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  1. #231
    Master caotico L'avatar di SimsKingdom
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    Andreus De Lagun

    Fisso i miei piedi e la sensazione di codardia che sento in questo momento mi appare chiara e nitida ai miei occhi. Cassandra ride alle mie parole tirando su col naso nel frattempo e asciugandosi gli occhi. La sua risata appare ora più chiara, più limpida e solo gli dei sanno quanto ho desiderato sentirla almeno per una volta in queste lunghe giornate. Quella risata dolce che scalda anche nelle gelide sere di Gaearmir. Sento le sue mani posarsi sulle mie spalle e le sue dita stringere appena «tu devi perdonarmi, Andreus, questa guerra... questo mostro che sta dilaniando la nostra amata Dohaeris ci ha messo in due posizioni scomode ma ora... ora vedo tutto più chiaro» sono stato uno stupido, un cieco e sciocco soldato che ha messo da parte i propri sentimenti per cosa? Per questa guerra che sta solo distruggendo ciò che di più caro mi è rimasto al mondo. «C'è solo un nemico che dobbiamo affrontare e sconfiggere ed è questo conflitto tra fratelli. Noi non gli permetteremo di fare il suo gioco» sento la sua voce divenire sempre più flebile e mi rendo conto anche io di quanto questa realtà sia ben diversa da come parliamo. La Dohaeris che conoscevamo ha smesso di esistere quando questa guerra ha avuto luogo nel regno. Ma niente, nemmeno questa guerra mi impedirà di riavere accanto il volto di mia sorella, di ricostruire quell’angolo sicuro che ormai sentivo di aver perso. «Ho capito che dietro i miei giuramenti, si nascondeva solo l'illusione di riportare il tempo indietro. Ma ora sono cresciuta, qualsiasi cosa sarà su quei campi di battaglia, qualsiasi cosa stia avvenendo al Kratoning... dopo so bene che ci sarà un Paese ferito da ricostruire» sollevo il capo fissando quelle iridi azzurre che si specchiano nei miei e in essi posso scorgere una luce, diversa e nuova da quella che ho visto quella notte in questo stesso luogo. «Ma noi saremo forti e ce la faremo ad affrontare qualsiasi cosa che verrà. Se siamo uniti... perché al desiderio di riunire la mia famiglia io non rinuncerò mai... dopo il conflitto, non sarà importante l'armatura che indosserai... non è importante nemmeno ora...» stringo le sue mani ancora posate sulle mie spalle. Siamo solo noi, Cassandra. Io e te. Nessuna armatura, nessuna fazione da difendere o da portare avanti. Solo una famiglia che tenta di risollevarsi con le proprie forze nonostante il dolore. Questo siamo. Nient’altro. Scioglie il contatto tirando poi fuori dalla tasca un foglio che mi porge terminando di parlare sorridendomi ancora mentre vedo i suoi occhi arrossati dal pianto «ho capito che per me non ha mai avuto importanza. Sei mio fratello, nulla, niente, nessuno cambierà mai questo» dispiego il foglio osservando quasi senza respirare il mio volto impresso sulla carta con un carboncino e sento per un attimo la terra venir meno sotto ai miei piedi, accarezzo il foglio guardando poi il volto di mia sorella ancora disteso in quel sorriso, sorrido a mia volta «io… io credevo che…» le parole mi muoiono in gola mentre cerco di dar voce ai miei pensieri. Come? Come ho fatto a pensare che Cassandra fosse capace di una cosa simile? «Credevo che la rabbia nei miei confronti, per quello che ho detto quella notte ti avesse resa cieca e che mi avessi rinnegato anche tu…» riporto i miei occhi sui suoi posando una mano sulla sua spalla mentre con l’altra stringo il foglio col mio ritratto «questa guerra ha solo distrutto ciò che eravamo. Ci ha resi dei mostri che non siamo mettendoci l’uno contro l’altra.» contraggo la bocca, so che quello che sto per dire è pericoloso «abbiamo permesso che i nostri ideali, per quanto essi fossero e siano diversi tra loro, si mettessero al di sopra di noi, della nostra famiglia.» o almeno quella che io credo di avere… con lei… ho fallito anche su questo, sorellina...

  2. #232
    L'avatar di mary24781
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    CASSANDRA DE LAGUN

    Ascolto con attenzione ogni parola che pronuncia mio fratello e finalmente, dopo non ricordo nemmeno quanto, sento di trovarci quell'Andreus che ho sempre conosciuto, quelle idee che non ha mai avuto timore di manifestare, quel ragazzo da cui tanto ho imparato, con cui sono cresciuta passo passo. Dobbiamo concentrarci su questo, sulla guerra perchè è lei la nostra unica nemica, la nemica di tutto il popolo di Dohaeris. Poi, rifletto su un'espressione che usato, su delle parole che non possono che rimandare a lui, a nostro padre Jubert. "Ci ha resi dei mostri..." ripeto dubbiosa, con la mano che si gratta il mento. Anche le azioni di nostro padre sono state manipolate dalla guerra? Nel nostro incontro, sembrava più colpito da ciò che prova Andreus sentimentalmente che dalle sue scelte belliche. O forse è tutto intrecciato, anche papà stesso mi è sembrato confuso. E lui cosa ne penserà? Cosa proverà Andreus per nostro padre? "Deve essere stato terribile per te sentirti rifiutato da nostro padre per un motivo così sciocco... quando me l'ha svelato, ero fuori di me, ma sembrava che i miei rimproveri non dovessero sfondare nessuna porta... si sono adagiati nel suo animo senza ostacoli...non mi ha detto cosa è successo quella sera... ma almeno tu potevi parlarmene quando ci siamo rivisti alla capitale" dico un po' titubante, ho timore di rovinare questa pace ritrovata, ma non possiamo più nascondere la polvere sotto il tappeto. La nostra famiglia è composta anche da Myricae e nostro padre, Andreus non può ignorarlo. Inoltre, voglio conoscere la sua versione, il come sono andati i fatti, almeno per avere una visione più chiara della situazione. "Sai... prima dell'Abgruntis ho voluto vederlo... quella battaglia mi ha messo molta ansia, non ero mai stata lì, noi due avevamo litigato e la mia compagna non mi ispirava fiducia... e avevo ragione... a proposito, come sta Deirdre?" domando interrompendo il flusso dei pensieri. Lo riprendo in fretta e continuo con lo stesso tono: "Comunque... sai che sono una persona razionale... e sono il Primo, due conti so farmeli su una battaglia, per quanto la questione imprevedibilità sia sempre dietro l'angolo". Mi fermo, gli occhi riprendono a pizzicare, ricordando quei terribili istanti: non mi ero mai sentita così vicino alla morte, non avevo mai sentito il suo fiato incombere su di me come all'Abgruntis. Lo guardo dritto negli occhi, un sorriso nervoso si stende sulle labbra: "Ero sicura che sarei morta laggiù. Morta senza poter rivedere il tuo sorriso, senza poter fare pace, senza poter fare luce su tutto questo terremoto che ha sconvolto la nostra famiglia" mormoro sforzando la voce ad essere chiara, ma ne viene fuori solo un'emissione strozzata, un pianto trattenuto. Respiro profondamente, provando a tornare più lucida: "Così ho voluto vedere nostro padre, per chiedergli, per parlargli, per capire. Con te avevo fallito, ma con lui sarei andata fino in fondo. E mi ha confessato di averti diseredato per... perchè ami Efrem. Almeno questo ho capito io". Un attimo di silenzio in cui scorrono le frasi che potrei pronunciare, in cui cerco di visualizzare ancora quella notte. Divertita, mi gratto la testa: "Era così ubriaco che mi ha scambiata per un maschio... stava... stava soffrendo molto per noi... per te" concludo quasi in un sussurro. Non dirò ad Andreus quella stupida affermazione che nostro padre ha fatto all'inizio, sulla questione di essere il suo unico figlio maschio, anche perchè al ballo credo proprio che abbiamo risolto la faccenda. Il ballo... come avrei voluto ballare anche con te, fratello mio.

