Lucynda Mellow
Mi ci è voluto un po' per raggiungere completamente l'altra parte del portale. Per un attimo mi sembrò che il tempo fosse illimitato e non raggiungesse mai una fine. Ma no, non c'è alcun motivo di farsi paranoie: ciò che conta è avere i concetti ben chiari.
Diamine... al Valmorguli non ero me stessa, nonostante l'aria plumbea infondeva in me un senso di opulenza... e invece, davanti al cospetto di Padre, mi sono lasciata andare con le lacrime. Lacrime che, quotidianamente, sono capace di contenere nel loro punto di origine. Ecco cos'erano: i rimasugli del passato, incastrati in mezzo a un qualcosa che li stringe fermamente, in modo tale da prevenire una possibile evasione. Quella fragile parte di me è in via di estinzione, già. Non sono quel genere di donna che si lascia mettere le spalle al muro facilmente, sono solo una giovane strega che dà filo da torcere ai malcapitati in base alle esigenze del momento o che, in poche parole, osano mettersi contro.
Beh Lucynda, non ti resta altro che proseguire. Le tenebre sono calate da un bel pezzo, il pianto naturale del cielo idrata ogni frammento visibile del tuo corpo, compreso l'abbigliamento. Ogni conformazione luminosa è assente, eccetto il manto stellato che circondano il Leader di sempre: la luna. Un fugace susseguirsi di filmati mentali mi tengono a bada psicologicamente, mentre mi accorgo di aver sorpassato l'entrata del monastero.
Flaminia... Kurabyn... Wayne... Denim... noi cinque eravamo i migliori in assoluto nell'apprendere in fretta le varie discipline tribali che zia Nirvanis ci imponeva.
Accantono i pensieri, i quali non fanno altro che procurarmi futili distrazioni. Sollevo una gamba dopo l'altra per scrutare le suole degli stivali: parzialmente infangate. Credo che il terriccio abbia assorbito fin troppo in mia assenza, dannazione. Rimuovo il guanto destro per tastare al meglio gli zigomi del viso: non percepisco più la sensazione di umido, nè il gonfiore degli occhi.
Infilo nuovamente il guanto e percorro le varie rampe di scale che mi condurranno nei medesimi corridoi, finché la mia visuale punta sulle figure di Yadirha e la... stronza di turno, che sembrano indirizzate verso la sala delle zuffe. Cos'è, hanno già concluso i discorsi della rimpatriata bellica? Giuro che quanto prima gliene darò di santa ragione a quella sguattera. Senza alcuna pietà.
Diverse voci, diversi volti si fanno sempre più presenti a mano a mano che faccio il mio ingresso nel refettorio, con i gomiti in alto e le mani incrociate e portate dietro la nuca, segno di strafottenza del giudizio altrui sui miei indumenti che per loro potrebbero risultare strampalati.
Dibatto una veloce scusa per evitare ogni domanda idiota sul mio conto,
«Stitichezza imprevista.» non devono mai venire a conoscenza della verità. Mai.
Prendo posto dove mi capita, per poi sistemarmi con noncuranza incrociando le gambe sul tavolo, e le braccia conserte nel petto. Scruto attentamente i volti dei presenti...
N.B.: A BREVE IL DOWNLOAD DEL NUOVO OUTFIT DI LUCYNDA.