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  1. #111
    Master caotico L'avatar di SimsKingdom
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    Andreus De Lagun

    Un misto di sentimenti contrastanti fanno a gara nella mia mente ormai troppo inebriata dai ricordi ancora freschi del tempo appena trascorso. Percepisco ancora tutte quelle sensazione, le sue mani sulla mia pelle, trai miei capelli, le sue labbra morbide che dalle mie passano sul mio collo e sul resto del corpo, il calore della sua pelle a contatto con la mia. Scuoto la testa ripensando a tutto quello che è successo, a quello che mi ha detto, su Ryuk, su sua sorella. Quella sensazione viene poi sostituita da una sorta di malinconia, voglio sprofondare, l’ho incolpato ingiustamente, non se lo merita. Lui ha perso quella parte di sé, e io non ho fatto altro che rivangare quei ricordi che magari erano stati sepolti per tutti questi anni. Dei, sono davvero un idiota come dice lui. Cerco mentalmente di ripetermi le sue ultime parole prima che cominciassimo a rivestirci, a coprire i nostri corpi colpevoli ognuno di un errore. Chissà se sentirà i graffi, una mia piccola vendetta per il pugno subito. Ridacchio lievemente mentre mi infilo gli stivali e mi rialzo dal letto aspettando che anche lui faccia lo stesso. Ripercorriamo il corridoio della sua stanza in silenzio quasi a contemplare ciò che è avvenuto pochi minuti prima. La scena che si presenta davanti ai nostri occhi, non appena entriamo nella sala principale, mi fa avvampare di colpo.



    Libri sparsi ovunque così come i nostri abiti, la libreria è spostata in avanti e molti dei suoi tomi sono sparsi per terra accanto a due sedie del tavolo rivoltate come un calzino. Mi volto verso di lui sorridendogli colpevole




    e quello mi ricambia mostrandomi uno di quei tanti sorrisi che mi ha rivolto pochissime volte, sento una parte di me staccarsi e sciogliersi sul pavimento quando vedo il suo labbro piegarsi verso un solo lato.


    Lo amo. Ora ne sono sicuro. Cassandra non approverà mai, lo so. Ma non può costringermi in eterno con le sue storie, lei non crede? Bene, presto ne avrà la dimostrazione.
    Cerco la mia camicia quando vedo Efrem raccoglierla dalla sedia e porgermela con lo stesso sorriso, gliela sfilo lentamente, comincio a sentirmi leggermente idiota con questa reazione e credo davvero che il mio volto sia totalmente in fiamme. Me la infilo avvertendo su di me nuovamente la sensazione delle sue dita che mi accarezzano, mi avvicino al suo volto cercando di strappargli un bacio


    ma quello mi afferra con forza per la camicia e mi tira verso la porta, rimango sbigottito, incredulo, cosa gli prende adesso? «Ehi ma che diavolo ti prende ora?» gli urlo stralunato, quello mi guarda e prima di aprire la porta mi strizza un occhio per poi tornare a urlare contro di me come prima «e la prossima volta che ti presenti in camera mia, augurati di avere davvero una motivazione valida! Idiota!» volo letteralmente di schiena fuori dalla porta trascinato dalla sua forza, perdo l’equilibrio cadendo seduto di peso sul freddo pavimento del rifugio. Ho capito. Vuole tenere tutto nascosto, non vuole mostrare agli altri quello che realmente prova. Lo capisco, per quanto tenti di nasconderlo lui ha paura degli altri, non si fida, non si è mai fidato di nessuno se non di pochi. Io, per quanto credo nelle mie possibilità, sono una di quelle poche persone e il fatto che mi abbia confidato ciò me lo fa capire di minuto in minuto. Reggerò il gioco, se è questo che vuole, e mi mostrerò a lui solo quando nessuno guarderà o non sarà abbastanza attento da notarlo.
    Mi tocco le labbra pensando a quel bacio che non sono riuscito a prendere come mio «questa me la paghi!» dico con un mezzo sorriso mettendomi in piedi, d’un tratto la voce di Keyra rimbomba per le pareti del corridoio «Efrem! Sorta di Vichingo impellicciato, stammi bene a sentire con quei tuoi padiglioni auricolari tipici della nostra razza…» trattengo una piccola risata, un po’ per la frase e un po’ per quello che non sa e che forse non saprà mai. Mi sento leggermente in colpa, ma devo farlo, per lui.


    Sbatte i pugni sulla porta quasi a voler scagliare su di essa tutta la rabbia accumulata in queste ore «Questa realtà e questa guerra, sono opera della falsità e dell’egoismo umano di cui tu Efrem caro e lasciatelo dire; sei un esponente! Troppo egoista per cercare di capire cosa è realmente successo su quel campo di battaglia, troppo egoista per mostrare la tua vera faccia e la tua verità se non davanti ad uno specchio, uno specchio inanimato che di sicuro non si opporrà mai ai tuoi vaneggiamenti! Ti sembra giusto che per farti rispettare dai tuoi uomini e anche donne se permetti, hai bisogno di calpestarli? … Di umiliarli come se già non lo fossero abbastanza, oppressi magari da un senso di colpa che tu hai contribuito a fomentare?» le stesse frasi che gli ho detto io, aspre dure, chissà se lui le sta ascoltando, per quanto ne so potrebbe essersi andato a coricare o magari si starà tastando la schiena per contare gli innumerevoli tagli che “inconsciamente” gli ho provocato stanotte. Alzo le braccia cercando di calmarla e facendole segno di abbassare la voce. La vedo voltarsi e sedersi per terra cercando i miei occhi,


