto in cui è inserita da costringermi a dedicare tutta la mia attenzione esclusivamente a lui. Osserva il cadavere della donna sconosciuta, un cadavere che sarebbe dovuto appartenere a Drako, e poi avviene ancora l'impensabile, perché la razionalità ormai non è più di casa e i confini tra assurdo e plausibile sono stati sfondati quando Kalisi si è trasformato in un'altra persona davanti agli stessi occhi increduli che stanno assistendo a quest'opera che ha del divino. Ma poi, come per magia, gli occhi non vedono più nulla. Assolutamente nulla.


    I piedi non avvertono più il contatto col terreno. L'aria non entra più nei polmoni. Non oppongo resistenza: non potrei farlo, non voglio farlo. Mi abbandono al destino che mi attende, qualunque esso sia, perché se c'è una cosa che ho capito è che tentare di controllarlo è da stolti e che combatterlo non serve a niente, proprio a niente. Mi sento debole, senza energie, e improvvisamente... solo. Sì, solo... non saprei descrivere in altro modo questa sensazione. Sono stato spesso in solitudine, in passato, ma mai solo. Il mio Fulmine è sempre stato con me, anche nei momenti peggiori: il mio orgoglio, la mia forza, la potenza della mia casata. Eppure ora... ora non avverto più il suo abbraccio. E mi sento solo... così solo... sono convinto di esserlo davvero, fino a quando non sento un urlo.

    Valerius Urthadar



    Il mondo che mi circonda scompare in un istante. Quando apro gli occhi non vedo più Luna di Diamante, non vedo più i morti, non vedo più il bambino vestito di bianco: davanti a me ho solo una figura che non riconosco, informe, nuda, a cui non riesco a dare un nome. Siamo entrambi immersi nel nero, nell'oscurità più totale, rischiarata solo da una fioca luce rossastra che si genera dai suoi occhi. Di una cosa sono certo: questo essere mi sta osservando.
    Due rubini gli adornano il volto, lungo e martoriato, con vesciche e bubboni attorno alla bocca, al naso, sulle guance, sulla fronte. I rubini brillano di un rosso quasi accecante, un rosso che mi è ben familiare. Non proferisce parola, non fa nulla, non si muove, non sembra neanche respirare. Sei la cosa che mi sta uccidendo, gli dico io per primo, quasi come se volessi spezzare il ghiaccio, ma la voce non abbandona la mia bocca. Nessun suono raggiunge le mie orecchie, ma il Maleficarum mi mostra quel sorriso che solo chi sa più cose di te può mostrarti.


    Sono sicuramente morto, non c'è altra spiegazione. Ma non me ne rammarico: finalmente potrò regolare i conti, e non solo con lui. Non doveva andare così, parla, e il suo sibilo mi raggiunge come una folata di vento, provocandomi brividi per tutta la schiena. Nemmeno Elissa voleva che andasse così. Ma è stato un bel viaggio, Valerius. Sostengo il suo sguardo, rosso come il sangue, e rimaniamo in silenzio per svariati minuti. Ho mille cose da dire, ma nemmeno una da cui iniziare.


    Poi lo spirito apre la bocca, spalanca gli occhi, prende fiato. E urla. Urla senza controllarsi, in modo quasi animalesco, ma non posso muovermi, non posso allontanarmi da lui perché il mio corpo non risponde ai comandi. Va avanti a urlare per quelle che sembrano ore e io rimango immobile a farmi urlare in faccia, a sopportare anche quest'ultima umiliazione. Poi il suo corpo va in frantumi, si rompe come uno specchio e tante schegge di vetro volano via, mi trafiggono e mi attraversano, continuando il loro percorso nell'infinito di questo luogo. Non sento più niente. Non sento più nessun rumore. Mi sento... solo, solo come non lo sono mai stato neanche durante il mio esilio. Solo e... abbandonato.

    Our wills and fates do so contrary run

  4. #3374
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    Ryuk Leithien Fenner

    I lacci ben stretti, l’armatura ormai familiare simile ad una seconda pelle, è mia, mi rappresenta, probabilmente sono gli abiti più comodi che io abbia mai indossato ed oggi sono fiero di mostrarmi come reietto, come membro di una fazione che sta facendo storia, come un uomo nuovo che intende tenersi la propria vita ben salda tra le mani. Seguiamo Drako oltre il ponte levatoio, la quantità di corpi che si estendono ovunque mi lascia con un profondo senso di oppressione, mi sono concentrato così tanto sugli obbiettivi personali, da dimenticarmi di tutto il resto: della guerra che ha continuato a scatenarsi mentre io dormivo accanto a mia moglie.


    Riconosco le armature dei miei soldati, i loro volti privati dagli elmi e gli occhi rivolti al cielo, il sangue che copre ogni cosa come fosse un lenzuolo di morte, riconosco i nostri alleati, riconosco più persone di quante ne vorrei.


    I miei occhi scendono verso il basso, non voglio guardare, devo solo seguire Drako in quest’ultimo percorso che ci vede uniti tutti più che mai. Tutto questo cremisi che sto calpestando attutisce il suono dei nostri passi, lo vedo ovunque, anche dove non c’è.


    Alzo lo sguardo verso Esperin, è accanto a me, ha la mia stessa espressione a segnarle il viso, è troppo per lei, anche se si è dimostrata una donna forte, ma la guerra è qualcosa che non si impara mai ad accettare, la morte non è un amico dal sorriso gentile che ti accompagna verso la fine, quello è riservato solo a pochi.


    Porto la mia mano a quella di lei, la stringo, percorro le sue dita con l’indice ed il pollice, ho bisogno di sentire la sua energia, la stessa che sentivo provenire da Rickard e mi sento meglio, anche se di poco, ma quanto basta per ritrovare la forza di sollevare lo sguardo su ciò che ci circonda. Efrem ed i ribelli sono già qui, circondati da soldati, ma ognuno di loro non ha perso lo sguardo di sfida che ho visto durante questa lunga guerra, c’è una scintilla che li anima e li unisce, diverse persone che ho imparato a conoscere, chi più chi meno.


