
Lucynda Mellow
Bloccata. Sì, ancora una volta mi sono bloccata, addormentata, chiusa in me stessa su questo cazzo di letto. Intorno a me vi è assente la luce che illumina l’infermeria, rimpiazzata dal buio assoluto, senza una forma, una consistenza, un volume. Non c'è niente... niente da vedere, niente da pensare. Poco fa una ragazzina dalla voce non proprio nuova mi chiese qualcosa che trattasse dell'armeria, ma non ci feci caso, o almeno finché ero pienamente cosciente di essere ancora viva. Neanche il tempo di fiatare, di pronunciare mezza sillaba che sento i passi della ragazzina allontanarsi da qui fino a non udirli più, ignorando letteralmente la mia esistenza. Già... Esistenza. Un termine che si addice più a un moscerino che a me. Io non merito di esistere, non merito di possedere il titolo di guerriera Ribelle, schierata nell’esercito di Targaryus, non merito di avere dei sentimenti, non merito di appartenere a uno dei tanti clan conosciuti nel mondo di Dohaeris.
Merito di essere sacrificata all'Abgruntis come certe Streghe e Stregoni che si rispettino, merito di appartenere a una comitiva di demoni che s'ingraziano Raiden. Solo questo. Ho rovinato la vita di qualcuno nel monastero, a Daphne... una di quelle donne che per vari motivi collegati ad Andreus mi stava sulle palle. Ora sono esclusivamente un bersaglio preso di mira da tutti, solo per aver combinato una cazzata di poca importanza, rispetto a quanto si parlava delle peripezie causate per mano dell'insigne Leithien. Credevo che in questo modo avrei migliorato i rapporti con il mio vecchio amico, credevo che ci fossimo riconciliati per tornare ad essere quella coppia di amicizia in cui ci si stuzzica a vicenda ma che alla fine si risolverà tutto con un abbraccio e un "ti voglio bene". No, tutt'altro. Ho stravolto ogni cosa. Ho rovinato tutto, ho commesso troppi danni irreparabili. A quest'ora i due piccioncini avranno fatto pace, magari si staranno divertendo soli soletti, si staranno prendendo il thé con i pasticcini nella loro fottuta camera, e magari si staranno dichiarando, mano nella mano, in qualità di Amici Per La Pelle, o peggio ancora Promessi Sposi. E' tutto così sbagliato... assurdo... non avrei dovuto allearmi con Targaryus, non avrei dovuto rimanere un secondo di più in questo cazzo di monastero quando incrociai il volto di Andreus durante il primo raduno. Tutto questo per colpa della sua presenza. Per colpa della sua incoerenza. Avrei dovuto continuare a fare la meretrice ed intrattenere il pubblico di ogni locanda esistente con i miei canti tribali, con le mie coreografie di gruppo, comprese quelle illusorie. Avrei dovuto incrociare volti nuovi di zecca, liberandomi del gravoso passato alle spalle. E invece mi ritrovo qui, in un luogo dove convive un individuo che avrei desiderato non frequentare mai più, una persona che per me è considerata esclusivamente una fonte di dolore. Anche se provassi ad aprire un dibattito, è una speranza inutile. Vana. Irrecuperabile. Andata in fumo.
I nostri discorsi e collaborazioni non durano più come una volta. La partita a carte di qualche tempo fa ne è la prova lampante. Non valgo nulla, non conto nulla per nessuno. E' questo quel che voleva comunicarmi con il silenzio, come una deficiente me ne sono accorta all’ultimo minuto. Perfino i miei allenamenti non contano nulla, da quando i nuovi alleati lasciarono le loro impronte iniziali sul rifugio, a partire da Daphne. Non avrei mai pensato di dirlo, ma... sono stufa di tutto. Sono stufa di cercare gli altri per eludere un addestramento autonomo, sono stufa di soffrire in silenzio... mi sono rotta. Basta. A tutto c'è un limite.