  3. #233
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    Andreus De Lagun

    Cassandra parla e la sua voce diviene sempre più incerta, mi confessa di aver incontrato Jubert e istantaneamente il mio volto si indurisce quando mi racconta il suo incontro. «Così ho voluto vedere nostro padre, per chiedergli, per parlargli, per capire. Con te avevo fallito, ma con lui sarei andata fino in fondo. E mi ha confessato di averti diseredato per... perché ami Efrem. Almeno questo ho capito io» cala il silenzio, un silenzio opprimente ma che io non riesco più a reggere. È passato troppo e sono cambiato, non sono più uno stupido. «Era così ubriaco che mi ha scambiata per un maschio... stava... stava soffrendo molto per noi... per te» serro le labbra guardandola con rabbia. Non è per lei, ma il pensiero che Jubert De Lagun, possa in realtà soffrire per me, continua a suonarmi solo come una menzogna che lui stesso ha architettato. «Ah… quindi ti ha detto questo?» poso una mano sulla sua spalla facendole cenno di sederci sulla statua e quando saremo lì, proverò a stringere le sue mani e prendo fiato, «ti ho tenuto nascosto questa cosa per troppo tempo… e mi faccio schifo da solo per avertela negata, ma adesso voglio che tu sappia la verità.» dico riportando alla mente quei ricordi…

    ...

    Il mare in tempesta era sempre stato lo spettacolo più gradito per me e te, Cassandra. Le onde che impetuose si rifrangevano sugli scogli avevano sempre accompagnato i nostri allenamenti notturni. Quella notte, nessuno dei due riusciva a prendere sonno. Continuavamo a rigirarci di continuo tu nel tuo letto, io su uno dei due grandi e scomodi divani della tua stanza. Papà aveva affidato la mia camera al comandante delle guardie, Targaryus, mentre buona parte dell'esercito inviato dal reggente Lantis Raeghar aveva trovato alloggio in una locanda poco distante. Quella che si sarebbe svolta l'indomani mattina sarebbe stata una tra le più grandi battaglie navali nella storia di Beslim Akosh e i soldati reali erano appena arrivati nell'arcipelago. Flotte intere di pirati da secoli cercavano in ogni modo di penetrare a Gaearmir e le ultime due invasioni minori avevano indebolito le difese dell'arcipelago. La fortezza della nostra famiglia era presidiata giorno e notte da buona parte dell'esercito reale e io e Cassandra ci davamo da fare con la nostra esperienza di soldati per proteggere la nostra casa. Quella notte il mare era più infuriato delle altre e chiunque nel regno sapeva che affrontare questi mari in tempesta equivaleva a morte certa, perciò nostro padre, Sir Jubert De Lagun, si era tranquillizzato appena da poter studiare una tattica efficace senza troppi spargimenti di sangue. «Andreus, sei sveglio?»


    la tua voce mi riportò alla realtà «sì... non riesco a prendere sonno...» ti mettesti a sedere sul letto e io ti osservai seduto comodamente sul divano «cosa pensi che ci attenderà domani? È la prima volta che affrontiamo dei pirati... non come quando eravamo piccoli, ovvio.» ridesti, una risata dolce che non riuscì a strapparmi altro che un sorriso. «Tutto bene?»


    mi chiedesti venendo a sederti accanto a me e tirai le gambe al petto, mi sentii vulnerabile, troppo debole di fronte a ciò che era successo. Scossi il capo e tu mi ponesti dolcemente una mano sul viso carezzandomi «che è successo?» eri preoccupata e lo leggevo nei tuoi occhi, presi la tua mano tra le mie e ti guardai negli occhi prima di abbracciarti, di stringerti a me per trovare quella calma e quella sicurezza che pensavo di aver perso dopo che papà aveva scoperto tutto. Tu stessa dopo qualche istante di stupore ricambiasti l'abbraccio, pur non capendo cosa esso significasse per me. «Niente ho... ho fatto infuriare papà come al solito...»


    il tuo sorriso innocente mi rincuorò e ti alzasti aprendo un poco la porta. «È normale. Siete due testoni, due caproni che non fanno altro che azzuffarsi.» ti lanciai il cuscino ridacchiando ma il peso di quelle parole, di quello che mi aveva fatto alla torre... sapevo che non sarebbe svanito tanto facilmente. «Facciamo un po' di moto in armeria?» mi proponesti strizzandomi un occhio. Il silenzio che aleggiava nei corridoi era opprimente, nemmeno un servo si muoveva per le sale e il castello era avvolto nella più totale quiete. Ci sistemammo in armeria e dopo aver evocato il tuo arco, lo posasti sul tavolo «voglio provare di nuovo a maneggiare Gaya.» sembravi molto decisa.


