Lucynda Mellow
Targaryus dà la precedenza alla mia domanda con una risposta che per degli istanti tarda ad arrivare. Dopo il Sinelux, al suo fianco risiede l’appellativo di quell’ambiente così affine e gradevole alla razza macabra a cui io stessa appartengo: l’Abgruntis, meglio definito come il Trono di Raiden: tale luogo è, al giorno d'oggi, testimone dei molteplici rituali sacrificali che vengono praticati dal corrente Cerimoniere sugli infanti dati alla luce ogni primo dell’anno, raggruppati in una sola etnia. Una massa di infanti che, apparentemente, si mostrano carcasse impotenti e bagnate del loro sangue sgorgante dal sacro altare ma, spiritualmente, divengono una fonte di grazia per il loro, nostro Dio.
Efrem ha già calcolato i prescelti che dovranno rappresentare i Ribelli, puntando il dito contro Shayla e… la sottoscritta. Sì! Per me è una gran libidine calare la spada in uno dei territori così celebri nella storia di Dohaeris, che difficilmente qualcheduno non ne sia al corrente dell’esistenza. Stando a sentire la narrazione dell’estetica ambientale ho colto l’occasione di farmi una bella ripassatina: è come se le parole dettate con una certa maestria siano tali e quali alle volte in cui lessi il volume bellico donatomi da Padre: ci teneva che conoscessi da cima a fondo i nomi di tutti i campi di battaglia su cui vi sono state censite le date degli scontri vissuti. Quando mi capitava a tiro lo adoperavo come uno dei tanti pretesti da discutere con Andreus e la sorella, nei momenti di noia fatale s’intende. Quel posto deve essere il nostro. Deve. E’ l’unico modo per ricompensare le sconfitte consecutive che abbiamo dovuto tollerare, non ci sono dubbi. A Solumquae è stata una botta di culo, se non fosse per quella saetta andata a male c’era la possibilità che avrei spedito la vecchia nelle mani di Raiden. Peccato! Ad ogni modo, dovrò stare in guardia: questa è una seconda opportunità per rimediare al fatidico errore madornale… e di certo non posso lasciarmela sfuggire. Con la coda dell’occhio vedo Shayla che pare stia cercando il mio sguardo, sguardo che ricambio senza esitare: non fiata, tantomeno propone di instaurare un allenamento con la sua fresca alleata, pare interessata a qualcos’altro. In men che non si dica il resto della comitiva ci incoraggia, ci sostiene, ci appoggia, eccetera… e chi più ne ha più ne metta. L’atmosfera giubilata s’interrompe al suono della virile voce di Efrem, ancora una volta riprende la faccenda della scomparsa di Ananya e Yadirha che non la faranno franca quando tizio o caio si prodigherà nel farle fuori per il loro sospettoso tradimento. In fin dei conti sono al corrente dell’ubicazione di questo rifugio, una sola parola rivolta ai leader delle fazioni avverse ed accadrà il delirio totale. Beh… pace all’anima loro. Non ho badato più di tanto alle ultime azioni del tizio affetto da eterocromia che d’un tratto mi raggiunge borbottando qualcosa al mio orecchio… qualcosa che, in futuro, terrò senz’altro in considerazione. Frattanto la sala inizia a svuotarsi, ognuno libero per la propria strada. Cosa potrei fare adesso? Semplice, darò il via ai preparativi per l’indomani. Ou, non posso starmene qui con le mani in mano, c’è molto da fare! Faccio per avviarmi all’uscita ma un rumore proveniente in basso mi costringe ad accellerare: che cazzo succede ora? Mi precipito verso la fonte del suono, fonte che realizzo essere la porta della cucina,
la apro e strabuzzo gli occhi, interdetta, nel vedere un Andreus rannicchiato su se stesso e crogiolato dai singhiozzi che soffoca sul tessuto delle maniche. Ha con sé la pergamena di prima, magari stava aggiungendo le informazioni tratte da Amaranthis e Sinelux. Per un istante vengo rapita da un pezzo di parete avvolto da una grossa chiazza nera e, scendendo verso il basso, vi trovo sparsi a caso dei frammenti di vetro. Eh? Il ragazzo biascica una frase che non riesco a decifrare, sembra alquanto depresso... perchè all'improvviso mi sento in pena per lui?
"Coraggio Lucynda... è la tua occasione per stargli accanto, non sprecarla ponendoti futili domande!" sento una voce riecheggiare nel mio essere, la sua voce... è lui, nonno Geraldum. Io... mi sento strana. Ha ragione... forse non dovrei detestarlo come mio solito, nei momenti in cui riusciva a tenermi testa ci siamo riconciliati, seppur a modo nostro.
Tento di accarezzargli la chioma spinata, chioma che da sempre è stata vittima dei miei giochi elettrizzanti, sforzandomi di risultare quantomeno discreta, prima che il nonnino approfitti del suo Charme per ridicolizzarmi del tutto
«Andreus... che ti prende?»