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  1. #411
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    Andreus De Lagun

    Un sorriso amaro si dipinge sulle mie labbra mentre Keyra mi parla «…e se quella verità non fosse tanto sconvolgente come dici?» alzo lo sguardo di scatto fissandolo nei suoi occhi, quegli occhi viola, ora profondamente rassicuranti in netto contrasto col verde triste e smorto dei miei. Un verde che si trasforma in una landa pianeggiante fiancheggiata da dei monti che mai avevo visto in vita mia, sento il fresco del vento che trasporta con se il dolce profumo dell’erba e dei fiori che crescono selvaggi sul campo, un luogo mistico, quasi magico. Ma eccola, una parete di roccia a oscurare la visuale, che posto è questo? Non l’ho mai visto. Questi non sono miei ricordi, questo posto non mi appartiene. Guardo Keyra in viso, mi sorride.


    Che siano suoi? «… non avere paura di ciò che inconsciamente già conosci. Vai da lui e…torna vincitore» sul mio volto il sorriso si allarga e senza nemmeno accorgermene le mie labbra mormorano un veloce «grazie…» seguito da un cenno del capo, nella mente ancora l’immagine di quell’alba attraverso le montagne, gli occhi lucidi mentre i colori ambrati del cielo nascondono per un attimo l’immagine di un’aquila che veloce passa osservando per intero la vallata. E me, quell’unico puntino, quella macchiolina che disturba con la sua presenza la calma del luogo, quella macchia scura che porta al suo interno la tempesta che incombe dietro l’alba. Sento il rumore di padelle e lo scrosciare dell’acqua all’interno della cucina, perfetto almeno lei sarà distratta quando Efrem mi urlerà alle spalle cacciandomi a pedate fuori dalla sua porta. Mi muovo a passo lento e con decisione busso un paio di volte sul legno della porta. «Efrem? Sei presentabile?» dico abbassando la mano, da dietro le assi non arriva alcuna risposta, che sia nell’altra stanza? Spingo piano ed entro nella sala col tavolo in marmo sul quale sono appoggiati una scodella e un bicchiere vuoti,


    all’interno della camera regna l’ordine, le sedie al proprio posto e i libri sistemati negli scaffali. Non lo facevo maniaco dell’ordine. Un mezzo sorriso compare sulle mie labbra quando attraverso il corridoio illuminato solo dalla candela all’altro capo e dalle quattro sopra la mia testa. Ed eccola lì, la sua porta, l’antro della bestia, dentro di me ripeto le parole che mi ha detto poco fa Keyra, le ridico di continuo come un mantra, una cantilena per aiutarmi farmi coraggio. Nella mia testa l’immagine di quella pianura così calma e tranquilla, la parete di roccia alle mie spalle e davanti a me i monti che coprono interamente la visuale, da cui dietro inizio a vedere le prime nuvole. Il grido dell’aquila mi distrae, le immagini si sovrappongono e in un attimo dentro di me la vedo avanzare veloce sbattendo le ali verso la tempesta che avanza inesorabile così come i miei passi verso la porta di quella stanza. Un passo, un battito d’ali, la porta davanti ai miei occhi, le nuvole scure che avanzano veloci. Altri passi si susseguono alle ali di quell’aquila che impavida si dirige verso la tempesta. Un tuono squarcia il cielo illuminando la vallata nello stesso istante in cui la porta della stanza di Efrem si spalanca davanti ai miei occhi. La poca illuminazione del corridoio viene sostituita da quella della camera, «Efrem…» dico una volta che l’ho individuato disteso sul letto,



    senza stivali e le braccia allargate, solo un mugugno esce dalle sue labbra in risposta. Osservo il suo petto alzarsi e abbassarsi ritmicamente ad ogni respiro, non sono movimenti accelerati come in armeria, ma calmi, rilassati quasi come se stesse dormendo e io fossi entrato nel momento sbagliato. «Dove devo… cioè… dove ti fa male?» dico rimanendo al mio posto sulla porta dopo averla richiusa.


    Seguo il suo dito sollevarsi dal letto e poi indicare lentamente i due polpacci e… la sua zona intima per poi farlo ricadere pesantemente su giaciglio. Mi avvicino in silenzio tenendo i palmi aperti e tesi verso le sue gambe le quali non tocco e rimango a distanza, faccio appello alla mia capacità curativa pregando silenziosamente gli dei gemelli di darmi, anche adesso, il potere che i De Lagun tramandano da generazioni. Sento aggregarlo particella dopo particella sui palmi delle mie mani sulle quali si manifesta sotto forma di globi luminosi bianchi leggermente dorati.