    Cassandra si è unita a loro, dopo tante chiacchiere sulla fedeltà alla corona si è resa conto di raccontarsi una favola trita e ritrita da sola, ha trovato il coraggio di cambiare anche lei. Andreus mi ha sorpreso, lo avevo sottovalutato nella forza e destrezza, questi De Lagun sono degni figli dello Scoglio. Daphne il fulmine dell’Altura, Shayla che… beh, la divisa è proprio adatta a lei, la tizia inquietante in maschera e poi… la mia piccola spia ignara, Isyl, senza la quale non avrei mai scoperto dove si trovavano i suoi compagni. Efrem è bianco in viso, delle profonde occhiaie gli segnano il volto, i marchi della sconfitta si palesano in ogni modo, il peso di aver perso e di reggere sulle spalle le speranze di chi credeva in lui, è tutto crollato come un castello di sabbia, eppure ha gli occhi di chi vuole ancora combattere, forse, per la prima volta nella mia vita, ho dell’ammirazione nei suoi riguardi.


    In lontananza, filtrando lo sguardo tra la folla, le armature dei reali scintillano dalla loro gloriosa ed insignificante posizione, pochi scalini più in alto di noi, sempre con quella presunzione a tirargli il mento in alto. Se il giullare si mettesse a danzare sarebbe più divertente ed Adamantia, che si avvolge dal fuoco di quei capelli, non nego di averla desiderata in passato, quel giorno in cui la vidi alla torre, immaginai qualcosa di poco consono al momento, ma ho anche desiderato vederla affogare nel suo stesso sangue ieri all’Adamantem, è ancora viva, più resistente di ciò che pensassi.


    Aiden, quali parole potrei spendere sul Comandante? Nessuna o troppe, in ogni caso niente renderebbe il disprezzo che covo nei suoi confronti. Per quanto riguarda gli altri: Il cespuglio, il tizio con le ali di gabbiano in faccia e … quella cosa verdina, per me valgono tutti meno di niente, anche se Drako ha rispetto per tutti, io non sono lo stesso, io non onorerò mai un reale. Lantis avanza verso il trono e si siede su di esso come se fosse suo di diritto, come quel suo culo reale ne abbia preso la forma, quindi adatto solo ed esclusivamente a lui.


    Drako lascia passare Efrem, tra loro solo silenzio, fino a quando il ribelle china il capo e lo segue verso il trono. C’è qualcosa che non mi convince, Drako non è uno sprovveduto ed allora perché lasciare Efrem alle sue spalle, perché non prestare attenzione a quella falce? Si comporta come se la fiducia nel suo amico non fosse mai morta, come se averlo alle spalle significasse possedere una certezza.


    Resto in silenzio ad osservare ogni cosa, le armi che prendono vita, il fulmine che abbaglia e… un colpo alle spalle, bastardo di un Targaryus, la serpe che non si smentisce. Resto ad osservare pietrificato qualcosa che mai avrei immaginato, Drako che si accascia, colpito frontalmente da Lantis ed alle spalle da Efrem, proprio loro, proprio lui. E vorrei poter trovare le parole adatte e descrivere ciò che sento, ciò che dovrei sentire, tra la rabbia e l’incredulità ho l’acido dello stomaco che si rivolta a se stesso risalendomi in gola. In tutto questo casino le mie attenzioni sono solo per Esperin, Esperin che punto con lo sguardo mentre trema e piange, confusa, pietrificata col respiro irregolare. La sua mano si muove, il palmo pronto ad accogliere la sua arma, ma non lascerò che compia una follia, anche se, mai come in questo momento, lo farei anche io. Mi muovo il più veloce possibile e la stringo tra le braccia, la stringo per bloccarla, per impedirle di correre da Drako, la stringo per non lasciarla sola, per darle forza, la stringo perché non so che fare, perché ne ho bisogno e non posso crollare su me stesso.


    La terra trema, i piedi scivolano, riesco a reggermi prima di cascare, che accade? E’ una punizione, la punizione degli Dei per ciò che accaduto, Saraswaty sta riversando la sua ira su di noi.



    Punto lo sguardo su Drako, sul Gran Maestro, ma ancora mi ritrovo a perdere il senso della ragione: i suoi capelli si sono allungati, infuocati dal colore dell’elemento che domina, la figura si è assottigliata e tutto… tutto sembra così diverso



    Non è più Drako, è qualcun altro e quel colore mi riporta alla mente qualcosa… qualcosa che ricaccio immediatamente indietro perché è impossibile, ma l’urlo di Lantis seguito da Efrem, mi riporta a galla con prepotenza.


    E non ho il tempo di pensare, di razionalizzare, che una luce ed una energia terrificanti si manifestano poco lontano da loro. Un bambino che ha ancora quei colori, quel rosso che abbraccia ogni cosa. Stringo Esperin a me, la stringo prima di perdere le forze, prima di sentirmi strappare le carni dell’interno, come se tutto ciò che sono mi stia sfuggendo, come se… il mio vento, il mio ghiaccio… non sento più niente.
    Le gambe cedono, gli occhi restano aperti a fatica, cerco Esperin, li cerco contro ogni volontà del mio corpo che mi sta abbandonando.


    La vedo accanto a me, solo un istante, solo un attimo per rendermi conto che respira ancora ed ancora la vista si annebbia, si spegne nel nulla.

