
Lucynda Mellow
Bla bla bla, bla bla bla... una serie di frasi, di poemi, di parole creano un vociare fin troppo irritante. Un tono sovrasta l'altro, un pianto sovrasta un sussurro... bah, su tutto questo ci ho ricavato un'unica informazione: abbiamo perso, per colpa dei Reali. Per colpa di una fottuta fazione che pretende l'educazione come il dovere di tutti.
No, no, aspetta... la principessa è maestra dell'acqua? Ha sfruttato le sue capacità belliche armeggiando una spada e facendo ricorso a cinque cloni per confondere i nemici?! Per il potere di Raiden, non so il perchè ma... ho una strana sensazione. Il serpendaglio comincia ad agitarsi, e poi... una luce. Sì, una luce. E' come se una miriade di fotogrammi del passato corresse all'impazzata dinanzi a me, come se questi volessero comunicarmi qualcosa. Ma cosa? No, non può essere... no, no. La tecnica di sdoppiamento non è più una mia capacità secondaria, o almeno finché non sciolsi uno dei miei ricordi più cari, i Thunderness. Solo a pensarci, i collegamenti che hanno a che fare con questo genere di souvenir iniziano a farsi più chiari, più nitidi.
Devon... eri uno dei miei clienti preferiti. Sapevi come saziarmi, sapevi come attenuare l'odio che nutrivo nei confronti di Andreus per un evento dalla data ormai obsoleta. Certo, non avevi abbastanza quattrini per pagare i conti arretrati benché la situazione pecunaria della tua famiglia lasciava a desiderare, ma non posso negare di aver passato delle notte indimenticabili. Avevi delle grandi doti. Sapevi come gestire il fuoco naturale durante il culmine del piacere carnale. Certo, la purezza che guida l'animo tuo è in netto contrasto col mio, ma grazie alla tua... amicizia, ho capito che ognuno di noi dev'essere in grado di perdonare l'individuo che, per un certo motivo, detesti. Peccato che quest'affermazione non la sostengo più di tanto, il mio essere Strega m'impedisce di divenire perfettamente positiva, come se Raiden decidesse tutto della mia vita, divenendo uno dei suoi burattini preferiti, pronto a soddisfare ogni suo ordine. Non capirò mai il vero significato del verbo Perdonare, nel clan Mellowiano si utilizza poco e niente.
Mi dispiace, Devon. Se il fato mi concederà la sopravvivenza fino alla conclusione di questa guerra, un giorno vedrò come farmi... perdonare.
Sintonizzo la mente sulla realtà. Altre voci, altri suoni indistinti a cui non presto particolare attenzione. L'assenza di Andreus, però, fa scattare un allarme dentro di me: devo seguirlo, devo chiedergli di curarmi lo stupido livido sul ventre, sto rimandando fin troppo, mi conviene sbrigarmi, prima che la ferita si aggravi seriamente.
Se non sbaglio il ragazzo ha appena sceso le scale, credo si diriga all'ultimo piano per testare quei famosi semi giallognoli. E' lì che devo andare.
Corro laggiù, finchè non giungo al refettorio. Qui vi trovo il ragazzo, intento a mordere una mela.
Mi avvicino cautamente a quest'ultimo,
«Ehi...» sforzandomi di avere quel briciolo di cortesia per la prima volta, come ha sempre fatto con me
«...ti ringrazio. Per avermi salvata ben due volte.» spero che comprenda a cosa mi riferisco in particolare
«Ho bisogno ancora una volta delle tue mani magiche per questo livido che, se non sparirà in tempo, farà la muffa.» dico leggermente sarcastica nell'ultima parte della frase, mostrandogli il polpettone bluastro ormai evidente, poco sopra l'ombelico.
Diamoci un taglio...