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  1. #191
    L'avatar di mary24781
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    DAHMER GRAY

    Vicent procede verso di me con la grazia di un elefante, calpestando pesantemente il terreno della Valmorguli, come per comunicarmi anche così tutto il suo odio. Sorrido beffardo al pensiero di come sarà difficile per lui trattenersi dall'uccidermi, di come l'Occhio dei Saggi ci osserva attentamente, studiando ogni nostro minimo gesto. Chissà Kalisi, potrei riuscire a uccidere uno dei guerrieri reali più temibili con questo incontro! Non saresti fiero del metodo utilizzato, ma il risultato è quel che conta, no? Il mio cuginone troppo cresciuto è prevedibile come il tuono dopo il fulmine: mi spara addosso due scemenze intrise di odio e poi gira i tacchi per andarsene.
    "Ma sì, va pure Vicent, immagino non ti interessino le ultime parole di Ulfric; immagino non ti interessi sapere se tuo padre ha implorato per la sua vita o per quella di sua moglie; immagino non ti importi quale nome ha sospirato tua madre mentre la possedevo" gli dico con un ghigno malefico, soffermandomi soprattutto su quest'ultima frase. "In fondo, non sai fare altro, Vicent, sai solo voltare le spalle ai problemi... l'impotente Vicent Dreth... attorno a te muoiono tutti, cugino, eppure non sai fare altro che piangere, alzare il pugno agli dei e giurare vendetta. Sei patetico, Vicent, più patetico di me" gli dico abbassando il tono sull'ultimo concetto, piegando le labbra in un sorriso quasi cordiale.
    "Ma torna ad Aeglos, sei il Lord ora, sia mai che un bastardo come me ti possa trattenere dai tuoi impegni... voltami ancora le spalle, chissà chi sarà a morire questa volta... Esperin? La tua amata Principessa? Scommetto che l'hai sempre guardata come fosse un angelo perfetto e incorruttibile... eh Vicent, il mio giaciglio è a pochi passi dal suo e sento... sento chiaramente come Ryuk la possiede, come lei lo implora di continuare ancora e ancora e ancora. In fondo, sono marito e moglie, non fanno nulla di male... non diresti che quel faccino ulula come una cagna di razza, sai? Pensavi che fosse pura e perfetta? E' la sorella del tuo re, di quel bamboccio spocchioso pezzo di merda del tuo amato re... doveva per forza essere perfetta, no?" continuo, modulando la voce in modo sempre più maligno.
    "Non pensavi che vi avrebbe tradito, non lo potevi minimamente sospettare... questo perchè sei un idiota, un inetto... non sei adatto a questa vita, a questo mondo che non hai mai compreso. Eppure tu stesso ti sei macchiato di tradimento, ben due volte... Manto di Luna si fidava di te, così come Selene... e cosa hai fatto per loro? Nulla, questa sarà sempre la tua colpa. Loro erano come me, tutto sommato... e ti volevano bene, come me da bambino" aggiungo avvicinando la mia faccia alla sua. Siamo alti uguali, forse lui un paio di centimetri più di me. Quei fottuti capelli sono dello stesso colore dei miei.
    "Un bambino è come una bestia, non importa se lo tratti bene o male, se gli tendi una mano per sfamarlo lui ti amerà incondizionatamente. Anche Manto di Luna ti era affezionata, tu la sfamavi ogni giorno... eppure l'hai tradita lo stesso, magari l'hai anche dimenticata" gli sussurro all'orecchio. Mi allontano dandogli le spalle e teatralmente cerco di scimmiottare la voce di un bimbo lagnoso: "Ma io ero solo un bambino, Dahmer!". E rido, rido amaramente per poi voltarmi ancora verso di lui, mentre con la mano faccio il gesto che si fa per indicare le ciarle.
    "L'hai tradita quel giorno quando non hai giurato vendetta per lei, ma hai continuato a rispettare e amare quel pezzo di merda di Ulfric. La tua mano sarebbe dovuta stare sul manico della mia spada, accanto alla mia, per vendicare ciò che ci aveva fatto! Stava bene col rossetto vero? Faceva tanto l'uomo virile e invece nascondeva un'anima così femminea" esclamo in modo grottesco, malizioso.
    "Ma va, immagino non ti interessi ciò che ho da dirti... ciò che ho da mostrarti, Vicent" concludo prendendo in mano un anello e una lettera. Lo guardo di sbieco, in modo sfacciato gli sorrido. Vediamo se riusciamo a distruggere il tuo piccolo mondo di certezze, Vicent Dreth.

  2. #192
    sim dio L'avatar di Damnedgirl
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra


    Vicent Dreth

    Qualche passo, sono ancora lontano dalla porta, e Gray prende a parlarmi, o meglio a provocarmi senza alcun ritegno.



    La tentazione di andarmene è forte, così come quella di ucciderlo ma devo resistere, nel Valmorguli la violenza e la magia non sono tollerate ed io fallirei nell’intento ancor prima di fare un passo. Rimango quindi fermo, dandogli le spalle, ad ascoltare in silenzio il suo monologo mentre guardo un punto indefinito nella stanza. Inizialmente non ho nessuna reazione, sono cose che so, che mi aspettavo, quando nomina Esperin però la mia mano destra si serra a pugno in maniera involontaria. Continua a dare fiato alla bocca, raccontandomi di Esperin, di come ogni notte si conceda a quell’animale di Ryuk, ma so che non è vero perché la conosco e quella non è assolutamente lei, sta mentendo e le minacce di ucciderla sono a vuoto.



    Se solo si azzarda a toccare Esperin scatenerebbe la furia di Kalisi… E conoscendo il mio ex maestro ho la certezza che Gray non riuscirebbe nemmeno a sfiorarla, Esperin è in un botte di ferro. Vedo che il braccio destro mi trema, le nocche della mano sono diventate bianche… Espiro pesantemente e la apro. Devo stare calmo, respirare, pagherà sul campo di battaglia per ogni parola o insulto o ghigno e stavolta… Nessuno me lo toglierà dalle mani. Decapiterò chiunque ci provi perché Gray è mio e di nessun altro. <<Eppure tu stesso ti sei macchiato di tradimento, ben due volte...>>, mi volto appena, non capendo a cosa alluda, <<Manto di Luna si fidava di te, così come Selene... E cosa hai fatto per loro? Nulla, questa sarà sempre la tua colpa. Loro erano come me, tutto sommato... E ti volevano bene, come me da bambino>>.