  5. #3375
    sim dio L'avatar di valuccia85
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    NINIEL ITHILBOR




    Morte.
    Riesco a vedere, a sentire, ad annusare, ad assaporare ed a sfiorare solo questo.
    Vedere tutti i corpi degli uomini e delle donne che hanno dato la propria vita per questa guerra. Alcuni per seguire degli ideali onesti e concreti; altri per aver accettato passivamente le fantasticherie e le congetture di una mente malata, distorta, corrotta; altri ancora per essersi abbandonati al desiderio di vendetta, per aver permesso a quest'ultima di accecarli, di consumarli, di distruggerli.
    Udire i loro lamenti, la loro agonia, le loro vite abbandonare i loro corpi. Annusare l'aria, impregnata dall'odore del sangue, da quell'odore di morte e putrefazione che aleggia incessantemente intorno a noi. Percepire distintamente il sapore ferroso del sangue sulle mie labbra. Del loro sangue. Che imbratta anche le mie mani.
    Uomini e donne che hanno dato tutto. Che hanno combattuto, nel bene o nel male, fino al loro ultimo respiro. Come potrò... come potremo... tutti noi... dimenticare?
    Il tormento, il dolore, la disperazione, il sacrificio, la fine. Come potremmo mai cancellare tutto questo orrore dai nostri occhi e dai nostri cuori?
    C'era veramente bisogno di arrivare a tanto? La resa era veramente così inaccettabile? La vita... la vita vale davvero così poco?
    Continuo a guardarmi intorno, guardinga ed inorridita, mentre cammino in silenzio al fianco dei miei compagni reietti. Conosco bene la morte, è stata al mio fianco da quando sono venuta al mondo, ma ciò che i miei occhi sono costretti ad osservare in questo momento... tutto questo è... è... dilaniante.
    Lacrima Mundi. Abbiamo lasciato l'accampamento solo da qualche ora, eppure sembra solo un ricordo lontano. Come se niente, prima di questo orrore, fosse mai accaduto.
    Chiudo gli occhi solo per un istante e non riesco a vedere il lago, il cielo stellato che sovrasta gli alberi ed i cespugli, le tende, il tavolo delle riunioni. Non riesco a sentire le risate, le parole e le promesse che solo fino a non molto tempo fa mi inondavano le orecchie. Non riesco a riconoscere l'odore dello stufato che ho gustato poco prima di dormire, quello intenso dell'erba o quello dell'idromele, con cui mi sono bagnata le labbra per festeggiare, a modo mio, la vittoria della nostra fazione. Non riesco a toccare... a percepire... a ricordare quasi, la gioia e la serenità che fino a poco fa albergavano dentro di me. Davanti a questa follia è... è tutto improvvisamente svanito.
    Poi apro di nuovo gli occhi e... le vedo. Prima lei, Isyl, la mia amica ribelle che ha preferito abbandonarsi a quel desiderio di rivalsa che ci ha condotte su due strade diverse. Eppure... eppure ora siamo qui. Di nuovo unite. Di nuovo insieme. Non come avrei voluto, questo no, ma siamo qui. Poi... lei. Quella... quell'essere. Colei che ha segnato la fine della vita terrena di mia madre. Colei che, nella mia visione, le strappava il cuore dal petto, mentre un sorriso sadico e diabolico si faceva strada sul suo volto. Colei che mi ha maledetta, che ha tormentato la mia stirpe, che... che vuole uccidermi.
    Il battito cardiaco accelera, un brivido mi percorre la schiena, la rabbia inzia a montare, la salivazione si azzera ed in un istante Earine si materializza tra le mie mani. Posso farlo. Ora. In questo preciso istante. Posso incoccare una freccia, prendere la mira, trattenere il respiro e scoccare. Potrei trapassarle la gola, senza il minimo sforzo. Si accascerebbe a terra, agonizzante, e solo quando il suo sguardo, incatenato al mio, fosse colmo di paura, sofferenza e consapevolezza... solo in quel momento potrei bloccare la sua testa sotto al mio piede, strapparle la freccia dal collo e guardarla morire. Dissanguarsi lentamente sotto ai miei occhi, mentre il sangue inonderebbe i suoi polmoni e la vita... quella insulsa e patetica vita... abbandonerebbe per sempre il suo corpo. Morte. Ancora morte. Earine svanisce dalla mia presa. Mi ridesto nel momento in cui, con la coda dell'occhio, noto il Re folle alzarsi in piedi e sguainare la spada. Mi rendo conto solo adesso che Drako si è allontanato da noi ed, insieme al capo dei Ribelli, ha raggiunto il fratello di Esperin. Non va. C'è... c'è qualcosa che... non so spiegarlo, ma il brivido che mi ha appena attraversato la schiena... sta per accadere qualcosa di...
    Poi tutto accade rapidamente. Troppo rapidamente. In un attimo, Drako viene colpito alla schiena ed al petto e, senza emettere alcun suono, crolla sulle ginocchia.
    Vorrei correre da lui. Vorrei scagliare tutte le frecce della mia faretra contro... contro i suoi nemici... i NOSTRI nemici, ma il mio corpo è come paralizzato e mentre l'aria fatica a raggiungere i polmoni, avverto chiaramente le lacrime solcarmi il volto. Morte. Ancora morte. Sempre e solo morte.
    Poi... accade qualcosa che ha dell'incredibile: il corpo del nostro comandante inizia a mutare e dopo pochi secondi, che sembrano interminabili, la sua corporatura erculea lascia il posto ad una decisamente più... più... femminile. Una donna. Una donna? Drako... Drako è... era... una... una donna?


    "Ma che cazzo..." enuncio in un sussurro, per poi arrestare le mie parole ed i miei pensieri quando vedo un bambino.