    Ti guardai inarcando un sopracciglio e ti rivolsi una sfida silenziosa. Dopo qualche istante, Gaya apparve nelle mie mani compattandosi come sabbia bagnata e te la passai lasciandola di botto. Ovviamente perdesti l'equilibrio ma ti aggrappasti all'ascia pur di non finire di faccia per terra. Dopo uno sforzo iniziale eri riuscita a maneggiarla o perlomeno a tenerla in mano senza cadere, presi un'altra ascia dalla parete e mi avvicinai a te facendola roteare. «Armi pari, nessun potere.»


    non ti diedi il tempo di replicare perché mi scagliai brandendo l'arma in un fendente alla spalla. Non ti trovai impreparata e accogliesti il mio colpo con la lama di Gaya che cozzò rumorosamente con la mia. Mi guardasti con un sorriso di sfida ad adornarti il viso «ci sto!» rispondesti mentre un pugno mi colpì a un fianco. Fu un allenamento senza esclusione di colpi


    e quando mi avvicinai fosti più veloce e lo spuntone della mia ascia mi perforò un fianco penetrando a fondo, strinsi i denti quando Gaya uscì. «Avanti, fatti sotto.» dissi invitandoti ad attaccare, il sangue colava a fiotti andando a macchiare i miei pantaloni, ma io avevo una idea idiota che mi ballava in testa. Abboccasti come un tonno, corresti verso su di me in un fendente all'altro fianco ma prima che la lama potesse colpire... scomparve smaterializzandosi sotto ai tuoi occhi... E finalmente riuscii a darti quel dannato pugno in faccia. «Non è leale combattere in questo modo, Andreus.»


    raggelai e mi voltai di colpo quando udii quella voce... la sua voce. «Comandante Targar-» non riuscii a finire la frase che un tuo pugno in faccia mi raggiunse… devo ancora fartela pagare. Caddi all'indietro cascando di sedere a terra mentre tu facevi il saluto militare all'uomo. Restai a terra imbambolato a osservare il soldato posato sull'arco d'entrata all'armeria mentre ti parlava «non ho bisogno di queste formalità Cassandra, sono vostro ospite, trattatemi come tale.»


    ti vidi rilassare la schiena e tornare a respirare. Io dal canto mio non riuscivo più a staccare gli occhi dal viso del soldato e quando se ne rese conto, avvampai di botto, colpevole. Scostai lo sguardo dal suo volto e lo portai al mio fianco. Velocemente riuscii a curarmi e a rimettermi in piedi aiutato da te stessa. «Sacco di patate.» presi la tua mano e mi tirai su pulendomi le mani dalla polvere dell'ascia. Mi sentii in imbarazzo, totalmente in imbarazzo, mostruosamente in imbarazzo per la figuraccia che avevo fatto con Efrem. «Abbiamo disturbato il vostro sonno... perdonateci.»


    mi sembrava strano rivolgermi a lui con tanta formalità dopo anni di... amicizia... sì. Ma in quei momenti eravamo solo un semplice soldato e il proprio Comandante e come tale dovevo trattarlo. «Non dormo molto di mio. E questa è casa vostra... ripeto.» deglutii e andai a staccare l'arma dal muro. La riposi dove l'avevo trovata e tornai un po' più calmo verso i due. «Posso parlare con un vecchio amico senza che questo mi tratti come il suo superiore?» gli sorrisi colpevole e feci cenno di sì con la testa. Capisti subito e te ne andasti da noi per tornare in camera tua, mentre io ed Efrem ci dirigemmo in giardino, passeggiammo per un po' parlando di qualsiasi cosa ci capitasse in mente. A quel tempo, Efrem non era così diffidente come lo è ora e parlare con lui era sempre qualcosa di piacevole e coinvolgente. «Andreus, voglio che tu mi ascolti bene adesso.» si fece più serio mentre si sedeva su una delle panche di pietra.


    Vicino a noi, la grande fontana che mamma aveva fatto costruire anni fa, zampillava senza sosta nascondendo un po' il suono delle nostre parole col suo scroscio incessante. «Da quando sei così serio?» provai a scherzare


    ma il volto di Efrem non ammetteva repliche, mi sedetti quindi accanto a lui e lo ascoltai in silenzio. «Dohaeris non è più quella che conosciamo. La reggenza di Lantis sta provocando alcuni casini all'interno del regno.» mi guardò calmo restando però col viso pensoso, le azioni di Lantis avevano portato un po' di problemi dopo che Re Rickard si era ammalato, la gente mormorava e le voci del malcontento erano arrivate anche da noi al Nord. Annuii restando silenzioso e il ragazzo cominciò a raccontarmi delle sue idee, aveva radunato un folto gruppo di soldati che come lui volevano ribellarsi alla corona e non mi ci volle molto a capire che, di lì a poco, si sarebbe scatenata una guerra civile, la stessa che viviamo noi oggi. I piani di Efrem erano chiari, voleva eliminare Lantis Raeghar e con lui tutti quelli che lo appoggiavano. Nel suo piano era presente anche Drako Kalisi, sapevo della profonda amicizia che correva tra loro e per un certo periodo ne fui anche geloso, riuscii ad apprezzare Drako solo molto tempo dopo e a quel tempo lo consideravo un valido alleato per i piani di Efrem. Ma io? Anche se consideravo la reggenza di Lantis come un pericolo per il regno. Ero convinto che le idee di Efrem fossero troppo utopistiche. «Non voglio assolutamente che tu mi segua o che prenda le mie parole come oro colato, Andreus.»


    mi guardò e mai come quella volta quello sguardo mi bruciò dentro «sei una delle poche persone su cui posso davvero contare...» il silenzio che calò poco dopo sembrò parlare per me. Cosa avrei potuto dire?
    "Scusami Efrem, ma per quanto io ti ami credo che tu abbia bevuto parecchio alla taverna." Se avessi seguito lui avrei rischiato ogni cosa, tu e Jubert sareste stati tolti dall'esercito e avremmo perso la nostra terra. Ma se non l'avessi fatto avrei passato la vita in una menzogna, un rimpianto costante che avrebbe portato nient'altro che sofferenza. Restai in silenzio, anche quando la mano di Efrem si posò amichevolmente sulla mia spalla «non serve che tu risponda subito, so bene che non è facile.» provammo a cambiare discorso, Efrem mi parlò della sua terra e di come cambiasse in quel periodo dell'anno, mi calmò per qualche tempo ma qualcosa in me era scattato, quelle sue parole avevano alimentato qualcosa, e quel qualcosa, quel tarlo che lentamente si era insinuato nella mia testa adesso cominciava a divorare senza sosta…

    ...