    non li trova e volontariamente volto lo sguardo verso terra cercando di mascherare quello che sento al momento. Una sottile e amara ironia si fa strada in quella situazione, le stesse identiche parole che gli ho appena detto io. Sono felice che almeno il mio pensiero non sia stato unico e vano. Sorrido leggermente ascoltando il resto del discorso, parla di sentimenti, emozioni cose che lui stesso cerca disperatamente di nascondere al resto del mondo ed estraniandole solo a pochi. «… spesso quello stesso cuore di cui ti ho parlato poc’anzi agonizza e soffre per le ferite inflitte da altri, ferite non direttamente rapportabili ad un arma; sono proprio quelle parole dette, quelle malcelate verità che spesso feriscono più di qualsiasi lama.» ripenso alle parole di Efrem, a sua sorella morta, forse per salvare la sua vita da una fine che ha portato via lei al suo posto. «Basta prendertela con Andreus per un fallimento che è stato solo mio. Sappi che lui non ha bisogno di questa mia confessione, lui sa benissimo difendersi da solo, ma durante la battaglia ad Amarantis, Andreus era impegnato a combattere con i reali, la fazione di sua sorella, ero io che avevo in pugno l’innominabile tale che ti ha fatto incavolare…non posso giustificarmi, non è comprensione che cerco, no, solo sono stufa di vedere persone a me vicine pagare per gli sbagli di altri. Se hai bisogno di un colpevole quella sono solo io. Lui ha già e sta già soffrendo abbastanza visto la situazione che gli si è palesata davanti… se dovrai prendertela con qualcuno, prenditela con me…» riporto i miei occhi su di lei e immediatamente si velano di lacrime per le sue parole. Non è vero. Non è sua la colpa, perché vuole addossarsi un peso che non le appartiene? Perché? Perché Keyra? «Basta Keyra! Smettila!»

    mormoro digrignando i denti e sperando che mi ascolti almeno per stavolta. La vedo alzarsi e avvicinarsi a me «Stai bene? So che sei forte, ma spero non ti abbia fatto troppo male, non lo meriti. Ti chiederei se posso fare qualcosa per te, ma credo tu sia più bravo di me a curare le ferite da “battaglia” Spero tu abbia una camicia di scorta. Per la ragazza bionda ho dei vestiti, ma per te non credo…in caso te la posso rammendare in qualche modo, sono piuttosto brava nel cucire, visto che quel troglodita di Efrem ne ha fatto straccio…» alzo gli occhi ormai velati di lacrime e cerco di sostenere il suo sguardo per poi riabbassarlo colpevole, «starò bene… ho sbagliato a entrare lì dentro prima. Non avrei dovuto commettere questo errore…»

    d’un tratto dalla porta arriva la voce dell’uomo, quasi impassibile ma noto una punta di amarezza nel suo tono. Le parole di Keyra l’hanno colpito nuovamente, come le mie. Mi dispiace. «Hai finito di blaterare? Se avessi usato il tuo fiato per uccidere quei nemici, adesso non ci troveremo in questa situazione. Non serve parlare. Serve agire. Volete mostrarmi qualcosa?» si blocca per poi riprendere con un tono di voce più duro e più alto di prima «allora fatelo! Non me ne faccio nulla dei discorsi già imbastiti e ripetuti due volte dalle stesse persone! Sono stanco dei discorsi, voglio fatti! Se davvero volete dimostrare qualcosa, beh, questo è il momento giusto per farlo!» un’altra pausa seguita da un silenzio quasi infinito «adesso scusatemi, è stata una serata intensa e movimentata, buonanotte!» cerco di soffocare una risata coprendola con dei vigorosi colpi di tosse, «scappa, scappa dai tuoi errori. Non capirai mai il male che hai fatto agli altri…» non è quello che voglio dire, ma devo reggere il gioco per quanto mi è possibile. Keyra si muove verso la sua camera e immediatamente la seguo «non preoccuparti. Non vederlo come un mostro… ne ha passate troppe, non merita nemmeno tutto questo odio e io lo comprendo… ci sono passato anche io…» cerco quindi di cambiare discorso portandolo su un argomento leggermente diverso «per la camicia non preoccuparti, ne ho una simile in camera. Questa la butterò quanto prima, è solo uno straccetto per lavare i piatti…» assolutamente no! La nasconderò in un cassetto ma non la butterei mai, ha assunto un valore troppo importante per essere dimenticata. Le rivolgo un sorriso cercando di tranquillizzarla…



    Ultima modifica di SimsKingdom; 10th January 2015 alle 02:04

  2. #112
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    Daphne Elania Baratheon

    “Secondo salice piangente a destra…” avanzo per la boscaglia in direzione del Lapis ancestralia “…continuare dritto per dieci passi e girare a sinistra…” ho dovuto segnarmi tutto su di una mappa, altrimenti mi sarei dimenticata come raggiungerlo “ora… camminare dritto in direzione delle colline”.



