Esperin Raeghar
E' con grande entusiasmo che apprendo di avere con Lady Alinor più cose in comune di quante pensassi. Anche lei come me ama mangiare le torte con le mani, o in generale trasgredire all'etichetta, cosa che ormai da tanti anni evito di fare a causa della rigida educazione che mi è stata impartita da mia madre e dalla septa. Avevo dimenticato quanto fosse divertente avere qualcuno con cui condividere queste cose!
Ovviamente per una principessa sarebbe il colmo fare in pubblico una cosa del genere, ma qui siamo solo io e lei, e so di avere davanti un'amica, una persona con cui essere me stessa e con cui poter parlare di tutto.
Sento la torta friabile tra le mie dita, che attende solo di essere mangiata, ma prima di portarla alla bocca ricordo il solito accorgimento che ormai eseguo meccanicamente prima di ingerire qualsiasi cosa.
I preziosi insegnamenti della mia septa, non potrò mai dimenticarli!
Ero solo una bambina quando mi insegnò a riconoscere la presenza di un veleno nelle bevande, a suon di bacchettate, e mi promise anche che molto presto mi avrebbe spiegato come fare per i cibi solidi.
In quell'occasione, sfruttò proprio la mia abitudine nel prendere in mano le torte, per farmi notare come, nel caso di veleno, poggiando un'unghia sul cibo, questa cambiasse leggermente aspetto per un decimo di secondo. Era quasi come se su di essa comparissero delle striature, come se l'unghia invecchiasse improvvisamente, per poi tornare subito normale. Una cosa impercettibile, assolutamente impossibile da notare se non si sa cosa guardare, se non si conosce questa tecnica segreta.
La prima volta che me lo spiegò, mi portò una bella fetta di torta con le fragole. Ricordo ancora che bell'aspetto avesse, il bianco candido della panna, le fragole fresche e invitanti, il cucchiaino poggiato accanto al piattino, pronto per essere usato. Quando mi disse che era avvelenata e che avrei dovuto toccarla per capire quale cambiamento osservare sulla mia unghia, mi tirai immediatamente indietro, rifiutandomi di farlo.
Ero terrorizzata, pensavo che anche solo toccarla avrebbe potuto provocarmi del dolore.
Allora lei prese con forza la mia mano e l'affondò totalmente nella torta, per poi portarmela davanti agli occhi per farmi notare i particolari di cui mi stava parlando.
Notai il cambiamento delle mie unghie, che durò un battito di ciglia, e subito dopo le vidi tornare normali.
Guardai nuovamente la fetta di torta ormai spiaccicata sul tavolo, ripensando a come fosse bella ed appetitosa prima di toccarla, e tremai al pensiero di cosa sarebbe potuto succedere se l'avessi mangiata. Quel giorno persi sia il vizio di mangiare le torte con le mani, sia quello di ingerire qualcosa senza prima averne verificato lo stato, per quanto gustoso potesse sembrare.
Successivamente imparai a fare questo piccolo controllo a tavola senza essere notata da nessuno, e tuttora anticipa tutti i miei pasti.
Faccio quindi la stessa cosa con la mia torta, verificando che effettivamente sia sana, e tirando un sospiro di sollievo dato che Lady Alinor sta già addentando la sua porzione. Avrei dovuto controllare entrambi i pezzi prima di entrare nelle sue stanze, devo prestare più attenzione, ora...devo pensare anche a lei.
Nel rispondere alla mia domanda sulla serata, il volto della ragazza si incupisce. Percepisco il suo turbamento e ne soffro anch'io, sapendo benissimo di non poter fare molto per migliorare le cose.
La situazione è questa, è brutta, dolorosa, ma è questa. E dobbiamo imparare a conviverci, facendoci forza reciprocamente. Ed io ho intenzione di starle vicino come ad una sorella, dato che è questo che presto sarà per me, quando sposerà Lantis.
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In verità non poche, vostra grazia. La guerra, com'è facilmente intuibile, l'attacco in sala da pranzo...Probabilmente la serata è stata pesante anche a causa mia. " comincia a dirmi, rattristata.
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Non dite queste cose, Lady Alinor. E non chiamatemi vostra grazia, almeno non qui. Io per voi sono Esperin, solo Esperin. Vi prego, non prendetevi colpe che non avete>> la rassicuro, prendendo la sua mano nella mia.
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Se non siamo al sicuro neanche tra le mura di questa torre non crede che il compito di un comandante sia quello di provvedere alla nostra sicurezza e soprattutto alla sua, cercando di smascherare subito il colpevole e non promettere di agire in un secondo momento? Lungi da me dare dell'incapace al nuovo comandante, vostra grazia. Probabilmente è stata solo una mancanza...Una mancanza dovuta forse alla distrazione provocata dal fascino di Lady Feralys che gli era accanto!" continua poi, parlando dell'attacco che ci ha visti vittime in sala da pranzo.
Mi avvicino a lei, parlandole a bassa voce, quasi sussurrando, per tranquillizzarla.