    Guardo appena gli occhi della ragazza staccando le mie mani dalle sue… non voglio continuare… non ci riesco…

    *Parte 1/2*

  4. #234
    L'avatar di mary24781
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    CASSANDRA DE LAGUN

    Andreus indurisce lo sguardo appena le mie labbra pronunciano il nome di nostro padre: è comprensibile, essere cacciati di casa, privati del proprio cognome, diseredati... mio padre ha fatto una cosa molto grave. Per un attimo, temo che la sua collera sia anche nei miei confronti, ma poi poggia la sua mano sulla mia spalla e dissipo ogni paura. Ci sediamo e lui inizia a raccontare di quella notte... di quei giorni in cui ci battemmo contro i pirati e in cui guardavo ancora Efrem Targaryus con ammirazione. Era il mio Comandante, le sue truppe ci avevano aiutato e avevano salvato Beslim Akosh. Ricordo come lo vidi potente, forte e veloce... come l'elfo che desideravo diventare io stessa, così da difendere la mia amata terra. Annuisco alle parole di mio fratello, ricordo bene il nostro ultimo allenamento... non sapevo che sarebbe stato l'ultimo, non sapevo che la volta successiva ci saremmo scontrati in una guerra civile l'uno contro l'altro, ad Amaranthis. Aggrotto un po' le sopracciglia quando giunge al momento in cui Efrem gli mostra le sue critiche a Lantis. Era una situazione difficile, l'avvelenamento del re è stato improvviso, Re Rickard era stato sempre un uomo forte... ma non dico nulla, io e Andreus la penseremo sempre diversamente su Lantis. Mio fratello s'arresta nel suo narrare, probabilmente la sfuriata con nostro padre è avvenuta dopo questo dialogo con Targaryus. Gli sorrido e gli prendo la mano: "Continua... non ho nessuna intenzione di giudicarti... hai fatto quello che ritenevi giusto per Dohaeris". Sono qui per la verità, sono qui per riavere mio fratello e la mia famiglia. Io devo sapere.

  5. #235
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    Andreus De Lagun

    Il viso di Cassandra si addolcisce nonostante io gli abbia detto apertamente cosa Efrem mi abbia detto quella sera e dei miei veri sentimenti per lui. Mi sorride e io mi calmo tirando sul col naso mentre cerco di sorridere a mia volta per tranquillizzarmi. Non ce l’ha con me… non più e lo leggo nei suoi occhi e in quello che mi dice subito dopo. «Continua... non ho nessuna intenzione di giudicarti... hai fatto quello che ritenevi giusto per Dohaeris» faccio cenno di sì col capo ma mi blocco subito dopo mentre ripenso a quella notte… alle altre venute subito dopo e un brivido gelido mi corre lungo la schiena. «Non so bene cosa Jubert ti abbia raccontato riguardo quella notte…» dico un po’ amareggiato. Avrà inventato la più assurda delle balle pur di non accettare lui stesso la cosa…

    ...

    La battaglia del giorno successivo si rivelò più aspra di come l'avevamo immaginata, la folta schiera di pirati aveva superato le nostre barriere e se non fosse stato per i soldati reali sarebbero arrivati a prendere il castello. Riuscimmo a respingerli, non senza un folto numero di vittime ma dopo un’intera e incessante settimana di lotte, finalmente vedemmo le loro navi prendere il largo per poi sparire oltre i confini di Beslim Akosh. Fu una vittoria e non dimenticherò mai quel sorriso trionfante sul tuo viso quando levasti il tuo arco al cielo urlando vittoriosa.


    Facemmo ritorno a Gaearmir e mentre i soldati cominciavano a fare ritorno alla Capitale, io sentivo dentro di me le parole di Efrem incendiarsi sempre di più, lo salutai e quando le sue mani si posarono sulle mie spalle mi disse serio «spero tu faccia la scelta giusta per te, Andreus.»


    lo vidi salire su quella nave carica di soldati mentre tu mi guardavi dubbiosa. Quella sera il mare fu violento, come se sapesse in anticipo cosa stesse per succedere di lì a poco dopo quella cena così fredda assieme a nostro padre. «Cassandra, puoi lasciarci da soli per un momento per favore?»


    non replicai e ti feci cenno di ascoltarlo e dopo aver stretto per un ultima volta la tua mano, ti seguii con lo sguardo uscire dalla sala mentre Myricae si apprestava ad accompagnarti in camera. «Se state per riprendere quel discorso vi dico già che è tutto inutile, padre. Non sono un mostro ed è bene per tutti noi che voi impariate ad accettarlo.» dissi sospirando scocciato senza nemmeno guardarlo e allontanando il piatto da me, improvvisamente la fame era passata.


    «Per quanto la cosa sia ripugnante, non è questo di cui voglio parlare, Andreus.» disse calmo ma nella sua voce si poteva leggere solo disgusto e rabbia per quelle parole ma non replicai. Non ne ebbi la forza... ecco cosa ero diventato per lui. Mi limitai ad annuire sperando che l'eventuale ramanzina non durasse troppo e che non sfociasse come l'ultima volta. Papà mi guardò calmo prima di parlare, come se quello che avesse detto poco prima fosse solo stato una cosa da niente «cosa pensi del Comandante Targaryus?»


    disse portando alla bocca il calice del vino sorseggiando appena, lo guardai deglutendo silenziosamente e cercai di misurare le mie parole «è sempre stato un bravo Comandante oltre che un buon amico per me e Cassandra.» risposi bevendo a mia volta, mi sentivo come se mi stesse puntando una freccia avvelenata alla tempia «ci ha dato un aiuto importante in questa battaglia coi pirati... eppure in lui c'è qualcosa che non mi torna…» lo guardai inarcando un sopracciglio, non avevo idea di dove volesse andare a parare «so che non ama mettersi in mostra, questo spiegherebbe perché ha preferito tornarsene a palazzo invece che restare da noi a festeggiare questa vittoria.»