    Anche lui, come la donna senza vita davanti a noi, ha una folta chioma rossa ed è... è... apparso dal nulla?!
    Non riesco a capire cosa stia succedendo. Non so chi sia quel bambino, non so chi sia quella donna, non so quale fine abbia fatto Drako e non so se devo credere a cio che ho visto e se ciò che ho visto sia realmente accaduto o se sono vittima di un'altra fottuta visione, ma non me ne frega niente. Devo... devo fare qualcosa! IO DEVO FARE QUALCOSA!
    Sto per richiamare il mio potere e permettere al turbine di liberarsi, ma improvvisamente mi sento terribilmente debole. Le forze mi stanno abbandonando e crollo inesorabilmente a terra.
    Devo... devo riuscire a tenere gli occhi aperti... io... non devo... mollare... dev... devo... resistere.
    Gli occhi diventano pesanti... sempre più pesanti. Quel... quel bambino sta... sta veramente sollevando il corpo di quella donna da terra?
    Non... riesco a... tenere gli... occhi... aperti...



    NB. Colori e modifiche entro 2 giorni, scusate



  6. #3376
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    ADAMANTIA FERALYS

    E’ l’alba. E’ cominciata.
    Fuori si sentono i clangori della battaglia, le urla, lo stridere delle lame d’acciaio. Lo sguardo cade sui miei compagni, le posizioni ferme e fiere: per una volta sembriamo uniti, come finora non siamo mai riusciti ad essere.
    Lantis entra, il volto serio e tirato, d’istinto ci poniamo tutti alle sue spalle e lo seguiamo senza indugio incontro al nostro destino. Stringo i denti, devo sopravvivere, devo trovare un modo e se per farlo mi toccherà baciare il culo di Kalisi chiuderò gli occhi e farò quello che devo: ho troppo da perdere e non me lo posso permettere. Non adesso che sono così vicina.
    Eccoci, lo spiazzo è gremito: uomini, donne, soldati, tutti lì ad attendere. Attendiamo la nostra resa, la resa dei ribelli e l’incoronazione della piccola principessa. Ho lo stomaco sottosopra, la rabbia mi sta mangiando dentro e non riesco a tenere ferme le mani. Kalisi avanza piano, sicuro di sé, mi sembra quasi di vederlo sorridere. Viene verso di noi, verso Lantis, seduto sul trono come niente fosse, come se si aspettasse di essere preso di peso e portato via con la forza dall’ultimo simbolo del suo breve regno.
    Drako avanza ancora, Targaryus lo segue con passo incerto: non sembra così temibile come l’avevo immaginato, è un ragazzetto con una cicatrice spaventosa sul viso, nulla di più. Noto tra le sue fila anche quella Shayla e più in là Cassandra, faccio un cenno a Gildas per indicarla, in caso non l’avesse vista. E’ andata via per stare col fratello, ma si è cacciata in guaio più grosso temo. Vogliano gli dei che sappia cavarsela anche in questa situazione!
    D’un tratto, mentre i miei pensieri sono fissi altrove, accade qualcosa d’inaspettato, Lantis sembra non voler accettare la sconfitta, la sua spada riluce terribile e tremenda, Kalisi evoca le sue kopesh. Mi ritrovo a stringere i pugni, a sperare in un colpo di coda del destino e il cuore prende a battere forte. Possiamo ancora vincere, posso ancora avere la mia vendetta.
    Nessun altro si muove, è come se fossi spettatrice di un sogno, uno strano sogno ad occhi aperti. Il sangue di Kalisi, colpito a tradimento alle spalle, bagna il pavimento dello spiazzo, un gemito soffocato e incontrollato esce dalla mia bocca. Mi guardo intorno per vedere le reazioni, ma tutti sembrano come imbambolati, poi vedo i loro occhi sgranarsi e ritorno a guardare nel punto in cui si è consumato il tradimento del vincitore. Credo di essere rimasta a bocca aperta mentre il corpo muscoloso e forte di Drako si tramuta in quello sinuoso e snello di una donna, un donna dai capelli rossi. Che maleficio è mai questo?
    Non faccio in tempo a pormi nessuna domanda che la terra inizia a tremare, un mostruoso terremoto scuote ogni cosa dalle radici e per non perdere l’equilibrio sono costretta ad appoggiarmi ad Alagos, che è davanti a me. Quasi nello stesso istante, avvolto da un bagliore lucente, appare una figura minuta, stringe i pugni, sembra furioso: è un bambino. Non so cosa pensare, la situazione è assurda, più di quanto mi sarei mai aspettata: Lantis ed Efrem che uccidono l’amico/rivale e dopo si disperano e si struggono, Kalisi che svanisce per lasciare il posto ad una donna, questo bambino che …
    Mi sento soffocare, un dolore lancinante al petto mi impedisce di rendermi conto di cosa sta succedendo: un’aura di tenebra? Lantis, forse? No, anche lui sembra essere nelle mie stesse condizioni. Porto le mani al petto, mi volto verso Gildas, ma non riesco a vedere il suo viso perché tutto si fa nero.
    E il mondo scompare.
    E’ così che ci sente quando si muore?


  7. #3377
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    Daphne Elania Baratheon


    E queste poche ore insieme sono valse a poco, è come quando il condannato a morte è cosciente di vivere gli ultimi istanti prima di andare al patibolo, non mi riferisco all’esito della guerra, quella… sta passando quasi in secondo piano, ma Efrem… peggiora così tanto a vista d’occhio che ormai la sua fine è vicina, lo so… lo sa lui, ma è così difficile da accettare che mi attacco all’idea di un miracolo, l’intercessione dei Siamesi, li prego, anche se li odio con tutta me stessa. Non bado ai presenti, non so neanche se ci sono ancora, sono stretta a lui, ci resto fino a quando mi rendo conto che manca poco all’arrivo delle guardie. Mi sollevo, indosso una divisa pulita e lo aiuto a rimettersi in piedi, lo aiuto ad indossare la sua armatura, ne stringo i lacci, ne assicuro le cinture. Quando sentiamo la porta del rifugio sbattere violentemente, gli sorrido e gli accarezzo il viso, per poi dargli un altro bacio, fino a quando la stessa porta della sua stanza si spalanca, non presto attenzione a nessuno, resto ferma ancora un attimo per poi allontanare il mio viso dal suo.



