Andreus De Lagun
Chiudo la testa nelle gambe quando mi volto verso l’enorme finestrone del campanile, la vista si appanna e i contorni divengono sfocati mentre sento il mio viso solcato dalle lacrime, calde.
Perché? Perché non riesco a smettere? Perché appare tutto così assurdo? Così… diverso. Stringo le ginocchia al petto mentre cerco di estraniarmi da tutto. Erano forse queste le strane sensazioni che avevo? NO. È insensato. Markus non parla, sento i suoi passi allontanarsi lentamente, ho sbagliato.
Ho sbagliato a ricambiare quel bacio, ho sbagliato a… a dargli quel pugno. Lui non lo meritava, non meritava una cosa simile. I passi sulle scale divengono sempre meno udibili fin quando non sento il suono delle pietre smosse che vengono rimesse al loro posto. Cerco di asciugarmi il viso ma le mie mani tremano per la paura di aver causato chissà quale disastro con lui. Lo so che non dovrebbe importarmi, in fin dei conti non ho fatto nulla a parte rifiutare il suo bacio, non ho fatto nulla… eppure… eppure sento di aver sbagliato.
Dovrei fregarmene, lasciar correre ogni cosa e ignorare questa scena ma non ce la faccio… io… non voglio perderlo. Cerco di alzarmi in piedi mentre provo ad asciugarmi il viso con la manica, mi sento a pezzi e vorrei che tutto questo non fosse mai accaduto. Non capisco più niente e mi sembra di contraddirmi ad ogni pensiero sensato che mi viene in mente. Prendo il libro da terra, capovolto in un angolo e me lo infilo nella tasca davanti della maglia mentre spengo anche la candela facendo in questo modo piombare il buio. Sospiro amaramente e mi appoggio alla campana guardando fuori, il glados non si illumina,
segno che Daphne e Shayla non sono ancora arrivate. Dovrei dirglielo? Non posso nascondere una cosa simile a lei… ma non posso nemmeno andare da Daphne a dirglielo a cuor leggero. Non posso. Non ce la faccio. Ma devo farlo… anche se brucia. Mi passo una mano sul volto e dopo aver dato un ultimo sguardo all’esterno, percorro anche io le scale a chiocciola del campanile scoprendo appena il passaggio giusto per passare e rimettendo poi tutto al suo posto. Come al mio arrivo, nessuno sembra essere nel monastero e persino le candele dell’altare sono spente, benissimo… non voglio che qualcuno mi veda il questo stato. Esco dal portone chinando il capo mentre mi avvicino all’entrata del mausoleo ma inavvertitamente vado a sbattere contro qualcosa di… rosso. Una tenda? Alzo lo sguardo e il mio viso si indurisce quando incrocio quello di Isyl che sembra assorta nel guardare un corvo che svolazza qui attorno «mentre sei qui fuori a fissare gli uccelli, potresti stare attenta a quando tornano gli altri? Grazie.»
e senza attendere oltre entro nel mausoleo scendendo fino alla mia stanza. Qui mi libero degli stivali e poso il libro sul comodino accanto al letto. Lo fisso fin quando gli occhi non si velano di nuovo e io affondo la faccia nel cuscino cercando di ricacciare dalla mente quell’immagine…