    Jubert mi guardò come avessi detto chissà quale menzogna «a me non è sembrato un tipo modesto, anzi. Ha avuto degli atteggiamenti... sospetti» lo guardai stizzito, infastidito da questo suo parlare tra le righe. «Padre... sappiamo entrambi che detestate i giri di parole. Dove volete arrivare con queste insinuazioni?»


    i suoi occhi mi fissarono gelidi «c'è un manico di rivoltosi a Dohaeris e penso che il tuo amico ne sappia qualcosa... e se fossi il re gli avrei già tagliato la testa» raggelai e lo guardai furente, «dunque ci avete spiato?» non avrei mai immaginato che fosse arrivato a tanto, a compiere un’azione così meschina. «È casa mia e passeggio dove mi pare, non è colpa mia se lo scrosciare della fontana non è riuscito a nascondere parole così odiose e blasfeme»


    disse con rabbia, rabbia alla quale non potevo restare immobile «avete sentito, no? Quindi vi risparmio il riassunto. Non potete negare che Dohaeris sta declinando da quando il principe Lantis è alla reggenza del trono... quindi le idee del Comandante non sono così "errate".» Jubert posò il calice del vino sul tavolo con un tonfo che riecheggiò per le mura della sala «Hai osato portare sotto questo rispettabile tetto non solo la tua depravazione, ma anche il vento del tradimento! La nostra amata antenata ha combattuto al fianco di Esbern coraggiosamente, il Principe Lantis ne è l'erede, e da De Lagun tu devi portare obbedienza!» il suo pugno colpì con violenza sul tavolo facendolo vibrare per un attimo e in quell’istante sentii il sangue raggelarsi nelle vene «Esbern Raeghar è stato un grande Re come ogni libro di storia narra, così come ogni suo discendente fino a Re Rickard stesso. Il Principe Lantis invece è solo un bambino che gioca troppo vicino al trono e sono convinto che Lorelei stessa si sarebbe opposta a tutto ciò!» mi alzai di scatto dalla sedia, convinto delle mie parole e con un nuovo fuoco che mi divorava dall'interno,


    mio padre mi guardava con rabbia ma con una luce negli occhi che non sono mai riuscito a decifrare «a me sembra che l'unico moccioso sia tu! Con la tua condotta sconsiderata e incosciente non pensi al futuro della casata e ora osi ordire una rivolta a Gaearmir!» lo guardai incatenando i miei occhi nei suoi, nella mia voce solo determinazione. «È per il bene della nostra casata che lo faccio, fino a poco fa non credevo che questa rivolta sarebbe servita. Voi invece, vi nascondete dietro il ritratto della nostra capostipite inneggiando a una obbedienza cieca e sconsiderata. Avete così tanta paura da accettare ogni cosa vi viene imposta e chiudendovi al resto del mondo nel vostro scudo di roccia, così come state facendo con me definendomi un "depravato".» rimarco l’ultima parola con disprezzo, disprezzo per lui e ciò che mi ha detto la notte in cui ha scoperto tutto «sei giovane e viziato, non hai la minima idea di come funzioni il mondo della politica là fuori, così come non lo sa il tuo stupido amico che non mancherò di denunciare al Principe! Sei solo un sognatore che non ha i piedi per terra! Cosa ne sarebbe stato di Gaearmir senza l'aiuto militare del Principe Lantis? Il Castello brucerebbe, la tomba di tua madre violata e tua sorella... che i Siamesi non mi facciano nemmeno pensare a cosa sarebbe stato di tua sorella!» Jubert si portò una mano al volto, visibilmente scosso prima di tuonare rabbioso «prendi moglie e sforni un marmocchio? No? Quindi come per gli Dei credi di pensare al casato!» rimasi impietrito sentendo quelle parole così cariche di egoismo «non prenderò mai una donna con me, è vero. Ma non è solo così che dovreste pensare al bene del casato. Non potete condannarmi per le mie scelte, non lo avete mai fatto e se lo fate ora, per una cosa così stupida alla quale non dovreste nemmeno pensare, mostrate solo tutta la vostra idiozia.» sbattei con violenza un colpo sul tavolo mentre la mia voce diveniva sempre più rabbiosa «se è un marmocchio che desiderate tanto tra i piedi, allora sono convinto che Cassandra sarà felicissima di donarvelo quando avrà un marito!» Jubert si alzò in piedi urlandomi contro «pezzo d'asino, non sarà un De Lagun, non avrà i cap... non sarà un De Lagun, punto!» continuò a urlare puntando il dito verso l’esterno «da oggi ho solo una figlia allora, vattene!»


    non… non risposi. Non seppi più cosa dire, cosa pensare. Cosa fare. Ricaddi seduto su quella sedia a guardare il vuoto. Non avrei mai immaginato che sarebbe arrivato a fare una cosa tanto ripugnante. «C’è una nave che presto salperà per la capitale… se riesci a prenderla, forse farai in tempo a raggiungere il tuo… amico prima che il Reggente venga a sapere tutto.» alzai lo sguardo vedendolo di spalle che osservava il mare in tempesta da uno dei finestroni della sala. Non attesi oltre. Mi alzai e corsi come un pazzo su per le scale, incontrai Mryricae poco prima, aveva ascoltato tutto ed era sconvolta. Provò a fermarmi, ad afferrare la giacca «Andreus, ti prego… fermati!»


    non l’ascoltai e mi ritrovai in poco tempo nella mia stanza… o meglio, quella che un tempo era la mia stanza. Raccattai pochi abiti, mi misi un mantello pesante sul capo e mi dileguai fuori dal castello sperando che quel pezzo misero di stoffa servisse a nascondermi. Il trucco funzionò, riuscii a imbarcarmi senza destare troppi sospetti e a salpare per la capitale. L’ultimo ricordo che ho di quella notte, fu la bottiglia che la lanciai in mare sperando che gli spiriti esaudissero quel desiderio. Sono uno stupido, sì. Ma mai come quella notte desiderai con tutto il cuore non rimettere più piede su quell’isola. Vidi una luce nel castello, la tua camera, eri lì. Myricae ti stringeva tra le sue braccia.


    Ti guardai piangere da quella finestra ma non ebbi la forza o il coraggio di tornare indietro e far smettere di cadere quelle maledette lacrime e questo, forse, resterà il mio rimpianto più grande...


    ...