    Ho vissuto un po’ di tempo in quel monastero abbandonato, lo trovai per caso, quando mi addentrai attraverso i suoi cunicoli ero certa di trovare qualche banda di ladri o qualcuno di poco raccomandabile, ma nulla. Ho impiegato un bel po’ di tempo per individuare i vari passaggi che conducono da un luogo ad un altro, ma ce l’ho fatta. E’ stata una salvezza, non avrei retto un attimo di più al castello, con quel muso da baldracca di Lumen, sempre tutta truccata, sempre tutta pettinata, le guance rosee e le cosce aperte… schifosa! E poi lui… lui quel pendaglio da forca che non è altro, quell’infingardo, pusillanime, infimo di Efrem! Ah! Che bella coppia! Che cosa ho mai potuto vedere in lui? Eh? Sciocca che non sono altro! Solo… quello sguardo tremendamente sensuale? Solo… quei capelli così folti e disordinati che fanno venir voglia di infilarci le dita e giocarci? Solo… quel fisico asciutto e forte che trasuda mascolinità da ogni poro? Sì… E’ solo questo e posso farne benissimo a meno! Avrei potuto scatenare un pandemonio se si fosse saputo della sua tresca con la regina in persona, quella scrofa da riproduzione che non è altro, è secca come un’alice sotto sale e quelle… cose… enormi che ha avanti sono sicuramente frutto di un sortilegio, sì ne sono convinta! “Eccola… la mia casa”



    Aumento il passo per raggiungerla velocemente, così mi avvicino alle scalette a pioli, ma… qualcosa non mi convince… sento dei rumori e delle… voci? A casa MIA? Non posso mancare qualche giorno che mi rubano il rifugio? In quanti saranno? Devo prendere la mia arma e scacciarli subito! Unico problema… Pandora è sotto il mio letto. Maledetta me che non sono riuscita a riassorbirla, è venuta fuori così… da sola, manifestandosi tra le mie mani mentre mi allenavo e non sono più stata capace di rimandarla in dietro! Sono… una barzelletta!



    Non posso rischiare di essere vista, necessito di aiuto. Un piccolo ragnetto passa accanto le mie mani… toh, proprio quello che mi serviva. Avvicino il palmo della mano a lui e mi concentro, faccio appello alla mia natura, all’essenza di elfo che mi lega ad ogni creatura… ogni essere vivente. Gli trasmetto la mia energia, i miei pensieri e la mia volontà, mi lego a questo piccolo essere con una presa simbiotica in modo da poter comunicare con lui.



    “Piccolino mi serve il tuo aiuto, ora tu ti cali attraverso le scale e man mano che passi di piano mi fai capire se posso scendere liberamente oppure no. Ora vai” Il ragnetto mi manda delle vibrazioni, sensazioni che riesco ad interpretare grazie alla mia aura, si avvicina alla scala e tesse la sua tela per calarsi. Sceso nella cripta, ciò che mi giunge è un segnale di via libera, così inizio la mia discesa, restando sempre in allerta…



    il ragnetto prosegue, ma questa volta c’è qualcosa che non va, c’è qualcuno nelle stanze attorno: in biblioteca sicuramente ed in armeria. Proseguo quindi la discesa cercando di fare poco rumore, così continuo fino alla fine, tra segnali di via libera e stop. Qualcuno passa proprio sotto i miei piedi una ragazza dai capelli rossi e… Andreus? Ma cos…? Non ho tempo per pensare, devo correre, correre verso la mia stanza, così appena passano e si inoltrano per le stanze successive, vado a passo veloce dove ho nascosto Pandora. E’ buio… non ci vedo niente, ma il mio letto dovrebbe essere vicino, entro nella stanza e procedo a tentoni. Eccolo! Salgo sul letto e…



    Che cosa è questa cosa qui.....
    “AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH ”


    Simbiosi
    Gli elfi nascono dalla natura e con essa hanno forte affinità, sono in grado di comunicare con la flora e la fauna nel linguaggio antico della madre terra: i fiori, le rocce, le creature, ecc. I maghi e gli stregoni sono loro stessi frutto della natura, la luce e l’ombra fanno parte del Tutto, quindi gli elfi sono in grado di connettersi anche alle loro menti, riescono dunque a percepire ed infondere, a loro volta, le proprie emozioni. Gli effetti sono diversi a seconda del grado:
    • Apprendista – Avverte le sensazioni ed emozioni altrui, è dunque difficile ingannarlo, se chi gli sta di fronte cerca di celare le proprie intenzioni.

  3. #113
    sim dio L'avatar di niobe cremisi
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    Yadirha BleckSnow

    Sono talmente concentrata a leggere quel libro che non mi sono accorta dell'arrivo di quella donna, tant'è che sobbalzo dallo spavento non appena sento la sua voce esclamare «Hai… hai 3 dita??»



    Mi vol
    to in direzione della fonte di rumore fino a che i miei occhi non si sono posati sulla figura della ragazza con i capelli verdi che mi guarda con espressione sorpresa mista a terrore, così sbuffai e le risposi.<< Quanto tatto! Lo so anche io che non sono molto brava negli incantesimi di occultamento!>> Incrociai le braccia al petto stizzita.



