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Risultati da 421 a 430 di 2208
  1. #421
    sim dio L'avatar di Akuiyumi
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli



    ANANYA

    Sto per tirare di nuovo, ma Andreus parla ancora «Ananya, un consiglio… se me lo permetti…prova a prendere il pugnale dalla parte della lama e, soprattutto, porta la tua gamba “debole” in avanti…» per poi posarmi una mano sulla spalla «è facile, dai!».

    Lo guardo malissimo.
    «Ma sei fuori? Perché non prendi la tua ascia, dalla parte della lama, mh? Ti do anche io un consiglio: non parlare di cose che non conosci.»

    Robe da matti, questo voleva che lanciassi un pugnale affilato prendendolo dalla lama… Sicuramente non ci ha mai provato, altrimenti avrebbe certamente scoperto che è un ottimo modo per tagliarsi da soli.

    Quando finalmente se ne va, riprendo il mio allenamento: mi metto in posizione, tiro… questa volta cerco di controllare di più il movimento del polso.

    Vola… vola…. rotea… e finalmente fa centro! Con la lama!

    Ottimo! Ora devo solo provare e riprovare finché non mi verrà in automatico!

    Mmmmhh.... dissipo il pugnale, ho in mente una cosa.


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  2. #422
    Master caotico L'avatar di SimsKingdom
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    FINE TERZO TURNO
    LE VALUTAZIONI VERRANNO EFFETTUATE FIN QUI

  3. #423
    GdR Master L'avatar di Eclisse84
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    Master

    Dal glados una figura avvolta da una abito candido e dalle fattezze androgine, esce sorretta da ali candide ed evanescenti: Mercur, il messaggero della Valmorghuli. Vaga, conosce già la sua destinazione, si dirige verso colei che è stata chiamata per un incontro nella zona neutra. Giunge innanzi la donna e pronuncia la frase di rito:
    "Relata Refero, Ananya Nitya Kalpana"
    attenderà che la donna lo segua e solo prima di ri-attraversare il portare pronuncerà ancora:
    "Absit inuria verbis"


  4. #424
    sim dio L'avatar di Akuiyumi
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli



    ANANYA

    Non faccio in tempo a pensare a cosa devo fare, che vengo di nuovo interrotta. Mi giro sbuffando, pensando si tratti di nuovo di Andreus, tornato indietro per aggiungere qualcosa, ma rimango di stucco quando vedo chi è stato a parlare. Ora che ci penso, non so nemmeno cosa abbia detto, ho solo capito il mio nome.
    Lo guardo curiosa… che razza di creatura è? Le ali, tutto quel bianco.. sembra quasi una creatura eterea.
    Mi avvicino per osservarla meglio, ma deve aver inteso il mio gesto come se avessi acconsentito a fare qualcosa, perché mi sta accompagnando da qualche parte.
    Incuriosita, mi incammino pure io. Usciamo fuori dal rifugio e ci dirigiamo verso il portale. Passando, vedo buona parte dei miei compagni lì, ma non ci faccio molto caso, complice il buio e il fatto che la mia attenzione è rivolta all’essere alato.
    Dice qualcos'altro, prima di attivare il portale. Un po’ titubante, lo attraverso.

    Continua qui
    Ultima modifica di Akuiyumi; 30th April 2015 alle 23:52


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  5. #425
    Master caotico L'avatar di SimsKingdom
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    È l’alba

  6. #426
    Master caotico L'avatar di SimsKingdom
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    Andreus De Lagun

    «Capisco, ma mio fratello... sai, non perchè è mio fratello... è un ragazzo come pochi, è dolce, forte, protettivo, insomma fossi in te ci penserei.»
    dolce, forte, protettivo. Mentalmente ripeto queste ultime parole associandole a quel nome, Kaleb. Il suo volto si compone lentamente nei miei ricordi, i lineamenti delicati ma marcati e gli stessi occhi della sorella.

