La Terra mi ha stretto nella sua morsa…
Keyra
Isyl Tinnuviel
Candonga
Il fuoco mi ha bruciato il viso…
Il fulmine ora…mi sta prendendo per il collo…
<<Tu sei la ribelle di Amaranthis>> mi dice, ho il viso dolorante per le ustioni riportate, fatico ad aprire gli occhi e le labbra bruciano enormemente, mi sforzo per non soffocare alla sua presa benché non sia troppo forte annaspando in cerca di aria…aria che mi giunge rovente nella gola, la ferita allo stomaco ha ripreso a sanguinare e ho un profondo taglio alla gamba…è un miracolo che sia ancora attaccata…perché non mi ha ucciso? Aveva tutta la forza e il vantaggio per poterlo fare.
<<Oggi ti lascio vivere… Torna a casa, torna dai tuoi alleati e mostra le tue ferite, di' chi te le ha inferte. Abbraccia Daphne e la sua puttana come solo chi è stato prossimo alla morte sa abbracciare. Piangi sulle loro spalle, perché Aiden Urthadar ti ha lasciato andare>>
<< Non… piangerò… sulle loro spalle…non mi umilierò …così… non per… un Urthadar…benchè costui mi abbia …risparmiato la vita…>> dico spezzando le parole con fatica, se vuole può anche affondare la sua spada qui e subito, non ho paura di morire, ho visto l’ombra della morte troppe volte camminarmi accanto eppure ora come ora sono felice che non l’abbia fatto..…
<<E di' loro che il signore delle Tempeste è tante cose, ma non un assassino che uccide per il gusto di farlo>>
cerco il suo viso per quanto mi sia possibile, ricordo le sue iridi chiare, ma le sue parole mi sorprendono, sono quelle di un uomo stanco e ferito, non nel fisico quanto nell’animo.
<< Riferirò …le tue parole…eppure..>> un respiro più profondo , una voce ancor più affaticata e flebile << …non sapevo… che un Urthadar… a discapito…del nome che porta…conoscesse la pietà…>>
Cerco di indurlo ad ammorbidire la presa e non appena mi lascerà andare cercherò di non cadere a terra , poi andrò in contro a Medea senza voltarmi.
Mi porto una mano sullo stomaco, sento la linfa vitale fuoriuscire …colpi di tosse mi investono uno dietro l’altro, cerco di contenerli mentre il viso brucia e arde e le gambe sono malferme ad ogni passo…
Raggiungo la ragazza , la vedo a terra e cerco di aiutarla.
<< Medea….>> il mio fiato è lieve, << Come ti senti? Riesci a camminare?>> chiedo mentre continuo a trattenermi lo stomaco.
<< Ho passato momenti migliori >> mi guarda ma io posso solo vedere l’ombra della sua figura, fa una smorfia credo..mi sforzo di cercare di sorriderle << Grazie. Te ne sarei grata>>
L’aiuto a sollevarsi, lascio che un suo braccio si porti sopra la mia spalla mentre mi chino per aiutarla poi insieme oltrepassiamo il Glados…
Lapis Ancestralia.
Varchiamo il Glados, entrambe, ed entrambe benché ferite siamo ritornate vive…Efrem e gli altri non saranno felici dell’esito eppure abbiamo cercato di fare del nostro meglio, spero di averlo fatto nel modo giusto.
Non appena muovo alcuni passi oltre il portale, vedo che il sole ha ceduto il passo alla luna….volgo il viso all’insù, verso la sua immaginaria collocazione, non la posso vedere, non così almeno, eppure la luna mi ha sempre consolato in ogni momento…non so perché ho questo legame con l’astro forse per il cognome che porto…Tinnuviel…Figlia del crepuscolo…, certo che sono proprio strana, sono appena tornata quasi morta da un campo di battaglia e, la prima cosa a cui penso quando arrivo è lo sguardo della luna… scuoto il capo confusa…ripensando poi alle parole del reale, dell’Urthadar…al suo gesto, al suo messaggio per Daphne e…e? Non lo so. Devo raggiungerla. Eppure non posso pensare che quelle parole e questo gesto siano stati lasciati al caso. Ho un brutto presentimento ma forse è solo suggestione. Il difetto di vedere sempre il negativo quando magari di negativo non vi è nulla. Ma è pur sempre un Urthadar, la sua famiglia come la loro fama li conosco.
Raggiungo con ancora Medea al collo quella che dovrebbe essere la cancellata, poco distante odo un gracchiare, è Gliocas…
Cerco di intercettarlo. Uso la simbiosi per connettermi alla sua mente e chiedere il suo aiuto...
- Per favore va a chiamare qualcuno… -
Poco dopo lascio il braccio di Medea , mi sento debole e stanca, non voglio farla cadere trascinandola con me , mi lascio scivolare a terra, sono ancora cosciente, ma il dolore è tanto e la ferita mi ha fatto perdere molto sangue.
Mi sento male.
- Frase e azioni su Medea concordate con Lilla
Simbiosi - Gli elfi nascono dalla natura e con essa hanno forte affinità, sono in grado di comunicare con la flora e la fauna nel linguaggio antico della madre terra: i fiori, le rocce, le creature, ecc
I maghi e gli stregoni sono loro stessi frutto della natura, la luce e l’ombra fanno parte del Tutto, quindi gli elfi sono in grado di connettersi anche alle loro menti, riescono dunque a percepire ed infondere, a loro volta, le proprie emozioni. Gli effetti sono diversi a seconda del grado:
Esperto- Avverte le sensazioni ed emozioni altrui ed è in grado di manipolarle, infondendo le proprie. Quindi se l’elfo è in uno stato di calma e la persona con la quale si rapporta è colmo di ira, ritrovandosi sotto l’effetto della simbiosi, anch'egli si calmerà.