    L'espressione sul suo viso da orrore si trasforma in curiosi, e dopo pochi secondi la ragazza mi domanda«Che ti è successo alle mani?» Subito dopo mi squadra da cima a fondo facendomi arrossire, odio stare al centro dell'attenzione «Che cosa sei?» Ma che maleducata! Che cosa sono? Ma che razza di domanda è!? La mia espressione si indurisce appena, ma alla fine le rispondo comunque, sarà per colpa della fame!<<Sono un semplice essere umano che ha rinunciato per scelta alla sua umanità tramite un lungo rito in uso da centinaia di anni dalla mia gente, insomma è una specie di iniziazione per chi, come me, ha deciso di combattere per la propria patria.>>



    Dopo la mia spiegazione mi soffermo a guardare quella ragazza, ha la pelle bianca come la neve e ed è decisamente troppo magra, mi sta venendo un dubbio che non esito ad esternare.<<A guardarti bene anche il tuo aspetto non è del tutto umano e a dimostrarlo sono proprio i tuoi occhi rossi, ma con te è stato usato un rito differente... percepisco un anima dentro al tuo corpo, o sbaglio? Che tipo di incantesimo hai usato? Comunque io mi chiamo Yadirha BleckSnow e tu sei?>>
    Sono proprio curiosa di conoscere il rito in tutti i suoi particolari, papà sarà felice di saperlo... Ma i miei pensieri vengono interrotti da un urlo.<<AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH>>
    << Che cosa è stato?>> Chiedo alla ragazza incuriosita.
    Ultima modifica di niobe cremisi; 28th January 2015 alle 16:23
    Il mio spazio ricordi --> Crimson Dream
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    Crimson Door
    e Crimson Store



  4. #114
    sim dio L'avatar di DELTAG
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    Keyra
    Isyl Tinnuviel



    Il suo sguardo colpevole e i suoi occhi cercano di sostenere il mio sguardo ma poi vi fuggono.




    «starò bene… ho sbagliato a entrare lì dentro prima. Non avrei dovuto commettere questo errore…»
    «Non è stato un errore, hai tentato di spiegare le tue motivazioni, solo che lui non ha voluto comprendere » tante , troppe persone capiscono ma fingono di ignorare.
    Ecco da dietro quella porta chiusa, giungere la voce di Efrem, fredda, piatta, da essa vi traspare il nulla se non solo una velata traccia di sentimento che non riesco a decifrare, amarezza forse?
    «Hai finito di blaterare? Se avessi usato il tuo fiato per uccidere quei nemici, adesso non ci troveremo in questa situazione. Non serve parlare. Serve agire. Volete mostrarmi qualcosa….allora fatelo! Non me ne faccio nulla dei discorsi già imbastiti e ripetuti due volte dalle stesse persone! ….»
    Che anche Andreus sia riuscito a dirgli qualcosa di simile a ciò che gli ho appena detto io prima di essere sbattuto fuori dalla sua stanza? Lo guardo incuriosita mentre Efrem continua il suo discorso
    «Sono stanco dei discorsi, voglio fatti! Se davvero volete dimostrare qualcosa, beh, questo è il momento giusto per farlo!»



    Questa sua ultima frase smuove un qualcosa in me e nel mio animo e non posso dargli torto, avevo già pensato di fare una cosa simile non solo per me stessa ma anche per la guerra….per capire come le pedine si stanno distribuendo in campo; - per iniziare a cercare un po’ di verità tra il marasma di bugie; - ma ora queste sue parole mi infondono un po’ di coraggio in più, ormai questa battaglia è stata persa, ma la guerra è ancora tutta da decidere e, finalmente per risalire a ciò che voglio , per raggiungere il mio personale obbiettivo, ora ho anche un cognome associato ad un volto…partirò proprio da lì. Chissà cosa scoprirò non appena deciderò di parlargli sempre che lui sia disposto ad ascoltarmi. Nuovamente è Efrem a parlare:
    « Adesso scusatemi, è stata una serata intensa e movimentata, buonanotte!»
    Serata intensa e movimentata? La scazzottata con Andreus deve avergli procurato una qualche lesione e avergli messo fuori posto una rotella…non sapevo che uno scontro potesse essere definito intenso…movimentato si però…
    Sento dei colpi di tosse, come se Andreus stesse male…spero non gli abbia procurato gravi ferite, ma non credo, non sarebbe così disgraziato da colpire violentemente a sangue il suo braccio destro.
    «scappa, scappa dai tuoi errori. Non capirai mai il male che hai fatto agli altri…» bravo Andreus, infierisci anche tu , Efrem deve capire che non siamo le sue marionette, ma suoi compagni d’armi per quanto io mi possa definire tale , come tali meritiamo rispetto visto che la fiducia è una cosa troppo difficile da dare, ci si impiega tanto per guadagnarsela, ma basta un niente per distruggerla.