    Quegli occhi carichi di speranza e che io ho distrutto per sempre. Ricordo ogni cosa di quella sera, Daphne aveva insistito perché uscissi dalla torre dopo quasi una settimana di reclusione. Papà e Cassandra avevano intensificato il nostro giro di allenamenti e io avevo a malapena il tempo per dormire e mangiare. Quel pomeriggio ero sgattaiolato di nascosto e mi ero rintanato in camera mia buttandomi sul letto con poca grazia. Passò solo una mezz’ora prima che qualcuno bussasse alla mia porta, la voce di Daphne che mi implorava di aprirle mi fece sorridere. Quando me la ritrovai davanti tutta trafelata mi disse solo che aveva voglia di andare nella sua terra natia, non ebbi il tempo di replicare o di dire altro che la ragazza mi trascinò per un braccio fino al glados. Sbucammo all’ingresso di un viale alberato, alti si ergevano sopra le nostre teste, era la prima volta che ne vedevo di così. A Gaearmir, la mia terra, sono sempre stato abituato alla vegetazione bassa e rigogliosa dei luoghi di mare, poche volte ne avevo visti di diversi. Ci incamminammo a passo lento per quel viale, Daphne continuava a sorridermi raggiante mentre io ero solo stanco e giù di corda, gli allenamenti con papà non finivano mai bene e a fine giornata mi ritrovavo stanco e col morale a terra. La ragazza doveva aver notato il mio malumore, così decise bene di provare a tirarmi su di morale lanciandomi una mela… matura… Mi voltai di scatto furente massaggiandomi il punto colpito. «Oh, ma che ti prende oggi?» sbottai forse con troppa rabbia. La ragazza smise di ridere e il suo volto si fece serio, quasi arrabbiato «che ti prende a te! Ma ti sei visto allo specchio?» non ci pensai più, la rabbia di quei giorni era troppo forte e l’accumulo era spaventoso e, se non fosse perché mi aveva pregato, l’avrei piantata lì in mezzo a quegl’alberi. Sbottai ancora un volta «non mi hai dato il tempo di sciacquarmi la faccia! Ti dà fastidio?» ripensai poco dopo a quella risposta e mi sentii stupido... molto stupido e «sei proprio una signorinella Andreus!» ecco appunto. Sbuffai rumorosamente riprendendo a trascinarmi sul terreno, quella giornata era iniziata male e stava finendo sempre peggio. Daphne riprese a camminarmi accanto con ancora quel sorriso stampato sulle labbra, era particolarmente radiosa quel giorno. «Come faccio a presentarti a mio fratello con quel broncio, sai... è venuto a trovarmi e gli ho detto che ho un amico da fargli conoscere...» sgranai gli occhi guardandola. Stentavo a credere a quelle parole... Daphne, aveva organizzato tutto questo... per farmi conoscere suo fratello. Non sapevo come reagire e molto probabilmente dissi la prima cosa che mi capitò per la testa «tuo fratello? Mi avevi detto che volevi farmi vedere la tua terra!» perlomeno non erano parole a caso tipo "sonno sonno sonno" o "fame fame fame" o peggio... "Targaryus Targaryus Targaryus". Ecco, magari quest'ultima sarebbe stata d'aiuto. Dei, avrei dovuto parlargliene prima. Da quanto tempo andavano avanti i miei sentimenti per quel ragazzo? Molto probabilmente dal mio arrivo alla torre. Fu la prima persona che vidi nel cortile appena fuori dal glados. Non so se ad attrarmi fu più l’aria da idiota, spaccone e… idiota o il mezzo sorriso che mi rivolse o penso più che rivolse a mia sorella quando ci vide varcare la luce del portale. La voce di Daphne interruppe il flusso dei miei pensieri «Beh mio fratello è un pezzo della mia terra, sottigliezze...» la guardai fissando i suoi occhi «Daphne, cosa stai macchinando?» sbuffai e dopo un po’ mi calmai, molto probabilmente vedere gente nuova mi avrebbe fatto bene, le sorrisi «scusami... in questi giorni papà e Cassandra non mi danno tregua...» la ragazza mi sorrise a sua volta «io? Con questa faccia? Cosa potrei macchinare?» mi prese sottobraccio e mi trascinò verso una casa, la sua forse. Dalla porta venne fuori un ragazzo, i capelli violini, ribelli che contornavano un viso dai lineamenti gentili ma marcati e un paio di occhi violacei screziati di verde. Non c'era alcun dubbio, quello doveva essere per forza il fratello di Daphne. «Voglio solo distrarre un mio amico presentandogli mio fratello che è... bello, gentile, dolce, così... giusto per fare amicizia...» il giovane sorrise abbassando gli occhi forse imbarazzato dai complimenti della sorella e solo in quel momento mi ricordai di averlo già visto durante molti dei miei allenamenti