Anne Targaryus
I piedi sono gonfi, ne hanno fatta di strada. Mi fanno un male cane, e a quanto pare mi si è formata anche qualche vescica. Maledetti sandali, siete da rottamare ormai. Se non fosse stato per quei contadini che mi hanno scortata per un bel po' di strada con quel carro, credo che ci avrei messo più del dovuto. Fortuna anche di non essermi imbattuta nei soliti vecchiacci bavosi e pervertiti, direi che mi è andata anche troppo bene, se no mi sarei dovuta anche scomodare nel dargli un bel calcio dritto negli attributi.
Andarsene di casa non è stato affatto facile, già sento la mancanza dei miei genitori, ma il dolore è tanto e mi sta logorando le interiora, ma di certo niente e nessuno riuscirà a convincermi a ritornare indietro. Ho preso una decisione, giusta o sbagliata che sia, e io rimango sui miei passi, nolente o volente.
Ed ora eccomi qui. Una struttura diroccata davanti a me, apparsa dal nulla, circondata da sterpaglie, inferriate arrugginite e - se i miei occhi non mi stanno giocando un brutto scherzo - alcune lapidi sparpagliate in ciò che dovrebbe essere un giardino. Esito un pochino prima di avvicinarmi. E se avessi sbagliato strada? Eppure, se non sbaglio, fu proprio qui dove i rifugiati del vecchio mondo scrissero le leggi della convivenza, ed Efrem questo lo sottolineò prima di partire. Si, deve essere per forza questo il luogo, me lo ricordo bene, la mia septa mi fece sputare sangue sui libri di storia.
Mi avvicino con decisione verso il mausoleo, quando una sagoma attira la mia attenzione. E' lui. Non ci credo. <<Efrem!>> urlo, correndo a perdifiato in sua direzione. Con un balzo, mi avvinghio al suo collo, abbracciandolo con tutte le forze che possiedo. <<Scusami...>> sussurro, e le lacrime cominciano a rigarmi il viso.
NB: Abbraccio concordato con il Master.