Andreus De Lagun
Fisso i miei piedi e la sensazione di codardia che sento in questo momento mi appare chiara e nitida ai miei occhi. Cassandra ride alle mie parole tirando su col naso nel frattempo e asciugandosi gli occhi. La sua risata appare ora più chiara, più limpida e solo gli dei sanno quanto ho desiderato sentirla almeno per una volta in queste lunghe giornate. Quella risata dolce che scalda anche nelle gelide sere di Gaearmir. Sento le sue mani posarsi sulle mie spalle e le sue dita stringere appena «tu devi perdonarmi, Andreus, questa guerra... questo mostro che sta dilaniando la nostra amata Dohaeris ci ha messo in due posizioni scomode ma ora... ora vedo tutto più chiaro» sono stato uno stupido, un cieco e sciocco soldato che ha messo da parte i propri sentimenti per cosa? Per questa guerra che sta solo distruggendo ciò che di più caro mi è rimasto al mondo. «C'è solo un nemico che dobbiamo affrontare e sconfiggere ed è questo conflitto tra fratelli. Noi non gli permetteremo di fare il suo gioco» sento la sua voce divenire sempre più flebile e mi rendo conto anche io di quanto questa realtà sia ben diversa da come parliamo. La Dohaeris che conoscevamo ha smesso di esistere quando questa guerra ha avuto luogo nel regno. Ma niente, nemmeno questa guerra mi impedirà di riavere accanto il volto di mia sorella, di ricostruire quell’angolo sicuro che ormai sentivo di aver perso. «Ho capito che dietro i miei giuramenti, si nascondeva solo l'illusione di riportare il tempo indietro. Ma ora sono cresciuta, qualsiasi cosa sarà su quei campi di battaglia, qualsiasi cosa stia avvenendo al Kratoning... dopo so bene che ci sarà un Paese ferito da ricostruire» sollevo il capo fissando quelle iridi azzurre che si specchiano nei miei e in essi posso scorgere una luce, diversa e nuova da quella che ho visto quella notte in questo stesso luogo. «Ma noi saremo forti e ce la faremo ad affrontare qualsiasi cosa che verrà. Se siamo uniti... perché al desiderio di riunire la mia famiglia io non rinuncerò mai... dopo il conflitto, non sarà importante l'armatura che indosserai... non è importante nemmeno ora...» stringo le sue mani ancora posate sulle mie spalle. Siamo solo noi, Cassandra. Io e te. Nessuna armatura, nessuna fazione da difendere o da portare avanti. Solo una famiglia che tenta di risollevarsi con le proprie forze nonostante il dolore. Questo siamo. Nient’altro. Scioglie il contatto tirando poi fuori dalla tasca un foglio che mi porge terminando di parlare sorridendomi ancora mentre vedo i suoi occhi arrossati dal pianto «ho capito che per me non ha mai avuto importanza. Sei mio fratello, nulla, niente, nessuno cambierà mai questo» dispiego il foglio osservando quasi senza respirare il mio volto impresso sulla carta con un carboncino e sento per un attimo la terra venir meno sotto ai miei piedi, accarezzo il foglio guardando poi il volto di mia sorella ancora disteso in quel sorriso, sorrido a mia volta «io… io credevo che…» le parole mi muoiono in gola mentre cerco di dar voce ai miei pensieri. Come? Come ho fatto a pensare che Cassandra fosse capace di una cosa simile? «Credevo che la rabbia nei miei confronti, per quello che ho detto quella notte ti avesse resa cieca e che mi avessi rinnegato anche tu…» riporto i miei occhi sui suoi posando una mano sulla sua spalla mentre con l’altra stringo il foglio col mio ritratto «questa guerra ha solo distrutto ciò che eravamo. Ci ha resi dei mostri che non siamo mettendoci l’uno contro l’altra.» contraggo la bocca, so che quello che sto per dire è pericoloso «abbiamo permesso che i nostri ideali, per quanto essi fossero e siano diversi tra loro, si mettessero al di sopra di noi, della nostra famiglia.» o almeno quella che io credo di avere… con lei… ho fallito anche su questo, sorellina...