Keyra
Isyl Tinnuviel
Solumquae - presso la casa di lady Keyra
Entro nella casa che era stata di lady Keyra passando dal retro, questa porta non aveva una serratura molto robusta ed è sempre stato facile sforzarla per entrarci.
Appena varco la vecchia porta cigolante, schegge di legno mi cadono sulle braccia, scivolando poi sulle maniche dell’armatura mente sbuffi di polvere si sollevano al mio passaggio, tossisco con il naso rotto non percepisco bene gli odori, ho perennemente sotto il naso l’odore del mio stesso sangue.
Raccolgo da terrA qualcosa per lasciare aperta la porta, almeno passerà aria e avrò u po’ di luce seppur flebile mentre cerco una delle vecchie lampade che Lady Keyra teneva sempre disponibili per ogni evenienza. Tasto nel buio con il braccio sano, qualche superficie mentre argentee ragnatele mi si avviluppano al braccio e qualcosa mi corre sopra, lo scrollo con energia , di sicuro qualche ragno piuttosto in carne che ha preso possesso della casa trasformandola nel suo parco di ragnatele. Sospiro tossicchiando mentre la polvere brucia depositandosi sui miei polmoni. Non posso avanzare nel buio senza vedere dove metto i piedi potrei cadere e sbattere la testa …non sono nelle migliori condizioni per reagire in caso di caduta…chiudo gli occhi cercando di ignorare il dolore acuto e persistente che mi anima partendo dal naso per raggiungere in pungenti fitte il braccio per poi passare dallo stomaco. Stomaco sottosopra e instabile a causa del pugno di Efrem.
Efrem, già lui…lui mi ha ridotto così, lui mi ha dato seppur non direttamente dell’idiota e dell’inutile, so benissimo che ci sono persone che hanno sofferto più di me per il loro passato, per la loro situazione, ma quando ho sentito le sue parole, mi sono sentita rifiutata non come Keyra, ma proprio come persona, mi sono sentita inutile granello in un deserto di sabbia, un inutile barile vuoto, buono solo per essere distrutto. Non mi aspettavo certo che lui mi rispondesse con comprensione, non è quella che cercavo, volevo solo avere la sua approvazione, sapere che nonostante le mie origini, così vicine alle sue a quanto pare; potevo essere accettata per quello che ero , sentirmi veramente a casa in un luogo che di casa non ha nulla. Volevo essere sincera con lui, lo sono stata e ciò che ho ottenuto è solo disprezzo, disprezzo e scredito. Allora tanto valeva che non dicessi nulla no?
Tanto valeva continuassi a vivere nel mio limbo senza cercare di prendere una strada decisiva, una strada che è stata nuovamente quella sbagliata. Sbaglio e continuo a sbagliare, con lui, con loro, con tutto, voglio fare delle scelte, scelte precise , sono pronta a rischiare il tutto per tutto, eppure cosa serve rischiare se poi ciò che ottieni è solo un pugno di sabbia ?
Gli occhi mi pizzicano, mi dolgono non solo per il dolore, ma anche per la stanchezza, barcollo per un attimo e mi poggio in malo modo su un qualcosa di duro, forse un mobile che si ribalta, riesco per fortuna a mantenere l’equilibrio per non cadere mentre subito dopo sento un rumore di vetri rotti e metallo giungere alle mie orecchie..me**a , se volevo essere silenziosa direi che non ci sto riuscendo. Improvvisamente vedo un qualcosa di bianco passarmi davanti scivolarmi come onda ricadendo ai miei piedi, la timida luce della porta non riesce ad illuminare bene cosa sia, tasto con il piede cercando di capire , sembra sottile , lo sposto con la punta del piede, struscia, sembra un foglio.
Con fatica mi chino a raccoglierlo mentre poi mi dirigo nuovamente verso l’unica mia fonte di luce, è un qualcosa di rettangolare e bianco, lo giro e noto dei tratti scuri, esco dalla stanza ritrovandomi all’aria aperta , soffio quindi sul foglio per togliere la polvere, mi siedo sul gradino della porta e poso il foglio sulle gambe piegate, mentre mi chino in avanti posando il braccio leso sulle cosce per sostenerne il peso, ciò che davanti ai miei occhi si mostra sotto lo strato di polvere, sono delle linee pulite e dal tratto elegante anche se un po’ rovinate dal tempo e dalla polvere, percorro con le dita della mano destra quei contorni, mentre lo stupore e forse una convinzione , prende forma nella mia mente ripensando a Lei, alle sue parole sul suo Amore impossibile .
Quei volti tanto famigliari ai miei occhi, sono più giovani certo in questo ritratto rispetto a quando io lo ho conosciuti, ma l’espressione, il sorriso sono gli stessi, non posso sbagliarmi e come erano felici assieme:
Lady Keyra e Nonno Barahir.
3 di 3 - parte uno
purtroppo devo uscire e quindi spezzo.Mi scuso.