con papà, era sempre in compagnia della sorella, ma la sua attenzione non era per lei... ma per me. «Oh per favore Daphne, smettila!» disse alzando nuovamente il volto e porgendomi una mano «sono Kaleb, spero solo che mia sorella non abbia esagerato come suo solito...» la ragazza rise e si dileguò in fretta dicendo di volerci lasciare da soli. Lo sapevo. Maledetta Daphne e maledetto me... soprattutto. Il sole stava già tramontando e l'aria fresca dei mesi delle foglie stava già soffiando. Dovetti ricredermi su Kaleb, non era noioso come me l'ero sempre immaginato. Solare, simpatico e con un forte attaccamento verso la sua famiglia e in particolare per la sua piccola schizzata, Daphne, ma in cuor mio sapevo che quella giornata così allegra non sarebbe durata molto e che la resa dei conti si sarebbe avvicinata, avevo paura. Paura di ferirlo, di ferire i sentimenti di un ragazzo che in me aveva visto chissà che cosa. Come l'avrebbe presa Daphne? Era sempre felice quando mi parlava del suo fratellone e adesso io stavo per fare del male proprio a lui. Il magone non tardò ad arrivare e Kaleb se ne accorse dal mio improvviso silenzio, tutte le risate e i sorrisi che erano apparsi poco prima erano svaniti lasciando il posto alla mia espressione dubbiosa che non fa altro che farmi sembrare ancora più cretino. «Andreus? Tutto bene?» disse ad un certo punto posandomi una mano sulla spalla con gentilezza, sentii bruciare quel gesto dentro di me. Cosa avrebbe detto una volta palesatogli il mio rifiuto? Mentii scuotendo il capo «certo, ho solo un po' di freddo.» ancora oggi penso che la mia incapacità di mentire avesse fatto colpo anche quel giorno. Ma le mie parole sortirono un certo effetto sul ragazzo, tolse la mano dalla mia spalla e si sfilò la giacca porgendomela con un grosso sorriso sulle labbra. La afferai e per un attimo rimasi con la mano a mezz'aria incapace di fare o dire altro. Kaleb guardò le stelle già alte nel cielo blu intenso, non mi guardò ma fui io a notare il suo volto cambiare colore di colpo, era davvero carino, Daphne aveva ragione, ma per me non ci sarebbe mai stato altro che una profonda amicizia «Andreus...» disse tenendo lo sguardo fisso verso il cielo «mh?» riuscii a mugugnare soltanto in risposta «guarda che la giacca non ti legherà a quel ceppo se la indossi...» disse con un mezzo sorriso indicandola con la testa. Aveva capito... perché sono sempre così prevedibile? In quel momento feci una cosa della quale mi vergogno ancora, posai sulle mie gambe la giacca piegata e mi sistemai sul ceppo in modo tale che i nostri volti fossero l'uno di fronte all'altro. «Kaleb... io so cosa vuoi dirmi, ho visto i tuoi occhi un sacco di volte in armeria.» li abbassò visibilmente imbarazzato e colpevole. «Pensavo che non fosse così palese...» disse sorridendo ma tenendo gli occhi sul tessuto posato sulle mie gambe, «non voglio mentirti Kaleb... sei simpatico, gentile e bello...» gli posai una mano sulla spalla sperando che sollevasse il capo, dovevo farmi coraggio o sarebbe vissuto per sempre in una menzogna, una menzogna che non sarebbe mai stata da me mantenere «ma...» disse lui anticipando le mie parole, stavolta fui io ad abbassare gli occhi. Per un attimo mi si posarono sui suoi, erano lucidi, velati ma non piangeva. No, le storie che mi aveva raccontato Daphne su di lui erano vere. Respirai a fondo, come se quelle parole scalciassero e graffiassero per non uscire «io non posso...» dissi soltanto e sperai con tutto me stesso che ciò potesse bastare. Mi sentivo patetico, avevo distrutto le speranze di qualcuno solo per un mio capriccio. No, non sarebbe stato un capriccio. Avrei lottato, contro chiunque, anche contro mio padre e Cassandra stessa pur di provarci. Gli ridiedi la giacca posandogliela sulle gambe, era diventata un peso troppo grande da sopportare. «Perdonami Kaleb, davvero... ma io non voglio mentirti...» gli dissi alzandomi dal ceppo. «Te ne vai allora?» mi domandò mentre cominciavo a incamminarmi verso il glados, mai parole furono più dilanianti. Non risposi, non trovavo più la forza nemmeno per dirgli ciò che pensavo, le lettere mi morivano in gola. Corsi, corsi con tutta la forza che possedevo attraverso il viale alberato. Mai mi ero sentito più vigliacco. L'ultimo ricordo di tutto ciò fu la luce del glados che mi avvolgeva e un nome... semplici lettere sussurrate al nulla a comporre quel nome...

