
Lucynda Mellow
Lucy's Dream: 3/3
*N.B.: Chiesto il permesso a SimsKingdom per la pubblicazione del sogno.
L'unico agognato e "fantasmagorico" termine che salta fuori è il seguente: «Merda.»

Una maschera di tensione si dipinge sul mio volto. Non l'avrei mai detto ma... devo assolutamente impedire che tutto ciò accada. Non posso permettermi di morire, non in queste condizioni, preferisco soccombere in battaglia, ma non in queste circostanze!
«Sono nella merda fino al co-.» vengo interrotta nuovamente da una sua... risatina ironica, la quale non fa altro che aggiungermi una maggior dose di nervosismo. A quanto pare ha la briga di essere il primo ad avere la precedenza... porca pupazza, almeno fammi finire la frase!

«Era una bufala, credulona.» interviene sghignazzando ancora, finchè non riprende quel tono serio che fa di lui un degno trisavolo gnocco, perchè a giudicare dal suo fisico immateriale, non lascia affatto a desiderare.

«Ti sveglierai a breve, su questo non ci sono dubbi, volevo solo mettere alla prova il tuo lato bonario.»
Lato bonario? Ma questo è fuori. Mi avrà scambiata per qualcun altra, non è nella mia natura fare del bene. Anche se...
«E' inutile che mi dai del matto e che fingi di essere quello che non sei. Lo leggo nella tua mente, so quello che ti passa per la testa, so perfettamente che in fondo non sei una bestia sadica e senza cuore...» stringo i pugni.
Non resisto... non resisto più... «NOOOH!» ribadisco con voce strozzata, come può pensare che nella mia anima ci sia purezza benevola? Non può, deve ritirare quelle parole che puzzano di Giudizio. Io sono una delle tante vergogne della giustizia, io stessa mi sono macchiata del sangue nemico, io stessa sono responsabile della perdita vitale di molti guerrieri che combattevano per la propria causa! Mia, la colpa è solo mia.
Sento gli occhi accumulare una scorta di lacrime colpevoli, nolenti a iniziare la loro discesa per volontà propria.

«Sì, invece. E' per questo che ti ho seguita, se non fosse per te avrei abbandonato definitivamente le redini del casato, sebbene i discendenti a seguire divennero troppo montati di testa per i miei gusti. Ma in te ho visto un briciolo di speranza, un qualcosa che potesse farmi cambiare idea sui Mellow. Siamo più simili di quanto pensassi, ti senti perfino in colpa del tuo passato da peccatrice... dimostrandolo con il pianto.»
Non so più che fare, nè dire, nè pensare. Mi sembra di trovarmi di fronte al Padre di tutti gli dei e uomini, intento a farti l'interrogatorio per giudicare ogni più piccola azione che hai compiuto in vita.
«Non sto piangendo...» sbuffo in segno di arresa, per poi continuare «...d'accordo lo ammetto, mi sono lasciata andare un po' troppo... e con questo? Dove vorresti arrivare, nonno Gerald?»
«Voglio farti capire che non puoi continuare così, voglio aiutarti a correggere il tuo istinto omicida troppo evidente, che potrebbe dipendere dalle "delusioni" subite da Andreus.»

«Umpf, non azzardarti a nominarlo... so che non gliene frega una mazza di me, magari non avrà notato il mio corpo che fa compagnia agli arbusti del Lapis Ancestralia, magari sarà impegnato a far saltare i materassi con quella sguatter... cioè Daphne...»
All'improvviso la mia visuale cambia scenario, ritrovandomi nuovamente al Lapis Ancestralia, nel punto esatto in cui persi i sensi: noto un qualcosa di cui non mi sarei mai aspettata di vedere.

«Donna di poca fede, perchè dubiti della sua amicizia? Se non fosse interessato sul tuo conto, a quest'ora non si troverebbe in ginocchio dinanzi a te per cercare a tutti i costi di farti rinvenire. Si sente perfino la sua voce chiamare il tuo nome, è così disperato...»
«LUCYNDA! Lucynda svegliati!»
Non passa molto tempo che lo scenario si sintetizzi nuovamente sul luogo della Neutralità. Devo ricredermi su Andreus, seduto accanto al mio corpo nell'intento di farmi aprire gli occhi.
Non pensavo che gli importasse così tanto della mia vita, credevo mi avesse lasciata cuocere nel brodo conoscendo fino in fondo tutte le varie cazzate che gli combinai, e invece... dei, sto per commuovermi. No, sarebbe troppo per una strega.

