Gildas Demonar
Torre della Mezza Luna
La mia stanza in questa torre, un luogo tetro e triste al quale vorrei non dover più farvi ritorno. Troppi ricordi, troppe sensazioni si ammassano l’una sull’altra, scalciando e ripercorrendosi una ad una, vicent, i tuoi tentativi di riportarmi alla realtà, la sua caparbietà nell’aiutarmi a ritrovare il senno. Sbuffo. Solo vani tentativi. E io stupido che ho creduto che potesse essere diverso… che potesse anche sono provarci ad apparire diverso dagli altri davanti ai miei occhi. Ma come al solito… uno stupido, sono stato un grossissimo idiota a poter credere che potesse risolvere. Con un gesto di stizza butto per terra in quadro orribile che ricopre la parete dietro i nostri letti e con una punta di nervosismo osservo l’incisione che, ora pulita dal sangue, appare meno evidente. “Vattene”. L’accarezzo per un attimo e dopo qualche istante do le spalle al muro indossando questa maledetta armatura. Stringo i legacci attorno ai polsi e agli stivali e lascio la stanza così, con quel dipinto ormai rotto per terra e il ricordo della mia vita precedente impresso su quella parete. Chissà cosa ne penseranno i soldati che occuperanno nelle prossime battaglie quella camera…
Luna di diamante
Le fauci della battaglia si stringono e divorano ogni cosa davanti a loro. Morte e distruzione è l’unica cosa che i miei occhi riescono a vedere, alte fiamme si levano da pile di cadaveri dilaniati, molti indossano il mio vessillo, il vessillo dei Demonar e quasi con ansia cerco tra quei mucchi orrendamente mutilati, il cadavere forse in decomposizione di mio padre. Ma niente, decine e decine di soldati sparsi qua e là. Ma di lui non vi è traccia. Stringo i pugni con rabbia e sento il mio stomaco rivoltarsi, ma non per il disgusto. Purtroppo quello non penso lo proverò più davanti a questo scempio. Quanto più la rabbia che mi divora dall’interno. La guerra non è riuscita a ucciderlo. Guardo Adamantia al mio fianco e per un attimo mi sento più sicuro.
Non è fuggita, non mi ha abbandonato lanciando alle ortiche i nostri piani. Un sorriso mi nasce spontaneo rotto dopo qualche istante dai passi del Re che ci raggiunge sullo spiazzale, lo seguo in silenzio e resto accanto ai miei compagni quando lui prende posto sul trono. Si ostina ancora a occupare un posto che ormai non gli appartiene più, un trono occupato per troppo tempo.
Scosto lo sguardo sulle altre fazioni ed è quando Adamantia mi fa cenno che noto Cassandra avvolta in quella che è l’armatura ribelle. Ce l’ha fatta.
Un sospiro di sollievo si libera dalla mia bocca a vederla sana e salva accanto a quello che dovrebbe essere suo fratello… o almeno deduco, visto che il resto dei Ribelli sono donne. Serio, riporto gli occhi sull’altra fazione, volti sconosciuti e alcuni forse meno importanti di altri. Forse in quell’ammasso di gente riconosco solo tre di quei soggetti. Esperin…
chissà cosa direbbe se dovesse venire a sapere che io e Adamantia… beh. Come dovrei dirglielo? Kalisi avanza e poco dopo anche Targaryus lo raggiunge bloccato però dalle guardie che li tengono prigionieri. Noto che i Reietti non si sono risparmiati e hanno fatto le cose in grande per non farsi scappare nessuno. Il capo dei ribelli viene fatto passare a un cenno dell’altro e solo dopo che quest’ultimo ha dichiarato la propria resa abbassando il capo, che i due iniziano ad avanzare sul selciato che li separa da noi e dal trono.
Targaryus sembra piuttosto provato fisicamente ma quella luce negli occhi non gliela toglierebbe nemmeno Raiden se dovesse calpestare questa terra, dopotutto… devo dargliene atto, anche a un passo della morte riuscirebbe a essere fastidioso. Poi tutto muta, il Re uscente si mostra restio a liberare il trono e dopo qualche istante sguaina la sua spada che in breve tempo si illumina. Ma è nell’istante dopo che tutto si confonde, il prigioniero diventa il carnefice, il traditore. Vedo Targaryus sollevare la sua falce e colpire alle spalle Kalisi che un secondo dopo viene raggiunto anche dalla spada del Re. Sollevo un sopracciglio contrariato.
Avrebbe dovuto aspettarselo, non avrei mai dato le spalle a un traditore come quel verme. La fine di due regni, uno sbagliato e uno che ancora doveva nascere.
Sto per volgere lo sguardo da tutt’altra parte quando qualcosa muta di nuovo la scena che si è appena consumata davanti ai miei occhi. Drako muta davanti ai miei occhi, il viso diviene meno affilato e i capelli si allungano, divengono rossi come il fuoco che divampa nelle sue vene. Quel fuoco così affine al mio. Una donna, ecco che cosa appare al posto dell’ex Dragone.
Sgrano gli occhi incredulo a quell’immagine, come se lo stessi vedendo solo io, come se tutto ciò fosse il frutto di una mia illusione che però si infrange quando sento l’urlo disperato di Lantis, che piomba in ginocchio chiamando a raccolta tutti i guaritori possibili. In tanti accorrono e si prodigano su quella donna ormai esanime. Vorrei avvicinarmi per capire meglio cosa stia succedendo, ma la terra trema sotto i nostri piedi, le statue crollano dal castello e la terra si spacca sotto i nostri piedi. Gli dei. Gli dei ci stanno punendo per le nostre azioni. Cerco Adamantia venendo però attirato da un bagliore, altro rosso si fa strada dalla luce, rosso che svetta su una tunica bianca che avvolge… un bambino.
È assurdo, tutto ciò è assurdo. Che ci fa qui? Il ragazzino si avvicina al corpo esanime, lo osserva e poi osserva i due uomini. Tutto si confonde, sento come se la terra iniziasse a mancarmi sotto i piedi, il fuoco, il fuoco che divampa nelle mie vene. Vuoto, apro gli occhi vedendo solo un flebile bagliore rosso.
Sto morendo… ripiombo al suolo cercando con lo sguardo Adamantia… a terra accanto a me… cerco di raggiungerla ma sento il buio accogliermi tra le sue braccia fredde…