    Scuoto la testa ricacciando indietro quel ricordo e osservo la ragazza negli occhi «Daphne... c'è una cosa che devo dirti da troppo tem-» un boato seguito da una intensa luce arriva dall'esterno del monastero. Daphne sobbalza chiedendomi spiegazioni, salto in piedi anche io «veniva dall'esterno!» non ci penso su oltre e corro fuori attraversando uno dei tanti fori nella parete. La vedo, accasciata su se stessa accanto a ciò che rimane di un albero incenerito «LUCYNDA!» urlo e corro verso di lei inciampando nell'erba alta non può essere stata colpita da un fulmine, il cielo è sgombro, allora cos'era quel bagliore? Mi siedo sul terreno accanto a lei e inizio a scuoterla cercando di lasciarle lo spazio necessario per respirare. «Lucynda svegliati!» continuo a scuoterla sperando con tutto me stesso che apra gli occhi...

  7. #427
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    Efrem Targaryus

    Qualcosa mi tira i capelli passandoci sopra con velocità e scompigliandoli. Muovo la faccia sul cuscino affondando dentro di esso, cercando di eliminare il fastidio, ma quel qualcosa continua a infastidirmi, tira e scompiglia sempre di più, ma chi diavolo è? Sollevo lentamente gli occhi dal cuscino e mi guardo intorno nella stanza buia cercando il corpo del “colpevole” «hai cambiato idea?» dico rivolgendomi al probabile Andreus, è l’unico qui dentro ad essersi preso la fissa per i miei capelli. Uno squittio seguito da un breve rosicchiare mi fa voltare di scatto. Cos’è? Mi sollevo dal letto, il suono non accenna a diminuire e dopo aver acceso le candele in camera mi rendo conto di cos’era, uno schifosissimo e bruttissimo scoiattolo sta rosicchiando la testiera del letto. Dei quanto li odio, sono uno dei cibi preferiti delle aquile di Sandover. Se solo mi ricordassi gli insegnamenti di papà sul come catturarli vivi senza spappolarli con le radici. Osservo meglio quell’ammasso di peli e pulci e un particolare attorno al suo collo attira la mia attenzione un sottile filo di cuoio su cui è appeso un pezzo di legno lavorato e levigato per farlo assomigliare a un becco. La riconosco all’istante, era la collana che avevo consegnato a quel tizio, come si chiamava «Mirko? Marko? Ah già… Markus!» gli avevo spiegato, quel giorno in taverna, che quel pezzo di legno proveniva dalla foresta Madre della mia terra, Sandover, un’usanza che i più anziani di noi utilizzavano quando stipulavano i patti. Mi aveva sempre affascinato questa tradizione. Veniva data una collana con un pezzo della corteccia di uno di quegli alberi a chi era indirizzato il patto. Se quello accettava, la collana sarebbe ritornata al proprietario, altrimenti… beh, niente collana. Penso che questo topastro sia stato addestrato da quel tizio per riferirmi il messaggio, magari è così ammaestrato che si fa prendere. Non vorrei spargere tanto sangue qui dentro. Mi siedo sul letto aspettando che il roditore arrivi verso di me e così fa, mi si avvicina cauto e dopodiché mi sale sulle gambe annusando l’aria e osservandomi con quegli occhietti neri e vispi. La tentazione di farlo scappare è tanta, e comincio a sentirmi un bambino