    Finalmente imbocco l’arco della mia stanza e dietro di me sento Andreus, la sua voce.
    «…non preoccuparti. Non vederlo come un mostro… ne ha passate troppe, non merita nemmeno tutto questo odio e io lo comprendo… ci sono passato anche io…per la camicia non preoccuparti, ne ho una simile in camera. Questa la butterò quanto prima, è solo uno straccetto per lavare i piatti…» mi rivolge un dolce ma stanco sorriso, probabilmente vuole cercare di acquietare gli animi.
    « Non è odio il mio, quello lo conosco bene…» scuoto la testa come a scacciare uno spiacevole sentimento mentre apro la porta della mia stanza , so cosa vuol dire odiare, lo so perché è ciò che provo verso mio padre e, non è ciò che provo verso Efrem « …la mia è indignazione verso un elfo come me e te che però è troppo orgoglioso per mostrare il suo vero io… » dico con fervore invitandolo ad entrare accomodandosi e, a chiudere poi la porta dietro di noi, inchiodando quindi il mio sguardo nel suo, come a fargli capire il fuoco e il tumulto che percorrono il mio animo. « Efrem non lo conosco bene, ma da quando sono arrivata qui, l’ho sempre visto come un’ uomo forte e deciso, anche se troppo cocciuto per scendere a compromessi…» continuo avvicinandomi al letto e abbandonandomi come una bambola di pezza su quel giaciglio :



    « …ma quando hai pronunciato quel nome e quel cognome ho percepito il suo essere cambiare, ho avuto paura per te, perché è proprio violenza e cattiveria quella sfumatura che mi è parso di cogliere tra le righe del suo impenetrabile animo, ma non verso di te, verso proprio quel cognome…Leithien.»
    Il mio sguardo si perde sulla fredda parete immaginando quel cognome scritto a caratteri cubitali tra le carte di mio padre



    « Cognome con cui speravo di non avere a che fare ».
    Quel cognome per la mia famiglia è stato nefasto, ma non so se sia davvero il sangue di quel cognome il colpevole dello scempio compiuto su mia madre, ma so una cosa, i Leithien a quel maledetto ricevimento erano presenti, ed ora ho avuto modo durante la battaglia di vedere il viso di un esponente di tale famiglia, di conoscerne il nome…non so niente di lui se non della fama che aleggia attorno alla sua famiglia ma so per certo che lo voglio incontrare.
    Sono ancora seduta sul letto quando mi rivolgo ad Andreus:
    « Potresti avvicinarti? Voglio fare una cosa che è da quando sono qui che voglio fare ma mi sento un po’ in imbarazzo … » gli dico con un sorriso mentre le mie gote si imporporano , facendomi sentire come una bambina indifesa, se si avvicinerà lo abbraccerò forte, sono contenta di averlo rincontrato e di aver combattuto la mia prima battaglia con i ribelli con lui come compagno, nel mentre uno sbadiglio mi coglie mentre le mie palpebre iniziano a sentire tutta la stanchezza della pesante giornata trascorsa.
    Improvvisamente a ridestarmi dal mio torpore del momento, ecco il propagarsi di un urlo rieccheggiare per il monastero, sembra l'urlo di una donna dal timbro vocale e sembra essere molto vicino...guardo Andreus negli occhi mentre una strana inquietudine mi assale a chi appartiene?
    « Andreus, hai sentito?» chiedo cercando una sua conferma.
    Se la risposta sarà affermativa, vorrà dire che non è stato solo uno scherzo della mia immaginazione, scatterò in piedi e andrò a controllare .




    - azione di Andreus che segue Keyra nella stanza concordata con SimsKingdom
    - Foto 5 -
    Ultima modifica di DELTAG; 17th January 2015 alle 10:57

  5. #115
    sim dio L'avatar di Akuiyumi
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli


    Ananya Nitya Kalpana



    «Quanto tatto! Lo so anche io che non sono molto brava negli incantesimi di occultamento!»
    Occultamento? A-ha! Lo sapevo che non era normale! «Sono un semplice essere umano che ha rinunciato per scelta alla sua umanità tramite un lungo rito in uso da centinaia di anni dalla mia gente, insomma è una specie di iniziazione per chi, come me, ha deciso di combattere per la propria patria.»
    Un rito? Interessante! La mia espressione si fa sempre più curiosa.



    Sto per chiederle cosa deve occultare, ma lei riprende a parlare, dopo avermi fissato un po’.
    «A guardarti bene anche il tuo aspetto non è del tutto umano e a dimostrarlo sono proprio i tuoi occhi rossi, ma con te è stato usato un rito differente... percepisco un anima dentro al tuo corpo, o sbaglio? Che tipo di incantesimo hai usato? Comunque io mi chiamo Yadirha BlackSnow e tu sei?» Wow questa sembra una che ne sa di queste cose. «Mi chiamo Ananya, ed il rituale al quale ho partecipato non è stata una mia scelta, anzi.» abbasso per qualche secondo lo sguardo, ruotando leggermente la testa a sinistra, ricordandomi di ciò che successe quella notte.



    Tento di non soffermarmici troppo, ma non ci riesco e la tristezza e lo sconforto prendono il sopravvento. Guardo la mia interlocutrice e continuo a parlarle, nella speranza di distrarmi da quel doloroso ricordo
    «Un’anima dici? Io... so poco e niente di ciò che mi hanno fatto, so solo come va fatto. Tu sei una specie di esperta in queste cose?»
    Ma non fa in tempo a rispondermi che sentiamo un urlo farsi strada tra le pareti e le stanze del monastero. E’ più come un’eco, il che significa che deve essere piuttosto lontano da noi, ma comunque qui dentro.
    «Che cosa è stato?» mi chiede Yadirha curiosa«E io come faccio a saperlo?» le rispondo, sopresa che potesse pensare che io sapessi qualcosa in più di lei. «Sembrava provenire da uno degli altri piani» le dico correndo verso le scale. Se sul nostro piano non era, e noi siamo tutti qui o giù, non può che venire da giù.
    «Vieni, andiamo a controllare» dico, scendendo le scale, a Yadirha mentre materializzo il pugnale in mano, preparandomi a qualunque evenienza.