    I soldati ci accerchiano, ma non ci toglieranno la dignità, porto la mia mano avanti a noi e manifesto il mio scudo nella sua forma ridotta, non ho intenzione di innescare nessuna lotta, non voglio neanche fermarli o intimorirli, voglio solo che non ci piazzino le loro luride mani addosso “Conosciamo la strada” sentenzio oltrepassando la porta, con Efrem al mio fianco.
    *Scudo di Zeus – Scudo del fulmine

    • Allievo - Protegge solo un lato (fronte-retro-sx –dx-sopra o sotto)
    _____________________

    Quello che mi ritrovo ad osservare va ben oltre le mie peggiori previsioni, lo scontro fuori le alte mura del Castello, è stato più violento e cruento di qualsiasi cosa io abbia visto in questi giorni. Riconosco i nostri alleati, le armature dell’Altura, troppi privati della propria vita, altri in ginocchio circondati da chi ha vinto quest’ultimo sconrto. Mio fratello… Kaleb, maledetto egli sia, incrocio persino il suo viso, mi aveva promesso che sarebbe restato alla magione, accanto mio padre e la nostra famiglia ed invece eccolo, con il viso sanguinante, ma vivo. Mi sorride, anche dalla sua posizione, anche nella sconfitta riesce a risollevarmi il morale, ad infondermi un minimo di pace con quell’unico sorriso. Siamo sopravvissuti, il peggio è finito. Resto ferma ad osservare i presenti nello spiazzale, reali, reietti, gente comune, soldati, arresi, sconfitti e troppi morti.




    Quando arriva Kalisi ho una strana sensazione, è un nostro nemico, ma non posso fare a meno di ammirare la sua figura, mi trasmette qualcosa di positivo, sento che realmente il peggio è passato, che ora sconteremo la nostra punizione, ma nulla a che vedere con quello che sarebbe accaduto con l’attuale Re, a quest’ora saremmo già cibo per cani.




    Efrem si mostra eretto, con la schiena dritta, attende avanti a noi, fiero come a farci da scudo, come a dire: dovete passare prima su di me.




    Quando Kalisi lo raggiunge e lo fissa negli occhi, non posso fare a meno di restar ferma ad osservarli in silenzio per rispetto, forse per timore, non lo so neanche io, sta di fatto che il modo in cui osserva Efrem mi tranquillizza.



    Avanzano insieme, Drako gli da le spalle, un gesto che forse vale più di un perdono dichiarato a voce ed insieme si incamminano verso il Re, l’ex… Re, i reali sono stati sconfitti e forse potrei recuperare fiducia negli dei anche solo per questo.Osservo i passi di Efrem, sono lenti a tratti trascinati, vorrei andare da lui ed accompagnarlo, fargli forza, ma gli toglierei la dignità ed è per questo che alzo lo sguardo...



    ...ma qualcosa mi mette in allerta: quello stesso passo si fa più fermo, deciso, aumenta di intensità, la mano si fa salda, solleva Eden, la impugna con entrambe le mani “No…” sussurro quasi con la voce che si smorza nei polmoni. Un colpo, un colpo che mi sembra di accusare io stessa, una fitta al cuore, abbasso lo sguardo, fisso il suolo come ad estraniarmi, non è vero… ciò che ho visto non può essere vero.



    Efrem… Efrem non ha colpito Drako alle spalle, mi sto sbagliando, alzo lo sguardo e vedo quella maledetta lama piantata nella schiena del Gran Maestro dei Maghi, Lantis gli ha colpito il cuore e Drako si accascia… casca lento sulle proprie ginocchia ed io sento cedere le mie, mi ritrovo a terra senza forze, senza sapere se credere in ciò che ho visto, è come se Efrem… Efrem non è quello che credevo, lui non può essersi spinto fino a questo.




    Urla, sento delle urla attorno a me, poi qualcosa di diverso, un vociferare, parole… parole che non riesco a capire e gli occhi di tutti i presenti mutano, punto i miei nuovamente su Efrem e su quella stessa lama casca un chioma rossa, rossa come quella di lui.

    Dov’è Drako? Perché c’è quella donna? Cosa… non capisco, non capisco perché c’è una donna al suo posto. Efrem è sconvolto, urla, così come Lantis, chiamano dei guaritori, ma la terra trema, ogni cosa trema attorno a me, poi una luce, un bambino… una strana sensazione. Il mio corpo brucia, un forte pizzicore si espande dalle dita, mi abbraccia il busto, le gambe, le braccia, il viso, schizza via come strappato, il mio stesso fulmine mi sta bruciando, non mi appartiene più.



    Perdo il controllo, mi riverso a terra come se ogni mia energia mi fosse stata risucchiata, gli occhi pesano, la gola si secca ed ogni cosa si oscura, le immagini diventano aloni che si mischiano tra loro e tutto si tinge di buio.