Percorro le scale intenzionata a raggiungere la camera, con la noncuranza di quel che sta accadendo nei dintorni. Sbatto violentemente la porta perchè sì, non me ne fotte nulla se con il rumore svegliassi qualcuno, faccio come mi pare. Che si stuppino le orecchie.
Sono in piena collera, totalmente fuori controllo, il battito cardiaco non fa altro che aumentare, la mia aura si sprigiona tetra e dirompente sul mio essere contro la mia volontà, il fragore dei fulmini oscuri che mi avvolgono perforandomi e schiacciandomi sul pavimento come macigni caduti dal cielo, pronti a disintegrare, a cancellare tutto ciò che resta di Lucynda Mellow... no, non sono affatto lei. Chi sono io? Non ho un nome nè un cognome, sono solo una nullità, un pezzo di carne plasmato per errore, uno scarto da incendiare affinché non rimanga l'ombra di un frammento.
Aura di tenebra - Esperta
Infonde paura: Il cuore palpita più velocemente, si ha un profondo fastidio e soggezione.
Urlo a squarciagola in preda alla potenza schiacciante, forse l'unica cosa che so fare egregiamente nella vita. Istintivamente mi lascio cadere in ginocchio, sono a corto di forze per reggermi in piedi e...
Buio. Dinanzi a me vi è presente come scenario una tinta unita delle tenebre, il medesimo colore che rappresenta tutto ciò di cui il mio animo è impregno: morte, distruzione, inferno. Mi passano accanto volti conosciuti e volti estranei, disposti in prima fila. Medea... Keyra... Daphne... Cassandra... Efrem... perfino Devon e Andreus, gli uomini con cui credo di aver legato maggiormente, nonostante le mie lamentele. Tutti a fissarmi con quell’ostilità che nutrono per me, tutti a disprezzarmi profondamente, tutti a dare il contributo nell'infierire sul mio tormento, chi in un modo e chi in un altro... ci mancavano pure loro, cazzarola.
«Quella strega narcisista che si crede chissà chi e che sta sempre da sola, evidentemente non vuole abbassarsi al livello di noi comuni mortali. La odio, la odio e la odio!»
«Si odia qualcuno quando si vede la sua cattiveria... ed io ti odio Lucynda per quello che hai fatto a Daphne non avresti dovuto comportarti così, non avresti dovuto prenderti gioco di lei e dei suoi sentimenti!»
«Sei solo un'infame, fai del male agli altri perchè sei insoddisfatta della tua via e resterai sempre così, perchè è l'unica cosa che ti meriti!»
«Ridicola! Speri davvero che mio fratello, della nobilissima casata dei De Lagun si interessi a una sgualdrina come te? Ti sei guardata allo specchio? Con quei modi di fare così orribili da strega, non sei certo la sua donna ideale!»
«Pensavo di aver scovato quel genere di donna che sapesse comprendere fino in fondo la mia vita solitaria, ma mi ero illuso. Sei solo un’ ipocrita e non meriti più il mio amore, non sei degna.»
«Sei solo una delle tante vittime di questa guerra, non vali nulla!»
Ogni frase è una... una pugnalata al cuore, una più lancinante dell’altra.
«Non posso credere di aver sprecato anni della mia vita con una persona come te!»
No... Lui no... mi sta umiliando con tutta l’anima... Lui, l’uomo che ho amato e odiato fin dal nostro primo incontro avvenuto in tenera età... mi sta facendo perdere ogni speranza contro un probabile futuro, contro il resto dei miei giorni che avevo intenzione di trascorrere in sua compagnia, dopo che questa guerra sopraggiungerà alla sua fine... no. Questo non lo posso accettare, assolutamente.