    Aion Little Sword: forma dormiente


    Ultima modifica di Akuiyumi; 23rd January 2015 alle 22:42


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  6. #116
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    Efrem Targaryus

    Le parole dell’amica di Andreus non aggiungono molto a quello che Andreus stesso mi ha già detto poco fa, a quello che ho sentito tante volte.


    Basta. Di cosa avete bisogno per capirlo? Dovrei andare in giro ad abbracciare tutti? Cosa? Un segno, un qualcosa. D’un tratto anche le parole del ragazzo si aggiungono a quelle della donna mentre mi alzo per andare finalmente a dormire «scappa, scappa dai tuoi errori. Non capirai mai il male che hai fatto agli altri…» sento come una fitta allo stomaco, so bene che quella frase è detta solo per reggermi il gioco, gliel’ho chiesto io dopotutto. Ma arriva comunque a far male. Scuoto vigorosamente la testa ricacciando indietro quei pensieri.


    Cosa mi prende? Sveglia Efrem, ti stai rammollendo a causa del sonno. A 60 anni dormirai ovunque? Mi allontano dalla stanza ed evitando le altre parole dei due entro nel bagno sciacquandomi la faccia, nel piegarmi, la maglia si posa sui graffi facendomi scattare all’indietro con le loro fastidiose fitte. Quasi come un prurito inarrivabile. Mi sfilo la pelliccia e la lascio scivolare per terra seguita dalla maglia nera. Con le dita ancora umide,


    mi passo l’acqua sui tagli rinfrescandomi un po’ per poi uscire dalla stanza e distendermi sul letto dopo essermi liberato dei restanti vestiti, il calore dei nostri corpi è ancora presente su quelle lenzuola totalmente devastate, mi distendo sorridendo al ricordo e chiudo gli occhi



    accogliendo, come una sorta di ricompensa, il meritato sonno…

    Ho caldo. Calore. Un calore intenso. Fa male. Apro gli occhi cercando la fonte di quel calore. Fiamme, vedo le vampate arancioni avvicinarsi al mio letto, il materasso quasi del tutto avvolto dal fuoco.



    Mi alzo di scatto coprendomi con una mano il braccio ustionato. Afferro il lenzuolo ancora intatto e me lo lego attorno alla vita facendomi largo tra le fiamme che lentamente divorano la stanza. Esco da quell’inferno costatando che anche le due librerie sono in fiamme,




    libri ridotti in cenere cadono assieme a grossi pezzi di travi «merda!» urlo, comincio a tossire per il fumo che in un attimo ha riempito la stanza diventando quasi soffocante, non respiro, devo uscire immediatamente da qui. Con un ultimo sforzo afferro la maniglia rovente trattenendo il dolore alla mano, la spingo assieme alla porta che lentamente comincia a essere avvolta anch’essa dal fuoco, il legno cede e in un attimo mi ritrovo in ginocchio sul pavimento del corridoio. Bagliori arancioni si muovono danzando davanti ai miei occhi. L’intero rifugio è in fiamme. Di chi è la colpa? Avevo detto di stare attenti. Dannazione. E se fosse un attacco di qualcuno delle altre fazioni? Drako, faresti mai una cosa simile? Urla strazianti giungono alle mie orecchie da ogni parte del luogo. Un flash e in un attimo sono di nuovo in piedi, a correre verso la camera di Andreus, busso con forza sulla porta ignorando il calore irradiato dal legno in fiamme «Andreus! Apri forza!» urlo continuando a colpire con ancora più forza,




    dall’altro lato non giunge alcun suono, solo il crepitio intenso del fuoco seguito dagli scricchiolii del legno che viene consumato. «No… non può essere. Non lui!» mormoro continuando a colpire con molta più forza sulla porta. Niente, è bloccata. «Andreus!» urlo nuovamente ottenendo solo il suono delle fiamme «Efrem…» la voce di una donna a me familiare giunge alle mie orecchie. Non è possibile. Corro nella direzione opposta trattenendo la tentazione di sfondare la porta, non c’è più nulla da fare. Mi dispiace, Andreus, tutto ciò non ti riguardava, perché mi hai seguito? Raggiungo la porta accanto alla mia stanza percorrendo l’altro corridoio, la porta si apre dopo alcuni colpi e in un attimo mi ritrovo in un’altra stanza, un salotto arredato in modo modesto è invaso totalmente dalle fiamme.




    «NO!» urlo, ma la mia voce è diversa, più stridula quasi femminile. Cosa diavolo mi succede? Perché mi trovo qui? Tutti questi interrogativi si ammassano uno sull’altro nella mia testa. Guardo le mie mani scottate, sono piccole, infantili. Non sono io, guardo in basso dove dovrebbe esserci il lenzuolo bruciato ma nulla, di lui nessuna traccia.