  8. #3378
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    SAGE BLOODBORNE

    Indosso l’armatura per l’ultima volta, ho già promesso a me stesso che non avrei più rivolto un’arma verso un essere umano dopo questo ed ho intenzione di onorare questa promessa. Mi sistemo la casacca, stiro i calzoni con la mano, indosso gli stivali ed esco dalla mia tenda, seguo Drako, il Gran Maestro. Lo seguo tra sangue e cadaveri, lo seguo tra le macerie di un mondo marcio, che rinascerà grazie al sacrificio degli uomini e delle donne che sono caduti per permetterci di ricominciare a vivere.
    Ad ogni passo insieme ai miei compagni il cuore si stringe e diventa più pesante, la battaglia è stata dura e i segni del combattimento sono dappertutto. Finalmente raggiungiamo lo spiazzo dove, ancora con lo sguardo fiero e l’aria nobile, il re e i suoi fedelissimi circondano il trono.
    Non ho mai visto il re, non ho mai vissuto nel lusso e nello sfarzo, e questi pochi simboli del potere che riesco a scorgere non mi lasciano indifferente e un po’ d’invidia nei loro confronti mi assale, ma è meglio concentrarsi su altro. Drako si avvia con passo sicuro verso il trono, il ribelle Targaryus lo segue da vicino, non c’è nemmeno un breve scambio di battute tra i tre come se ognuno sapesse il suo ruolo nella storia.
    Poi mi ritrovo ad urlare, tutto intorno a me si fa confuso, lo spiazzo è affollato e la gente si accalca impedendomi la visuale.
    Drako, Drako non può morire colpito in maniera così vile e scorretta, il nostro faro non può essere spento per colpa di due vigliacchi che non sanno accettare la sconfitta. Cerco di farmi largo, di raggiungerlo, ma è troppo tardi. Sento chiamare a gran voce i guaritori, sono gli stessi assassini che urlano disperati nel tentativo di non far cessare quella vita che è tanto cara a tutti noi. Ma è un attimo: Drako non è più Drako, c’è una ragazza al suo posto. Per poco il mio cuore fa un balzo, il gran maestro è ancora vivo, ma dov’è? E’ possibile che quella donna si sia fatta avanti per morire al suo posto?
    Continuo a destreggiarmi tra la folla quasi impazzita, ma un boato assordante e il tremore della terra mi ferma. Vedo crollare qualche antica colonna, mentre una sensazione mai provata prima mi attanaglia.
    E’ come se qualcuno mi stesse strappando via una parte di me, una parte importante.
    Io, io non riesco … non riesco più a …


  9. #3379
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    Andreus De Lagun

    Lapis Ancestralia
    Silenzio. Ogni cosa tace nella stanza, volgo lo sguardo in ogni angolo, ogni anfratto che so sarà l’ultima volta che vedrò, Lucky esce dalla sua tana nel cassettone, mi viene incontro come se sapesse dove sto andando. Si arrampica sulla divisa e sgusciando fuori dal colletto della giacca e io sorrido, ma non posso portarlo con me, morirebbe. Lo poso a terra lasciandogli un paio di noci prima di sfilargli il collarino di cuoio… “Lucky” alla fine è stato davvero fortunato. Con ansia crescente attendo che Cassandra esca e assieme a lei mi dirigo all’esterno, ma come apro la porta ecco che un uomo mi si para davanti puntandomi l’arma contro, l’armatura nera non lascia scampo ai pensieri. Deglutisco vedendo lo spadone che ci punta e quando esco fuori noto che decine e decine di soldati ci circondano. Sorrido ai miei compagni, Efrem ci segue portandosi avanti e reggendosi a Eden, la sua falce brilla alla luce del sole, come a non volerlo abbandonare, come a voler dargli vita anche ora. In silenzio seguo l’avanzata del gruppo verso il glados e quando sono davanti a esso cerco la mano di Cassandra mentre sento il cuore martellarmi nel petto. Chiudo gli occhi prendendo un respiro profondo e dopo qualche istante varco il portale verso il mio destino…

    Luna di Diamante
    Il castello si staglia davanti ai miei occhi, c’è fumo e fiamme dappertutto e l’odore di morte si spande alto provocandomi conati di vomito. Quasi come un automa mi ritrovo a cercare mio padre, gli occhi saettano e da ogni angolo vedo solo morte e distruzione. Pochi sono i soldati, che come tanti schiavi, sono ammassati uno vicino all’altro, col capo chino in segno di resa. Ed è lì che lo scorgo, Jubert De Lagun piegato sul suo martello da guerra, ferito ma non sconfitto, alza il capo fiero verso i militari e punta i suoi occhi su di noi, su di me e Cassandra al mio fianco. Lo guardo a mia volta con determinazione e continuo a camminare insieme agli altri miei compagni.


    Perdonami padre, se avessi potuto, non ti avrei trascinato in tutto questo. Le guardie si fermano davanti all’enorme spiazzale del castello e davanti a noi Lantis ci guarda con disprezzo dal suo trono.


    Al suo seguito vi sono i Reali che hanno combattuto per lui e tra quei soldati non mi è difficile riconoscere la Feralys, colei che ho affrontato all’Adamantem.


    Non è morta allora. Scosto lo sguardo sui Reietti, e tra loro non posso fare a meno di vedere i vincitori. Esperin accanto a quel mostro del Leithien.


    Stringo i pugni dalla rabbia che sento ribollire nelle vene quando d’un tratto scorgo Drako che guarda verso di noi, verso Efrem che si volta per un attimo a guardarci anche lui uno ad uno con un sorriso spento. Lo guardo e non capisco fin quando non avanza di un passo incontrando inevitabilmente la lancia e la spada dei soldati dell’Adamantem che gli sbarrano la strada. Tiro un sospiro di sollievo, perlomeno non si farà ammazzare dalle guardie… ma non riesco nemmeno a terminare di formulare il pensiero che il Dragone solleva la mano incitando lo sbarramento a rimuoversi per farlo passare. Zoppica Efrem, china il capo in segno di resa e la sua mano è incerta sulla falce, ma il ragazzo continua ad avanzare sicuro di sé verso il capo dei Reietti che lo aspetta. Vorrei poter fare qualcosa, fermarlo e bloccarlo dal fare questa follia, impedirgli di compiere questo gesto suicida. I due non parlano, solo un cupo silenzio aleggia nell’aria,