«Silenzio…» sussurro a me stessa, quando ad un tratto giungo al punto di alzare il polverone
«…SILENZIO! SPARITE DALLA MIA VISTA!» berciando sfinita, con le lacrime che solcano gli occhi, verso i muri che costituiscono il bagno. Muri che non esitano a recapitare il mio veleno, sputato in aria, su tutte le altre camere adiacenti a questa. E anche se la gente che ci pernotta lì dentro mi venisse a sbraitare in faccia in segno di risposta, che me ne importa? Tanto a breve non ascolterò nulla, non sentirò nulla, non vedrò nulla. Questo perché ho preso una decisione sì complessa ma obbligatoria: per me la guerra si conclude qui. Per me tutto finisce qui. A che serve continuare ad augurarsi un futuro migliore, se il presente non si decide a smuovere il deretano nel cambiare direzione a seconda delle proprie esigenze? A un cazzo. Qui dentro non mi sento più a mio agio... non faccio altro che pietrificarmi, come se involontariamente avessi incrociato lo sguardo di Medusa, con i miei penseri che vagano adagi nella mia mente fino a tempo indeterminato. Non posso sfruttare appieno i miei poteri poiché Efrem mi ha fatto passare la voglia, compreso il mio modo di mostrarmi tenace. Ho deluso lui, ho deluso Andreus, ho deluso il mio clan, ho deluso tutto. Non sono degna di alcun perdono, non merito nulla. Nessuno si accorgerà della mia eventuale dipartita, in fin dei conti nessuno è consapevole della collocazione di questa camera e soprattutto sono una perfetta sconosciuta per ognuno dei miei compagni... eccetto lui.
...
Basta parlare, facciamola finita.
Richiamo tra le mie mani quell’oggetto che finora è stato il mio compagno di viaggio, quel vessillo che ho brandito valorosamente non appena varcai la soglia dell’armeria per celebrare la vittoria di Solumquae, la mia conquista finale.
Arma – Spada in Forma Dormiente
Final Sword (Tenebris Fulgura)
Accarezzo per l’ultima volta la lama grezza della Tenebris Fulgura.
Abbiamo lottato insieme, abbiamo trapassato una miriade di corpi, ma adesso... sarai tu a trapassare me. Tutto accadrà in meno di tre secondi, contando fino ad allora.
«Uno…»
Per l’amore non corrisposto di Andreus. Hai intrapreso la scelta di comunicare in silenzio, facendomi assimilare indirettamente che per te e la tua vita... non conto un bel niente.
«...Due...»
Per la perdita di fiducia da parte di Targaryus. Fin dall’inizio di questa guerra ho osato pensare di essere il tuo soldato preferito, ma non è andata così. Beh, è stato un piacere conoscere quel poco che so su di te e le tue abilità combattive... finché è durato.
«...TRE!»
Per la perdita dei contatti con Devon. Ho sempre amato la nivea chioma ribelle ed i zaffiri blu che valorizzano parecchio il tuo viso tagliente, i quali rispecchiano perfettamente la purezza del tuo animo. Ovunque ti stessi trovando in questo preciso momento, sono consapevole che te la caverai senza dare retta necessariamente a quei pochi insegnamenti che sono riuscita ad impartire nella tua memoria corta… hai dimostrato di eccellere notevolmente nella potenza sessuale, sono certa che farai altrettanto con il secondo genere di potenza: quella combattiva e spirituale.
Stringo l’elsa della spada con le poche forze che mi sono rimaste, che l’aura di tenebra non ha consumato bellamente. Nel mio viso umido dalle lacrime non vi si legge alcuna emozione particolare, solo la decisione di star facendo la cosa giusta. Sono pronta a riversare la lama sul mio petto, bersagliando il cuore. Non c’è bisogno che Targaryus si scomodi per spedirmi all’altro mondo e dare il mio cadavere in pasto ai corvi del monastero, ci penserà la mia persona.
L'incontro con la lama è, ogni secondo che passa, ravvicinato. Addio, Dohaeris.
E tu, Raiden... dovrai preparare un posticino di riserva per la sottoscritta, sto arrivando... questione di attimi...
«NO! FERMATI SUBITO!»
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