Keyra
Isyl Tinnuviel
Esco dal rifugio spingendo la pesante porta in legno della catacomba avendo prima cura di ricoprire l’entrata segreta con la lastra guardiana e, finalmente i miei polmoni si riempiono di una nuova e fresca brezza, vento del nord che porta con se una leggera frescura e il profumo della pioggia, probabilmente da qualche parte sta piovendo.
I miei piedi avvolti in sandali in cuoio calpestano con un crepitio le foglie e l’erba secca che dominano questa foresta di silenziose lapidi, un cimitero apparentemente abbandonato. Sopra di me il cielo ha assunto i colori della Signora notte con il suo manto trapunto di stelle, quale spettacolo migliore per ritrovare se stessi e scaricare l’adrenalina accumulata.
Cammino lenta guardandomi attorno circospetta, cercando un posto dove allenarmi ma, aggirandomi tra le tombe noto dei cumuli di terra smossa, improvvisamente mi tornano alla mente le parole di Efrem :
- Quindi… beh, su di loro è calato il sipario…- quando si riferiva ai ragazzi che purtroppo non ho più visto militare tra le nostre file.
Sarei curiosa di smuovere questa terra per provare la mia teoria, ma non mi sembra il caso, a volte la verità può portare ad una morte più certa che per causa di una battaglia e, al momento non posso permettermi di rischiare e perdere la testa. Ho un obbiettivo da portare a termine.
Ignoro momentaneamente la questione su Efrem rivolgendo però una muta preghiera al supremo Eolo affidando a lui e ai suoi silfi le anime erranti di coloro che giacciono qui in questo cimitero, per poi oltrepassare la zona aggirare il monastero e ritrovarmi sul retro dove; un laghetto dismesso illuminato dalla timida luna e una panchina malconcia, come del resto la parte superiore della struttura; attendono i viaggiatori erranti…proprio come me…in fondo cosa sono io se non una viaggiatrice errante in un territorio ostile?
Non sono più la figlia di Lord Galador Tinnuviel,…
Non sono più quella spensierata ragazzina dai folti capelli rossi …
Non son più la primogenita del disonore...
Non sono più la giovane donna promessa sposa ad un uomo scelto da mio padre…
Non sono più Isyl Tinnuviel.
Osservo la superficie argentea e melmosa di questo specchio d’acqua, chiudo gli occhi cercando dentro di me le mie certezze separandole dalle incertezze, cerco la solitudine, quella solitudine bella e struggente che riesce sempre a far emergere dal profondo la vera me, l’essenza del mio carattere mutevole ed impetuoso; nonostante io domini il vento cerco una connessione con tutti gli elementi naturali, il mio essere nata di razza elfica porta proprio questo vantaggio.
Non uso la simbiosi, al momento non serve, è il mio spirito che devo rafforzare.
Raccolgo i lembi della mia veste che sfiorano il terreno, trattenendoli nella cintura legata in vita, cintura nascosta dal rimborso del purpureo tessuto lasciando scoperta una buona porzione di gambe avvolte da calzari intrecciati e, recito una formula arcana ed antica che spesso uso per risvegliare i miei sensi, una formula scritta a caratteri dorati su un vecchio trattato di alchimia letto nella biblioteca di mio nonno associata a dei precisi movimenti simili ad un rituale di danza, simili a quelli della danza delle vergini vestali di Solumquae .Chiudo gli occhi attivando l’udito, non solo quello fisico, ma anche spirituale per poi recitare nella mente la nenia.
Vorrei dal vento impararne il vitale respiro, la mia anima;
- espiro -
Vorrei dal fulmine lasciarmi condurre per raggiungere meandri remoti della mente che non conosco, attingere alla sua energia;
- alzo le mani congiunte al cielo per poi ridiscendere all’altezza del cuore -
Vorrei dall’acqua trarne la sua infinita pazienza, far fluire in me la forza purificatrice ;
– pollice ed indice di entrambe le mani a contatto, formo un rombo nel loro allineamento, spingo in avanti-
Vorrei bruciare nel fuoco , temprarmi nel suo coraggio per poter rinascere come una fenice che rinasce dalla proprie ceneri più forte di prima;
-Ritorno con le mani al centro del petto, congiungo e spingo a lato i palmi, verso l’esterno -
Vorrei bearmi della razionale saggezza della fiorente terra, conoscere il mio io più profondo;
-Ritorno mani al petto restando in posizione , sollevando un piede poggiandolo al ginocchio della gamba di sostegno e restando in equilibrio su di essa-
Vorrei crogiolarmi nel freddo ghiaccio , nutrirmi del suo gelo affinché io stessa riesca a sciogliere dalla sua morsa i sigilli sul mio cuore…
Inspiro ed espiro tre volte per poi sciogliere la mia posizione , portare davanti a me i dorsi delle mani a contatto, allungo le braccia per poi spingere ed allungare verso l’alto , verso il cielo e ritorno con le braccia sciolte lungo i fianchi, riapro gli occhi.