    rotto soltanto dal clangore delle armi della battaglia che si sta consumando appena fuori da queste mura. La guerra è giunta ormai al termine. Non c’è più nulla per cui combattere, nulla da difendere ormai. Efrem e Drako avanzano nel cortile superando decine e decine di cadaveri, il fuoco e il fumo si alza da alcuni cumuli, occhi vitrei, spenti, mi fissano, scrutano in silenzio il mio viso, il mio animo ancora vivo, quasi a bramare la vita. E io mi sento così impotente, così inerme davanti a tutto ciò. Un animale in gabbia che non ha ancora smesso e non vuole smettere di combattere. Dovrei essere lì, al fianco di mio padre, come guerriero che si è battuto per la sua gente e invece mi ritrovo qui costretto e immobilizzato come il peggiore dei prigionieri. Lantis si alza dal suo trono che ormai non rappresenta più nulla se non una sedia su dei gradini, nulla, nulla è più rimasto di quel tiranno. Sento il cuore battermi all’impazzata e un senso di ansia inizia a crescere ogni secondo sempre più forte, sempre più violento mentre mi divora. I passi si fermano. Tutto sembra immobilizzarsi come un dipinto. Sento il respiro smorsarsi in gola e guardo, osservo. Guardo ma tutto ciò che vedo è una scena immobile come in un dipinto. Il fulmine nero si agita, la spada di Lantis si illumina come a squarciare quella immobilità e scatta il Tiranno verso i due. È un attimo. Il Dragone si prepara alla difesa, ma tutto cambia. Ogni cosa perde di significato incrinando quell’equilibrio che sembrava dover restare immutato. Sangue. Eden si scaglia con violenza, sorretta da colui che non è più Efrem, un uomo che non riconosco più. La spada del re lo raggiunge ed entrambi colpiscono Drako che non urla,


    non oppone resistenza ai suoi assassini. Alcun suono viene emesso se non quello delle lame. Niente. Silenzio. «EFREM!» l’urlo disperato e violento mi esplode in gola. Lo chiamo, urlo ancora una volta il suo nome nella consapevolezza di ciò che ha fatto, del tradimento al quale sto assistendo. Nel vedere la scena che mi si palesa davanti, faccio per correre da lui, per fermarlo, ma uno dei due soldati davanti mi blocca la strada puntandomi la spada contro, mi guarda con rabbia e mi spinge indietro, oltre la sua linea di tiro. Il sangue sgorga dal corpo del Dragone, sangue che va a macchiare la sua armatura, si riversa per terra e tinge i suoi capelli. Si allungano e mutano così come il suo corpo, ogni cosa cambia e diviene più sinuosa, il corpo di una donna.


    Una donna appare al posto di colui che era il capo dei reietti. La donna cade a terra e i due uomini sembrano impietriti a osservarla fin quando un urlo disumano non fuoriesce dalla bocca di Lantis, a quell’urlo accorrono infermieri, guaritori, chiunque con un minimo di capacità curative risponde a quella richiesta di soccorso. Efrem crolla in ginocchio come svuotato, un sacco vuoto. Poi tutto trema, il terreno sembra spaccarsi e sento il suo urlo violento martellarmi il cranio. Porto le mani alla testa. Le statue crollano nella piazza e vedo le mura del castello incrinarsi davanti a tale violenza, la terra si ribella fin quando, come nato dalle sue viscere, vedo comparire in mezzo ai due uomini, un bambino.


    I capelli rossi come una macchia svettano sull’abito candido. Guarda entrambi, con rabbia e… tutto si confonde. Ogni cosa si sfoca e per un tempo che pare infinito vedo… il nulla. Buio. Il mio elemento che un’istante prima continuava a urlare nelle mie orecchie, si ammutolisce svuotandomi del tutto.


    Anche i miei occhi si annebbiano e i colori si mischiano l’un l’altro fino a diventare una enorme macchia indistinta e nera. Piombo violento al suolo chiudendo le palpebre, tutto si oscura… cerco la mano di Cassandra… silenzio…