    Li passo entrambi sui polpacci del giovane e, nel momento di arrivare lì, distolgo lo sguardo e unisco le mani appena sopra tenendole a distanza. Non appena vedo la luce scemare ritiro le mani e le distendo lungo i fianchi rimanendo sul posto. «È tutto?» dico con voce tremante. Il ragazzo si alza di scatto dalla sua posizione e mi indica la porta, «puoi andare.» dice semplicemente guardandomi, che cosa ho fatto? Sono un idiota. Potevo approfittare per parlargli, fare qualcosa, fargli capire che mi dispiace e invece no. Sono un grandissimo idiota. Vorrei urlare, lanciare qualcosa verso quello specchio al mio fianco fino a farlo cadere al suolo e farlo smettere di riflettere l’immagine di un codardo. Un vile che non merita nulla, nemmeno un briciolo dell’amore che qualcuno potrebbe provare per lui. Non Efrem, non Cassandra, non Daphne, non Keyra, non Lucynda. Nessuno.


    «D’accordo…» reagisci Andreus. Smettila di comportanti come un inutile pollo. Smettila con tutta questa sceneggiata e diglielo, è inutile continuare. Sento il mio corpo seguire un’altra via, quella della fuga e lentamente da come sono entrato, mi avvicino alla porta tirandola a me «ti rendi conto di ciò che stai facendo?» sento sbottare Efrem alle mie spalle. «Che ti è successo? L’Andreus che conosco non mi avrebbe mai mentito così stupidamente come hai fatto tu prima! Pensi davvero che mi sia bevuto la storia della battaglia?»


    aquila colpita… richiudo di scatto la porta stringendo la presa sulla maniglia e mordendomi un labbro per il nervoso improvviso. «Io… non volevo parlarti di questa cosa davanti a Keyra…» mormoro alzando di poco gli occhi, è quando incrocio i suoi che le sue parole mi colpiscono «ovvero? Quale sarebbe questa cosa di cui non vuoi parlare con anima viva?» non rispondo, non ce la faccio. I suoi occhi, quell’occhio. Quell’occhio glaciale che silenzioso mi penetra nell’animo. Non ce la faccio, non riesco a sostenerlo. Volgo lo sguardo verso lo specchio trovandovi il mio volto, un’espressione di terrore mista a una profonda tristezza si mostra ai miei occhi.


    Dov’è Andreus? Chi è quel mostro all’interno dello specchio? Non sono io. «Ma guardati. Non riesci nemmeno a guardarmi negli occhi… cosa stavo pensando l’altra sera?» spalanco gli occhi guardando la mia immagine riflessa cominciare a tremare «è stato tutto un errore. Uno sbaglio che non avrei dovuto commettere!» stringo i pugni. No. Non è vero. Non è stato un errore. Non può dirlo sul serio. La sua voce muta in un ringhio rabbioso «sei solo un cod-»


    non ci vedo più e un secondo prima che possa finire la frase ecco che il mio pugno destro si schianta con forza contro la sua mascella.


  2. #412
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli



    *V.M.+18: A causa del loro contenuto, alcune foto saranno messe sotto spoiler. Buona continuazione *

    «Ti sembro ancora un codardo? Eh? Dillo Efrem!»


    non si muove, il volto piegato nella direzione opposta al mio, prende un respiro profondo «parla allora!» dice rabbioso. Abbasso la mano lasciando la sua faccia libera, faccia sulla quale ora è comparsa una chiazza rossastra. «Io… sono solo un idiota. Un paranoico e grossissimo idiota!» dico stringendo ancora i pugni contro i fianchi «che cosa hai fatto?» mi dice voltando la testa e massaggiandosi appena la guancia. E adesso come glielo dico? Complimenti Andreus, tutto questo spettacolino, il pugno in faccia… oh cazzo. Che diamine ho fatto? L’ho colpito? L’ho colpito sul serio? Oh dei. Vabbè, ormai il danno è fatto, non ha più senso vivere da codardi, fammi fuori Efrem. Me lo merito. «Non sono del tutto sicuro di ciò che sto per dire… ma devo togliermi questo peso, non posso più tenermelo. Io… sono stato a letto con Daphne!» Efrem si volta di scatto, e i suoi occhi si fissano nei miei, furenti «tu cosa?» dice osservandomi. «Ero ubriaco, non ricordo assolutamente nulla. Per quanto ne so potrei anche aver dormito! Mi sono svegliato in mutande e… la stavo… abbracciando…»