    A queste parole contraggo il viso al pari di un cane rabbioso e lo guardo apertamente: ho fatto la scelta che ritenevo più giusta in quel momento ed a sei anni ragionare tra una frustata e l’altra non è affatto facile. Mi è dispiaciuto per Manto di Luna, non lo nego… Ma perché accusarmi di qualcosa che non sa? Lui non immagina cosa ho provato quando Ulfric ha ucciso la mia lupa, del senso di colpa che ho sentito nel momento esatto in cui Dahmer con quello sguardo vuoto, privo di emozioni, ha spezzato il collo al povero Ripper, e soprattutto alla solitudine che ho avvertito in quella fucina quando lui ha ignorato le mie scuse… Non è un caso se da quel giorno mi sono lagnato sempre meno ed ho cercato di rigare dritto pur di non causare dispiacere ad altri. D’un tratto sento le sue labbra vicino al mio orecchio, il suo respiro a pochi centimetri dalla mia pelle… Avrei voglia di congelarlo seduta stante ma resto inerme, con lo sguardo fisso sulla statua, mentre in un sussurro mi vomita addosso altro veleno, aggiungendo, <<[…] magari l'hai anche dimenticata>>. Non potrei mai dimenticarla e la mia arma ne è la prova. La tipologia, il modo in cui attacco e perfino il nome dal doppio significato rimandano a quella splendida lupa dal pelo argenteo. Volevo crescerla, addestrarla, evitarle la fine a cui io, un bamboccio di appena sei anni, avevo condannato la madre… Invece… E’ andato tutto storto. Gray si allontana, scimmiottando la voce di un bambino per ripetere quella frase che pronunciai stizzito e con le lacrime agli occhi, poi voltandosi riprende con la sua nenia accusandomi di non essere stato al suo fianco per vendicare ciò che Ulfric ci ha fatto… E, per la prima volta, non posso dargli tutti i torti. <<Ma va, immagino non ti interessi ciò che ho da dirti... Ciò che ho da mostrarti, Vicent>>.



    Alzo il capo sostenendo con voce pacata la sua strafottenza e mi intrometto nel discorso, giusto per un istante, per poter dire questo: <<Non ti biasimo per la tua vendetta con Ulfric… Anche io, se fossi stato in te, l’avrei compiuta ma in circostanze diverse. Trovo troppo facile scontarsela con una persona anziana, gravemente malata ed, oltretutto, impossibilitata a letto. Sarò uno stupido, un inetto, un sognatore, un cavaliere di belle speranze, ma lo trovo un atto di viltà, e sostengo con convinzione che la tua con Selene Greatnova, con Sybil Dreth o con Connor Dreth, sia stata violenza gratuita. Loro non ti hanno fatto nulla, anzi, hanno cercato di aiutarti e tu hai ripagato la loro gentilezza con la morte. Dunque, scusami l’azzardo, ma la mia mano, vendetta o no verso Ulfric, non sarebbe mai stata al tuo fianco…>>, un piccola pausa e poi con sguardo carico di odio aggiungo <<Gray>> senza alcuna tonalità. Faccio dunque per voltarmi ma la vista di quell’anello mi coglie completamente di sprovvista.



    Per un attimo mi pare di vederla, posso sentire il suo profumo, posso stringerla nuovamente tra le braccia e posso sussurrarle che la amo e nell’esatto istante metterle quell’anello al dito mentre sorride… Ma poi tutto si spegne, bruscamente, ed al posto del viso angelico della mia amata c’è un ragazzo che urla come un dannato il suo nome, l’odore viene rimpiazzato dagli abeti, il calore dal gelo di Winterhold... <<Dammi quell’anello>>, ordino brusco, gelido, e gli occhi si sollevano di scatto incatenandosi nei suoi.
    Ultima modifica di Damnedgirl; 28th November 2015 alle 18:50



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  3. #193
    L'avatar di mary24781
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    DAHMER GRAY

    Mantiene la calma e mi volta le spalle, fino a quando non gli nomino la Principessa Esperin... uhuh punto dolente? Con Manto di Luna raggiungo l'apice del successo: digrigna i denti, tra poco mette i peli sul dorso della schiena e inizia a ululare come un lupo di Aeglos! Pronuncia parole che in parte mi sorprendono: non mi biasima per ciò che ho fatto a Ulfric. Mi parla però di onore, rispetto, magari avrei dovuto sfidare il vecchio a un duello leale fino all'ultimo sangue. Cazzate, tutte cazzate. Lo guardo freddo, fisso in quegli occhi verdi che gli caverei senza remore: "Che ammazzi per onore, che uccidi per odio, che lo fai con una pugnalata alla schiena o con la mannaia su un patibolo, il concetto non cambia. Le tue mani sono lorde di sangue umano, diventi un assassino. Comunque. I fronzoli sulla legalità che ti racconti sono solo favole che ti aiutano a dormire sereno la notte, come la puttana di corte che si ritiene diversa da quella di strada solo perchè lei può scegliersi il pollo da spennare" dico sprezzante. Raiden non è solo una divinità negativa: ci insegna a guardare oltre le regole formali e distruggere, uccidere ogni fonte di valore, così da trovare i veri noi stessi, per vedere con occhi di bambino, puri e innocenti, le cose nella loro nudità. "Cosa sei, Vicent Dreth, senza i tuoi merletti di rispetto e onore? Il Mietitore di Franthalia, niente di più" aggiungo con un ghigno sul viso. Sulla violenza gratuita di cui mi accusa non mi soffermo: un po' ha ragione ma è il mio modo di fare. Andava fatto così. "Ho ucciso i tuoi genitori seguendo la stessa logica: essere chi tace davanti chi frusta non ti rende meno colpevole di chi schiocca la sferzata. Tua madre era tanto buona, eh? Mai una volta ha curato le mie ferite, mai una volta ha cercato di fermare Ulfric. Tuo padre poi, un inetto come nessuno mai: mentre violentavo sua moglie, mi supplicava di salvargli la vita. Bell'onore da cui sei nato e in cui sei pasciuto! Almeno al vecchio riconosco che aveva le palle, ma anche lui si comportava come un assassino sanguinario riempiendosi la bocca di parole altisonanti. Che razza di merda, voi Dreth" continuo a commentare guardando l'anello di Selene, che faccio rotolare tra le dita come fossi un prestigiatore. Le piacevano i miei trucchi di magia, nonostante ci sia la magia vera al mondo, lei... mi chiedeva sempre di fare qualche trucco con le mani. Le feci sparire un fiore, un anemone bianco, ricordo era il suo fiore preferito, e lo feci riapparire dietro il suo orecchio. Mi sorrise come nessuno mi aveva mai sorriso prima. Mi guardò con i suoi occhi azzurri, buoni come quelli di Ripper, pieni di fiducia, di calore. Mi fece sentire come mi ha fatto sentire Elen al Lacrima Mundi: una persona amata. Ulfric mi tolse anche Selene, la diede a Vicent e io... io non sopportavo di vederli felici. La vidi bene, la vidi sorridere a Vicent in modo diverso da come faceva con me. Lo amava, Selene amava lui, non me. Per me provava solo pietà. Stringo nel pugno l'anello... persi la testa. Forse è per questo che faccio del male alle donne: cerco quel sorriso che Selene rivolgeva a Vicent e che nessuna mi ha mai dato. La dipendenza che si crea durante una sessione di tortura tra vittima e carnefice è molto profonda, mi sono sempre inebriato degli occhi imploranti del malcapitato, ingannandomi, accontentandomi di ciò che ero riuscito ad ottenere. Con Selene ero stato bravo, l'avevo aiutata, ascoltata, ero stato un buon amico, la corteggiavo da galantuomo, o da quel che pensavo avrebbe fatto un galantuomo. Ma lei si innamorò comunque di un altro. Alcune femmine sono come Elen, ancora ingenue e facilmente plagiabili, che ti danno il loro cuore come fosse niente. Ha valore una conquista così facile, che può anche basarsi sull'inganno? Poi, ci sono quelle femmine come Esperin, per le quali potresti scuoiarti in piazza ma loro non ti si fileranno comunque manco per sbaglio. Ma ci sono femmine, anche, come Niniel... che vado a pensare. Niniel è così avulsa alla natura femminile che se sorride è solo perchè ha tracannato troppa birra. Selene era senza dubbio una cagnetta del primo tipo: s'era innamorata di questo stoccafisso perchè si immaginava la sua fiaba d'amore con il cavaliere nobile e senza macchia, in un Castello bello come Aeglos illuminato dall'aurora boreale. "Le regalasti un bell'anello, Vicent, la vostra era una fiaba romantica, perfetta: peccato che poi sia arrivato l'orco cattivo" esclamo malignamente, assaporando per un attimo il ricordo di quel giorno in cui Selene Greatnova non aveva occhi che per me.

