Andreus De Lagun
Mi sento… cambiato… prima non avrei mai mostrato la mia abilità con l’ocarina, né avrei mai detto di possederne una. L’ho sempre vista come qualcosa di intimo, di mio. Una cosa che difficilmente avrei potuto condividere con qualcuno e che ora invece… ho fatto con così tanta naturalezza. Che mi prende? Riprendo a suonare tranquillo sbagliando una nota e quando lo spiffero, creato dal mio dito che non chiude bene il foro, mi raggiunge il viso chiudo un occhio scuotendo appena il capo. Alzo gli occhi notando Markus fissarmi per un attimo. Sì lo so che ho sbagliato. L’hai fatto anche tu, ti ho sentito… alzo un sopracciglio e il ragazzo riporta gli occhi sullo strumento rivolgendosi poi a Isyl, «oste, non vorrete lasciarmi a secco spero!» e mentre aspetta la ragazza, si rivolge nuovamente a me «Ah… ma allora sai suonare davvero!» divertente. Come se non mi avesse sentito quella sera nel monastero. Roteo gli occhi sorridendo appena e continuando a suonare anche quando Isyl si avvicina a noi porgendo il bicchiere a Markus con un sorriso… oh dei. Ma che ha? È un tic nervoso quello? O una paresi? La ragazza versa poi un po’ di idromele nel bicchiere di Markus per poi guardarmi «ne vuoi?» l’unica cosa che vorrei adesso, è che mi lasciasse in pace… dopo quello che ha fatto in cucina. Mi ha solo mentito per tutto questo tempo. Non rispondo e mi limito a suonare facendole cenno di no col capo e chiudendo gli occhi sperando che capisca e così fa, nonostante sia brilla. Invita tutti a ballare in sala, Markus le offre da mangiare forse per attenuare gli effetti dell’alcool e contemporaneamente a lui, mi fermo anche io terminando così l’ultima parte del ritornello finale. Osservo il ragazzo e subito dopo Shayla comincia a ballarci davanti divertita, li vedo improvvisare una cretinata e scoppio a ridere quando la ragazza gli sale sulle spalle mentre lui cerca in tutti i modi di rimanere concentrato sulla chitarra, li vedo poi parlottare e ridere tra loro mentre inizio a sentirmi leggermente stranito. La festa nel frattempo sembra procedere bene e… forse è arrivato il momento per… dei, non riesco nemmeno a pensarlo. Mi mordo un labbro e mi riavvicino al tavolo prendendo un bicchiere d’acqua, non voglio bere, devo essere lucido. Porto gli occhi su Efrem sperando che capisca a distanza che voglio parlargli ma davanti alla mia visuale scorgo i capelli di Daphne che porge un braccio al ragazzo e insieme si dirigono nuovamente in pista. Prendo un respiro imponendomi di calmarmi e mi avvicino ai due, cosa gli dirò? Come la prenderà lui? Io… sono… davvero sicuro di questa decisione? «Efrem…» dico toccandogli una spalla, il ragazzo si volta fermandosi «possiamo… ecco… possiamo parlare? Da soli, per favore…» otto anni… otto. A sperare. Guardo Daphne fugacemente cercando di farle capire il motivo del discorso, dopotutto, ne ho parlato con lei. La ragazza mi guarda per poi voltarsi verso Efrem portandosi una mano alla testa «comincia a girarmi la testa, meglio se mi siedo un po’.» abbozzo un sorriso verso di lei e poco dopo Efrem le risponde «dai disposizione agli altri di mettere in ordine la sala, appena torno parleremo del prossimo campo di battaglia.» per poi precedermi fino alla sua stanza, nel tragitto sento qualcuno darmi alcuni colpi sulla spalla, mi volto per un attimo notando Markus al mio fianco che mi sorride dandomi un’altra pacca, ricambio il sorriso. Forse gli sembrerò un condannato a morte… ma da una parte è proprio così che mi sento. Entriamo in camera e dopo che Efrem chiude la porta mi si avvicina carezzandomi «scusami per averti ignorato durante la festa…» mi dice, gli scosto la mano dal mio viso e gli faccio cenno di sedersi «non… non è di questo che voglio parlare, Efrem.» il ragazzo si siede e