    un interminabile silenzio segue le mie parole. Rilasso le mani tornando a guardare il pavimento, ma è con ciò che succede dopo che il mio cervello perde totalmente la cognizione di ogni cosa che mi circonda. Efrem si alza di scatto, chiudo gli occhi aspettandomi le sue percosse e…


    mi abbraccia? Mi stringe a se, e io posso avvertire il battito del suo cuore accelerato. «Solo il fatto di avermelo detto ti fa onore…» dice soltanto. L’abbraccio si fa sempre più stretto e mi lascio trasportare versando su di lui quelle lacrime che ho celato per troppo tempo «perdonami!» singhiozzo sollevando il capo dalla sua casacca. I suoi occhi si riflettono nei miei e un attimo dopo il suo indice mi solleva il mento fino a che… le sue labbra non si posano sulle mie in un bacio profondo, quasi eterno. Egoista e rabbioso sollevo la mano dal suo fianco fino ai suoi capelli


    per poi scendere sulla sua guancia sulla quale accarezzo lentamente la cicatrice e infine il livido che gli ho procurato, lo sento sussultare scostandosi leggermente «non volevo colpirti…» dico scostando la mano, lui sorride prendendola nella sua «bugiardo.» dice mantenendo il sorriso «ammettilo che volevi vendicarti del pugno che ti ho dato l’altro giorno.» avvampo. Come uno scemo. Le sue labbra si posano di nuovo sulle mie prima di guardarmi negli occhi «puoi fidarti di me, qualsiasi sia la motivazione, parla! Dimmi tutto ciò che ti passa per la testa!» sorrido, sa che non lo farò mai, che aspetterò sempre l’ultimo minuto utile per dire qualsiasi cosa. Mi conosce… forse più di quanto io conosca me stesso. Sono un bambino stupido? Forse sì, ma mi piaccio per ciò che sono. Questa guerra ci sta distruggendo e cambiando dal profondo. Giorni fa non avrei nemmeno reagito in questo modo. No, a quest’ora starei ancora a nascondermi dal suo sguardo, forse a fuggire per sempre da questa paranoia fino a perdere anche l’ultimo briciolo della mia umanità e dell’amore che provo per lui. Ma ora basta scappare, non ha più senso, non fuggirò più. Le nostre labbra si incontrano nuovamente, il mio polso ancora serrato nella sua mano viene trascinato verso l’alto. Non ho più paura di lui, dei suoi occhi. Mi abbandono totalmente mentre la mia schiena si posa sul muro al mio fianco. Con estrema lentezza ci liberiamo di tutti gli strati di tessuto rimanendo vulnerabili l’uno all’altro visibili per ciò che siamo davvero, corpi scoperti, nudi. Nessuna barriera, nessun guscio a dividerci, solo due corpi, due anime che, dopo tanto tempo, si fondono nuovamente in una sola…


    Sollevo la testa dal suo petto, l’uomo mi sorride contagiando me che lo seguo con un’espressione più inebetita che compiaciuta, distolgo lo sguardo ancora una volta ma una sua carezza mi costringe a ritornare



    con gli occhi sui suoi e per un attimo mi perdo in quella diversità, cielo e terra che si mescolano sul suo volto creando quella semplice faccia da schiaffi che tanto amo. «Perché eviti il mio sguardo? Sono davvero così brutto e minaccioso come dicono tutti?» Rido e lo stringo a me affondando con la faccia nei suoi pettorali, veri stavolta e non il seno di Daphne, «tu non sei una minaccia…» dico abbracciandolo e tornando sui suoi occhi «sei solo odioso!» rispondo e contemporaneamente uno scappellotto mi raggiunge sulla testa, sollevo un labbro per il dolore e poso il mento su di lui «so che con te ho trovato qualcuno che mi capisce… e poi…» lo bacio