dispettoso. Gli sfilo la collana e me la metto attorno al collo e dopo aver inchiodato i miei occhi nei suoi, mi connetto alla sua piccola mente imprimendogli un piccolo ordine, farsi seguire dall’uomo fino a un vecchio capanno situato fuori dalla portata dei reali, un fatiscente casolare abbandonato in mezzo a un boschetto, lì non sospetterà mai nessuno, dovrò prima accertarmi delle intenzioni di questo Markus, non posso farlo entrare così “a fiducia” nel nostro rifugio. Lascio scendere il topo e con uno strattone sulla coda lo faccio scappare fuori dal buco che ha fatto nel muro. Deve aver scavato parecchio per essere arrivato fino alla mia stanza. In fretta cerco i miei abiti che sono sparsi per tutta la stanza e mi incammino verso l’esterno del monastero. Alle mie spalle avverto un certo trambusto, ma adesso devo andare a recuperare qualcuno che rischierà la vita se verrà beccato. Con questo pensiero affretto il passo, scavalco il recinto in ferro arrugginito alle spalle del mausoleo e mi dirigo a passo svelto verso il casolare abbandonato, non dovrebbe essere molto distante da qui… spero…


  8. #428
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    Shayla Bolton


    DA QUALCHE PARTE FUORI DOHAERIS...

    Fa freddo, per Raiden! Non ho la più pallida idea di quante ore abbia passato a camminare per allontanarmi dalla Maison Baelish, e questo capanno abbandonato è l'unico rifugio che sono riuscita a trovare lontano da occhi indiscreti per riposare un pò le gambe. Sono esausta, ma è sudicio e freddo, quindi tempo qualche minuto e riprenderò la mia fuga.



    Ormai è l'alba, i primi raggi solari stanno rischiarando il cielo, e devo prestare maggiore attenzione a non farmi vedere da nessuno. Ho dovuto lasciare il bordello in pochi secondi, altrimenti avrei rischiato di essere catturata per quanto successo, e non sono riuscita a portare dietro nulla di mio. Non che abbia mai avuto molto, ho sempre preferito non portare pesi inutili dietro, ma qualche vestito, gli ultimi ricavi dei clienti, le generose mance... per fortuna avevo infilato almeno gli extra di Ryuk nel corpetto, dopo essermi rivestita. Odio essere al verde, odio dipendere da qualcuno, odio dover alterare la mia vita per avvenimenti che non dipendono da me, ma da patetici uomini che ragionano con ciò che hanno tra le gambe.
    Che... oggettivamente, il più delle volte non sanno neanche usare.
    Mi stringo nelle spalle, non sono riuscita a procurarmi neanche un mantello per non soffrire il freddo e per nascondere il viso, non è da me ritrovarmi così spiazzata da qualcosa. Che nervi, avrei dovuto infierire maggiormente su quel bastardo prima di fuggire.



    Sento dei passi e mi nascondo immediatamente dietro la parete del capanno, sbirciando dai fori nel legno fradicio. Chi diavolo può essere? Che mi abbiano rintracciata? Eppure sono stata attenta!
    Un uomo si avvicina con fare guardingo, ed i suoi capelli rossi sono inconfondibili. Mi sporgo dall'entrata del capanno per guardare meglio...possibile che sia lui? <<Efrem....sei tu?>> chiedo, con fare circospetto, senza mostrarmi più del dovuto.