    Sento gli occhi bruciare e mi volto dall’altro lato per non vedere il viso di Cassandra, ma non ci riesco. «Ora… ora sai tutta la verità…» dico con voce strozzata mentre sento le lacrime tradirmi e scivolare sul mio viso. Inspiro tra i denti e guardo la volta di pietra della Zona Neutra. Mi sento più libero…

    *Parte 2/2*

  6. #236
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    CASSANDRA DE LAGUN

    Ricordo bene quella sera, ricordo bene le mie lacrime tra le braccia di Myricae, quel senso di assurdo che sovrastò ogni pensiero razionale. Non capivo, non ricevevo risposte in cui riconoscere il fratello che avevo sempre avuto e quando lo rividi alla Capitale, non ebbi tempo di chiedere, o forse fu solo timore di conoscere questa verità, che si nascondeva comunque nell'anima. Il corso degli eventi è stato, poi, come il gioco del domino, con tanti tasselli che cadono uno dopo l'altro con precisione millimetrica: il Giudizio, la guerra, Amaranthis. Mi convinsi che Andreus fosse stato plagiato da Efrem o che comunque il forte senso di amicizia per lui lo avesse portato a seguirlo, a proteggerlo, ad essergli leale. Anche io, scioccamente come nostro padre, ho pensato che Andreus si fosse unito ai ribelli non per ideale, ma a causa di un sentimento mal riposto. Ma la scorsa volta qui, proprio qui dove siamo ora, ho avuto la prova tangibile che ero fuori strada. Ha fatto ciò che ritiene giusto per il nostro paese, esattamente la stessa cosa che ho fatto io. Abbiamo in mente due modalità diverse, opinioni diverse, ma l'essenza del nostro agire è stata la medesima. Deve finire, questa guerra deve finire. Un pensiero mi nasce dal languore di quella notte: forse non ha avuto fiducia in me, nella mia capacità di far ragionare nostro padre. O forse... "Il comportamento di nostro padre è stato inaccettabile... ma penso che avresti lasciato lo stesso Gaearmir e penso che nostro padre avrebbe fatto comunque la stessa cosa che ha fatto" mormoro abbassando gli occhi, per poi riportarli nei suoi. "Qualcosa di più grande ti portava lontano da noi" affermo un po' triste. Non è un rimprovero, lo comprendo, era ciò in cui crede, ciò che sentiva di fare. Ciò che ritiene giusto fare. Lo abbraccio perchè le sue lacrime mi fanno male, le sue lacrime sono come urli a ciò che non ho voluto vedere e sentire. Ma quando mi parla di quella bottiglia... non riesco a trattenermi nemmeno io. Gli occhi bruciano, si infiammano al solco del pianto. Un pianto di gioia. "Gli Spiriti di Gaearmir non ti hanno ascoltato, fratello, perchè quando mi recai alla spiaggia per tentare vanamente di fermarti, quella bottiglia galleggiava verso la riva: era tornata indietro" gli dico con un sorriso sulle labbra. "Gaearmir non vuole lasciarti andare via, io non voglio lasciarti andare... nostro padre non vuole lasciarti andare" continuo scostandomi un poco da lui. "Non dire sciocchezze, voi siete i miei figli, vi ho addestrato io stesso... domani scenderai in campo e farai il culo a tutti! Sia tu che quella capra di tuo fratello Andreus" rido mentre le lacrime scendono copiose. Sono le ultime parole che nostro padre Jubert ha pronunciato qui, all'alba dell'Abgruntis. "Quando sei sceso al Sinelux, quando si è saputo che un elfo ribelle era rimasto forse ucciso... nostro padre... era ubriaco per questo, Andreus. E' un caprone testardo, non ammetterà mai di aver sbagliato ma dentro di lui... sa di aver agito d'impulso, sa bene di non volere tutto questo. Quando mi ha detto dei tuoi sentimento per Efrem... io sono rimasta sorpresa, ma non per la questione in sè, ma per la reazione che aveva avuto lui. Che mi importa di chi ami, di cosa ami? Gli ho sbattuto il tuo disegno in faccia, gli ho detto che non mi parevi cambiato dal figlio che aveva sempre avuto. Lui sa che ho ragione su questo, non lo dirà mai, ma anche all'incoronazione era preoccupato per te. E anche al ballo che si è tenuto nei reali per il fidanzamento di Lantis e Lady Lumen... avrei tanto voluto danzare con te, fratello... e anche lui avrebbe tanto voluto che tu fossi lì. Deve finire, tutto quest'incubo deve finire" dico scuotendo la testa, con le lacrime che annebbiano di nuovo la mia vista. Forse il mio è un gesto disperato, ma rivoglio la mia famiglia, rivoglio uniti tutti coloro che amo. "Siamo sempre stati noi tre, Andreus... siamo ancora noi tre, insieme, una famiglia" concludo singhiozzando, asciugandomi grossolanamente le lacrime. Tiro su col naso e lo guardo: gli sorrido. Sorrido perchè lo sento che non tutto è perduto. Lui è qui, non tutto è perduto.

  7. #237
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    Andreus De Lagun