    e mi alzo dal letto cominciando a cercare i miei abiti «con te sento che posso essere me stesso…» Efrem si solleva guardandomi «ma se sono un completo disastro!» gli sorrido «appunto, sono io il più grande tra i due, se non ti tengo d’occhio giorno e notte tu combini disastri... come prima in armeria per esempio!» si avvicina a me afferrandomi il polso prima che possa prendere i miei pantaloni «se fossi stato un altro, a quest' ora avrei ucciso entrambi…» lo guardo negli occhi, «lo so!» dico piegando un labbro «e comunque…» mi bacia nuovamente «sarai anche il più grande ma con me ricordati che puoi e devi essere te stesso… e…» mi tira a se facendomi perdere l’equilibrio, cado dritto su di lui… di nuovo. Maledetto. «Ho deciso che dormi qui oggi! Non osare andartene.» mi stringe a se con un braccio. No Efrem, questa richiesta non posso assecondarla, Dei, non sai quanto desiderassi queste parole, ma no. Ho giurato l'altra sera che avrei mantenuto il segreto fin quando non sarebbe stato il momento. Non voglio che qualcuno pensi che mi trovo dove sono ora solo perché sto con te. Mi sollevo facendomi leva con il braccio libero «vuoi che qualcuno si insospettisca perché non mi trova da nessuna parte?» la presa sul mio polso si affievolisce fino a sparire e nel momento in cui mi alzo, Efrem si gira dall’altro lato dandomi le spalle. «Che fai, l’offeso ora?» rido alzandomi e rivestendomi. Lo lascio riposare, so bene che sta scherzando, ma non vorrei sollevare questioni adesso. Raggiungo la sala principale e osservo il piatto posato sul tavolo.


    Ma è un biglietto sotto la porta ad attirare la mia attenzione, lo raccolgo e leggo il contenuto

    Citazione Originariamente Scritto da Keyra
    Perdonami per queste semplici righe, per questo biglietto,
    non volevo disturbare ma è giusto che almeno tu sappia
    dove mi sto recando. Sto andando al Glados, al momento non
    mi sento di aggiungere altro. Se vorrai chiarimenti ti saranno dati al mio rientro.

    Keyra
    Dove cacchio sei andata? Lo arrotolo in tasca, se lo vede Efrem è la volta buona che la decapita appena esce dal glados. Prendo poi la ciotola e il bicchiere e torno da lui sorridendogli, vorrei chiedergli perché non ha mangiato insieme a noi come fa la gente normale? Mi guarda da sopra le coperte. «Sei stato tu?» osservo il piatto, di solito sono bravo a svuotarli… non a riempirli. Alzo le spalle «ehm... penso sia opera di Daphne, simpatica, no?» dopo aver mugugnato qualcosa di incomprensibile lo vedo stendersi nuovamente «dille che ho apprezzato il gesto!» faccio un cenno con la testa e fuggo fuori dalla sua stanza assicurandomi che nessuno passi nel corridoio. «Un bambinone!» sospiro sorridendo e posando i due recipienti sul tavolo in mensa prima di dirigermi verso i piani superiori. Devo parlare con Daphne, adesso posso farcela. Devo farcela. Arrivato al primo piano mi accorgo di un suono metallico proveniente dall’armeria, qui ci trovo Ananya intenta a recuperare il suo pugnale da terra, mi affaccio rivolgendole un sorriso… ora ho un buon motivo, finalmente. «Ananya, hai visto Daphne in giro per caso?» se mi risponderà mi adeguerò di conseguenza altrimenti mi dirigerò verso l’esterno…

    Difesa e recupero:
    Rigenerazione: Avviene tramite tocco (Esperto) - Rigenera ferite di media entità (ferite profonde non mortali, ossa rotte, danni medi da elemento)

  3. #413
    Master caotico L'avatar di SimsKingdom
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    È sera

  4. #414
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli



    ANANYA

    Sto raccogliendo il pugnale quando una presenza dietro di me si palesa: è Andreus, che tutto sorridente mi chiede se io abbia visto Daphne da qualche parte.
    Sembra contento e sereno….. dev'essere perché prima l’ho ringraziato! Non vedo altre ragioni!
    Interessante, non sapevo che una semplice stupida parola potesse avere questi risultati!
    Lo terrò senz'altro a mente per il futuro.

    Raggiungo la porta, per mettermi nuovamente in posizione per il lancio; «No, non l’ho vista» gli rispondo tranquillamente, per poi tornare a mirare il manichino.

    In realtà, non ho proprio visto nessuno, e sono quasi certa che non sia notte fonda, per cui…. dove sono tutti?

    Forse, una volta riuscita a fare un lancio decente, sarebbe bene andare a controllare.
    Tiro nuovamente, questa volta però tenendo dritto il polso.
    Speriamo bene...


