Gildas Demonar
Dischiudo leggermente la bocca, me la sento secca, impastata dal sonno. Diamine, stanotte devo aver parlato parecchio.
Apro a fatica gli occhi abituandomi alla poca luce nella stanza, la candela si è ormai sciola e i rivoli di cera ormai solidificata giacciono inermi sul gambo del candeliere e in una piccola pozza al di sotto di esso. Sento il mio corpo indolenzito dal peso dell’armatura, dei, odio dormire vestito. Mi rimetto seduto e sbadiglio osservando fuori dalla finestra, il cielo è scuro e una pioggia incessante bagna ogni cosa non sia sotto un riparo, che noia. Mi scompiglio i capelli e osservo il colore per un attimo, questo va cambiato all’istante. Mi volto cercando con lo sguardo le boccette sul mobile alle mie spalle, sono lì, immobili dove le ho lasciate, manca solo il catino con l’acqua sporca, sicuramente qualche servo deve averla rimossa mentre non ero in camera. A proposito, devo anche far cambiare le lenzuola. Queste mi hanno stufato. Sbuffo sollevandomi dal giaciglio e mi sfilo la parte superiore dell’armatura lanciandola ai piedi del letto, un suono metallico segue lo schianto. Mi affaccio alla porta e noto uno dei servi affaccendato con degli abiti sporchi, Theon mi pare. O come diavolo si faccia chiamare. «Tu!» lo chiamo puntandolo con un dito e subito l’uomo, fedele come un cagnolino corre in mia direzione, non gli do il tempo di avvicinarsi «portami immediatamente una vasca e una bacinella con dell’acqua!» poi indico il letto all’interno della stanza «e portami delle lenzuola pulite, verdi possibilmente!» rientro in camera chiudendomi la porta alle spalle. Mi spoglio dei restanti abiti e scelgo quelli nuovi da indossare, qualcosa di comodo, ho voglia di combattere oggi. Mi sento più forte e voglio dare voce a questa forza. Vediamo un po’ quale colore posso indossare oggi, ho detto a quell’inetto di portarmi delle lenzuola verdi, quindi volendo abbinare il tutto, anche l’abito deve essere verde. «Eccoti qua!» esclamo tirandolo fuori dal cassetto e riponendolo piegato sul mobile. «S-S-sir D-D-D-Demonar… vi a-a-abbiamo p-p-portato quello c-che av-v-vete r-r-richiesto!» il servo bussa alla porta, la apro lasciandolo entrare «c-c-chiedo s-s-scusa, n-n-n-non p- p-pensavo c-c-che…»
lo interrompo con un gesto della mano tornando a selezionare il colore giusto tra le boccette «i dettagli sulla tua incompetenza non mi interessano, muovetevi con quelle lenzuola.» i due servi sistemano i catini colmi d’acqua accanto alla libreria e subito cominciano a sistemare le nuove lenzuola, verdi, come io avevo richiesto. Prendo il primo e lo poso sul mobile accanto alle boccette e dopo aver cacciato i due dalla stanza, immergo la testa all’interno librandomi del colore vecchio. Riemergo ed entro in quello più grande
lavandomi e pulendomi della polvere accumulata all’interno dell’armatura. Finito il tutto mi infilo l’abito nuovo e verso parte del contenuto di una delle boccette sui capelli strofinando fino a che il colore non raggiunge quello che desideravo, mi infilo la maschera
ed esco finalmente dalla stanza indicando al servo di ripulire all’interno. In sala trovo il topo di fogna, peccato, avrei voluto tanto assaggiare quel brodo di vecchia. Cassandra che le fa un riassuntino della giornata di ieri, credo di essermi addormentato da qualche parte, l’ultima cosa che ricordo è Dreth che correva e verso Ryuk e poi… boh… avanzo dall’arco d’entrata e rivolgo a tutti un sorriso
«buongiorno a tutti!» mi avvicino alla tavola e prendo qualche fetta di torta per colazione sedendomi poi alla sedia davanti a Dreth. Ingoio i primi bocconi e alzo gli occhi un attimo per incrociare quelli della vecchia, «ho sentito che abbiamo perso… ditemi… come avete fatto a fare la figura delle mezze calzette facendovi soffiare il vulcano da sotto il naso?» abbasso gli occhi tornando a mangiare «dovete aver dormito sotto il glados, dico bene?» ritorno con gli occhi sul piatto mangiando il resto della torta, credevo fossero più forti… e invece…
*Per i colori prendetevela con Mary e Sere U_U