  4. #194
    sim dio L'avatar di Damnedgirl
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    Vicent Dreth


    Non mi consegna l’anello e ribatte le mie parole con affermazioni colme di astio e di disprezzo. Mi paragona ad un assassino, nomina il titolo di “Mietitore di Franthalia” e poi, tra una falsità e l'altra, mi fa capire che ha ucciso la nostra famiglia seguendo una logica tutta sua, che personalmente reputo crudele e sbagliata. Non accenna però nulla riguardo Selene o la violenza gratuita, gioca con l’anello e dopo qualche attimo di tentennamento fa un’osservazione che scatena in me una profonda tristezza: <<Le regalasti un bell'anello, Vicent, la vostra era una fiaba romantica, perfetta: peccato che poi sia arrivato l'orco cattivo>>. Sta parlando con me come se fossi un bambino. <<Capisco…>>. Dico senza enfasi ed intanto ritraggo la mano ancora tesa verso di lui demordendo in questa maniera dall’intento di farmi consegnare l’anello. Con le buone maniere non lo otterrò mai. <<Offrire casa, educazione e protezione non equivale dunque a nulla per te>>. Giungo entrambe le mani dietro la schiena. <<Ti dai addirittura del pezzo sterco da solo, i miei complimenti: ti ricordo che in parte sei un Dreth, nonostante la cosa non sia ben accetta da nessuno dei due>>, e credo che questo sia l’unico punto su cui ci troviamo d’accordo. <<Il concetto però che ho tentato, inutilmente a quanto pare, di spiegarti è: io ho ucciso per salvare un regno, per rendere stabile la pace e per salvare tante altre vite, mentre tu hai ucciso per egoismo, sadismo e crudeltà>>. Non sono come te, il mio animo non è corrotto come il tuo. <<E poi quella tra me e Selene non era una fiaba, ma un amore che pareva un sogno>>, dico un sussurro rivivendo nella mia mente per la prima volta dopo tanti, troppi, anni lo strazio che ho sentito quando ho perso la mia Selene. <<Il nostro primo incontro è stato il preludio della nostra felicità…>>.

    Rimembro ancora tutte le lamentele che rivolsi a mia madre mentre mi aiutava con i lacci dell’armatura. Mi parlava cercando di farmi sparire quell’espressione truce che pareva dipinta sul mio viso, ma non riusciva perché io non mi volevo ancora sposare, ero troppo giovane e la sola idea di legarmi sentimentalmente a qualcuno che neanche conoscevo mi provocava terrore. Era stato Ulfric ad organizzare tutto, incluso quell’incontro che, incredibilmente, mi rese il ragazzo più felice di tutta Winterhold. Smisi infatti di brontolare nell’esatto istante in cui il mio sguardo ha incontrato il suo.



    Era bellissima, un incanto divino che donava serenità e tranquillità solo a guardarla, il suo sorriso poi era così dolce da attirare non solo la mia attenzione ma anche quella di chi le stava attorno. Quel giorno me ne innamorai perdutamente.



    Mi sentivo così completo che mi pareva di avere la certezza che quello fosse il mio unico amore, il sentimento che si cerca per tutta la vita e che solo qualcuno ha la fortuna di provare. Cavalcate, passeggiate, escursioni nel bosco, accompagnarla durante gli acquisti in città: non mi importava cosa si faceva, volevo solo stare con lei, renderla felice, farla sentire protetta e… Sposarla, non più per obbligo ma per amore.


    <<Quell’anello: rappresenta il mio sentimento per lei>>, esclamo in tono grave, facendo una piccola pausa.

    Ma il sogno divenne presto un incubo. Era buio. Non si vedeva niente e intorno a me c'era solo neve ed alberi. Il cielo ruggì come se volesse rovesciare il mondo intero nell'abisso, sentivo freddo, i vestiti erano pesanti, completamente zuppi di pioggia, tant’è che aderivano completamente al mio corpo. Ma non mi importava, cercai di farmi strada strisciando lungo la vegetazione, a volte mi sembrava di scontrarmi con una corazza, altre volte le mie mani incontravano lame taglienti, altre ancora i miei piedi erano trattenuti da corde.



    Cadevo e mi rialzavo. Più cadevo e più mi rialzavo. Urlai come un dannato il suo nome, ma lei non rispose. <<
    SELENE!>>,



    urlai ancora, e ancora, non so per quante altre volte, poi stremato mi appoggiai con la schiena contro la corteccia di un albero. Ero stanco, disperato, perché quello era stato il secondo giorno di ricerche incessante ma di lei non vi era alcuna traccia. Nessuno aveva notizie, l’unica stranezza era Giuramento scomparsa quasi in corrispondenza alla sparizione della fanciulla.
    <<Per tre giorni hai finto di cercarla assieme a me. Mi hai illuso, fatto credere che presto avrei rivisto il suo splendido sorriso e che sarebbe tornata sana e salva nelle mie braccia ed invece…>>. Sollevo il volto e lo guardo: non verso una lacrima ma gli mostro solo la mia rabbia, il mio odio ed il mio disgusto per ciò che le ha fatto. <<L’hai uccisa>>.
    Ultima modifica di Damnedgirl; 28th November 2015 alle 18:54



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  5. #195
    L'avatar di mary24781
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    DAHMER GRAY

