Andreus De Lagun
Il fetore è ancora presente su di me, sento lo schifo provenire da ogni centimetro del mio corpo assieme alle paroline dolci della ragazza nell’altra stanza «Che Raiden ti fulmini Andreus!!! Maledetto!!! Aprimi, subito!!!»
non riesco a trattenermi e una risata a pieni polmoni si spande per il corridoio. Subito dopo i colpi cessano, che sia morta? Forse il suo naso non ha retto a tutto quel fetore. Oh beh… peccato, magari più tardi penserò a seppellirla di sopra. Una seccatura in meno. Passano un paio di minuti nei quali osservo il volto di Medea per cercarne qualche espressione, non ha aperto bocca da quando siamo usciti da quello schifo, ci credo, con tutta quella puzza addosso, anche io non volli parlare per la vergogna… vabbè, a me fu anche per altro. La voce di Shayla arriva nuovamente alle mie orecchie, ah ma quindi non è morta. Dice che ha pulito, apro la porta guardandola con un sorrisetto compiaciuto, ora non fai più la smorfios… «Eccolo...tutto tuo!» un ammasso di polvere e liquido puzzolente mi arriva in piena faccia schizzando dappertutto e finendomi nel naso. No. No. No. NO. «ETCIÙ!» starnutisco con forza facendo cadere il panno che mi scivola sulle mani al terzo starnuto. Guardo furente la ragazza che si allontana e dopo averlo appallottolato, lo scaglierò con forza verso la sua faccia.
Con il peso del liquido non deve essere tutta questa leggerezza e forse le arriverà peggio di un sasso, ma che m’importa. La detesto. Incurante della sua reazione e con un naso totalmente distrutto dalla puzza e dalla polvere, la sorpasso con un grugnito salendo le scale, ho bisogno di aria fresca e di tranquillità. Percorro la cripta e solo in quel momento mi accorgo che qualcuno ha spento tutte le torce.
Chi è il genio adesso? Prendo un’altra torcia dalla parete nella sala dei trofei e avanzo per la cripta accendendo di volta in volta le torce che trovo. Arrivato finalmente all’esterno prendo una bella boccata d’aria, il fresco della mattina mi invade i polmoni pulendomi da questo fastidioso fetore che si sparge lontano. Reprimo l’ennesimo starnuto quando sento dei rumori metallici provenire dal monastero, mi avvicino di soppiatto a una delle crepe nel muro ed è lì che vedo Markus che si sta allenando con un’ascia molto simile alla mia Gaya… anzi… guardo meglio… QUELLA È GAYA!
Aspetto che l’uomo mi dia le spalle, per giocargli un piccolo scherzetto, entro dal foro nel muro e quando lo vedrò caricare un fendente alto, mi connetterò con l’arma attivandone il suo arcano potere. L’uomo dovrebbe vedere l’elsa farsi sempre più rigida e della consistenza della roccia e ne avvertirà il peso che cambierà di botto trascinandolo così verso il basso.
«Pesa un pochino, eh?» dirò scoppiando poi in una fragorosa risata che si spargerà per le alte mura del monastero…
Rovina di Gaya ---> Forma attiva