Cambio idea và, fanculo l'indecisione.
«Lucynda...» è la voce del trisavolo a scacciare le mie riflessioni, probabilmente si sarà già accorto che mi stavo emozionando in silenzio sentendomi... qual'è il termine adatto? Ce l'ho sulla punta della lingua... è Incazzata? Frustata? In collera? Ah no, l'ho trovato: Felice. «...ne hai abbastanza, o desideri che, con il mio Charme, resettassi ogni ricordo in cui è presente il tuo amico? Se accetti, dimenticherai la sua esistenza e non soffrirai più per l'amore che provi nei suoi confronti.»
La sua proposta mi lascia del tutto spiazzata. E' difficile dare una risposta concreta... specie se si tratta di una persona con cui hai condiviso il bene e il male. Magari mi ha fatto incazzare e tutt'altro, ma non ho alcuna intenzione di scordare definitivamente il primo (e forse migliore) amico che abbia mai incontrato, dopo essere stata costretta a rimanere rinchiusa nella propria terra per dieci lunghi anni.

«No signore, non ce n'è bisogno. Il mio desiderio è riconquistare il controllo del mio vero corpo e riprendere la missione bellica... se possibile, vorrei rivolgergli finalmente la parola come un tempo.» replico commossa,

asciugandomi la maschera di lacrime con il polso destro.
Nel viso di lui, ricoperto dai segni della vecchiaia, si dipinge un sorriso compiaciuto «E' questo lo spirito giusto!» detto ciò egli allarga le braccia per... abbracciarmi. Nonostante la sua immaterialità fisica, mi limito a ricambiare il gesto, senza sforzarmi troppo poichè potrei perdere l'equilibrio e cascare a peso morto in mezzo al fumo che circonda le nostre possenti figure.

Ci guardiamo negli occhi, sorridendo reciprocamente, mettendo da parte per un istante tutto ciò che a noi risulta irrilevante. Solo ora mi sto rendendo conto di quanto fossimo uguali, simili.
Di colpo sento dei rumori esterni che ci giungono sempre più chiari, e poi... un lampo di luce, intento a risucchiare me e nonno Gerald.

«Che succede?» chiedo sorpresa,

«E' fatta nipote, stai per intraprendere il viaggio verso il mondo dei vivi!» mi risponde affrettato ma gioioso, dopodichè lo strano turbine di luce ci trascina presso una sorta di tunnel spaziale, che avanza sempre più rapidamente fino a infrangere la barriera del suono...
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I sensi si riattivano come prima, sento delle voci in lontananza ma non ne tengo conto. Qualcuno mi sta scuotendo ripetutamente come una bambola di pezza ma non riesco a capire chi.
Apro adagiamente gli occhi, ma poi li socchiudo per la luce solare, probabilmente sarà l'alba. Dove sono? Rammento di aver fatto un sogno e... nient'altro. Mi rendo conto di riconoscere Lui e di avere la bocca impastata, riesco a malapena a pronunciare il suo nome.
«A-Andreus...»
Cerco di farmi forza, alzando il busto per staccare la schiena dal terriccio umido... sento una fitta al petto e allo stomaco, diamine... sono perfino tutta imbrattata, questa non ci voleva.
«Che è successo?» domando digrignando i denti per il malessere... mentre attendo una sua risposta cerco di darmi una ripulita all'interno degli anfibi, almeno non avrò impicci se dovessi camminare.
Rimuovo le mie scarpe con non poca fatica e le scuoto, finchè vedo uscire tre-quattro pietre e un po' di terriccio. Mentre indosso nuovamente gli anfibi, noto con la coda dell'occhio un "coso" bianco in mezzo agli arbusti residenti alla mia sinistra: dalle dimensioni il il coso pare un foglio piegato in quattro, chi sarà stato a gettarlo via?
Cercando di non farmi notare da Andreus gli volto un attimo le spalle, raccolgo l'oggetto e lo inserisco più veloce che posso in una delle grandi tasche nascoste sotto la fascia nera dei pantaloni. In caso mi chiedesse il motivo per cui ero inginocchiata, gli dirò
«Avevo del terriccio sulla cintura...»
Sento nuovamente dei rumori, un brusco soffio del vento, ma non ho voglia di indagare ora, sono troppo presa dalle mie cose.
Vorrei ricompormi in piedi, ma il tentativo è andato a farsi fottere: infatti non passano due secondi che cado in ginocchio sul suolo, provando un dolore immenso sugli incavi. Dolore, dolore e dolore...