    Vicent ritrae la mano, ha capito che non gli mollerò questo anello tanto facilmente. Ho un moto di rabbia quando mi assimila alla sua maledetta famiglia: eh no, io sono un Gray, lo ha ricordato prima, sono un bastardo, non faccio parte della famiglia. Non ne ho mai fatto parte. Già, non dovrei manco irritarmi per la stupidaggine che ha pronunciato: da bambino ho desiderato tanto di essere considerato un Dreth ma ora... con il cadavere di Ulfric in putrefazione in quella fogna di tomba in cui l'avranno messo... no, non mi tange, non sarò mai un Dreth e questo... mi rende fiero. "Sono feccia Vicent, feccia che si chiama Gray, l'hai detto tu stesso prima... e sono fiero di esserlo. Sono finiti i tempi in cui avrei voluto il tuo lurido cognome" dico serio, sprezzante. Commenta, poi, la mia frase in modo infantile, da bamboccio cresciuto qual è. L'amore: io non ci avrò capito nulla, ma pure lui sta messo male. Come può una cosa che dicono essere tanto potente, tanto forte, tanto inossidabile nascere così all'improvviso, senza ben precisi motivi, senza un passato da raccontare? Come fa una cosa per cui non si è sofferto o faticato essere... di valore? Come l'odio, anche l'amore dovrebbe basare la sua forza sugli stessi presupposti: determinazione, abnegazione, memoria. Come si fa ad amare qualcuno che nemmeno si conosce? Come si fa a vedere al di là della maschera che portiamo tutti noi, se non ci si impegna a conoscere il male che alberga nell'altro? A vedere l'abisso che portiamo, tutti, dentro? "Quella si chiama erezione, Vicent, dovrebbe essere ben diversa dall'amore. Se Selene fosse stata grassa e brutta, ti saresti tagliato le vene il giorno che te l'han fatta conoscere. Sei sempre stato un moccioso, speravo che col tempo fossi maturato, ma sono sempre troppo ottimista. Un po' è colpa mia: sono io che ho causato la santificazione dell'immagine di Selene ai tuoi occhi... sono io che ti ho donato questa assurda idea di perfezione in lei. Contento di denotare che ti faccia ancora male, era quello il mio obiettivo" rido con un taglio obliquo delle labbra, che lascia trasparire i denti bianchi nel buio della Valmorghuli. In realtà, la morte di Selene Greatnova ha poco a che fare con lui. Ha a che fare con me, con la rabbia della delusione, dell'amarezza... dell'odio che mi infiammò il cuore. Lasciandolo in cenere.

    "Sta buona, se annuisci che non urlerai, ti levo il bavaglio" le dissi mentre affilavo alla mola Giuramento. Una gran bella spada, lunga, affilata, la lama bianca venata d'azzurro, caratteristica dell'acciaio di Aeglos. Le scintille rosse che zampillavano dalla ruota illuminavano debolmente quella cascina abbandonata nel bosco, che un tempo era stato uno dei rifugi più usati dalla famiglia Dreth durante le battute di caccia. Mi ero stabilito a vivere lì già da un po' e non l'avevo detto a nessuno, se non a Vicent. Quell'idiota non aveva smesso di cercare la sua preziosa Selene per tutta Winterhold e invece era proprio a due passi da lui. La verità era sempre stata sotto il suo enorme mento ma non aveva voluto riconoscerla. La testolina bionda della fanciulla si chinò per accennare il suo assenso: sarebbe stata buona e in silenzio, nonostante gli occhi continuassero a piangere in modo sempre più veemente. Mi staccai dallo strumento e mi piegai, così da liberarla da quel pezzo di stoffa che non doveva avere un buon sapore: fu una brava bambina, mi ringraziò persino. Forse voleva rabbonirmi, forse era nella sua sciocca natura, ma mi fece incazzare ancora di più. Quel suo "grazie" suonò come un affronto. Un'offesa alla verità. L'avevo rapita, l'avevo stuprata per tre giorni, l'avevo legata e imbavagliata: come poteva ringraziarmi? Tra le lacrime, poi, le si accese anche la speranza: fu la prima volta che la vidi, scintillante e luminosa come la stella polare. E fu la prima volta che pronunciai la frase per cui molti mi avrebbero ricordato: "Se speri che ci sarà un lieto fine, non hai prestato attenzione". Impugnai Giuramento, la strinsi con la convinzione e la determinazione che scorrevano nel mio braccio. Non tremavo, nonostante le avessi voluto bene. La guardai fissa, i nostri occhi incatenati come in un antico rituale di morte. Mille emozioni attraversarono il cielo delle sue iridi e l'ultima, la suprema paura della fine, si fissò nel vacuo delle pupille dilatate e spente, delle sclere bianche come il latte, quando la vita l'abbandonò, quando la mia lama recise il bel collo d'avorio di Selene. La testa rotolò ai miei piedi, ma prima di raccoglierla, le sfilai l'anello di fidanzamento dal dito e me lo misi in tasca. Era il mio giusto bottino per aver trionfato su quella isteria adolescenziale che avevano chiamato "amore". Era il giusto balsamo sulla mia ferita. Era il memento della mia crudeltà che mi avrebbe accompagnato sempre. La porta si spalancò, l'ombra alta e possente di mio cugino mi si parò davanti e io con la spada in una mano e i capelli biondi di Selene stretti nell'altra mi limitai a dirgli: "Mi spiace Vicent, come vedi... Selene ha perso la testa per me". Mi si scagliò contro con tutta la sua furia e mio padre, con alcuni uomini, fece irruzione nella cascina, così io atteggiai il volto con la maschera del personaggio che avrei interpretato in quei giorni. "Vicent, come hai potuto farle questo?" esclamai dolente, affranto. Quella cascina che conosceva solo lui, quella spada che era la sua, la fidanzata che non portava più la sua fedina. Tutto era andato secondo i miei calcoli.
    "Secondo il tuo amato nonno, non c'erano prove per dimostrare quello che affermi" dico con la faccia antipatica di un azzeccagarbugli. Riapro la mano e gli lancio l'anello: sono libero dalla sua maledizione. "Tieni, fossi in te me lo svenderei a qualche rigattiere, perchè tanto valeva il sentimento che provavi... che lei provava... che tua madre provava per tuo padre" dico maliziosamente, mentre dalla tasca pesco un'altra sorpresa: una lettera, quella trafugata ad Aeglos. E' giorno di regali, per te, Vicent!

  6. #196
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    Vicent Dreth

    Dice di essere feccia, di non provare più alcun interesse nel diventare un Dreth, ed io lo guardo mutando la mia espressione in pura sorpresa perché mai, e ripeto MAI, avrei immaginato che Dahmer Gray sarebbe stato in grado di pronunciare tali parole. Io… Mi sento… Confuso. Svuotato. Frastornato. Gray ascolta dunque le mie frasi e poi, non appena il silenzio cala in stanza, mi fa “dono” del suo punto di vista riducendo ciò che ho ritenuto amore ad una semplice e banale erezione aggiungendo infine con un sorriso malsano, <<Contento di denotare che ti faccia ancora male, era quello il mio obiettivo>>. Quel maledetto ghigno. Chiudo gli occhi per un breve istante…

    Lessi un biglietto posato sul mio letto con sopra scritto “alla cascina abbandonata” da una calligrafia sconosciuta. Scattai, lasciando detto ad un maniscalco di riferire a Ulfric Dreth quanto avevo appreso, e cavalcai spedito in direzione della cascina con il cuore che quasi mi esplodeva nel petto. Non pensai nemmeno all’eventualità che potesse essere un’imboscata, quel posto lo conoscevamo solo io e Dahmer…



    Credevo lo avesse controllato lui, me lo aveva assicurato durante la prima notte di ricerche, ed invece quando aprii… Non elaborai subito. <<
    Mi spiace Vicent, come vedi... Selene ha perso la testa per me>>,



    qualcosa rotolò ai miei piedi ed io rimasi con gli occhi sgranati mentre avvertivo un senso di impotenza assalirmi con prepotenza. Le gambe che in un primo momento non vollero far nulla d’un tratto cedevano sotto il peso del mio stesso corpo, non le controllavo più, mi inginocchiai a terra, tremante, con lo sguardo fisso sulla testa dalla chioma dorata, a tratti vermiglio, che apparteneva alla mia dolce ed amata Selene.



