Efrem Targaryus
Guardo la ragazza continuare a puntarmi l’arco, le braccia ancora tese, ignare del colpo che di lì a poco riceverà alle spalle. Dovrebbe farle un po’ male, forse avrei dovuto moderarmi, ma vabbè, in battaglia non avrà certo persone che le chiederanno scusa o le leccheranno le ferite portandole del thè. Eppure, la luce nei suoi occhi azzurri, il suo volto contratto in quell’espressione concentrata e seria, quasi a voler estraniarsi dal resto del mondo e concentrarsi su un unico obiettivo, me, mi ricordano qualcuno. Lentamente i suoi lineamenti cambiano mutando in qualcosa di molto più familiare, di molto più triste. Il volto giovane e felice di Reneè. Chiudo per un attimo gli occhi e subito i ricordi irrompono prepotenti come un fiume in piena. Che cosa mi prende ora?
«Reneè, guarda che ho trovato dietro casa!» dissi mostrandole i resti già in putrefazione di un coniglio selvatico. Lilli doveva essersi divertita parecchio a cacciarlo, parte della carne era stata mangiata così come un orecchio. Ora era solo un ritrovo di piccoli esserini bianchi che strisciavano intorno e dentro i resti. Presi un bastoncino di legno e cominciai a punzecchiare la carne putrida.

Subito la voce squillante di mia sorella mi arrivò alle spalle «Non toccarlo Efrem, poi mamma si lamenta che torni a casa tutto sporco»,

guardai in basso e notai che i miei abiti erano già macchiati per buona parte di fango, la guardai col broncio prima di riaffondare il bastoncino nella carcassa dell’animale «ma guardalo, è così molliccio e umido» nel tirare fuori il bastone, il corpo si spostò scivolando verso i piedi di Reneè che mi guardò inviperita, si abbassò e con un forte strattone cominciò a tirami per la maglietta. «Andiamo, non fare storie» Non le andava mai bene nulla. Diamine. Cominciai a divincolarmi sempre più energicamente afferrando una parte di terra mischiata ai vermi e mettendogliela davanti alla faccia

«e dai mollami! Te la infilo nel vestito se non mi lasci!» finalmente ottenni l’effetto sperato, la sua faccia di tramutò in una smorfia di disgusto e immediatamente mollò la presa sulla mia maglietta. Caddi all’indietro e persi l’equilibrio schiacciando col fondoschiena i resti dell’animale, le ossa si ruppero all’unisono sotto il mio peso e schizzi di fango raggiunsero i miei abiti e la mia faccia, alzai gli occhi infuriato «Te l'ho detto che poi mamma si arrabbia» mi disse ridendo e poi corse via verso la parte anteriore della casa «mi ci hai fatto finire tu dentro!» le urlai contro trattenendo le lacrime per il dolore al fondoschiena mi rialzai agguantando nuovamente un cumulo di fango e le corsi dietro afferrandole il vestito chiaro e spalmando col sorriso la mistura su di esso «mamma ora si arrabbierà anche con te!» le dissi facendole la linguaccia,

la ragazza serrò le labbra e poco dopo esplose «maledetto»

mi disse spingendomi con forza, la afferrai per un polso e insieme cademmo in un turbinio di fango, botte e risate…
Scuoto la testa ricacciando indietro quei ricordi, amari ricordi, gli occhi mi pizzicano ma non posso mostrarmi debole o stupido davanti a qualcuno che non conosco. Non posso permettermelo con lei, lei non è Reneè o Andreus. Continuo a guardarla sostenendo i suoi occhi, la mia espressione è seria, dura e impassibile come una statua in marmo. Afferro finalmente una spada da quelle cadute a terra, lunga e pesante, non più pesante della mia Eden ma andrà bene lo stesso. La sollevo e nello stesso istante vedo Keyra scattare verso la bionda, ma che diamine vuole fare? L’afferra tirandola a se, vedo il manico della mazza ferrata dirigersi verso di me a gran velocità, «oh cazzo!» digrigno i denti e velocemente mi sposto verso le rastrelliere, le punte acuminate della sfera mi feriscono largamente un braccio, brucia. Un suono metallico seguito da quello delle crepe che si formano, mi volto appena per vedere la mazza conficcata di poco all’interno del muro, wow… deve aver preso velocità mentre ci spostavamo, non le ho messo tutta questa forza… credo… ma vabbè. Mi giro verso le due, la pesante spada ancora sorretta dalla mano destra, ma sì, giochiamo in tre, mi divertirò di più. Prendo un’altra spada da quelle da terra, più piccola e più maneggevole e la reggo con la sinistra «complimenti!» dico sogghignando alle due, mi metto in posizione di attacco portando la spada più grossa davanti e quella più piccola poco più dietro in una sorta di doppio attacco e scatto in direzione della rossa, tento di affondare la lama grossa nella sua spalla sinistra. So che questo colpo è facile da schivare, quindi se ciò avverrà, beh… si ritroverà infilzata dall’altra spalla con la spada più piccola… volete giocare? Giochiamo…
*Flashback di Efrem e Reneè da bambini concordato con Eclisse84 ♥ ♥ ♥