Non mi ero resa conto che Ydirha si era portata dietro i due serprentelli, a quanto pare le ho fatto più un regalo che un dispetto e la cosa non mi dispiace in fin dei conti, odio quando le persone strillano come oche alla vista di piccoli animaletti indifesi come: tarantole, ratti, api, ecc
Medea accetta l’allenamento, ma non si alza, probabilmente necessita dell’invito scritto… vabbè, prima di uscire noto con la coda dell’occhio la tizia dalla pelle scura e che.cosa.si.è.messa?
Avrà origini zingare, dovevo immaginarlo, la lettura delle carte sarà il suo asso nella manica, devo fare attenzione… soprattutto a non scoppiare a ridere, non è il momento.
Arrivata in armeria, noto al mio seguito anche Yadirah e… lui… senza… la… maglietta…. Ok! Daphne non guardarlo!
Daphne non sbavare! No… no… trattieni quella gocciolina al lato delle labbra… ecco! Con immenso sforzo scollo gli occhi da quel petto così definito ed asciutto che aww… SMETTILA DAPHNE!
Dicevo… scollo gli occhi da quel pezzo di letame – così va meglio – e mi piazzo in un angolo dell’armeria, quello destro con il viso rivolto all’ingresso, così se qualcuno pensa bene di attaccarmi alle spalle si attacca al piffero. Respiro profondamente e propendo la mano destra in avanti con il palmo aperto, cerco di concentrarmi, cerco di ricordarmi le sensazioni provate negli ultimi giorni quando Pandora si è materializzata, cerco in me quel legame viscerale con l’ascia, la mia ascia… quella che è stata incantata per rispondere alla mia volontà, un vincolo magico che nessuno potrà spezzare. La visualizzo nella sua lunghezza ed interezza, la doppia lama sottile e tagliente, il manico di legno massiccio che si adatta perfettamente al palmo della mia mano. Resto in silenzio, cerco di estraniarmi, non è facile per me, non ci sono mai riuscita se non per una pura botta di culo, cosa che spero si tramuti in una risposta alla mia volontà e con l’esercizio diventerà sempre più automatico. Sento la mano vibrare ed il palmo della mano accusa un peso maggiore, lentamente delle particelle si addensano ed eccola… Pandola, si mostra a me in tutto il suo splendore e con mia grande sorpresa sembra non pensare più così tanto, sarà l’adrenalina che mi circola in corpo o che ormai sto acquistando maggiore padronanza di lei. Afferro l’impugnatura con entrambe le mani e provo qualche movimento rotatorio, ricordo bene gli allenamenti con mio fratello, solo che all’epoca usavo un manico di scopa, decisamente più leggero e meno pericoloso di un’ascia… sempre se non era mamma ad usarla nel farmi la ramanzina.
Decido di continuare ad allenarmi con Pandora, prima imparerò ad usarla a dovere e prima raggiungerò il mio obiettivo.
Pandora - ascia in forma dormiente