    Piansi, incurante di mio
    cugino armato a pochi passi da me, urlai tra i singhiozzi il suo nome. Ma era troppo tardi… Giunsi troppo tardi in quella maledetta cascina. Non potevo più salvarla, era morta ed io mi sentivo inutile… Avrei voluto dare la mia vita per riavere quella persona, ma non potevo, ormai non mi restava che guardarla. Sentii un grande buco nero nel torace, attorno a me non c’era più nulla, solo io e… Lei. <<Selene guardami>>, mormorai tra le lacrime, la accarezzai muovendo in maniera frenetica le mani per liberare il volto dai capelli. Viso che era sporco di sangue. <<Guardami>>. Ma le iridi erano spente, rovesciate, di quelli splendidi occhi azzurri e cristallini non vi era più alcuna traccia. Sentii una fitta improvvisa al petto, come se mi stessero strappando via il cuore, cercai di resistere, di farmi forza, le chiesi addirittura <<sorridimi, ti prego>>.



    Ma lei non rispondeva, rimaneva ferma, inanimata e… <<
    E' me che ha guardato per ultimo>>. Sollevai il viso, lasciando di scatto la testa in un’ultima, dolorosa, carezza e ringhiando guardai Dahmer. <<IO TI AMMAZZO!>>, gli urlai contro, con voce alterata dalla rabbia, e gli piombai addosso.



    Lo costrinsi a lasciare andare Giuramento e cominciai a colpirlo, a mani nude in pieno viso. Volevo ucciderlo… Ma non ci riuscii. Qualcuno mi allontanò, trascinandomi via di forza, e tra le urla e le lacrime l’ultima cosa che vidi fu la testa della mia amata riversa in un lago di sangue.

    Li riapro, scacciando via i ricordi. Non capisco perché ho rivelato proprio a lui i miei sentimenti per Selene, tanto non può comunque comprendermi, non ha mai voluto farlo, dunque a che pro perdere tempo, fiato e pazienza? So che Dahmer Gray è un necrofilo, uno psicotico, un sadico, un assassino, che dietro di sé è solo in grado di lasciare una scia di morte e di distruzione, che non ci sono speranze, che non c’è alcuna volontà di migliorare, e… Quindi… Perché? Perché continuo ad ascoltarlo? Perché assecondare il suo patetico tentativo di provocarmi? Perché non vado via da qui? Non ha senso. <<Secondo il tuo amato nonno, non c'erano prove per dimostrare quello che affermi>>, sentenzia beffardo e dopo pochi istanti mi lancia l’anello che recupero al volo chiudendolo nel palmo destro mentre guardo fisso Gray: perché rendermelo…? <<Tieni, fossi in te me lo svenderei a qualche rigattiere, perché tanto valeva il sentimento che provavi...>>, ancora provocazioni? <<Che lei provava...>>, balle, Selene mi amava. <<Che tua madre provava per tuo padre>>, nhm? Con un sorriso malizioso vedo che esce un foglio dalla tasca. <<Grazie ma non accetto consigli o giudizi in sentimenti da qualcuno che le “erezioni” se le fa venire guardando cadaveri>>, lo rimprovero serio, guardandolo fisso negli occhi, ed intanto infilo l’anello nella tasca interna dell’abito. <<E poi cosa puoi saperne te di amore, Dahmer Gray? Tu che ti ergi a vendicatore quando in realtà sei solo un vigliacco in grado di covare odio, invidia e vittimismo>>. Osservo infine incuriosito il documento che ha in mano: sembra piuttosto vecchio…

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  7. #197
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    DAHMER GRAY

    Disarmarmi fu la mossa decisiva, quella che mi aspettavo, quella che Vicent non mancò subito a fare. La furia del dolore, della disperazione nell'accarezzare quel viso senza vita, nel modo in cui si slanciò contro di me... mi avrebbe senz'altro ucciso. Caligus riuscì a trattenerlo, io ero senza camicia e anche il corpo di Selene era seminudo, la mia messinscena poteva iniziare. Lo sguardo di mio cugino era perso nel vuoto, come se d'improvviso ogni volontà lo avesse abbandonato dopo aver urlato e pianto, sotto shock con la rabbia che gli urlava nelle orecchie. Non badò alle mie parole, ma io iniziai a tessere la mia tela come un ragno velenoso. "Io e Selene avevamo una relazione, lei... voleva sfuggire da questo matrimonio imposto. L'ho nascosta qui, speravamo che nessuno ci trovasse, ma qualcuno deve averci tradito o Vicent deve aver dedotto qualcosa... non so padre, so solo che mentre eravamo insieme, Vicent Dreth ha impugnato la sua spada e... ha fatto quel che puoi vedere tu stesso" spiegai a mio padre nella più grande ed eccezionale delle mie perfomance teatrali. Mi sarei dovuto unire a qualche compagnia errante, sono sempre stato bravissimo a mentire. Poi, il tocco di classe, quel qualcosa di indefinito che rende tutto perfetto, quella sfumatura che impercettibile completa il quadro: guardai dritto nel grigio delle iridi di Caligus e affranto, disperato... terribilmente sincero... gli confessai tra le lacrime: "Io l'amavo". Il processo fu una farsa: Ulfric mi poteva leggere la colpevolezza negli occhi ma, purtroppo per lui, per la legge di Aeglos non era una prova impugnabile. Mio padre testimoniò quel che vide e quel che gli avevo raccontato, il piccolo Vicent cercò di spiegare la sua versione dei fatti, ma questo non fece altro che confondere ancora di più le acque: niente poteva essere dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio. Lord Ulfric non era però un idiota e quindi con mio padre si accordò per esiliarmi al Castello: non sapeva che ruolo svolgessi lì, mio nonno non ha saputo che il Boia della Luna era il sottoscritto fino a quando la notizia non si è diffusa con le parole di Ryuk alla Torre della Mezzaluna. Penso che l'avesse comunque capito da prima, ma era un uomo ligio alla giustizia che non avrebbe mai osato fare qualcosa che violava il diritto di Winterhold, basato sulla presunzione di innocenza. Già, mio nonno era un uomo stupido. Vicent volle affrontarmi di nuovo, mentre mi impegnavo a preparare il carro con cui sarei partito per sempre. Mi voltai verso di lui, con il ghigno che lo avrebbe perseguitato in tutti i suoi incubi: "Non l'avevi capito? Sono nato per distruggere tutto ciò che ami, Vicent... tutto: questo è solo l'inizio" gli dissi inarcando un sopracciglio. Poi lo guardai intensamente, con tutta la malvagità di cui ero pregno e con la voce bassa dettai la sua condanna: "Vivi miseramente i tuoi giorni nell'oscurità e nell'odio; quando avrai la mia forza allora vieni a cercarmi, avrai la tua soddisfazione". La meteor hammer che avevo forgiato per lui: doveva usarla solo quando avesse preso la decisione di cercarmi per vendetta, di dedicare la sua vita all'odio. Quando sono tornato ad Winterhold, l'ululato dei lupi, liberi e selvaggi, che accompagnava le mie notti di fanciullo, fu la cosa che trovai più famigliare, più delle alte vette innevate di Aeglos. In quel vento gelido, in quella neve candida e innocente, vivrà per sempre il ricordo di Ripper, di ciò che ho provato per lui. Ma ora, devo andare avanti. Voglio essere libero, voglio essere e fare ciò che voglio, senza vincoli o legami. Voglio essere davvero me stesso.
    Lo guardo fisso, la curiosità lo divora ma anche il desiderio di vendetta. "Ulfric avrebbe cercato giustizia, non vendetta... ma per carità, io trovo che siano la stessa cosa e non mi nasconderò mai più dietro un dito o una maschera: so cosa ti ho fatto e cosa meriterei, semplicemente lotterò per la mia libertà di non prendermene carico. Ho fatto quello che mi sentivo di fare. Se sul campo ci incontreremo, non ti negherò mai soddisfazione, come ti dissi quel giorno... e anche dopo questa guerra, se gli Dei ci vorranno vivi, potrai richiedermela. Non mi tirerò indietro" gli dico serio, non lasciando i suoi occhi torvi di odio. Non mi nasconderò mai più, affronterò tutto a petto scoperto perchè sono stufo di frignare come un moccioso. Perchè sto lottando per qualcosa che mi ha cambiato. Per qualcosa che mi ha fatto capire molte cose che avevo deciso di ignorare. "Ho voluto vederti solo per mostrarti che come me... anche tu sei sempre vissuto in una menzogna. Mentire è togliere la libertà di decisione a qualcuno e... mi sento di ridartela, Dreth. Tuo nonno era un uomo sadico e violento, tuo padre un vigliacco, l'amore per Selene solo un'illusione dell'adolescenza, che sarebbe svanita presto, appena avessi scorto la sua umanità. Il tuo Re è un assassino di bambini, la tua Principessa ha sposato un Leithien, si fa sfondare ogni notte da Ryuk Leithien... proprio lui, dalla stessa bestia che ha umiliato tua madre" ridacchio aprendo il foglio della lettera che ho in mano. La leggo con tono drammatico, esagerato in certi punti, cercando di imitare la voce di una sciocca donnetta innamorata.

