“Ma padre…” lo guardavo dal basso verso l’alto, Lord Eddad è sempre stato un uomo alto e possente, nonostante lo sguardo buono e fiero, riesce sempre ad incutere un certo timore reverenziale ed io ho sempre avvertito un nodo alla gola, nello schierarmi apertamente contro le sue decisioni.
“Niente da fare Daphne!” Aveva gli occhi puntati su di me, il pugno chiuso e sembrava teso come una corda di violino, ebbi il timore di vedermi piombare uno dei suoi fulmini sulla testa da un momento all’altro, ma era una paura infondata, mio Padre non è un violento, non lo è mai stato con la propria famiglia, specialmente con me.
“Se pensi che questi anni al Castello ti abbiano impartito i modi più adeguati a qualcuno del tuo rango, è il momento che tu onori i Baratheon unendoti in matrimonio ad un casato affiliato.” In realtà non mi sentivo affatto preparata, i primi anni al castello erano stati persino piacevoli, ma con l’arrivo di Lumen, il tutto era degenerato e mi recai al Palazzo dell’Altura, inventandomi una bugia, pur di lasciare la Luna di Diamante. E poi… e poi c’era già Efrem, ma all’epoca non ero ancora totalmente andata per lui, solo… in buona parte.
“Ma ho solo sedici anni, non posso già sposarmi” Avevo la tremenda voglia di starmene a casa mia, stare con i miei fratelli, giocare con Kaleb e con Kol, mi mancavano tremendamente ed avevo pochissimo tempo da dedicare loro, il primo pensava di più alla fidanzata, come giusto fosse, ed il secondo all’esercito, ma trovavamo sempre quei pochi minuti rubati da trascorrere insieme.
“Ho già preso accordi per il tuo matrimonio, domani conoscerai il tuo promesso. Questo è tutto” Mi lasciò nella grande sala a fissare nel vuoto, aveva già deciso tutto, aveva già concordato il mio futuro con chissà quale Lord spocchioso e viscido, non volevo sposarmi, ma non volevo neanche tornare al Castello, avrei atteso il giorno seguente, avrei visto il mio promesso negli occhi e solo allora avrei deciso per il male minore. Quel giorno avevo deciso di presentarmi come avrei dovuto, senza modi rozzi, senza i capelli spettinati, senza l’andatura maschile alla quale mi lasciavo andare senza pensarci troppo. Indossai un abito che mi fasciava il corpo, nonostante la giovane età, avevo già una fisionomia abbastanza adulta, mi davano sempre qualche anno in più rispetto a quelli reali. La lunga chioma era libera, ma ordinata, i capelli neri e lucenti che facevano risaltare ancor più il viola ed il verde degl’occhi, mio Padre mi guardò come fossi la sua Dea, non lo avevo mai visto così fiero di me e per un momento fui così felice da annullare tutto il resto.
Mia madre non si unì a noi, quella notte aveva avuto un malore, nulla di serio fortunatamente, ma i guaritori le imposero di riposare e non potevamo di certo rimandare il nostro incontro formale. Mio Padre avanzò con la schiena eretta e lo sguardo alto per il lungo corridoio del Castello, io ero al suo fianco, rassicurata dalla sua presenza, seppur non vedessi l’ora di andarmene da quel posto.
Un servo ci fermò sull’uscio di una imponente porta, la varcò prima di noi e ci annunciò ai presenti
“Lord Eddad Baratheon dalle Alture del Fulmine e sua figlia Daphne, Lord Urthadar”