    Il ricordo di mio padre e di quella notte continuano a perseguitarmi. Non ho idea di cosa penserà Cassandra. Non ho idea di cosa sia lui che Myricae le abbiano raccontato per non tenerla a conoscenza della verità. Abbasso lo sguardo sulle mie mani tormentandole fin quando non sento le dita cedere il nervosismo e non riuscire più a fare ciò che facevo. «Il comportamento di nostro padre è stato inaccettabile... ma penso che avresti lasciato lo stesso Gaearmir e penso che nostro padre avrebbe fatto comunque la stessa cosa che ha fatto» mi volto verso di lei, i miei occhi si incrociano nei suoi quando prende a guardarmi e dentro di me le sue parole risuonano. Rimbombano violente. Avrei lasciato Gaearmir… ma non lo avrei fatto con questo macigno che mi porto dietro giorno per giorno. O forse mi sto solo autoconvincendo di una realtà che non sarebbe mai avvenuta? «Qualcosa di più grande ti portava lontano da noi» la fisso in silenzio trovando un senso ai miei pensieri e quando mi abbraccia, quando mi stringe a sé sfogandosi e liberandosi anch’essa del suo peso, affondo il viso nell’incavo della sua spalla. Si stacca da me dopo qualche istante e io torno a osservarla pulendomi il viso col dorso della mano mentre mi parla «gli Spiriti di Gaearmir non ti hanno ascoltato, fratello, perché quando mi recai alla spiaggia per tentare vanamente di fermarti, quella bottiglia galleggiava verso la riva: era tornata indietro» mi sorride e a quel sorriso sgrano gli occhi. Ecco cosa significava quel sogno… la bottiglia congelata che si disintegrava non appena ho avvicinato a essa le dita. Il ringhio del lupo quando l’ha lanciata via. «Gaearmir non vuole lasciarti andare via, io non voglio lasciarti andare... nostro padre non vuole lasciarti andare» si scosta sciogliendo l’abbraccio e sento il mio cuore accelerare il battito sempre più velocemente. Sempre più rapido. «Non dire sciocchezze, voi siete i miei figli, vi ho addestrato io stesso... domani scenderai in campo e farai il culo a tutti! Sia tu che quella capra di tuo fratello Andreus» ride quando mi guarda, le lacrime solcano il suo volto e io non riesco più a trattenerle. «Quando sei sceso al Sinelux, quando si è saputo che un elfo ribelle era rimasto forse ucciso... nostro padre... era ubriaco per questo, Andreus. E' un caprone testardo, non ammetterà mai di aver sbagliato ma dentro di lui... sa di aver agito d'impulso, sa bene di non volere tutto questo. Quando mi ha detto dei tuoi sentimento per Efrem... io sono rimasta sorpresa, ma non per la questione in sé, ma per la reazione che aveva avuto lui. Che mi importa di chi ami, di cosa ami? Gli ho sbattuto il tuo disegno in faccia, gli ho detto che non mi parevi cambiato dal figlio che aveva sempre avuto. Lui sa che ho ragione su questo, non lo dirà mai, ma anche all'incoronazione era preoccupato per te. E anche al ballo che si è tenuto nei reali per il fidanzamento di Lantis e Lady Lumen... avrei tanto voluto danzare con te, fratello... e anche lui avrebbe tanto voluto che tu fossi lì. Deve finire, tutto quest'incubo deve finire» abbasso lo sguardo mentre un sorriso comincia ad aprirsi sul mio viso «siamo sempre stati noi tre, Andreus... siamo ancora noi tre, insieme, una famiglia» rido, una risata lieve che via via diviene sempre più forte mentre le lacrime non smettono di cadere. Mi porto una mano al volto sollevando la testa per coprirmi gli occhi. La guardo, gli occhi arrossati dal pianto così come i miei. «Myricae lo diceva sempre… siamo due piagnucoloni.» rido ancora pulendomi il viso «sono… sono felice…» dico tirando su col naso appena per darmi un contegno. «Credevo che non avrei mai più trovato la pace, che non avrei mai più rivisto il tuo volto così sereno. Sono solo uno stupido pessimista.» la guardo in viso stringendole le mani «risolverò questa cosa con papà. Da uomo a uomo… te lo prometto.» dico determinato. Ho bisogno di questo, Cassandra, ho bisogno che tu mi sia accanto. «Il mio coinvolgimento nei ribelli, però, non è legato a Efrem, non c’entra nulla l’amore che io provo per lui. Mi sono unito a loro per i miei ideali, gli stessi che ho confessato a papà quella notte e che seguirò sempre.» poso la schiena contro la scultura scostando gli occhi da lei «forse… forse non ti farà piacere sentirlo… ma…» deglutisco un po’ intimorito da come potrebbe prenderla una notizia simile «io e Efrem… stiamo insieme adesso, nonostante ci siano alcuni problemi.» cerco di sorriderle guardandola «non voglio che ti preoccupi di questo però, davvero…»

  8. #238
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    CASSANDRA DE LAGUN

    Rido, rido col cuore leggero finalmente dopo tanto tempo, cercando di asciugarmi le lacrime quando mi ricorda l'accusa di Myricae: è vero, siamo due piagnucoloni! Sono felice quando mi afferma che vuole risolvere la questione con papà, uno spiraglio di luce in fondo al tunnel, posso vederlo e raggiungerlo! La guerra, questa dannata guerra terminerà e torneremo ad essere una famiglia unita come prima, se forse Dohaeris non sarà la stessa, se forse noi non saremo gli stessi, saremo migliori, più grandi, più maturi, più forti! Mi faccio seria quando nomina Efrem e il rapporto che lo lega a lui. Mi rassicura, eppure la sua titubanza mi lascia preoccupata. Conoscevo poco Efrem Targaryus quando era Comandante, ma la sua fama non era certo quella di un ragazzo amabile e trattabile. Problemi, parla di problemi, infatti. Lo guardo con ansia, aggrotto la fronte... stanno insieme, lui ricambia i suoi sentimenti quindi... lottano per la stessa causa, quindi cosa potrebbe esserci che non va? Una coppia... sono una coppia. Respiro profondamente, forse non mi va ancora a genio che Targaryus sia nella vita di mio fratello. "Andreus" lo guardo dritto negli occhi con la massima serietà "sono tua sorella, forse non riuscirò mai a vedere nessuno degno di starti affianco ma... non allontanarmi di nuovo...". la voce si fa più tremante, le sopracciglia si inarcano per l'apprensione: "Sono qui, dimmi cosa c'è che non va... non capisco niente di queste cose, io stessa sto vivendo una situazione di confusione ma... ti prego, dammi almeno una possibilità... voglio esserti da appoggio, ci siamo sempre detti tutto... che tipo di problemi avete?" domando intimidita. Targaryus era un donnaiolo impenitente, un libertino senza remore. Andreus merita di più ma non voglio imporre il mio pensiero... non voglio che si allontani di nuovo da me.

  9. #239
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    Andreus De Lagun

    Cassandra ride con me quando nomino Myricae per poi farsi sempre più seria fino a cominciare a guardarmi con sospetto quando parlo del mio coinvolgimento nei ribelli e della mia relazione con Efrem. Deglutisco. So bene che non accetterà mai questa unione, non ha mai considerato Efrem una persona seria a parte in ambito dell’esercito. Il viso di mia sorella diviene più serio, come se l’avessi fatta infuriare con le mie parole e di riflesso mi scosto un po’ deglutendo preoccupato. «Andreus» mi rendo conto di aver chiuso gli occhi solo quando li riapro dopo che lei mi chiama. Credevo mi avesse colpit… ah no. Qui non si può. Giusto. Respiro profondamente imponendomi di calmarmi e osservo i suoi occhi. «Sono tua sorella, forse non riuscirò mai a vedere nessuno degno di starti affianco ma... non allontanarmi di nuovo...» sospiro, colpevole per ciò che stavo per fare. Stavo per commettere lo stesso errore. Escluderla dalla mia vita per un pensiero stupido. Devo smetterla di farmi questi problemi. Lei è mia sorella, la mia famiglia. La voce di Cassandra appare più incrinata e di riflesso afferro le sue mani carezzandone il dorso col pollice. Non voglio che si preoccupi, non voglio che soffra ancora. «Sono qui, dimmi cosa c'è che non va... non capisco niente di queste cose, io stessa sto vivendo una situazione di confusione ma... ti prego, dammi almeno una possibilità... voglio esserti da appoggio, ci siamo sempre detti tutto... che tipo di problemi avete?» prendo un respiro guardando in basso «scusami…» dico guardando le nostre mani «non fraintendermi, Efrem si comporta diversamente quando è con me o quando siamo con altri.» dico con un sorriso mentre cerco i suoi occhi «non è il classico porcospino sempre sulle sue o arrogante, anzi… è dolce, anche se lo dimostra a modo suo.» scuoto appena il capo rendendomi conto che magari la sto mettendo in imbarazzo con le mie parole «non voglio sembrarti un bambino davanti alla sua prima cotta.» abbasso gli occhi rabbuiandomi e grattandomi la testa nervoso «il problema è che… non è del tutto sincero, su molte cose… anche personali, e tende a tenermele nascoste il più delle volte. Credo lo faccia per proteggermi o perché magari non vuole che mi preoccupi troppo… ma gli ho spiegato che facendo così mi rende ancora più nervoso e mi preoccupa ancora di più.» come tamburi rimbombano nella mia testa le parole di Daphne su Efrem ma scuoto il capo cercando di ricacciarle indietro. Non mi sto accontentando. No. Io non sono così idiota. E mi rifiuto di essere così. «Sto cercando di risolvere anche con lui… come vedi, tuo fratello ha una calamita che attira i problemi.» rido appena cercando di tranquillizzarla riportando poi i miei occhi su di lei «tu invece, hai detto che stai passando un periodo di… confusione.» dico cercando i suoi occhi, so quello che provava per il Re e so benissimo che il ruolo che ricopre non le permetterebbe una cosa simile… ma è turbata, mi preoccupa. Che sia successo qualcosa? «Tutto bene, Cassy?» dico chiamandola con il nomignolo di quando eravamo bambini. Spero che questo la tranquillizzi un po’…