  10. #3380
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Quest Reali

    CASSANDRA DE LAGUN

    Il giorno, il momento tanto atteso e temuto è giunto. Sembrano passati secoli da quando Dohaeris è stata dilaniata da questa assurda guerra intestina, da quando indossando l'armatura in cui Rickard mi ha consacrata cavaliere, ho varcato la soglia della sala del trono per prendere ordini da Lantis su come affrontare i ribelli e i reietti. Accanto a me c'erano due guerrieri che conoscevo poco, Aiden e Vicent e che ora mi sono diventati cari. Come starà Vicent? E' prigioniero ad Aeglos, ho visto Lord Caligus e il vessillo del lupo d'argento combattere per Drako... sarà ancora vivo? Il suo bastardo... è ancora vivo, dietro le spalle del Dragone. E' dalla parte del vincitore, la luce di Drako è così immensa da aver investito anche uno come lui. Potrebbe succedere anche a Lantis? A Efrem? L'uomo che ha parlato su quel letto, questa notte, non è il mostro che mi ero raffigurata. Ho riconosciuto il leader che mio fratello ha seguito, che ora la mia famiglia ha seguito. Senza alcun pentimento. Stringe Eden, la sua falce e si muove alle spalle di Drako come quando scendevamo in guerra con la stessa armatura, per Rickard, per Dohaeris. I soldati che ci circondano, però lo fermano. Siamo stati catturati come topi. Riporto gli occhi sui miei vecchi compagni, sugli amici che non ho intenzione di abbandonare: Ada si è rimessa, Gildas sembra essere in sè. Nikah è definitivamente sconfitto e questo mi dipinge un piccolo sorriso sul viso, dietro le lance acuminate dei Leithien. Aiden... abbiamo iniziato quel giorno uno affianco all'altra, ora siamo di fronte, avversari anche se per poco ancora, ma... ci siamo rivisti, nonostante il suo addio. E sono felice per questo. Rispetto quel giorno, vesto un'uniforme nuova oggi, non mi sento proprio a mio agio perchè non è una classica armatura, ma sono affianco a mio fratello, gli stringo la mano e alle mie spalle c'è nostro padre che ha combattuto con il suo martello da guerra, ricordando a tutti chi è lo Scoglio di Gaearmir: sono certa che è questo il mio posto, doveva esserlo dal principio e avrei voluto combattere al suo fianco. Al di là della coltre orribile di cadaveri che quest'ultima follia ha generato, fisso Lantis, ormai non lo riconosco più. Non è più colui che conoscevo, il guerriero coraggioso, il ragazzo gentile che mi sorrise quel giorno alla Torre. Un tiranno circondato dalle sue tenebre, posso quasi vederle ad occhio nudo mentre scende da quel trono che ormai non gli appartiene più. Ci potrà essere speranza per lui? O preferirà morire? Drako avanza tra il sangue dei soldati a reclamare la vittoria, ma sono sicura che non vuole la morte di nessuno. L'ho sempre ammirato e mi sono sentita così tradita quando, scioccamente, ho creduto al complotto. Invece, era Lantis che cercava di allontanare chi gli ricordava troppo Rickard, chi gli ricordava quanto si stesse allontanando dalla strada della luce. Era Lantis che stava iniziando a sprofondare nella sua pazzia. Non mi perdonerò mai per non aver cercato di impedirlo. Tutti questi corpi senza vita attorno a noi pesano sulla mia anima quasi a togliermi il respiro. Tutti quei soldati di Gaearmir che si sono battuti con coraggio... nessuno sarà dimenticato, le loro famiglie dovranno sapere l'onore che hanno portato alla nostra gente. Gli occhi si annebbiano per delle lacrime che reprimo immediatamente... ci sarà il tempo per piangere i morti. Lantis stringe la sua spada, l'ultima volta che l'ha evocata è stato per decapitare Taras. Succede tutto in un attimo: Lantis scatta verso il Dragone, lo colpisce con ferocia e nello stesso tempo, anche Efrem fa lo stesso, alle spalle. Efrem, che Drako aveva permesso di avvicinarsi, fidandosi di lui ancora una volta. Due colpi mortali, intesi a ferire gli organi vitali. Sgrano gli occhi, mi tremano le labbra. Sto per scattare verso Drako, ma queste lance mi impediscono il passaggio, mio fratello urla strozzato il nome di Efrem, d'istinto provo a fermare il suo slancio, ponendo le mani sulle sue spalle. Vorrei dirgli qualcosa, ma faccio fatica a realizzare persino io quello che sta accadendo. Efrem, come ha potuto dopo le parole di ieri? Combattere è giusto, ma non tradire, non buttare alle ortiche il proprio onore... senza nemmeno avere uno scopo. Che scopo può esserci ormai? Drako non lo merita e la rabbia comincia a montarmi dentro, soprattutto quando vedo Dafne accasciarsi sulle ginocchia, in preda allo sconforto. Vorrei consolarla, vorrei dirle che l'uomo che ama non ha fatto quella terribile cosa che tutti abbiamo visto, vorrei spazzare tutti questi Leithien per liberare lo spazio che ci separa da Drako per poterlo soccorrere, per cercare di usare la mia magia per curarlo, ma qualcosa accade, qualcosa che non riesco a spiegarmi. La figura possente del Dragone si assottiglia, le braccia forti, che cadono ai suoi fianchi inermi, ora sono gentili, i capelli lunghi e rossi come il fuoco. Il corpo e il volto di una donna si manifestano davanti a tutti a noi. Non... capisco... che cosa sta succedendo? Lantis urla di disperazione, come mai gli ho sentito fare, nemmeno al funerale di sua madre, nemmeno quando suo padre è morto, nemmeno quando sua sorella lo ha lasciato. E' lei... deve essere lei la rossa che tanto ha amato... ma come si è materializzata davanti a noi? Non comprendo, dov'è Drako, come... come è possibile che Drako sia diventato... lei? Il Fulmine Nero si spegne, finalmente, crolla sulle sue ginocchia e i suoi occhi sono persi. Vorrei accorrere assieme a tutti gli altri alchimisti, intravedo Edward e vorrei poter essere utile a qualcosa invece di stare qui bloccata senza poter fare niente. D'un tratto la terra, come arrabbiata e furiosa per il crimine commesso, per quel sangue che la macchia ingiustamente, inizia a tremare, a scuotere il mondo con un rombo assordante e potente. Mi guardo intorno per istinto e mi stringo accanto ad Andreus... gli Dei sono adirati e ora ci faranno vedere la loro ira! Il Castello trema come le nostre anime e a tratti temo che possa crollare, che tutto il mondo stia per crollare su se stesso per l'empietà di questo tradimento contro la natura, contro ogni giustizia esistente. Il tonfo sordo delle statue che cadono, si infrangono... è forse il rumore dell'apocalisse? Stringo più forte il braccio di mio fratello, come se lui potesse proteggermi dall'ira che sembra ci stia per investire con tutto il suo furore. Il tempo sembra collassato sulle curve degli istanti e tutto mi giunge ovattato, confuso, come quando si viene calpestati da una mandria di cavalli durante una battaglia. Sento solo, forte e ritmato, l'ansia del mio respiro. Uno squarcio di luce appare dal nulla, come una ferita dell'aria ormai greve. I piccoli passi di un bambino avanzano verso la donna senza vita, i suoi capelli rossi sono simili, così come i tratti. Una morsa, poi, mi prende nel petto, un dolore acuto, profondo come degli artigli che mi strappano il cuore. La mia energia, la mia forza... sento tutto questo allontanarsi da me, mio fratello è nella stessa situazione, cerca la mia mano e io... d'improvviso non vedo più nulla, sento il calore di una lacrima che mi scende sul viso e provo ad afferrare Andreus per poi... abbandonarmi al buio.

 

 

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