    Lui si volta, dandomi quindi la conferma di essere proprio chi pensavo, e quindi mi sporgo maggiormente dal capanno permettendogli di vedermi. <<Shayla? Che diamine ci fai qui? Perché non sei a Dohaeris?>> mi chiede sorpreso, avvicinandosi a me.



    Non ci posso credere, Efrem Targaryus! Quanto sarà passato? Credo almeno un anno. Ho sentito molto parlare di lui e della sua rivolta in questi giorni, non è difficile apprendere informazioni quando si fa un mestiere come il mio. Certi uomini sono ben propensi a parlare quando a comandare non è più il cervello ma altro, e le guardie reali non sono da meno. Ma che ci fa all'alba in un posto come questo? <<Lunga storia...non posso tornarci, non sono più al sicuro. Lo sai, rischi del mestiere. E...tu?>> <<Sto aspettando una persona, ma adesso non abbiamo tempo per le spiegazioni. Seguimi e ti spiegherò tutto più tardi!>>. Mi trovo davanti ad un bivio, scegliere di seguirlo probabilmente nel suo covo di ribelli, oppure continuare la mia fuga verso Sud, con l'incognita di non sapere che condizioni troverò. Efrem si allontana di qualche passo dandomi le spalle, ha evidentemente molta fretta e non mi sorprende dato che sta sicuramente rischiando moltissimo nel farsi vedere qui. Ho pochi secondi per riflettere, ed istintivamente lo seguo sperando di stare facendo la scelta giusta. Un anno fa, quella notte, rifiutai la sua proposta, preferendo il mio stile di vita e non nego che lo farei tutt'ora. Ma ora le condizioni sono diverse, ed i suoi nemici ora sono anche i miei. Il loro sangue macchia già il mio pugnale, ed il mio nome sarà già sulla loro lista...quindi meglio combatterli, che scappare all'infinito. Sono a scarso un metro da lui, quando dei passi ridestano i miei sensi e subito dopo vedo un'ombra avvicinarsi. Sono le guardie, mi hanno trovata...lo sapevo accidenti, avrei dovuto fuggire via immediatamente!
    Con un gesto rapido afferro Impeto, legato alla giarrettiera della mia gamba destra. Non l'ho riassorbito, non mi sentivo sicura senza il contatto col freddo metallo del mio pugnale ancora macchiato di sangue. Sollevo il braccio armato, e mi pongo in posizione difensiva pronta ad attaccare e tagliare la gola a chiunque si avvicini troppo, ma la mano salda di Efrem mi afferra il polso portandomelo verso il basso <<Stai calma, è lui.>> mi dice, con tono deciso. Mi volto verso il tizio che ci ha raggiunti, ha un mantello quindi non riesco ad identificarlo bene, ma è un ragazzo, abbastanza giovane a giudicare dai lineamenti del viso che riesco ad intravedere, e veste di stracci quindi non sembra benestante, oppure sa camuffarsi bene. Alzo la gonna scoprendo la gamba destra, senza preoccuparmi di non far notare il mio gesto, ed infilo nuovamente Impeto al suo posto. Poi rialzo il busto, tornando a guardare in viso il nuovo arrivato, che nel frattempo si è avvicinato.



    Il suo sguardo è prevedibilmente direzionato verso la mia gamba, e lo vedo poi scrutare tutto il mio corpo fino a soffermarsi all'altezza del seno. Sorride in maniera strafottente, per poi dire, rivolgendosi ad Efrem <<Se ho interrotto qualcosa posso sempre aspettare..>>. Sbuffo, infastidita da questa inutile perdita di tempo <<Gli occhi sono più su, e non credo tu abbia abbastanza denaro per permetterti il resto>>. Efrem si intromette, ordinandoci di seguirlo, ed affretto il passo dietro di lui, lasciando il tizio alle mie spalle. Camminiamo velocemente, nascondendoci nell'ombra, fino a raggiungere un recinto di ferro arrugginito che rapidamente scavalchiamo.