    "Caro Connor,
    non ho giustificazioni per quello cui hai dovuto assistere, lo spettacolo della bestia lussuriosa che ti ha fatto soffrire e che vive dentro di me. Non ti ho mai ingannato circa i miei sentimenti, ti ho sempre amato e sempre ti amerò, ma purtroppo quando quel demone è entrato nella mia vita, mi sono sentita travolgere da mille emozioni, sensazioni carnali che non credevo di poter mai provare. Ryuk Leithien mi ha usata, umiliata, sedotta. Il suo fascino da ragazzo smaliziato, di guerriero senza paura ha fatto breccia nei miei desideri di donna e io sono stata troppo debole, troppo stupida e ho ceduto. A fianco a me avevo te, il migliore degli uomini, ma la mia idiozia mi ha gettata tra le braccia di una bestia immonda, cui servivo solo per qualche notte di ripiego. Come ho potuto ferire te, come ho potuto fare questo proprio a te e anche a me stessa? Non ho spiegazioni, Connor, se non la mia pochezza di senno. Quella belva mi ha portata in quella casa, sapeva che ci avresti trovati, mi ha fatto inginocchiare e io ero con lui senza manco rendermene conto, per quell'ultimo bacio che per te è stato peggio di un pugno in pieno viso. Non ho nessun diritto di chiederti perdono, ma sappi che ho sognato il giorno in cui mi avresti sposata, in cui mi avresti fatta tua per sempre tutti i giorni da quando siamo fidanzati. Il tuo senso del dovere, la tua castità, le mille virtù che ti rendono migliore di lui: se vorrai punirmi come si fa con le meretrici io ti comprenderò. Ma nonostante tutto il dolore del rimorso, del pentimento, io continuerò ad amarti, sempre e comunque, qualsiasi cosa accada. Quella libertà che ho assaggiato con Ryuk Leithien si è rivelata al sapore di fiele, non mi interessa io so cosa voglio ed è vivere, invecchiare insieme a te. Avere una famiglia con te. Perdonami se puoi, anche se so di non meritarlo.
    La tua e solo tua Sybil"


    Resto un attimo in silenzio e poi gli porgo la lettera: "Chissà che sapore aveva questa libertà che ha assaggiato". Rido e poi aggiungo: "Il migliore degli uomini... chissà se ha continuato a pensarlo mentre lui mi implorava di salvargli la vita fregandosene di quel che facevo a lei". Stavolta il tono è amaro, tagliente. Svegliati Vicent, cazzo svegliati, sono l'unica cosa vera che hai davvero avuto nella tua vita.

  8. #198
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    Vicent Dreth

    Odio, rancore, rabbia…



    Ecco quel che sto sentendo da quando è avvenuta la strage ad Aeglos ed adesso più guardo in faccia il loro carnefice, più li sento aumentare divorando tutto il resto. Quando Gray pronuncia una frase però riesce a mettermi in difficoltà perché ha ragione, <<Ulfric avrebbe cercato giustizia, non vendetta>>. Sto sbagliando. Inghiotto un groppone di saliva e lo guardo, freddo, impassibile. Non mi sorprende che l’abbia capito, Dahmer Gray mi conosce, fin troppo bene, abbiamo passato quasi sedici anni assieme sostenendoci l’un l’altro come fratelli, abbiamo condiviso gioia, tristezza, rabbia, dolore… Solo all’ultimo, quando la gelosia l’ha accecato, anche la crudeltà… La furia omicida, l’odio… L’avrei ucciso se Caligus non mi avesse trascinato via da quella cascina. Lo ascolto attentamente mentre mi parla, scuotendo la testa e sbuffando in maniera involontaria nel momento in cui azzarda quel <<Non mi tirerò indietro>>. Certo, come no!



    Prima ammette di essere il responsabile dei suoi crimini ma di voler essere libero e che lotterà per non dover scontare alcuna pena, poi dice che non mi negherà la soddisfazione di avere giustizia quando invece, fuggendo, mi priva eccome di questo. Ha le idee un pò confuse perché vedo molta incoerenza. Mi faccio più serio e con un’espressione apatica lo osservo quando parla di verità nascoste, ed assottiglio lo sguardo, infastidito, nell’istante in cui dice, <<Tuo nonno era un uomo sadico e violento, tuo padre un vigliacco, l'amore per Selene solo un'illusione dell'adolescenza, che sarebbe svanita presto, appena avessi scorto la sua umanità>>. La frase di Lumen irrompe con prepotenza nella mia testa, martellando violentemente la mia certezza con quelle parole, quelle in cui mi ha consigliato di non idealizzare troppo la persona che amo... <<Il tuo Re è un assassino di bambini>>, che servo. <<La tua Principessa ha sposato un Leithien>>, che proteggo. <<Si fa sfondare ogni notte da Ryuk Leithien... Proprio lui, dalla stessa bestia che ha umiliato tua madre>>.