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  5. #415
    GdR Master L'avatar di Eclisse84
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    Daphne Elania Baratheon

    … sai la verità è che sono qui per caso, ho incontrato questa banda capeggiata da Efrem in un luogo che pensavo essere mio -scusami se non ti dico quale precisamente, ma se qualcuno intercettasse questa lettera sarebbe la fine- dopo essere mancata per qualche giorno, quando sono venuta da voi per chiedere l’aiuto di Papà, sono tornata e li ho trovati belli che sistemati, figurati che Efrem si è preso la mi stanza, era l più grande di tutte, mi ha praticamente cacciato via, ora dormo in una piccola stanzetta, ma mi basta. Sì… sì lo so che lui non ti è mai piaciuto e che quello che ti sto scrivendo finirà per fartelo piacere meno, ma credimi… io non sono qui per lui, anzi spero proprio che mi passi questo sentimento che mi logora dall’interno, perché mi sento marcire dall’interno di più ogni giorno che passa. Scusami non voglio tediarti queste mie follie sentimentali, ti basti sapere che sto bene, ho imparato ad usare Pandora, almeno puoi dirti fiero di me in questo, il fulmine si è palesato, sono felice di potermi sentire più vicina a te in questo. Ti voglio bene… mi manchi infinitamente, tua sorella Daphne.
    Ripiego nuovamente il foglio il tasca e resto a guardare la statua ancora per un po’, quanto tempo è passato da quando mi sono seduta su questa panchina? E’ calata la sera ed inizio ad avere un po’ freddo, ma non ho ancora voglia di tornare giù. Mi stendo a pancia all’aria e cerco di rilassarmi un po’, ne ho bisogno.

  6. #416
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    Andreus De Lagun

    Osservo Ananya raccogliere il coltello da terra, il lancio non le è andato particolarmente bene. Si avvicina alla porta e mi dà le spalle continuando a guardare il manichino. Dei, ma cosa le ho fatto a questa tizia? Mi dà sempre più sui nervi, ma voglio credere che sia solo diffidente. Deve essere così, non le ho fatto nulla cacchio! Calma Andreus, rilassati e fai un bel respiro. Sei appena uscito da un problema enorme… almeno per me, non creartene un altro. «No, non l’ho vista» dice riprendendo una postura di lancio forse leggermente errata. Le rivolgo un altro sorriso, non so se lo vedrà «grazie mille!» poi mi dirigo verso le scale, ma prima, cerco di fare buon viso a cattivo gioco, magari se comincio a trattarla con meno acidità, farà lo stesso. Proviamo dai, almeno non avrò il rimpianto di non averci provato. Mi conosco, almeno sotto questo punto di vista. Torno indietro osservando meglio la postura della ragazza e schiarendomi la gola «Ananya, un consiglio… se me lo permetti…» mi avvicino un po’ «prova a prendere il pugnale dalla parte della lama e, soprattutto, porta la tua gamba “debole” in avanti…» mi avvicinerò e tenterò di appoggiarle una mano sulla spalla in senso di benevolenza «è facile, dai!» detto ciò mi allontanerò da lei dandole la possibilità di sistemarsi e io ne approfitterò per salire di sopra. Negli altri piani non ho trovato Daphne, almeno in giro per i corridoi, le ultime due opzioni sono rimaste il monastero sopra le nostre teste e la sua camera. Beh dai, se non è fuori almeno avrò preso una bella boccata d’aria fresca, qui dentro l’aria è piuttosto carica di polvere, alla lung… e… e… «ETCIÙ comincio a starnutire uno dopo l’altro imprecando tutti gli dei per aiutarmi con questa maledetta allergia. Non appena arrivato all’esterno ringraziando l’allergia nell’evitarmi la nauseante puzza di cadavere della cripta. Prendo una lunga e potente boccata d’aria espirando avidamente col naso. Le stelle, avevo dimenticato quanto fossero belle a quest’ora. Chissà se Cassandra le starà osservando, era sempre uno dei nostri spettacoli preferiti. Gli occhi mi si velano per un attimo osservando quei puntini luminosi. Sorellina, ti tirerò fuori da quella gabbia dorata nella quale sei costretta… te lo prometto…
    Un rumore di carta spiegazzata e scricchiolii di legno mi fanno voltare, osservo all’interno della penombra rotta solo dalla luna, all’interno de monastero. Sguscio all’interno di uno dei fori nel muro stando ben attento a non far cadere qualche mattone troppo friabile, non vorrei che come mio solito combino qualche pasticcio e faccio crollare l’intero monastero. Mi avvicino alla figura poco dopo mi accorgo che è Daphne, rannicchiata su una panchina. Che abbia freddo? «Ehi… Daphne, sei tu?» oh dei e se non fosse lei? Sei un idiota Andreus, un grossissimo e potentissimo idiota…

  7. #417
    sim dio L'avatar di XxRosy_99xX
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli


    Lucynda Mellow


    Per quanto tempo avrò intenzione di rinchiudermi in queste quattro mura? Forse per il resto della mia inutile vita. Sarebbe il mio sogno.