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Capisco i vostri dubbi Lady Alinor, ed ammetto di aver pensato la stessa cosa, prima in sala. Mi sarei aspettata più zelo dal Comandante, dato che si stava parlando di un probabile attacco esterno. Ma poi ho associato questa sua apparente tranquillità al fatto che la Torre è sicura, il portale è sorvegliato giorno e notte e siamo protetti tramite magia. Quindi suppongo potesse essere esclusa una simile evenienza ed il comandante ne era consapevole, anche se... questo purtroppo conferma l'ipotesi che ad attaccare sia stato un interno, cosa che non so fino a che punto possa non essere considerata peggiore, dato che escludendo la nostra razza restano ben poche persone, come credo sapete anche voi, che potrebbero esserne responsabili...>> concludo perplessa. Taras, Lady Feralys e Sir Aiden...solo loro potevano possedere quel potere tra noi, escludendo Sir Demonar che è stato l'unico a soffrirne l'attacco come noi maghi. Ma...non me ne capacito.
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A proposito, so davvero poco di lei. Mi dica, siete buone amiche?" aggiunge poi, parlando di Lady Feralys.
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Oh...beh, conosco Lady Feralys da quando siamo state trasferite qui, ed ho parlato con lei si e no due volte, quindi è davvero poco per parlare di amicizia. Io ho cercato di starle vicino e lei...si è confidata con me, mi ha parlato delle sue preoccupazioni per questa guerra e per quello che sta succedendo, mi è sembrata leale, e molto turbata...come tutte noi del resto>> comincio a rispondere, ripensando a ciò che la donna mi ha detto in biblioteca. Del suo incontro con Drako, dei dubbi di quest'ultimo, a quanto pare, su mio fratello. Una questione che ho per ora accantonato, non sapendo come realmente affrontarla.
Ricordo i suoi timori, ed il bisogno di restare unite, di confidarci.
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Io...si, penso che possiamo fidarci di lei, anche se...non so, c'è qualcosa nel suo sguardo, nella sua voce, che non mi ha permesso di aprirmi con lei come sto facendo ora con voi>> aggiungo, stringendole la mano <<
Sarà una questione di affinità caratteriale. E voi...cosa pensate di lei, e dei nostri alleati? Parlate sinceramente...>>
Quando vorrei poterle dire tutto, dirle di mio padre, del veleno, di mio fratello...di Drako. Ma non posso...non posso dire alla promessa sposa di mio fratello che sono innamorata del peggior nemico di quest'ultimo. Anche se solo definirlo in questo modo mi spezza il cuore, anche se in realtà sarei capace di rinunciare a tutto per scappare con lui, se solo me lo chiedesse. Se solo quella notte, quando è scappato, avessi avuto la possibilità di seguirlo...chi lo sa cosa avrei fatto? Che strada avrei intrapreso?
Ho bisogno di sfogarmi, ma ho paura. Se qualcuno sentisse...potrebbe riferirlo a mio fratello, che non mi perdonerebbe mai. I miei sentimenti sono qualcosa che nessuno deve sapere, che nessuno deve poter ascoltare. Nessuno al di fuori di questa stanza.
Faccio appello al mio potere, chiudendo un attimo gli occhi per concentrarmi sul mio corpo, sui miei lineamenti, sulla mia fisionomia, ma anche sui dettagli del mio vestito, del mio aspetto complessivo.
Dal colore dei capelli, alle forme del mio corpo, alle pieghe del mio vestito. Ogni dettaglio, ogni piccolo particolare, si interseca perfettamente agli altri riproducendo fedelmente quello che io sono e come appaio all'esterno.
Lascio confluire la mia essenza in due mie copie, materializzandole e lasciando che prendano vita negli unici punti dai quali è possibile ascoltare la nostra conversazione. Una fuori la finestra, dietro le pesanti tende decorative, l'altra in corridoio, leggermente scostata e dietro un angolo, stando attenta a non farla notare dalle ancelle di Lady Alinor che suppongo siano ancora qui fuori, ma distraendole con delle ombre, così che neanche loro badino a ciò che ci diciamo.
Riesco ad osservare la situazione, e ad ascoltare attentamente, come se fossi lì al loro posto. Se avrò appurato che non c'è nessuno che, anche casualmente, potrebbe ascoltare ciò che ci diremo nei prossimi minuti, continuerò a parlare.
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Avete mai sofferto per amore, Alinor? Vi siete mai trovate nella situazione di dover scegliere se seguire il cuore oppure la ragione? Siete mai stata costretta, dalle circostanze, a rinunciare a quello a cui tenevate di più?>> le chiedo, col cuore in mano <<
E' questo quello che provo, quello che mi tormenta. Io...credo di provare amore, un amore sincero e puro, per...>> sto per dirle quel nome, ma infine mi trattengo <<
...una persona. Una persona che molto tempo fa è andata via da palazzo e che temo non tornerà. Probabilmente non la rivedrò più...e questo mi strugge l'anima, impedendomi di essere all'altezza del cognome che porto in un momento come questo in cui dovrei invece dimostrare a tutti di esserne degna. Per mio padre, per mio fratello, per voi alleati che combattete per noi>> la guardo negli occhi, triste e dispiaciuta <<
e per me stessa>> ovviamente.
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Vorrei...vorrei essere più forte>> dico infine, abbassando lo sguardo <<
L'amore fa davvero schifo, non credete?>> aggiungo poi, tornando a guardarla in viso e sorridendo.