    Al suo posto vestiti da bambino bucati e bruciacchiati in più punti, i miei stivali sono bollenti, ma sono l’unico lieve riparo dalle fiamme «Efrem!» urla nuovamente la voce da una delle stanze limitrofe «madre dove siete?» urlo in preda alla disperazione, poi la vedo, la porta aperta della loro camera da letto, corro verso di lei per abbracciarla ma una vampata alta e possente ci divide in un muro di fiamme «va via di qui! Prendi tua sorella e va via!» urla la donna cercando di farsi strada da sopra il letto verso di me, la camicia da notte prende fuoco ad un angolo cominciando a risalire lentamente «NO! Madre, non vi lascerò di nuovo!» urlo tendendo una mano come per afferrarla, lei fa lo stesso




    ma le travi in fiamme del tetto precipitano su di lei prima ancora che possa raggiungermi. Una forza a me estranea mi tira via a gran velocità da quella stanza ormai intrisa di morte e distruzione. Urlo. Urlo con tutte le mie forze tentando di svincolarmi da quella stretta, mi avvolge, sento il suo calore sul mio corpo, è piacevole quasi confortante al pari di un abbraccio. Ma è diverso, sconosciuto. Mi lascio trascinare da quel tocco delicato fino a raggiungere un’intensa luce ambrata.

    Apro leggermente gli occhi avvertendo quel calore piacevole come reale, c’è qualcuno sopra di me. Andreus? No, non credo sia tornato qui dentro con questa intenzione. D’un tratto una mano si posa proprio lì sopra cominciando a tastare. Ma chi diamine è? «AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH » urla la persona o meglio la donna sopra di me. È un attimo, sento i miei timpani martellarmi nelle orecchie e un forte mal di testa comincia propagarsi. Urlo anche io nella speranza di coprire la sua voce e subito dopo non ci rifletto due minuti di più, richiamo a me la mia falce nella mano destra. La sento crearsi velocemente particella dopo particella e, non appena ne avverto il peso la sollevo portandola verso la zona dove credo sia la testa della sconosciuta «hai dieci secondi esatti per dirmi chi sei!». Nota per me, chiudere sempre la porta a chiave prima di coricarmi nudo…

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    Ultima modifica di SimsKingdom; 13th January 2015 alle 01:04

  7. #117
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    Daphne Elania Baratheon

    E’ un attimo… vedo qualcosa scintillare al buio, una lama che guizza e va a poggiarsi direttamente sotto al mio collo, la sento fredda al contatto con la pelle, se mi muovo di un solo millimetro potrei tagliarmi e farmi decisamente molto male.



    Sento una voce… una voce a me familiare, non può essere… no, non deve essere! Gli occhi si abituano all’oscurità velocemente, dal buio riesco a rendermi conto che oltre alla lama, vi è un viso molto vicino al mio… dei capelli di fiamma, occhi che sembrano bicromatici, ma potrei sbagliarmi, con questa oscurità è tutto sulle tonalità del grigio… più o meno scuro. Mi rendo conto di avere ancora la mano appoggiata in un certo posto, un posto che fino a pochi istanti fa non era ben definito… adesso lo è fin troppo. Potrei stringere la presa e fargli passare la voglia di introfularsi nelle case altrui e soprattutto di puntare armi alla gola in questo modo. Potrei affondare le mie unghie che non taglio da un po’ e sentire i suoi urli che man mano diventano sempre più dalle tonalità femminili. Sollevo di poco la mano, ritraggo le dita come fossero artigli e sollevo di poco la mano per caricare il colpo, voglio essere cattiva.
    “Hai dieci secondi esatti per dirmi chi sei”
    Mi blocco… è… Efrem? Come… perché è qui?



    Ho poco tempo per pensare, poco tempo per agire e di certo non ho intenzione di restare ferma qui con la mascella penzolante e la bava a colargli addosso, cosa che una parte di me ha tremendamente voglia di fare, ma no! Pandora è là dietro… ad un soffio, proprio dietro la testata del letto, spero che non abbia messo le sue viscide mani anche su di lei o gliele trincio dito per dito. Poco più di un metro… ce la posso fare.



    Trattengo il respiro, la mia energia avvampa, la sento cresce e collegarsi al mio colpo arto per arto. Ogni parte infinetesimale che mi compone inizia scindersi, mentre la mia essenza si sposta velocemente nel luogo in cui ho scelto di riapparire… meno di un secondo e lui non sentirà più il peso del mio corpo sul letto



    Cercherò di afferrare Pandora e di puntargliela sulla nuca a mia volta.



    “Sono la padrona di casa, esci dal mio letto… adesso!”
    Sento dei passi avvinarsi alla porta, devo sbrigarmi!

    Alterazione ed illusione
    Teletrasporto del proprio corpo
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  8. #118
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    È l’alba

  9. #119
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli


    Ananya Nitya Kalpana

    Arrivo al 4° piano e noto con indignazione che sono l’unica ad essere accorsa per vedere cosa sta succedendo. Ma dove sono tutti? Come possiamo ritenerci al sicuro se non c’è nessuno a controllare, se nessuno di accorge di nulla?



    Bah, dovremmo organizzare dei turni di guardia!

