Lucynda Mellow
Sto godendo appieno della reazione di
MisterSpino, è una mera libidine vederlo contorcersi dall’odorino che gli ho riversato contro. AH! Questo è solo l’inizio, tesoro. Non sai quali altre sorprese ti attendono con ansia… ma meglio fare un po’ alla volta. Altrimenti non c’è gusto, capisci. Lo guardo di sbieco nel mentre si dirige svelto al mucchio d’immondizia, credo per sbarazzarsi della ciotola… gli ho fatto perdere l’appetito? Buon per lui. Torno con gli occhi sulla mia porzione di cena, consumandone i rimasugli che poc’anzi abbandonai. Subito dopo il tono del ragazzo muta in un’espressione di lamentela, aspettandosi che mi fossi messa la testa a posto una volta per tutte. Come può pretendere un cambiamento della mia natura, se lui stesso me l’ha rovinata a sua insaputa a partire da quel giorno? Mi aveva garantito che fosse tornato da me… e invece non accadde. Sparito, dissolto, invisibile. Ho dovuto patire le sue fottute distanze per diversi giorni, settimane, mesi… anni. La mia mente non era più in grado di rincorrere le vie del passato, volente o nolente ho dovuto accettare la realtà dei fatti: Andreus se la dette a gambe, con la scusa di essere obbligato da suo padre ad affrontare una battaglia. Arrivai al punto di cominciare una nuova vita, di mettere da parte ogni singolo ricordo che ci illustrasse, dovetti rimpiazzare l’amore intimo che nutrivo nelle sue grazie con qualcun altro che sapesse come stupirmi, soddisfarmi. Prostituirsi non bastava, urgeva un piccolo incentivo per calamitare al meglio la passione altrui: avendo appreso le arti del canto e della danza tribale seguendo i corsi di zia Nives che teneva il giorno degli Dei, mi ritrovai in una situazione avvantaggiata: chiunque era attratto dai miei vocalizzi, perfino mio Padre ne rimase affascinato. In mia presenza non era per nulla d’accordo all’idea che praticassi gli esercizi canori anziché quelli magici che mi venivano assegnati quotidianamente… ma un pomeriggio lo sorpresi con la coda dell’occhio, stava sbirciando da un lato della cucina sorridendo alla vista di una Lucynda che mirava a rafforzare il Vibrato. Al di fuori del mio casato e di coloro che incontrai nelle taverne, tutti sono ignari della mia recondita professione e… MERDA DELLE MERDE! I capelli vanno a fuoco, al contempo li sento vischiosi e in un paio di secondi realizzo che si tratta del sugo di anatra, non appena intravedo alcune gocce cascare sul pavimento deformandosi in minuscole pozze. D’un tratto avverto il contatto di qualcosa attraversare la pelle nuda della schiena raggiungendo la nuca ma il fiato smorzato dall’inaudito bruciore sovrasta la sensazione tattile provata appena, sensazione che in seguito diviene uno schifosissimo gusto di… che cazzo è?! Istintivamente miro all’oggetto più vicino, in questo caso il tavolo, e in un getto sputo l’intruglio peloso che si è azzardato ad interferire col palato: ha le sembianze di un topo, il colore del manto e della coda lo confermano.
RAIDEN BASTARDISSIMO! La lingua è tremendamente secca, amara, mi è inevitabile metterla in bella vista muovendo le mani a ventaglio sui lati prepotentemente, lasciandomi sfuggire un biascichio incomprensibile. Alle spalle un certo porcospino si sta rotolando dalle sghignazzate
«Volevi allenarti? Prego. Mi è passata la fame!» scatto impulsivamente nella sua direzione fissandolo in malo modo.
Tutto questo può spiegare una sola cosa: Simbiosi. Odio immane per quella dannata abilità elfica. Uno dei suoi assi della manica che tirava allo scoperto per cogliermi alla sprovvista. Tutto sommato, però, la cosa si fa interessante. Mantenendo la stessa espressione omicida proverò ad instaurare una connessione psichica con il mio essere facendo mente locale alla sensazione di sdoppiamento che percepii nel corso delle esibizioni di coreografie illusorie che professai quelle tarde sere, sotto gli occhi di tutta la gente che traboccava dall’ingresso del posto.
Alterazione ed Illusione (Esperta):
Cloni - Capacità di creare copie di se stesso immateriali, manovrate con la propria volontà. (3 Copie)
Il formicolio alle tempie mi permette di capire che il corpo si è disgiunto in tre sagome, sagome che avanzano frontalmente verso Andreus, con l’intenzione di confonderlo nelle dinamiche: inizialmente si avvinghiano contro le cinture che racchiudono la maglia del ragazzo, ma agli ultimi secondi deviano verso l’alto mirando agli occhi del ragazzo bendandolo con i palmi. Ed è proprio qui che la tangibile Lucynda scatterà silenziosamente alle spalle del ragazzo, cingendo le braccia contro la schiena in una morsa, accompagnando il tutto con un ironico
«Cucù!».
Se le previsioni saranno positive, sferzerò un potente calcio nello stinco con lo stivale destro. Che le spine ti guidino ancora una volta…