    No, ma che cazzo di problemi ho nel cervello!? Là fuori c'è una guerra in corso, non posso starmene con le mani in mano finchè la volontà me lo permette, devo... devo... devo...

    Qualcosa mi impedisce di autocontrollarmi. Qualcosa come l'istinto omicida... il forte impulso di distruggere qualunque cosa mi capiti tra le mani... il mio corpo produce dei tremolii involontari, le membra interne pulsano all'impazzata, a breve scoppieranno in preda a un forte prurito innaturale... possibile che sia... «Non... non adesso... MERDA!»

    Voglio fuggire, prendere una boccata d'aria... e mandare a fanculo tutti. Fossero le prime cose che faccio.

    Mi precipito verso la porta, sbattendola violentemente per poi avanzare a passo rapido presso l'uscita, ogni rampa di scale che percorro sento che le tempie martellano con un ritmo sempre più evidente. Raggiungo l'uscita a stento, ritrovandomi nelle vicinanze del cancello d'ingresso... da qui scorgo due figure di cui non riconosco i lineamenti fisici per via dell'offuscamento della vista.

    Il mio volto si rivolge istintivamente verso il cielo: l'oscurità regna sovrano, non c'è alcuna traccia di luce, eccetto il bagliore lunare e stellare.





    «Sto per...»
    sibilo, tremando in preda agli strani malesseri che si prendono gioco di me, finché nel momento in cui raggiungo il culmine del dolore, lancio un urlo con tutto il fiato che ho in corpo verso il cielo, stringendo i pugni per aria.



    Per un lasso di tempo rimango immobile, finchè la mia aura di tenebra si manifesta sottoforma di un tetro bagliore, avvolgendomi del tutto.

    Non vedo un cazzo, ma sento esclusivamente il rumore di un qualcosa che si sta sprigionando dalle mie mani... un qualcosa di nettamente familiare... un qualcosa di così potente da strappare il tessuto dei guanti, riducendolo in mille pezzettini...



    Distruzione (Esperta):
    Lancia di Fulmine
    - Si crea un fulmine dalle dimensioni di una lancia, che può essere scagliata al nemico, causandone danni medi da elettricità. (80 volt)
    Stringo i denti per il dolore inarrestabile... sto accumulando troppa elettricità... l'energia che sto contenendo tra i palmi in quantità anomala sta prendendo una strana forma... non la trattengo più... senza rendermene conto la scaglio dove mi capita, lontana dalle mie grinfie, magari avrò beccato uno dei tanti tronchi d'alberi qui vicino... considerando che per un istante l'olfatto accoglie la puzza di legno bruciato.

    Sono stremata... il mio corpo non regge tutta questa potenza... le ossa avranno subito degli strappi interni... forse... forse mi sono... evoluta?

    Ogni suono mi giunge ovattato, la vista è del tutto cupa, le ginocchia sono sul punto di non sostenere più il peso corporeo... i sensi mi abbandonano, sono sul punto di cadere pesantemente a terra, giacendo a occhi chiusi e priva di coscienza...





    *N.B.: So che avrei dovuto scrivere l'evoluzione fin quando la turnazione è iniziata, ma finora Lucy non ha avuto l'occasione di adoperare il suo potere elementale, quindi me la sentivo di fare ciò solo adesso. Spero non sia un problema

    Ultima modifica di XxRosy_99xX; 30th April 2015 alle 20:48 Motivo: Aggiunte foto.


  8. #418
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    Daphne Elania Baratheon

