Andreus De Lagun
Daphne mi sorride quando le parlo, un sorriso spento però ma che mi tranquillizza appena, mi sento più leggero ora che ho chiarito, sempre se così vogliamo definirla, questa cosa con lei.
Anche se so che quella di Efrem per lei è una ferita aperta. Abbasso la mano quando prende a guardarmi nuovamente e mi avvicino a lei sul letto sistemando le gambe all’esterno. Comincio a puzzare di sudore. Che schifo. Daphne continua a guardarmi ma il sorriso sul suo volto muore nell’istante in cui prende a parlare «Mi manca Kol e non va per niente bene, ma mi aiuta ad andare avanti, perché ho un obiettivo.» Kol… suo fratello.
Ricordo benissimo come Daphne ne parlava in passato. «Non ti preoccupare, per queste cose ci vuole solo del tempo, anche se non lo riavrò mai indietro.» nella stanza cala il silenzio. Un silenzio carico di tristezza e che diviene sempre più opprimente man mano che il tempo passa. Guardo Daphne, incupendomi. Mi dispiace, davvero, per ciò che è successo… e pensare che non sono potuto stare con lei, accanto, mi fa stare sempre peggio. Cerco di stringere le sue mani posandole sul letto ma mi irrigidisco quando riprende a parlare «tua sorella... spero che possiate superare tutto questo, potete farlo»
lentamente nella mia testa si riversano tutte le parole che io e Cassandra ci siamo vomitati addosso in zona neutra e a ogni parola pronunciata sento un macigno farsi sempre più grosso e gravare sulle mie spalle col suo peso sempre crescente. Cerco gli occhi di Daphne, i miei riprendono a farsi lucidi e tiro sul col naso scuotendo appena la testa mentre ricaccio indietro quei pensieri. «Dubito…» dico con voce sforzata «l’ho incontrata… qualche giorno fa, al Valmorguli…»
cerco di restare lucido, senza lasciarmi andare «abbiamo litigato e penso che non voglia più vedermi dopo ciò che è successo lì.» abbasso gli occhi mordendomi un labbro «non so nemmeno se mi reputa ancora suo fratello.» non so più nulla, non credo più a niente ormai. Tutto ciò che mi è rimasto di lei è solo il suo volto rabbioso… «mi… mi dispiace per Kol…»
sospiro alzando lo sguardo «come è successo?» chiedo cercando i suoi occhi, non voglio turbarla, se vorrà parlarne, sarò al suo fianco altrimenti non insisterò. D’un tratto sento un urlo provenire da fuori la porta «ANDREUS, MARKUS STA MORENDO COME AL SOLITO, SBRIGATI!» scuoto il capo tornando a guardare Daphne… «a quanto pare hanno bisogno dell’infermiere di sopra, vieni con me?» dico porgendole il braccio con un sorriso. Ci sto prendendo gusto col teletrasporto, sì…