Gildas Demonar
Mentre guardo Dreth, la vecchia fa il suo ingresso all’interno della sala avvicinandosi poi a lady Alinor, la guardo parlare, ma d’un tratto tutto mi appare deformato. Un fulmine squarcia il cielo abbattendosi sul prato della torre. È vicino, ne sento il rombo che si sparge per la sala coprendo ogni udibile suono. Tutto attorno a me comincia a muoversi frenetico, ruota prima in senso orario, poi in senso antiorario in un’infinità spirale di corpi e oggetti. Rosso. Una grossa chiazza rossa si espande nel mio campo visivo avvolgendo ogni cosa, il turbine si ferma e contemporaneamente i tremori si impadroniscono del mio corpo. Sento qualcosa colarmi sulla testa, un liquido denso, caldo e, per un solo attimo mi fa chiudere un occhio. Quando lo riapro, la vista è totalmente annebbiata, ovattata dalla chiazza rossa. Mi infilo un dito sotto la maschera e lo osservo… sangue. Impregna totalmente la mia mano gocciolando lento al suolo. La mia mano trema e dopo l’ennesimo fremito vedo cadere qualcos’altro, sbatto le palpebre e sulla mia mano compaiono dei piccoli esserini bianchi. Larve di mosca che lente e sudicie cominciano a divorare la mia mano, voglio urlare ma il fiato mi muore in gola. Dischiudo la bocca e quegli orribili esseri strisciano fuori dalle mie labbra. Ho paura, paura, mi stanno distruggendo, mi stanno rovinando il corpo. Avverto il dolore in ogni zona, sento la mia carne consumarsi e non posso fare nulla. I miei sensi sono bloccati, ogni fibra del mio corpo è bloccata mentre quegli schifosi continuano la loro opera i distruzione. Mi sento inutile, impotente e imperfetto. Mi faccio schifo, un rifiuto che deve essere dismesso, uno scarto. Volto per un attimo lo sguardo verso Dreth, gli sorrido pensando di potergli dire un ultima parola prima che le larve arrivino al cuore o al cervello fino a comprometterli del tutto. Ma un pugno, forte e possente mi raggiunge, serro i denti mentre la bocca viene inondata di sangue, sangue che per un attimo soffoca i vermi facendoli annegare. Vuole salvarmi. No, merito di morire, merito questo dolore. Spalanco la bocca lasciando colare il sangue sulla veste verde, subito il colore si mischia al tessuto rendendolo rossastro, sento la mia faccia dolorante e il dolore si propaga per tutto il viso. Provo a ridere ma schizzi di sangue volano in tutte le direzioni. Il dolore. Sì, ne voglio ancora, voglio giocare… farmi male. Rido sempre più forte, sento la mascella scricchiolare e subito dopo, piccoli spasmi percorrono le mie spalle. Spalanco gli occhi da dietro la maschera e, dopo aver preso un piccola parte del mio stesso sangue che impregna la veste, la passo sui capelli rendendoli dello stesso colore dell’abito. «ihihihihihih perfetto… ihih… ahahah… ihihih» dico tra gli spasmi dovuti al dolore e al piacere che esso stesso mi provoca. L’altra mia mano è ancora posata sulla sua spalla… richiamo a me il potere che mio padre, nel suo immenso sbaglio, mi ha impiantato e insegnato con la violenza. Avverto le vampate percorrermi le vene e invadermi ogni fibra «Voglio calore sulla mia pelle, voglio le fiamme voglio scintille…» canticchio a voce alta e nel farlo, schizzi di sangue arrivano in ogni dove, le sento. Rilascio la fiammata facendola scattare dalla mia mano alla sua spalla e, nell’istante in cui la fiamma sarà uscita dirigerò il palmo verso il suo volto investendolo con ciò che rimane del colpo. Se dovesse andare a segno gli riserverò un calcio laterale all’incavo di entrambe le ginocchia, questo dovrebbe farlo cadere di testa, se ciò non dovesse funzionare, mi allontanerò da lui… il piacere… una cosa che va condivisa con tutti…
Distruzione:
- Allievo Dardo di fuoco – La fiamma è alla pari di una piccola sfera di 20 cm di diametro, provoca ustioni di secondo grado