    Sono persa tra i mille pensieri e le fantasie che, pur volendo, non riesco a cancellare dalla mente, il fresco è pungente, ma tutto sommato mi piace, è come se fosse rigenerante, quando sento dei passi provenire in lontananza.
    “Hei... Daphne, sei tu?” La voce è quella di Andreus, ma qui fuori è buio pesto, non si possono neanche piazzare fiaccole o qualcuno potrebbe notarci, è l’ultima cosa che voglio in questo momento. Mi appiattisco sulla panchina, in modo che l’oscurità mi sia complice ed Adreus non riesca a vedermi bene, sento che avanza passo passo, ma l’insicurezza dei movimenti mi fa capire ancor più che non è certo di chi ha visto qui. Mi balena in mente di fargli un piccolo scherzo innocente, ma a stento trattengo una risata, non devo farmi notare o andrà tutto all’aria. Attendo che il calpestio sia vicino, alla portata del mio teletrasporto e volto gli occhi verso il ragazzo, facendo attenzione a non fare movimenti che mi farebbero identificare. Quando è abbastanza vicino collego la mia volontà ad ogni parte infinitesimale del mio corpo, lo sento scindersi ed annullare le sensazioni fisiche come il legno contro la pelle o il freddo della sera. Velocemente riprendo forma alle spalle di Andreus, non muovo un passo, non deve sentirmi fino a quando: “BUH”
    Urla spaventato e si volta pronto a colpirmi, ma fortuna vuole che i suoi riflessi siano migliori dei miei, così mi riconosce prima di mollarmi un pugno in bocca "MALEDETTA! NON FARLO MAI PIù!" sbotta ancora con gli occhi sgranati ed il fiatone per lo spavento, è tremendamente buffo, devo prenderlo per forza in giro "Hai i nervi tesi o sbaglio?" Porto la mano sinistra al mio fianco e fingo di guardarlo sospettosamente. Ha le mani che tremolano, ma le porta prontamente dietro la schiena, prima di rispondermi "N-no! Cioè... forse!" Ah, ti ho spaventato bello mio, non puoi nasconderlo"Fifone!" mi lascio andare ad una risata, neanche tanto fragorosa, abbiamo già fatto abbastanza baccano. Visto che ci troviamo finalmente faccia a faccia, senza nessuno tra i piedi, decido di farmi coraggio e di parlargli di questa situazione che ha creato una innegabile tensione tra noi, tensione che voglio annullare del tutto" Senti... a proposito della scorsa notte: tu credi che... insomma, noi abbiamo...?"
    "ehm..." Avvampa, diventa improvvisamente rosso come un peperone "io speravo che lo sapessi tu..."
    "Ah... bene! Beh... eravamo vestiti, è buona cosa, no?" Insisto nel guardarlo, è vero che ho molti dubbi, ma non mi sento troppo turbata, capisco che per lui possa essere una cosa tanto sgradevole giacere con una donna, ma… diamine, non ne abbiamo certezza, potremmo anche far finta di niente.
    "se l'intimo lo chiami vestiti..." Mi risponde immediatamente, ma porta lo sguardo altrove, non lo facevo così timido.
    "Almeno non eravamo nudi..." Sorrido ancora nella speranza che mi rivolga nuovamente l’attenzione "Comunque oh... stai messo bene" L’occhiolino mi parte in automatico, diamine Daphne controllati, Andreus arrossisce e si sfila la giacca, forse per il troppo caldo "Intendi qui sopra o..."
    "... hem ehehe" mi parte un sorriso ebete che vale da spiegazione, sopra e sotto dovrei dire, ma meglio che sto zitta, non voglio sembra ancor più una maniaca, cosa che sono nella realtà, ma dettagli
    "ma smettila!”Mi lancia la giacca contro di riflesso per zittirmi ed avrà notato che ho la pelle d’oca, così l’afferro al volo "Avresti reso felice mio fratello... te lo ricordi, non è vero?" Mi guarda, uno sguardo che non sono in grado di decifrare "Intendi Kaleb? Come sta?"
    "Vedo che ti ricordi il suo nome, sta normale... non si vede con nessuno, è un uomo ligio al dovere in questo momento, senza distrazioni" Zak e qua ti volevo Andreus, mio fratello è single, single da quando gli hai messo la medaglietta dell’amico appesa al petto.
    "Come posso dimenticarlo? Non ha incontrato nessun altro dopo... beh... dopo quel giorno?"
    "No... nessuno, nessuno. E' come se avesse il totale rifiuto, magari... potresti dargli una seconda chanche?" Eddai Andry…
    "Non me la sono sentita di prenderlo in giro... non sono quel tipo di persona... gli avrei fatto del male e basta..."
    "Capisco, ma mio fratello... sai, non perchè è mio fratello... è un ragazzo come pochi, è dolce, forte, protettivo, insomma fossi in te ci penserei." E’ vero, adoro Kaleb e sogno per lui una persona come Andreus, sarebbero perfetti e non potrei essere più felice per loro, ma c’è qualcosa che non va e devo capire cos’è.
    All'improvviso un rimbombo risuona alle mie orecchie e vedo un bagliore in lontananza "Che è stato?"

    Teletrasporto del proprio corpo
    Allieva - Nel raggio di due metri
    *frasi di Andreus concordate

  9. #419
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

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  10. #420
    sim dio L'avatar di DELTAG
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    Keyra
    Isyl Tinnuviel


    Minuti , ore oppure secondi…da quanto tempo sono sospesa nel Glados tra il reale e l’ignoto con la sola compagnia dei miei pensieri?