    Cosa? E lui come lo sa? Sgrano gli occhi e contraggo la mascella fissandolo atterrito mentre mi legge il contenuto della lettera. <<Basta>>, biascico di getto, portandomi le mani alle orecchie pur di non ascoltare la sua nenia fastidiosa ma le parole giungono comunque, seppur ovattate, ed ogni singolo particolare è una sferzata di cinghia bagnata di sale. <<Quella libertà che ho assaggiato con Ryuk Leithien si è rivelata al sapore di fiele>>. A questo la storia che mi raccontò Ryuk in armeria dopo avermi amputato la gamba sinistra riaffiora inesorabile nella mia mente. Panico. L’aria prende a mancarmi, respiro profondamente ma man mano che i ricordi avanzano, sento il respiro farsi sempre più affannato fino a quando il fiato non mi si smorza, bloccandosi in gola. Un brivido gelato mi attraversa la spina dorsale costringendomi a restare dritto ed i vestiti, questi maledetti abiti, sono diventati ghiacciati. Ho freddo, sempre più freddo, e più tocco la mia faccia con le dita, più le sento gelide.

    Le piaceva stare inginocchiata a quella cagna di tua madre, a volte abbaiava, se glielo chiedevo…
    Basta.

    Pagherei per rivedere la sua espressione, quando spostai tua madre dal mio amico…
    Smettetela.

    <<Chissà che sapore aveva questa libertà che ha assaggiato>>. FINITELA ENTRAMBI.


    Un conato di vomito mi risale d’improvviso in gola e per poco, pochissimo, lo trattengo inghiottendolo con stizza prima di tossire per riprendere a respirare. Poi, dopo qualche attimo, ancora sconvolto, pallido come un lenzuolo e con la fronte imperlata di sudore, afferro incerto la lettera dalle mani di Gray per controllarla e rileggerla… Non so quante volte. Ed è vera. E’ reale. E’ uno schifo. Vorrei vomitare. Non bado nemmeno all’ennesima provocazione del bastardo so solo che dentro di me sì è rotto qualcosa: mi sento vuoto, depresso e… Tradito… La mia famiglia mi ha ingannato. D’un tratto ho come la sensazione che la campana di vetro in cui sono vissuto, protetto dal mondo reale, si sia infranta sotto il peso delle menzogne… <<Io… Mi sono fatto amputare una gamba per difendere… Cosa?>>, domando più a me stesso che a Dahmer con lo sguardo perso nel vuoto. <<Una bugia?>>. E’ inammissibile. Iracondo accartoccio il foglio in una mano e seppur ferito nell’orgoglio di figlio, dopo qualche minuto di silenzio per riprendermi dallo shock, affronto finalmente Dahmer da uomo a uomo. <<Questa>>, mostro la mano con la lettera accartocciata, <<non ti discolpa assolutamente dagli omicidi hai commesso>>. Sollevo di scatto il viso acquistando determinazione per ogni parola che pronuncio. <<E tu non sei qui per me, quindi falla finita con la commedia>>, indico con l’indice la statua. <<Cosa credi di ottenere in questo modo, ah? La soddisfazione di vedermi cedere alle tue insulse provocazioni, che proprio nulla hanno a che vedere coi massacri che hai compiuto, solo per cosa? Per farmi uccidere dai saggi?>>. Illuso. <<Vedi. Questa è solo la dimostrazione di quanto tu sia vigliacco, fai fare il lavoro sporco a loro perché non hai le palle di affrontarmi, perché lo sai, non ne sei all'altezza, ed è anche per questo che mi odi, perché lo sai che non puoi battermi. Non puoi battere un vero Dreth>>. Gli giro attorno, lento, per poi fermarmi a pochi passi da lui.


    <<Su una cosa però hai ragione: non è vendetta ciò che voglio ma giustizia>>, proprio come avrebbe voluto Ulfric. <<Perché io non mi abbasserò al tuo livello, Dahmer. Tu non vali il mio tempo. Tu non vali il mio odio. Tu non vali un'unghia dei Dreth>>. Lentamente sento l’odio scemare e esterno a voce l’unico sentimento che provo, <<Tu mi fai pena>>.

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  9. #199
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    DAHMER GRAY

    Gli rivolgo il taglio di un sorriso beffardo, quasi lo posso vedere riflesso nei suoi occhi, specchi di quello che ero un tempo. No, Vicent Dreth, sei proprio fuori strada. "Se ti ho provocato con la speranza di vederti incenerito dai Saggi per mio diletto, ti sbagli di grosso. E puoi credermi, dal giorno di Selene non ti ho più mentito sulla mia natura. L'ho fatto per la fazione, perchè sarebbe un vantaggio non indifferente averti morto... e io voglio vincerla questa guerra, sia per tenermi la testa sul collo ma... anche per altro. Davvero credi che uno come me cerchi una giustificazione? Cercherò di essere chiaro in merito: non me ne fotte niente della tua approvazione, pietà, pena, lealtà e quanto altro di stupido puoi elencarmi. Non mi interessa cosa pensa la tua giustizia delle mie azioni, per me erano giuste e questo mi giustifica già. Io sono la mia legge, Vicent, questo l'ho capito molto bene. Ho soffocato nel sangue quella tua famiglia immeritevole di respirare, per me è stato il modo giusto per rompere i ponti con i Dreth, quindi l'ho fatto senza rimorso. E mi è sembrato giusto aprire i tuoi occhi stanotte, mostrarti quanto ancora si celava dietro la tua cecità. E finalmente, per la prima volta nella mia vita, mi sento davvero libero. Di quello che hai intenzione di fare tu, non mi interessa. Ma non fuggirò, se vorrai avere la tua inutile soddisfazione non mi tirerò indietro. Quando e dove vorrai" rimarco con calma, cercando di scandire tutte le parole con esasperante lentezza. "Sono cambiate molte cose... la fazione dei reietti è diventata importante per me. Inizialmente ho seguito Kalisi per salvarmi dalla tua meteor hammer, ma ora... dopo l'Auspex sono cambiato. Pensavo che sarei sceso in campo tanto per fare numero, mi sarei nascosto o sarei fuggito, invece... ho lottato fino all'ultimo respiro che mi rimaneva in corpo. Penso... credo che Kalisi renderà Dohaeris un posto dove i mostri come me non saranno più necessari... voglio vincerla questa guerra, in questo tu o i Dreth non c'entrate niente" dico rimettendomi a sedere sulla base della statua. Scruto tutta la sua alta figura, è ben vestito, curato, i capelli corti e ricci, il mento vanamente coperto da un pizzetto. Mi viene da sorridere in modo buffo per questo particolare: "Ti sei fatto crescere il pizzetto... anche io ho lasciato la barbetta incolta. Per quanto possiamo essere diversi, c'è sempre qualcosa che ci accomuna... è abbastanza frustrante". Lo guardo serio, stendendo la schiena verso la statua. "Avrei potuto ucciderti così tante volte che ne ho perso il conto... ad Aeglos, di notte mentre dormivi, avrei potuto sfondarti il cranio con una mazza ferrata... a volte ho immaginato di farlo, come in un sogno. Forse, il nostro affetto faceva parte delle bugie in cui siamo cresciuti. Pensavo di sapere chi odiare e chi no, ma era tutta una menzogna. Quando mio padre mi ha convocato qui al Valmorghuli e..." inizio a raccontare quando Vicent mi blocca. "Tuo padre al Valmorghuli? Caligus ti ha incontrato qui?" mi domanda sorpreso. Alzo un sopracciglio, non pensavo fosse una cosa da tenere segreta. "Non te ne ha parlato? La sera dell'incoronazione mi ha convocato qui per accertarsi che io fossi vivo, dopo la battaglia dell'Auspex. Mi ha persino detto che mi vuole bene" rido in modo amaro ricordando il suo tono di voce, i suoi occhi, le sue movenze. "Sono nato l'ultimo mese dell'anno, lo sai, a una settimana circa dal rito dei mai nati. Sarei dovuto essere io il mai nato quell'anno. Mia madre era felice di sacrificarmi all'Abgruntis, ma lui volevo una famiglia e... bhe gliel'ha impedito, uccidendola e salvando me" dico a voce bassa, fissandomi i piedi. Poi rialzo lo sguardo ancora su di lui, rimettendomi in piedi: "Di primo acchito l'ho odiato ancora più forte, mi sono sentito tutta la vita un mai nato e finalmente ne capivo il perchè. Poi... ho dei legami in fazione... diversi da come pensavo fossero i legami... non odio più Caligus. Anzi, inizio a comprendere perchè l'ha fatto, mia madre era... pazza. Tutti gli stregoni forse lo sono, è Raiden che ci vuole così. Ma ripeto, non mi interessano le giustificazioni. Sento solo di aver saldato il conto con Caligus e se fossi in te... starei attento a lui. Mi ha sempre protetto, ora scommetto che è solo ad Aeglos ed è stato lui a inventarsi la balla dell'attacco dei bruti. Non fare come fai sempre, come hai fatto con Selene, l'amore non dipende da un bel faccino o da un grado di parentela. Solo perchè è tuo zio, non significa che tu non debba stare attento" consiglio facendomi molto serio. "Non conosci mai davvero qualcuno se non nella difficoltà, infatti non conoscevi affatto Selene così come non conosci Caligus. Poi, fatti tuoi, sei così ottuso su Selene, figuriamoci su tuo zio" concludo sarcastico. Incateno i miei occhi ai suoi, un tarlo mi sta rosicchiando il cervello. Caligus mi ha detto della malattia di Ulfric, Caligus mi ha protetto al processo, mi ha dato il lavoro al Castello, mi ha addestrato come un Dreth. Una sensazione fastidiosa si diffonde sotto la pelle: il dubbio potrebbe diventare certezza.

