Lucynda Mellow
I raggi della lumiera s’infrangono contro le palpebre tuttora socchiuse, non integralmente propense ad affrontare una nuova realtà che ben presto diverrà un lontano ricordo da custodire gelosamente. Di sottomano percepisco un qualcosa di metallico e, seguendone le forme col pollice, posso constatare che si tratta del mio amato serpendaglio. Apro di scatto gli occhi e lo fisso, inarcando un sopracciglio… non rammentavo di averlo tolto, in nessuna occasione della mia vita ha abbandonato il mio collo se non in circostanze necessarie, che diamine ci fa sotto questa matassa di coperte? Bah. Meglio sorvolare… a che serve porsi futili questioni, se il gioiello a te più caro non si è smarrito nel nulla?

«Velocizzati, nipote! Una nuova alba è sorta a Dohaeris, i funesti suoli dell'Abgruntis stanno richiamando il cospetto dei guerrieri che si batteranno per contendersi la vittoria!» è la voce rimbombante del nonno che mi mette fretta, nei dintorni non scorgo alcuna ciocca nivea che lo denoti, credo mi stia rivolgendo la parola telepaticamente come l’altra volta in cucina. Indosso il gingillo di famiglia senza concedergli alcun segnale di risposta, potrei iniziare a sparare cazzate fuori luogo, questa è la chance più rilevante che io abbia mai avuto e non mi sembra il caso di sprecarla: onorare un territorio degno della razza seguace di Raiden con una nostra vittoria è il minimo che possa fare. Prima di consultare il comò mi accerto che la tenuta di allenamento sia linda e fresca, le macchie si son diluite nella vasca straripante di acqua tinteggiata pienamente in un cremisi sbiadito, molecola dopo molecola. Il tempo stringe così forte che è impossibile concedermi un lungo bagno ristorativo con tanto di sali minerali, perciò mi conviene proseguire con l’equipaggiamento. In primis infilo il capo superiore accostando al meglio i lembi pettorali del gilet nero, così come quelli degli avambracci ed i guanti bucati, seguiti a ruota dalle calze, gli stivali e la cintura che sostiene il capo inferiore. Tutto confortevole, non vi è alcuna ombra di un accessorio che non mi calzi a pennello. Direi che, in qualità di fazione, ho scelto bene. Senza rifletterci un secondo di più lego i capelli in uno chignon avvolgendolo col calamento del cappuccio e raggiungo le scale con Shayla spingendomi oltre l’ingresso del monastero, sorpassando le inferriate dalle fattezze gotiche che affacciano sul cimitero e avanzando presso l’imponente Glados che attende il nostro passaggio.
Tendo il palmo destro all’epicentro diafano della barriera cristallina circolare, la quale sprigiona una fonte luminescente non appena focalizzo la parvenza locale della destinazione a noi segnata…