Markus Obelyn
Non sono riuscito a chiudere occhio stanotte: l’agitazione, l’ansia e la paura di scendere al Sinelux mi hanno tolto il sonno. Con la coda dell’occhio, per passare il tempo, mi gusto l’espressione di Andreus mentre dorme. Beato lui. Assottiglio lo sguardo, involontariamente, quando gli occhi mi cadono su quel ciondolo che tiene stretto tra le mani. Sono curioso. Chissà che cosa gli ha promesso Efrem… Deve essere qualcosa di importante visto che non l’ha mollato nemmeno per un secondo. D’un tratto però Andreus mugugna, sbattendo le palpebre, mi giro di scatto poggiando la testa sull’avambraccio fingendo in questa maniera di dormire. Continuo con la farsa quando lui tenta di svegliarmi, sventolandomi il piede a pochi centimetri dal naso ed io lo scaccio via come se fosse una zanzara fastidiosa. Andreus sghignazza e mi sforzo di non scoppiare a ridere a mia volta ma un bel calcio seguito da uno <<SVEGLIA!>> mi fa scivolare dal letto e piombare a terra… Di sedere. La prossima volta il lato del muro è MIO. Lo guardo torvo, accettando la sua mano per alzarmi, ed inarco un sopracciglio nell’instante in cui esclama, <<Buongiorno>>. Dispettoso. Poi, mentre lui va in bagno, prendo una delle uniformi che ha in più e comincio a vestirmi per il Sinelux. Faccio per mettere lo stivale destro ma la mano mi trema, segno che ho paura… Non della morte, non della battaglia, ma di ciò che vedrò lì. Sospirando osservo la mia ascia ed afferrandola la rigiro in una mano. Non ha ancora un nome, non sono riuscito a trovarne uno adatto, doveva sceglierlo mio padre, ma… E’ morto. Chissà se è lì, al Sinelux, condannato a vagare su questa terra perché non sono riuscito a dargli una sepoltura decente. Il suo corpo… Era cenere. <<Andreus>>, lo chiamo, tenendo lo sguardo basso, incerto sul se e come continuare.

<<Mh?>>, mugugna mentre si mette gli stivali ed io temporeggio cercando le parole adatte. <<So che mi conosci appena ed, ecco, finora mi sono comportato da perfetto stronzo un po’ con tutti...>>, stringo l’impugnatura dell’arma, sospirando, <<ma... Io... posso chiederti un favore? E' importante...>>. Spero mi dica di sì, non saprei a chi altro chiedere… Lui è l’unico con cui ho legato… <<Beh sì, con me sei stato un grandissimo stronzo con quello scherzo dell’asciugamano… ma dimmi pure…>>, si avvicina, guardandomi in volto e cercando di strapparmi un sorriso che però non riesco a fare. <<Quest'ascia è un regalo di mio padre>>, comincio a dire, andando dritto al sodo.

<<Ed ora che lui è... morto...>>, inghiotto un groppone di saliva e poi continuo, <<questa è tutto ciò che mi resta degli Obelyn. Non voglio che sparisca con me, capisci? Il Sinelux... E' la mia prima battaglia e non so se vivrò...>>. Mi incupisco ripensando a quella notte, quando quel cane di Astor Demonar ha bruciato ogni singola cosa che apparteneva alla mia famiglia. Degli Obelyn, sono l’unico sopravvissuto, e ora ho solo quell’ascia come legame tra me e mio padre. Serro i denti per la rabbia che sento salire sempre più prepotente e bruciante. <<Quindi, se morirò in battaglia, non la riassorbirò perché quando finirà tutto, vorrei che tu la portassi sulla tomba di mio padre... Puoi farlo? Lo so, è stupido, ma è il mio ultimo desiderio...>>. Il mio ultimo regalo come figlio ecco cos’è in realtà. Lo fisso negli occhi, freddo, determinato, ascoltando una riposta che non è quella che volevo.

<<Sarai con me oggi, mi hai preso per uno stupido per caso? Fidati, farò in modo che tu non abbandoni questo mondo prima del dovuto e prima di aver dato valore alle parole che mi hai detto l’altro giorno…>>. No. Non ci siamo! Cosa del non me ne importa un fico secco di morire non gli è chiaro?! La mia fine è un dettaglio che ho già messo in conto nel momento in cui ho accettato di scendere in campo. Non ho un addestramento, è la mia prima battaglia, combatterò al buio e sono lento, come una lumaca: le probabilità che io torni a casa, sano e salvo, sono praticamente nulle... Ma l’arma... Quell’ascia… Non voglio che vada persa! Non me lo perdonerei mai. <<Puoi farlo, sì o no?>>, domando per un’ultima volta, stringendo i pugni e guardandolo più intensamente.
<<Lo farò…>>, tiro un sospiro di sollievo, confidando in questa certezza, <<ma tu non morirai, non oggi e non con me!>>. Andreus… Sei decisamente un caso perso!
Confermo questo suo “sogno” con un cenno impercettibile della testa e più tranquillo mi finisco di vestire. Mentre Andreus sale in superficie per andare verso il Glados ed attivarlo ne approfitto per lasciare due ultimi ricordi di me: di fronte alla porta di Efrem lascio le mie ultime bottiglie di idromele ed il biglietto come dimostrazione che non sono l’ubriacone che lui crede e che se voglio posso smettere; nella serratura rotta di Shayla invece vi infilo le erbe da fumo e dei Sali da bagno come ringraziamento per la sua proposta. Non appena esco fuori un, <<Dai muoviti!>>, di Andreus mi fa correre in sua direzione. Mi avvicino, riprendendo il fiato, ed inspirando tocco la superficie azzurrina del portale. Che gli Dei siamesi ci proteggano…
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