  10. #240
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    Re: [Deus ex Machina GDR] Zona Neutra

    CASSANDRA DE LAGUN

    I muscoli del viso di Andreus si contraggono, si stendono in una grande varietà di espressioni e i suoi occhi, che brillano di un verde smeraldo in questa sera perenne, illuminata dalle torce che risplendono intorno a noi. Il suo sorriso si accende, si spegne... il suo rapporto con Efrem lo rende felice, ma allo stesso tempo confuso e dubbioso. Lo ama, è evidente eppure qualcosa è incrinato nel suo amore. Una cosa che si chiama fiducia. La pietra portante di ogni cosa. Targaryus non lo rende partecipe di tutte le sue decisioni e i suoi turbamenti. Penso sia normale quando vuoi bene a qualcuno, ma da un certo punto di vista non è una cosa che aiuta a consolidare la fiducia. Inoltre, ho capito fin troppo bene sulla mia pelle che mentire e forzare le cose solo per proteggere qualcuno è deleterio. "Proteggerti... come tu e papà avete voluto proteggere me... hai visto com'è andata, no? Una persona che ti ama non ha timore di mostrarti anche le sue debolezze, perchè sa che non le userai contro come armi. Sei un uomo Andreus... io stessa ho fatto l'errore di Efrem nel volerti salvare, proteggere... senza considerare appunto questo importante elemento. Sei un uomo adulto, sei un guerriero. Chi ti ama dovrebbe avere abbastanza fiducia in te da non avere questo tipo di atteggiamenti. Lo dici tu stesso: non sei un bambino alla prima cotta" dico seria per poi addolcirmi sulla sua battuta. "Prego i Siamesi che vi aiutino a chiarire e vivere sereni" esclamo con un sorriso, cercando di prendergli le mani. "Ma sei un De Lagun, sei il figlio dello Scoglio di Gaearmir, sei un elfo guaritore di Beslim Akosh... non permettergli di mancarti di rispetto" dico decisa mentre poggio il pugno sul tatuaggio che ha sul petto. Quel simbolo rappresenta ciò che è Andreus e che niente potrà mai cambiare: il primogenito di Jubert, l'erede di Gaearmir, l'ultimo discendente dei De Lagun. Voglio che mio fratello legga nei miei occhi tutto l'orgoglio che provo verso questo, che nemmeno la guerra potrà scalfire. "A proposito di parentele... nonostante io non l'abbia mai conosciuta... grazie per tutto quello che mi hai sempre raccontato di nostra madre. L'ho pensata spesso ultimamente e... ho il teletrasporto... era un suo potere, vero?" gli chiedo con le lacrime agli occhi. Andreus mi ha sempre narrato di lei ed è grazie a lui se sento questa vicinanza con lei, come se l'avessi conosciuta da sempre. Non ho mai sentito il calore del suo abbraccio, ma quando sono tra le braccia di mio fratello è come se lo sentissi. Come se il suo spirito fosse tra noi, come se ci abbracciasse entrambi a sua volta. Come se le stelle fossero gli occhi con cui veglia su di noi. Il potere rigenerativo dei De Lagun mi rende il guerriero che sono, mi dà l'appartenenza alla mia casata, il ghiaccio e il teletrasporto, invece, sono le dolci di parole di mia madre, che chiamandomi per nome, mi sussurra che sono sua figlia. Cassy, il nomignolo con cui mi chiama ancora Andreus, che mi chiede preoccupato della confusione che gli ho citato prima. Mi guardo le mani, lasciando le sue e indietreggio di qualche passo: so di essere in torto. Sono il Primo, ho giurato, credevo in quel giuramento. E' il mio compito. Perchè sento che tutto è cambiato? Al ballo... non è stato da me. "Ho sempre saputo che Lantis era irraggiungibile anzi... ho sempre pregato che trovasse la sua donna rossa così da vederlo di nuovo felice, come prima della morte della Regina Margarete. Eppure... al ballo ho proprio sentito il cuore che veniva schiacciato da un macigno quando mi ha rivolto parole di stime per il mio ruolo. Sono solo il Primo Cavaliere per lui, è giusto così, lo so, è folle da parte mia pensare chissà cosa. Però..." tentenna la voce, mordendomi il labbro. Però ho pianto. Non ho ancora elaborato quella mia reazione, non ho ancora razionalizzato ciò che sento. Non... so più cosa sento. I visi di Vicent e di Gildas che mi confortano mi appaiono nel buio dei pensieri, dalla notte del caos. "Però ho avuto due persone che mi hanno aiutato e che mi hanno fatto capire quanto sia bello... avere degli amici... e che dovevo vederti, parlarti, risolvere. Forse sto iniziando a pensare a cosa cui ho rinunciato con troppa leggerezza, cose che prima mi sembravano impossibili e ora invece... potevano succedere" cerco di spiegare, arrancando su concetti che non sono nitidi nemmeno dentro di me. Una famiglia, un marito, un figlio: non ho mai pensato a tutto questo o meglio... ho sempre dato per scontato che non sarebbe stato quello il mio destino. Ma ora mi sembra tutto cambiato. Myricae me lo diceva sempre: si è maschiacci finchè non si cresce. Forse, sto semplicemente crescendo.

 

 
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