Prendo posto sedendomi sul suolo e poggiando la schiena e il capo ai piedi della statua.
Inspiro diverse volte perdendomi ad osservare un ragno che ha costruito la sua casa fatta di fili argentei sotto l'ascella di Grifis. L'insetto sta per raggiungere la preda che è rimasta incastrata, una piccola farfalla azzurra.

<<Ora la mangerà...>> sussurro in un soffio apparentemente rivolto solo a me stessa.
<<...è così che si fa con i nemici, in fondo. Vanno annullati, Grifis: nessuna pietà, nessuna "punizione divina", nessun compromesso di pace. Ecco perchè i Reietti di Drako Kalisi sprofonderanno prima o poi, schiacciati tra i Ribelli di Targaryus e la fazione del tuo stupido pronipote incapace. Da che parte sto, ti chiederai...anzi no, conosci benissimo la risposta. E' divertente quello che sto per raccontarti, ma vedi, oggi ho avuto ancora una volta la prova di quanto il tuo piano sia stato un fallimento. Non solo septa dei tuoi stessi eredi e traduttrice dei testi della vostra tanto rinomata biblioteca, ma ora si fidano al tal punto della Strega dell'Ovest da mettere nelle sue mani la salute del RE in persona! A tanto arriva la disperazione della tua famiglia, che devono contare su di ME. Non hai ottenuto niente: ne durante la tua vita, ne quando ti sei sacrificato suicidandoti per evitare che ti costringessero a liberarmi, ne dopo la tua morte. Se il tuo nome oggi ha qualche valenza è solo per la montagna di menzogne che hanno ricucito sui tuoi fallimenti ormai persi nel tempo. Come ti senti, perdente? Te lo domando perchè mi aspetto prima o poi di sentahahahahaha!>>
Rido libera dai freni, genuina come solo in sua unica presenza riesco ad essere.
Perchè Grifis c'è, me lo sento nelle viscere.
<< Ogni piano ha sempre una piccola variabile di fallimento, qualcosa impossibile da calcolare. Se essa non si avvera, è solo questione di fortuna, per lo stesso principio d'incalcolabilità. Sai perchè "Io sopravvivo sempre"? Perchè provvedo prima a queste variabili...tu lo sai bene, no? Lo sai da tanto tempo...>> gongolo orgogliosa di me stessa.
Pongo in avanti il braccio destro, inspirando più lentamente: nel momento stesso in cui espiro rilasso le spalle, lasciando che l'energia scorra lungo il braccio fino al palmo della mano. Indurisco le dita corrucciando lo sguardo, Ophelia mi serve subito e questa, come un cane che obbedisce all'ordine del padrone, prende forma nella mia presa subito serrata attorno all'asta.
Arma – Lancia in Forma DormienteForsworn Stave (Ophelia)

Sogghigno soddisfatta, portando la mano sinistra di fronte al basamento della statua:
<<Dimmi, Grifis...come stai dopo trecento anni? Puoi davvero dire meglio di me?>>
Roteo il polso destro, portando la lancia perpendicolare al suolo: gli spuntoni che si trovano sotto i corni all'altezza del palmo della mia mano sinistra:
<<Perchè vedi...tu sarai anche considerato un eroe oggigiorno, ma la realtà è che non sono l'unica ad indossare delle catene, dico bene? La vera differenza è che...>>
Stringo con più forza l'arma, cominciando a far penetrare uno spuntone nel palmo della mia mano: storco per un secondo la bocca reprimendo il dolore quando questo affonda perforando la carne. Tiro all'indietro il gomito destro, di modo da infliggermi un taglio netto laterale sul palmo sinistro.
Vedo la ferita dilaniarsi e farsi tutto rosso:
<<...io sono viva e tu no...>>

Volto il palmo verso il basso, dopodiché stringo le dita con forza, di modo che ne fuoriesca il più possibile.
<<...io ho vinto e tu hai perso.>> sibilo goduriosa, mentre vedo il sangue colare sul suolo e imbevere la terra: questo è il mio Debito per Raiden, perchè continui la Sua promessa.
Quando denoto che il liquido è totalmente assorbito nel sottosuolo, mi rialzo piano riassorbendo la lancia.
Arma Richiamata – LanciaForsworn Stave (Ophelia)

<<Divertiti.>> ghigno con un ultimo sguardo alla statua prima di incamminarmi di nuovo verso la torre.
Ripeto questo gesto più o meno ogni dieci anni, senza particolare precisione.
Torno con la memoria a quella notte, in cui la mia discesa è cominciata, quando decisi che avrei rapito il bambino di Grifis.
Ovvio che ci sarebbero state gravi conseguenze, ovvio che la mia vita già rocambolesca sarebbe cambiata, ma dovevo farlo per chiudere definitivamente sull'onta alla quale quel becero nullafacente mi aveva avvinto.

Prima ancora di agire, presi la più infima delle precauzioni: mi dissanguai fin quasi allo stremo in una caverna nelle terre dei ippogrifi sopra di un cerchio votato al mio unico Signore, Raiden, eseguendo subito dopo un rito più arcano della stessa Terra.
Egli ebbe udito per me, accogliendo il mio sacrificio di sangue che così tanto era, da bastare per almeno duecento anni.
"Voglio l'anima di Grifis Raeghar, voglio che una volta trapassato, non mi importa quando, rimanga per l'eternità in un limbo! Desidero che ogni giorno si svegli e che le sue viscere vengano divorate da un grifone fino ad ucciderlo. E di nuovo il giorno dopo....e di nuovo quello dopo ancora.....per sempre!"
Non riesco a non ghignare soddisfatta ogni volta che ci penso, no....dopo trecento anni ne provo ancora immane soddisfazione!
Comincio ad intravedere la torre in lontananza, devo accelerare il passo: i soldati potrebbero già essere arrivati da Franthalia.
Nb: per quanto riguarda la maledizione inflitta a Grifis, si tratta di un rito molto potente che solo una strega del calibro
che era lei stessa poteva eseguire, per cui non mi sogno di usarla ora nel GdR, è da considerarsi per puro scopo narrativo.