    Frasi e azioni concordate


  10. #200
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    Vicent Dreth


    Dahmer Gray ammette di avermi provocato con il fine di farmi disintegrare dai saggi per puro spirito di squadra. Non insisto oltre ma scuoto la testa,visibilmente risentito, capendo che la conversazione è giunta ad un punto morto. Lui ha fatto delle scelte, sostiene persone, combatte per ideali diversi, io invece le mie… Tra caproni del Nord, purtroppo, è impossibile giungere ad un compromesso.




    Lo fisso stranito quando comincia a guardarmi l’abito e, senza farmi notare, sfrutto le maniche per coprire il dorso delle mani così da non fargli notare l’assenza dei tatuaggi. <<Ti sei fatto crescere il pizzetto...>>, aggrotto le sopracciglia, irritato: cosa diamine centra il mio pizzetto adesso?




    <<Anche io ho lasciato la barbetta incolta. Per quanto possiamo essere diversi, c'è sempre qualcosa che ci accomuna... E’ abbastanza frustrante>>. Ah… Beh, è la stessa identica sensazione che avverto anch’io ora che l’ha sottolineato... Forse dovrei tagliarlo. Sbuffo, ed intanto che parla sfogo il risentimento sulla lettera che ha causato questo profondo senso di malessere. Mia madre… La meretrice di un Leithien! Se solo ci penso mi sale la bil - <<[…] mio padre mi ha convocato qui al Valmorghuli e...>>, Caligus ha cosa? Lo blocco d’istinto, non riuscendo a camuffare in tempo la sorpresa, ed assottigliando lo sguardo gli domando, <<Tuo padre al Valmorghuli? Caligus ti ha incontrato qui?>>. Perché ero all’oscuro di questa storia? Quanti altri segreti mi sono stati tenuti nascosti? Gray inarca un sopracciglio, mostrandomi perplessità, e poi con un sorriso amaro mi rivela il motivo dell’incontro con Caligus; senza rendermene conto lo ascolto con più attenzione, in parte impietosito dalla vicenda, in parte curioso di capire il motivo di questa inaspettata confessione, rilassando il volto. <<Di primo acchito l'ho odiato ancora più forte, mi sono sentito tutta la vita un mai nato e finalmente ne capivo il perché>>, ora si spiegano gli insulti che udivo durante le punizioni corporali impartite da Ulfric. Al solo ricordo un brivido mi percorre la schiena come se una mano gelata fosse penetrata all'interno della mia camicia accarezzandomi lentamente la schiena in questa sgradevole sensazione che risale sempre più rapida fin quando non sento la schiena che da sola torna dritta. <<Poi... Ho dei legami in fazione... Diversi da come pensavo fossero i legami... Non odio più Caligus. Anzi, inizio a comprendere perché l'ha fatto, mia madre era... Pazza. Tutti gli stregoni forse lo sono, è Raiden che ci vuole così>>. Comprendo perfettamente Caligus sotto questo punto di vista, l’amore incondizionato di un padre contro il desiderio di una strega di compiacere il proprio Dio… Ma al posto suo non so se sarei riuscito ad uccidere la donna della mia vita. Svanita la malinconia Gray si alza in piedi e con un tono serio mi mette in guardia su Caligus, rimarcando però con sarcasmo la mia ottusità sull'amore, nominando addirittura Selene.




    Ogni forma di empatia svanisce all’istante e la rabbia torna repentina. <<Smettila di pronunciare quel nome! Per me non era solo un “bel faccino” ma la mia promessa sposa che amavo!>>, gli sibilo contro con stizza tenendo lo sguardo fisso su di lui. <<Ero giovane, ne sono cosciente, ma nonostante tutto quello che nutrivo per lei era sincero>>. Inspiro un attimo, costringendomi poi ad allontanarmi di qualche passo da lui per non mettergli le mani addosso, e, chiudendo gli occhi, mi passo una mano tra i capelli. Devo calmarmi, respirare, non posso crollare proprio adesso. <<Ulfric si fidava di Caligus>>.




    Dico questa frase in maniera meccanica, cercando di ignorare la sgradevole sensazione di deja - vù, ricordo infatti quasi come un bagliore quella sera con Aiden Urthadar assieme alle parole che mi rivolse e che adesso divengo più nitide, come se fossero marchiate a fuoco nella mia testa.


    Spesso le persone che amiamo, a volte, non sono quello che sembrano.

    Non è il momento di farsi prendere dalla paranoia. <<Ed io mi fido del giudizio di Ulfric>>, aggiungo dopo qualche istante voltandomi verso di lui. In fondo potrebbe essere una trappola, un piano per indurmi a credere che Caligus stia cospirando alle mie spalle, non devo prendere per oro colato le parole del bastardo che mi ha sterminato la famiglia, sarebbe molto stupido da parte mia.




    <<Chiederò comunque spiegazioni a Caligus al riguardo. Anche se, probabilmente, con la… strage che tu hai compiuto ad Aeglos penso non abbia ritenuto opportuno avvisarmi>>, concludo serio, fingendomi convinto, anche se in realtà non mi fido del tutto di ciò che ho appena detto…

    Ultima modifica di Damnedgirl; 28th November 2015 alle 19:19



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