    Dovrei tornare dai ribelli a riprendere il mio posto tra le loro file dare ad Efrem , se ha visto il mio biglietto ; una spiegazione sul perché io me ne sia andata così senza palesare nulla delle mie intenzioni…cosa gli dirò?
    Non posso parlare con lui adesso, non così…capirà ciò che mi ha portato a fare ciò che ho fatto?
    Il mio corpo vorrebbe varcare subito questo portale, questa unica difesa tra me e il mondo, eppure il mio cuore e le mia mente si rifiutano di rispondere ai movimenti del mio corpo, troppa adrenalina in circolo da scaricare, troppe emozioni e istinti sono entrati in gioco in questo lasso di tempo passato in compagnia del mio nemico. Nemico, già…un nemico che dovrei abbattere e non giustificare e invece…ho persino finito per cedergli coscientemente anche se sapevo benissimo che non era giusto, non per me. Dovrei odiarlo come tutti i Leithien, eppure non ci riesco, lui non riesco proprio a vederlo per la bestia sanguinaria con qui viene descritto…anche lui come me ha riferito di aver diseredato il suo cognome…altra incognita alla quale non so se credere e… mi ha lasciato un nome, un nome su cui basarmi, un nome su cui ragionare, ha detto che è stato Gordon Leithien ad uccidere mia madre…sarà vero? Un dominatore del fuoco…il padre di colei che è regina..
    Faccio un profondo respiro, ed assecondo il bisogno del mio corpo di uscire da questo spazio che improvvisamente è divenuto troppo angusto e affollato dai miei pensieri, ho bisogno di scaricare tutto ciò che mi è piovuto addosso.
    Varco finalmente il Glados, ma i miei pensieri non mi abbandonano, mi appoggio al lato della struttura splendente che si trova alla mia destra e mi abbandono contro la sua superficie vagando con lo sguardo verso il cimitero e i fatiscenti muri del monastero. Ombre inquietanti si confondono con il cielo scuro, è notte, una notte in cui il sonno non arriverà presto lo so. Mi porto la mano destra sulla fronte mi abbandono scivolando a terra ai piedi del Glados…mentre mi sembra di scorgere un qualcosa tra ruderi…ma forse è solo uno scherzo della mia immaginazione.
    -Il mio nemico è un dominatore del fuoco - lo sapevo fin dal principio ma ho sempre sperato non fosse vero e invece…
    - L ’elemento a me avversonemmeno riuscissi a liberare tutta la mia magia riuscirei a batterlo. -
    Che casino.
    – Lo zio di Ryuk Leithien…uno sporco e pericoloso Leithien è colui che devo uccidere –
    Rido istericamente da sola mentre scuoto la testa sconsolata, probabilmente colui che cerco si trova al caldo, nell’impenetrabile castello dei Leithien al confine con le proprietà che un tempo appartenevano alla famiglia di mia madre poi assorbite sotto lo stendardo Tinnuviel, dovrò verificare e per farlo, dovrò forse richiedere udienza a lui, ma non prima di aver parlato con mio padre.
    « Vicine anche nella morte madre… » sospiro pronunciando a voce alta queste parole pensando a lei volgendo uno sguardo alle stelle del firmamento, stelle così diverse da quelle del Valmorguli, è per lei che combatto contro questo nemico, un nemico che nonostante tutto ho tutta l’intenzione di abbattere anche se sarà quasi impossibile, sicuramente per me non finirà bene, me lo sento.
    Improvvisamente a destarmi dal mio torpore un bagliore simile ad un fulmine squarcia il cielo sgombro da nuvole temporalesche, facendomi sussultare, scatto in piedi senza perdere tempo dimenticando le mie inquietudini interiori che mi stanno logorando dentro, forse le ombre che ho visto prima non erano solo ombre immaginarie ma figure umane di invasori venute da chissà dove . Richiamo a me la mia arma devo difendere il nostro territorio ….piume leggere prendono forma nella mia calda mano, concretizzandosi in Menelmir, il Diamante incastonato nell’elsa del mio stiletto riluce ai bagliori di questo cielo…un cielo che sa di speranze infrante ma che mi da comunque il coraggio e la forza di procedere verso la mia vendetta ancor più consapevole dei rischi e dei pericoli a cui andrò in contro…a partire dal dover affrontare la mia scomoda verità davanti ad Efrem. Perdonami Andreus! Per questa verità non confessata…nemmeno a te.
    Mi scosto dalla mia posizione nei pressi del Glados per raggiungere velocemente il punto in cui mi sembra si sia generato il fenomeno.


    Menelmir---> Arma in forma dormiente
    Ultima modifica di DELTAG; 27th April 2015 alle 23:06

 

 

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