    LAPIS ANCESTRALIA...

    Scavalcato il recinto, ci ritroviamo di fronte un antico monastero. Lo conosco bene, è uno dei più antichi di Dohaeris ed è ormai abbandonato da non so neanche quanto. Ho sentito qualche storia sui monaci che un tempo lo abitavano...chissà se troverebbero comico come me il fatto che ora sia una meretrice a risiedervi al loro posto! Probabilmente no, visto che di monaci nel mio letto ne sono passati fin troppi in questi anni. Mi lascio sfuggire un sorriso ironico, prima di tornare ad osservare la struttura. Ha un aspetto fatiscente, probabilmente è ancora in piedi per miracolo, e spero che non mi crolli addosso se è davvero questo il mio nuovo rifugio. Nelle pareti in muratura sono evidenti enormi crepe e buchi, e questo la rende ancora più tetra, come se le lapidi che lo adornano non fossero sufficienti. Sono molti anni che non sono costretta a vivere in condizioni simili, maledetti Reali... me la pagheranno anche per questo. <<Allora...Siamo arrivati?>> chiedo ad Efrem, già scocciata per l'attesa.


    Impeto - Arma in forma dormiente
    *Post concordato con SimsKingdom e Damnedgirl per le risposte e le azioni di Efrem e Markus

  9. #429
    sim dio L'avatar di Lilla_20
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    Medea Euripide



    Franthalia:
    Ma porca la miseria il fulmine della mia avversara (Elwing) mi colpisce al petto!!! Fa male molto male!!! Già ero stata colpita ora il dolore è davvero lancinante, porto istintivamente le mani sulla zona colpita, dapprima sono ferme poi la destra comincia a massaggiare la parte dolente come se così desse un sollievo ad un dolore inimmaginabile. Non riesco quasi a respirare… faccio una fatica immonda.
    Lentamente muovo la testa in cerca di Yadirha ed in quel momento sento un rumore, mi giro di scatto causandomi ancora più male e vedo la testa della Reietta rotolare via dal suo corpo. Faccio un sussulto causandomi sempre più male, specialmente al petto. Questa non me l’aspettavo dal Reale.
    Volto nuovamente la testa in cerca della mia compagna sia perché la vista di quel corpo senza testa mi causa dolore e non fisico questa volta sia per poter lasciare questo luogo il primo possibile.
    Ho sempre saputo che la guerra porta morte e sono venuta preparata pensando di non potercela fare, ma toccare la morte di un altro con mano fa male anche perché al suo posto avrei potuto esserci io. Non era una mia compagna, neanche la conoscevo ed anche se istintivamente l’ho presa io stessa di mira, speravo inconsciamente di non ucciderla. Questo mi fa capire che devo ancora entrare nell’ottica della guerra e che oggi sono scesa in preparata ed ero quasi certa di morire, ora so che non voglio che ciò accada e che devo fare tutto per evitarlo. Appena rientrata a Lapis Ancestralia mi farò curare e poi mi allenerò, so già che quell’acido di Efrem fa al caso mio, stronzo com’è, è proprio il tipo che mi serve.
    Finalmente noto Yadirha.
    <<Torniamo a casa… lasciamo questo luogo…>> La guardo con una smorfia. <<Spero che tu sia messa meglio di me perché mi sa tanto che dovrai aiutarmi>> Cerco di alzarmi ma faccio una smorfia di dolore, il petto mi fa tanto male e faccio tanta fatica a respirare…
    Rinuncio ad alzarmi aspettando che la mia compagnia mi aiuti.
    Finalmente si volta verso di me e quando penso che sta per aiutarmi la vedo dirigersi verso un albero, staccare un ramo, poi si avvicina e me lo passa.
    Sarà per il dolore o per la stanchezza o per il dolore sommato alla stanchezza, ma non capisco cosa dovrei farci con un ramo.
    Le sue intenzioni però me le spiega subito lei. <<Io non ho tempo per stare ad aiutarti ho delle cose di cui mi devo occupare... usa questo bastone e se vuoi avviati, non mi ci vorrà molto>>
    La guardo inebetita prendendo il “bastone” che mi offre. Non le dico nulla semplicemente per risparmiare le forze, ma di sicuro qualcosa le dirò una volta tornate al rifugio, dopotutto siamo compagne e di sicuro non ci si comporta così.
    Ora però non voglio e non posso pensarci, con molta fatica metto il bastone improvvisato a terra, poi con entrambe le mani faccio leva per alzarmi. I primi due tentativi vanno a vuoto, il dolore mi toglie il respiro che quasi non ho più e finisco tutte e due le volte con il sedere a terra. Stringo i denti aggrappandomi meglio al ramo e mi do una piccola un po’ più grande. Finalmente sono in piedi, ora devo raggiungere il Glados il che non mi sembra affatto facile, sembra lontanissimo chilometri.
    Lentamente e senza pensare alla distanza che mi separa da esso metto un piede davanti all’altro, un piede davanti all’altro, un piede davanti all’altro… e finalmente, dopo quelle mi sembrano ore e con il viso tutto sudato per la fatica, arrivo alla mia meta.