Sono pronta. Pronta per combattere danzando leggiadra nel silenzio di questa eterna notte .
Invoco la mia arma Menelmir, avverto la sua consistenza nella mano destra sottoforma di piume bianche , piume che si fanno sempre più pesanti man mano l’arma prende forma.
Bacio la sua lucida lama.
Stendo la mano sinistra verso un punto dinanzi ai miei occhi, per terra ci sono foglie, pezzi di legno e rami spezzati…
Invoco il mio potere, il mio Vento, il mio tornado dirigendolo verso terra, sollevando quanta più sterpaglia possibile, devo imparare a conoscerlo sempre più, vederlo non solo come amico ma anche come nemico, devo imparare a cogliere ogni sua sfumatura, ogni suo singolo linguaggio.
Con la mia arma stretta nella mano, inizio a danzare la mia danza della morte, correndo verso il mio potere inseguendo ogni singola foglia , ogni singolo ramo o legnetto sollevato dalla superficie terrena. Devo colpire, affondare, nuovamente colpire mentre il vento conturbante e sensuale schiaffeggia e arrossa la mia pelle al contatto, non è certo dolcezza la sua , ma più impeto, intrappolandomi tra le sue spire, spire che io stessa posso plasmare.
Continuo ripetendo per un tempo che sembra infinito il mio rituale partendo sempre dalla recita della mia formula, abbandonandomi al riposo del guerriero solo quando le braccia sono talmente pesanti da non riuscire più a reggere il mio ritmo frenetico.
Una nuova Alba…
Un tiepido torpore è ciò che mi desta mentre un qualcosa di fresco simile ad acqua bagna il mio viso, forse rugiada o forse lacrime amare.
Un leggero vento soffia su di me, sulle mie vesti scatenandomi brividi. Riapro gli occhi volgendo lo sguardo al cielo sereno, cielo dove i caldi colori dell’alba sfuggono veloci lasciando spazio all’azzurro infinito di un manto sgombro da nuvole.
«E’ l’alba…» biascico mentre mi tiro a sedere. Tra le mani stringo ancora il mio fedele Stiletto mentre noto il mio improvvisato giaciglio senza ricordare nemmeno come ci sono finita.
«Devo essermi addormentata su questa panchina, mentre l’ora di Solumquae è scoccata…Solumquae la mia arida terra …ragazze, che gli Dei vi proteggano.»
Dico per poi alzarmi riassorbire la mia arma e stiracchiarmi salutando il sole del nuovo giorno, chissà chi scenderà in campo contro di loro.
«Oggi sarà un giorno di attese e …di allenamenti. Devo diventare più forte se voglio raggiungere ciò che mi sono prefissata.»
Lanciò un ultimo sguardo all’orizzonte poi ritorno sui miei passi ricordando il percorso della precedente notte, in lontananza il blu del Glados si confonde con i colori di questo cielo rilucendo tremolante oltre il cancello che delimita il campo santo.
Prima di rientrare voglio vedere se tra le sterpaglie crescono delle erbe che potrebbero tornarmi utili per comporre delle pozioni. Se le troverò bene, mi recherò in mensa,le laverò sotto l’acqua fresca mangerò qualcosa e poi andrò diretta in biblioteca a studiare giusto delle formule medicamentose, potrebbero sempre tornare utili almeno potrei essere da supporto in più ad Andreus .
Vento - Tornado ---> Attivo – Si genera un vento impetuoso che sbalza via il nemico per cinque metri, causandone danni da impatto di media entitàMenelmir ---> Arma in forma dormiente
- foto 7 -
- Galador Tinnuviel ( Signore degli Alberi - Figlio del crepuscolo) è il papà di Isyl ma teoricamente dovrebbe capirsi. XD