poi mi guarda nervoso «ho capito… siediti e parliamone.» sospira scostandomi la sedia vicino a lui. Mi siedo guardandomi le mani «Efrem… io ci ho pensato parecchio in questi giorni. A noi, a quello che è successo, a quello che ci siamo detti…» inghiotto un groppone di saliva, nervoso «e a quello che non è mai venuto a galla.» vedo la sua gamba cominciare a fare su e giù, è nervoso anche lui… «ti ho trattato come l’ultimo degli idioti, lo so…» un sorriso smorto compare sul mio viso per poi spegnersi «meglio tardi che mai, no?» dico ironico cercando il suo viso, il ragazzo mi guarda con uno sguardo preoccupato e a tratti nervoso «Andreus, per favore… calmati e vieni al punto.» mi posa una mano sulla spalla e la sento piombare su di me come un macigno «io… io… credo sia meglio per entrambi se…» mi mordo un labbro «se chiudessimo qui la nostra storia?» conclude lui ritirando la mano, la voce amareggiata. Non rispondo, sento gli occhi bruciare, abbasso lo sguardo tormentandomi le mani «guardami e dimmelo tu stesso allora… ti ho amato per il tuo coraggio, non voglio assolutamente che te ne vada da codardo!» alzo lo sguardo quando lo sento, il viso tirato mentre i miei bruciano «credo sia meglio per entrambi se la nostra storia finisse qui.» dico tutto d’un fiato fissando i suoi occhi «perché?» chiede lui abbassando il viso «per tutti questi anni, ho sperato… ho sperato e desiderato con tutto me stesso di essere al tuo fianco, vivere la mia storia con te. Ma più andavo avanti a sperare, più non mi rendevo conto che quello di cui mi ero innamorato era l’idea che avevo di te.» chino anche io il capo «mi sono sempre detto che eri diverso da come il resto del mondo ti dipingeva e lo sei stato… almeno per un primo momento, almeno con me.» cerco i suoi occhi ma il ragazzo continua a guardarsi le mani «quando me ne sono reso conto, ero pronto ad accettare tutto di nuovo, ad accettare tutto di te. Senza più paraocchi, ero pronto ad amarti davvero… ma il tuo comportamento, questa tua ostinazione a tenermi nascoste anche le più piccole stronzate… a trattarmi come uno dei tuoi soldati anche dopo che ti ho pregato di tenermi partecipe della tua vita, nonostante ti avessi detto anche che facendo così non mi avresti protetto, ma solo messo in pericolo.» sono nervoso, ma non voglio attaccarlo. Non lo merita. «Mi sono sentito come in una presa in giro e per un attimo ho anche pensato che per te fossi solo un passatempo…» Efrem alza gli occhi «non ho mai voluto prenderti in giro come non ti ho mai considerato un passatempo… credevo che tenendoti all’oscuro ti avrei protetto, che facendo così non ti avrei messo in pericolo. Non mi rendevo conto che proprio facendo così peggioravo solo le cose con te… credo sia tardi per chiedere scusa, vero?» mi rigiro tra le dita la collana, la sua collana, senza guardarla «no, non è mai troppo tardi… ma non ce la faccio a tornare insieme. Forse queste lunghe settimane qui, ci hanno aperto gli occhi su ciò che volevamo davvero.» cerco di sorridergli nonostante faccia male, mi sfilo la collana posandola poi sul tavolo vicino a lui. Efrem la guarda, poi solleva lo sguardo su di me, il suo viso mi mostra una espressione contrariata forse per il mio gesto «tienila… ricordi come funziona e cosa significa, no? Voglio che tu sia felice… anche se non con me…» la sua mano si posa sul ciondolo facendolo strisciare verso le mie. Un sorriso a increspargli il viso, gli occhi lucidi. «Grazie Efrem…» dico rimettendola e lasciandola sulla maglietta. «Mi è permesso almeno un ultimo abbraccio?» gli sorrido alzandomi e allargando le braccia e accogliendolo quando lui mi stringe tra le sue. Ti voglio bene, Efrem. E te ne vorrò sempre…
*Azioni e frasi di Daphne e azioni di Markus concordate con Eclisse84 e Damnedgirl