    Lapis Ancestralia:
    Penso intensamente a Lapis Ancestralia ed entro nel Glados. Mi assale subito una sensazione di nausea… chiudo gli occhi cercando di pensare a qualcosa di bello ed ovviamente mi tornano in mente i miei genitori, al giorno del mio 14 compleanno, cerco di rievocare le immagini che sono impresse nel mio cuore ma aprendo gli occhi mi rendo conto di essere arrivata a destinazione.
    Finalmente! Mi guardo intorno felice di essere tornata a Lapis Ancestralia il luogo che ormai considero casa.
    Vedo un capannello di gente e mi avvio verso di loro, non riesco a vedere chi sono, ho la vista annebbiata, sono ormai vicinissima quando non sento più le gambe, gli occhi mi si chiudono ed io svengo. Non ho neanche il tempo di pensare che quelli potrebbero non essere amici che le tenebre mi avvolgono.


    ** Azioni di Yadirha concordate con Niobe



    Ultima modifica di Lilla_20; 3rd May 2015 alle 22:21

  10. #430
    sim dio L'avatar di XxRosy_99xX
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli


    Lucynda Mellow


    Buio. Silenzio. Mortorio.
    Nessun essere vivente è stato richiamato dal caos avvenuto pochi attimi fa. Ci siamo solo io e il mio corpo inerme, il quale giace su quest'immensa landa erbacea brulla, povera di una vegetazione, irradiata dal chiarore notturno. Tutto quel che vedo, sento, tocco, non ha alcuna materialità. Non c'è niente, niente di così particolare che mi permettesse di ripristinare i sensi... il tentativo di imporre comandi sulle palpebre e articolazioni delle ossa sono andati in fumo...

    ...Addio Lucynda Mellow. La tua vita è andata onorevolmente a puttane.

    In tutto questo lasso di tempo non hai avuto alcuna occasione di interagire con Andreus, di confessargli tutto ciò che ti passa per la testa quando ti ritrovi a pensare al suo viso, ai suoi occhi di smeraldo, al suo corpo dannatamente perfetto... dei, solo a pensarci gli ormoni mi pulsano all'impazzata, peccato che non possa più provare tale sensazione... magari il mio corpo sarà già inattivo o meglio spirato. E Cassandra, quante volte hai interrotto i vari diverbi tra me e tuo fratello? Devo ammetterlo, un po' mi manca la tua presenza, nonostante mi stai sui cosiddetti.

    La visuale comincia finalmente a riattivarsi: lo scenario è totalmente rimpiazzato da uno a me familiare, non mi trovo più dispersa nei terreni incolti del Lapis Ancestralia, ma in un posto dalle dimensioni infinite, senza la presenza di alcun ostacolo che lo delimitasse...


    Lucy's Dream: 1/3
    *N.B.: Chiesto il permesso a SimsKingdom per la pubblicazione del sogno.
    Ultima modifica di XxRosy_99xX; 4th May 2015 alle 22:24


 

 

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