    Sento delle voci provenire da una delle stanze a fianco, mi avvicino lentamente e sento Anreus e Keyra chiacchierare dentro la stanza chiusa. «Andreus, hai sentito?» gli chiede Keyra poi.
    Rimango incredula, apro prepotentemente la porta «Chi non l’ha sentito?» dico ad entrambi, sottolineando la prima parola. Faccio gesto loro di seguirmi, e torno verso le scale, al centro della struttura.



    Faccio un velocissimo giro per la sala mensa e la cucina, e una volta appurato che sono vuote, non rimane altro che la stanza di Efrem. Poggio l’orecchio alla porta e non sento niente: non so come sia fatta la stanza, ma o è finito tutto, oppure i proprietari degli urli non sono nelle immediate vicinanze della porta.



    La apro lentamente, tentando di fare meno rumore possibile: è tutto buio qua dentro.
    Sento una voce femminile che non riconosco dire «Sono la padrona di casa, esci dal mio letto… adesso!»
    E ora chi è questa? Mi concentro su ciò che mi circonda, osservo il buio mentre la mia vista si schiarisce sempre più, permettendomi di muovermi agilmente nelle tenebre come ho sempre fatto.
    Mi avvicino alla fonte delle voci, e vedo Efrem alle prese con una donna sconosciuta, entrambi si puntano contro le armi. Osservo meglio, e vedo che Efrem è.. nudo?!

    Mi cadono le braccia: hanno fatto tanto casino per cosa? Per dei preliminari rumorosi e particolari?
    Sto per urlargli contro di non allarmare tutti la prossima volta, ma riesco a trattenermi, intimandomi di pensarci due volte prima di giungere a conclusioni affrettate.
    Mi infilo il pugnale nelle corde che ho messo sugli stivali appositamente, e torno nella stanza adiacente alla camera, quella che funge da libreria, e prendo tre libri a caso, abbastanza grossi e pesantucci, ma non troppo, in modo da riuscire a maneggiarli sentra troppa fatica, e poi torno dai due piccioncini.



    Mi nascondo dietro l’angolo del muro dove c’è il cassettone, e, prendendo bene la mira, tirerò alla nuova arrivata uno dei libri, mirando al torace, rimanendo nascosta in caso possedesse qualche magia per illuminare la stanza e quindi vedermi. Se il colpo andrà a segno e lei tenterà di nuovo di reagire, le arriverà un altro libro, ma questa volta, probabilmente in testa.

    Scurovisione: Esperto


    Ultima modifica di Akuiyumi; 27th January 2015 alle 22:37


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  10. #120
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    Yadirha BlackSnow

    «Mi chiamo Ananya, ed il rituale al quale ho partecipato non è stata una mia scelta, anzi.» Dal tono e dall'espressione ho capito che per lei non è stato un esperienza propio esaltante...«Un’anima dici? Io... so poco e niente di ciò che mi hanno fatto, so solo come va fatto. Tu sei una specie di esperta in queste cose?» Interessanante, magari fossi un esperta, quello è mio padre, purtroppo non sono riuscita a risponderle per colpa dell'urlo improvviso. «Che cosa è stato?» Chiedo curiosa ad Ananya. «E io come faccio a saperlo?» Mi risponde in tono sorpreso, per poi aggiungere. «Sembrava provenire da uno degli altri piani» Dopo quell'affermazione la vedo correre verso le scale e mentre le sta scendendo le sento dire mentre materializza un pugnale. «Vieni, andiamo a controllare» Senza farmelo ripetere la seguo giù dalle scale, vedo Ananya rallentare la corsa e moversi lentamente, la imito e appena mi avvicino di più a lei incomincio a sentire delle voci provenire da dentro una stanza chiusa, sembrano due persone un'uomo e una donna, quest'ultima le sento dire. «Andreus, hai sentito?»Dopo quell'affermazione vedo Ananya aprire la porta e dire con un tono incredulo«Chi non l’ha sentito?»



    Mi sporgo da dietro di lei e vedo che le due persone non sono altro che i due feriti di stamattina. Vorrei ripondere ma vedo la ragazza dai capelli verdi farci il gesto con la mano come per dirci di segiurla e si avvia verso il centro della stanza. Con passo lento e silenzioso controlliamo che non ci sia nessuno in quella che sembra essere una mensa e poi passiamo per la cucina.



    <<Sembra non esserci nessuno>> Dico a bassa voce, infatti Ananya prosegue fino ad arrivare davanti ad una porta dove appoggia l'orecchio, dopo pochi secondi la apre. Dentro alla stanza buia si sente una voce femmiile dire. «Sono la padrona di casa, esci dal mio letto… adesso!» La padrona di casa? Interessante... Cerco di guardare un pò meglio dentro alla stanza curiosa, ma purtroppo vedo solo un'ammasso di ombre indistinte, invece Ananya sembra non importagli visto che entra con disinvoltura dentro alla stanza incurtante del buio. Così decido di tirare fuori l'arma, non si è mai troppo prudenti.



    Annwn---> Forma dormiente
    Ultima modifica di niobe cremisi; 28th January 2015 alle 16:20
    Il mio spazio ricordi --> Crimson Dream
    Per scaricare le mie creazioni -->
    Crimson Door
    e Crimson Store



 

 
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